THE MUNSTERS – Adesso o mai più

Perché Rob Zombie è davvero l’unico regista in grado di poter girare un film ispirato alla serie televisiva anni ’60.

di Nicola Fasanini

Estate del 2005. Alle 14.30 hai un appuntamento fisso su Italia 7 Gold.
Non lo sai, ma va tutto bene.
2021, tutto sta andando male, ma la pagina ufficiale di Rob Zombie pubblica una notizia.
Lo sai benissimo, c’è ancora una speranza.

Ora è il 2022, e uno si ritrova a sognare quei pomeriggi d’estate in cui si trovava spetasciato davanti alla tv perché stavano per cominciare i Munsters.

i mostri famiglia munsters

Uscita negli States negli anni ’60 e arrivata da noi con il titolo “I Mostri“, The Munsters era una sitcom che possiamo senza alcun dubbio definire come l’anti-Famiglia Addams. Ma diciamoci la verità, tu questa serie l’hai sempre preferita agli Addams. Perché sì, ok la famiglia tutta stramboide e darkettona, ma tu già all’epoca bazzicavi in posti come il X Secolo o come il Transilvanya, quindi era la normalissima amministrazione. Invece, nei Munsters, il senso di macabro e mostruoso non solo era tangibile al primo impatto, ma addirittura era normalizzato. Reso talmente quotidiano che fu una delle prime opere (in una sitcom, quantomeno) a dar vita alla metafora del “I veri mostri sono gli esseri umani“. Perché alla fine questo era. Papà Herman che si ritrova a dover fare i conti con le bollette salate, mamma Lily che deve occuparsi della casa e del figlioletto Eddie e il nonno che odia la vecchiaia e fa in modo di aver sempre qualcosa da fare. Cose assolutamente quotidiane che vengono condite con un fattore: sono tutti mostri! Herman è il mostro di Frankenstein, Lily è la vampira moglie di Herman, il nonno è il Dracula di Lugosi e il piccolo Eddie è un baby lupo mannaro.

munsters mostri dietro le quinte

Ora, se vi state chiedendo cosa abbia a che fare Rob Zombie con una cosa così family friendly, vi consiglio di non farlo ad alta voce. Potrebbe uscire il guantone da boxe guidato da Mike Tyson dallo schermo. Dunque. Lo sappiamo tutti quanto Robertino abbia un fetish per i mostri. Soprattutto per il Dark Universe della Universal. Soprattutto per il Frankenstein di Karloff. Conosce l’horror da B-movie e l’universo mostrifero in modo viscerale. Quindi, già di base è perfetto per questo. Ma c’è altro. Molto altro. In tutta la sua carriera cinematografica, nel bene o nel male, in film bellissimi o catastroficamente brutti, Robertone ha sempre dimostrato di avere quelle cose che a pochissimi registi sono rimaste al giorno d’oggi: passione e inventiva. Non a caso in quest’opera sono stati annunciati personaggi che raramente sono apparsi nella serie originale o che addirittura non sono mai esistiti.

rob zombie regista

Logicamente potrebbe essere un’arma a doppio taglio, ma in questo caso poco importa, dal momento che la sua inventiva ci ha portato a ricordare anche i suoi film più scandalosi, tipo 31, grazie all’utilizzo di personaggi iconici come Doomhead. Per quanto riguarda la passione, ha ampiamente dimostrato che, quando un argomento gli interessa particolarmente, si impegna in modo semi-maniacale per creare qualcosa di duraturo, stabile, bello. Lo fece con La casa dei mille corpi, La casa del diavolo, Le streghe di Salem e pure con uno dei film d’animazione più belli degli anni 2000, The Haunted World of El Superbeasto, di cui parleremo prossimamente, lo giuro. Quindi, se si impegna con argomenti che lo solleticano, figuratevi cosa può fare con un film basato su una serie che vede per protagonisti i mostri della Universal convivere assieme in formato famigliola felice.

munsters mostri trucco sul set

Chiaramente la catastrofe può saltare fuori in qualsiasi momento. Anche perché, si sa, il caro Bob ultimamente non è che abbia fatto propriamente dei lavori egregi come in passato. Chiarissimo. Ma possiamo quantomeno permettergli di ingolosirci. In che senso? Beh, Robert è uno che sa che cosa vogliono i fan, o meglio, sa che cosa vogliono i suoi fan! Quindi se lo siete, e non volete che esca un guantone da boxe dallo schermo guidato da Rocky Marciano, vi conviene ricordarvi di quel trailer che girò una decina di anni per Grindhouse: Werewolf Women of the SS, in cui a una certa appariva Nicolas Cage nei panni di Dr. Fu Manchu. Il pubblico esplose e i fan volevano il progetto in un lungometraggio sul grande schermo, proprio come accadde per Machete. Ahimè, la produzione disse no. COME AL SOLITO.

Werewolf Women of the SS TRAILER

werewolf women of the ss rob zombie

Ecco, qui siamo di fronte alla stessa cosa. La rosa degli attori accontenta diversi fan sia del Robertolo Morto Vivente che dei mostri in generale. Partendo dall’ormai fisso Jeff Daniels Phillips, che abbiamo visto in quasi tutte le opere principali, si passa all’immancabile e divina Sheri Moon Ultimadeainnarrivabiledihollywoodperdiocalpestami Zombie. Rispettivamente nei panni di Herman e Lily. C’è poi il nonno interpretato da Daniel Roebuck, una delle star delle serie Matlock e Nash Bridges. Che tra l’altro da truccato è identico al nonno originale. Bellissimo. Poi arriviamo a quella faccia da birbante del settimo Dottore di Doctor Who, Sylvester McCoy. Infine Rob ci fa il regalo di casting più bello di tutti. L’attrice che tutti avevamo bisogno di vedere in un film come questo. L’unica e sola Mistress of Darkness, Cassandra Peterson. Che seguiate questa rivista e non sappiate chi sia costei, stavolta esco io dallo schermo per menarvi.

elvira munsters cassandra peterson

Ma c’è un’altra, vera, grandissima bomba che Rob QUANTOTIVOGLIOBENE Zombie ha messo in campo. Il film… sarà PG-13. Quando vi parlo di inventiva e passione, parlo della sbattimento che si fa un regista per reinventarsi all’interno di un determinato contesto, dando modo al pubblico di poter vivere la migliore esperienza possibile. E Rob queste qualità le ha in quantità da vendere. Ma la domanda è: basterà tutto ciò a creare quanto meno un bel film e a farlo risollevare dagli scivoloni degli ultimi anni? Non possiamo saperlo ancora. I vari siti parlano di un’uscita prevista per quest’anno, quindi lo potremo sapere solo allora. Ma prima di allora, una cosa possiamo certamente farla. Dare tutto il nostro sostegno. Dimostrare hype, parlare del progetto, avanzare teorie e congetture e alla fine, ringraziare.

Perché in un epoca in cui la maggior parte delle opere sono realizzate su misura per incassare, possiamo ringraziare che ci sia ancora qualcuno che perlomeno ci prova a fare qualcosa. Che sia bella o brutta. Ma almeno abbiamo ancora qualcuno che ci mette passione e inventiva. Qualcuno che mi sta facendo aspettare con ansia qualcosa.

Come se stessero per arrivare le 14.30 di un pomeriggio d’estate del 2005, su Italia 7 Gold.

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