Il Bestiario Erbario

Guida folkloristica sulle piante e le loro proprietà.

di Leonardo Biuso Rizzo

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Da sempre le piante rivestono un ruolo importante nella nostra vita. Vengono usate a scopo medicinale, alimentare, ornamentale e culturale. Proprio dal punto di vista simbolico vi parlerò di alcune delle piante che hanno avuto un impatto notevole sull’immaginazione dell’uomo.

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Ebbene sì, scoprirete che le erbe aromatiche e gli alberi da frutto possono derivare da creature fatate e dall’operato di antiche divinità! Chissà se l’alberello che avete in giardino è in realtà una ninfa prigioniera di un incantesimo! Sapete, quando si parla di miti e leggende, niente è come sembra. Allora, siete abbastanza curiosi da proseguire o state già abbracciando un cespuglio di alloro?


Mandragola

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La mandragola è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee. Questa pianta è famosa fin dall’antichità e veniva apprezzata per le sue presunte proprietà magiche. Ma oggi la mandragola rappresenta una pianta piuttosto temuta per via della sua alta tossicità. Ora passiamo alla descrizione folkloristica. Nelle leggende la mandragola viene vista come una pianta dalla forma umana che vive sottoterra, inoltre era una delle erbe preferite dalle streghe, che la usavano per fare pozioni e unguenti magici di diverso tipo.

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La leggenda più famosa parla del famigerato ”urlo della mandragola”. Secondo il racconto, una volta estratta dalla terra, la mandragola avrebbe emesso delle grida che se ascoltate avrebbero ucciso un uomo. Per evitare questo pericolo doveva essere raccolta seguendo rituali ben specifici, che prevedevano l’uso di urina femminile e l’estrazione della pianta da parte di una vergine o in alternativa un cane di colore nero. Nella cultura popolare la mandragola appare in molti media quali film e videogiochi. I più famosi esempi sono Il labirinto del fauno diretto dal regista Guillermo Del Toro e il Pokémon Oddish, senza scordare le lezioni di Erbologia di Harry Potter!


Castagno dei 100 Cavalli

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In Sicilia nel territorio comunale di Sant’Alfio si trova il castagno più grande e famoso d’Italia. La sua leggenda racconta la storia di una regina e dei suoi 100 cavalieri che vi trovarono riparo da un temporale. Oltre che un albero nobile, un comodo riparo in caso di pioggia!


Rosmarino

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Il rosmarino è una pianta la cui origine la si trova nel bacino del Mediterraneo. Utilizzato per fare profumi, per creare medicinali e per condimento negli alimenti oltre a essere oggetto di molti miti e leggende. Secondo gli antichi greci, Apollo il dio del sole s’innamorò della principessa Leucotoe, figlia del re Laocoonte di Babilonia. La loro relazione venne scoperta e il padre, non potendo vendicarsi di Apollo perché era un dio, decise di seppellire viva sua figlia. I raggi del sole, irradiati sulla sua tomba da Apollo, trasformarono il corpo della giovane in una pianta dalle foglie sottili e i fiori di un colore azzurro violaceo. Così nacque il rosmarino. Secondo gli antichi romani il profumo del rosmarino allietava i defunti e li accompagnava nell’oltretomba.


Eucalipto

L’eucalipto è una pianta di origine Australiana, introdotta in molte zone del pianeta per vari usi, fra cui i più importanti sono il rimboschimento di aree rurali e per  scopi medicinali. Questa pianta è oggetto di una leggenda molto singolare chiamata “L’arrivo della morte”. La leggenda narra che il dio del cielo Balame creò il primo aborigeno in Australia, e lo chiamò Ber-rook-boorn, e gli diede una moglie. Passati diversi anni, Balame impose un segno sacro su un albero di eucalipto chiamato Yarran, che cresceva nelle vicinanze di un alveare.

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Balame pose il divieto di toccare l’albero sacro, le api e il loro miele. E per molti anni il primo uomo e la prima donna rispettarono la regola. Ma un giorno la donna, trovandosi nelle vicinanze dell’albero, non seppe resistere alla tentazione di raccogliere il miele. Appena si avvicinò, dall’albero uscì il pipistrello Narahdarn, che era il custode dell’albero. Da quel giorno la pianta divenne il simbolo della morte che ha colpito tutti i discendenti del primo aborigeno. Questo primo avvenimento pose fine all’età dell’oro degli aborigeni.


Acero Giapponese

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L’acero giapponese è un arbusto originario dell’Estremo Oriente, quindi Cina, Giappone, Corea. Viene usato per decorare il paesaggio, inoltre è molto amato anche nella tecnica del bonsai, grazie alla grande adattabilità alla coltivazione in vaso. Una leggenda narra di un giovane scrittore che in cerca d’ispirazione si sedette accanto all’albero e rimase lì tutto il giorno, ma quando il sole cominciò a tramontare, sentì alcuni rumori. Dapprima non ci fece caso, pensando a qualche animaletto selvatico, tuttavia subito dopo vide una sorta di sfera di un colore spettrale e si rese conto che era un fuoco fatuo.

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Capendo di essere in grave pericolo, il poeta iniziò a correre, ma la sfera spettrale lo inseguiva ovunque andasse. Continuando a fuggire, il giovane ritornò accanto all’albero di acero, accorgendosi che da esso si stava sprigionando una strana luce blu, da cui uscì una Kitsune, una volpe dai poteri leggendari. La volpe, vedendo lo scrittore in pericolo, decise di salvarlo sconfiggendo il fuoco fatuo. Il giovane ritorno a casa incolume decise di basare un suo racconto da quell’evento sovrannaturale, diventando molto famoso.


Ulivo

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L’ulivo è una pianta molto importante nella cultura mediterranea. Il suo olio viene utilizzato per diversi scopi, fra cui quello alimentare e la cura della pelle. I primi paesi produttori di questa pianta sono la Spagna, l’Italia e la Grecia. Ora passiamo alle leggende! La più famosa racconta di un giorno lontano in cui Atena e Poseidone si scontrarono per il possesso dell’Attica. Cosi intervenne Zeus, il padre degli dèi, che tuonò “La terra spetterà di diritto a chi dei due saprà fare all’umanità il dono più utile”. Poseidone batté il tridente sulla schiuma del mare e ne uscì un cavallo. Atena percosse la terra con la sua la lancia e spuntò un ulivo, dal quale staccò un ramoscello che poi donò al padre. Così la dea vinse la gara. Un’altra leggenda dell’Egitto afferma che l’ulivo è un dono della dea Iside, e nella Bibbia viene citato come simbolo di pace tra Dio e gli uomini.


Fiore di Loto

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Il fiore di loto è una pianta acquatica che vive lungo il corso dei laghi e si distingue in due sottospecie, una chiamata Nelumbo Lutea, originaria dell’America Centro-Meridionale ma coltivata anche in Nord America, e una chiamata Nelumbo Nucifera, originaria dell’Asia e dell’Australia. Attorno al fiore di loto è stata creata un’affascinante leggenda che lo vuole come antidoto per le malattie. Si racconta infatti che tanto tempo fa una misteriosa malattia stava colpendo la città di Kyoto e che, tra le tante persone colpite, figurassero il sovrano della città e tutta la sua famiglia. Vennero visitati da un eremita nel loro castello. L’uomo avrebbe piantato dei fiori di loto per sfruttare le loro capacità di tenere lontano il male e gli spiriti da cui l’epidemia si era sviluppata. Entro pochi giorni tutti i malati e la dimora della famiglia iniziò a pullulare di nelumbi, tanto da essere chiamata il “Castello Del Loto”. Tuttavia, dopo la morte del sovrano di Kyoto, il suo erede decise di trascurare la fioritura, e il fossato che ospitava i fiori inghiottì due bambini intenti a giocare nei paraggi.

fiore di loto erbario

Avendo assistito alla scena, un samurai si recò dunque dal nuovo sovrano per avvisarlo di quanto successo. Poco più tardi lo stesso samurai percepì due figure nei pressi del fossato e, ritenendole degli spiriti maligni, le uccise. Queste però erano i fiori stessi, intenti a proteggere il castello per compensare lo sbaglio. Allora il samurai decise di uccidersi compiendo un Harakiri e salvando di fatto tutto il popolo dalla pandemia. Un’altra leggenda Egizia racconta che il fiore di loto fu il primo fiore a nascere dal caos primordiale. A Eliopoli la leggenda narra che il fiore, nato dal fango dell’oceano Nun, sbocciò rilevando il dio del sole Atum. Anche la divinità Nefertum fu creata da questo fiore e dalle sue lacrime nascevano gli uomini.


Pianta del Tè

pianta foglie di tè

La pianta del tè è un arbusto originario del Sud-Est Asiatico, oggi coltivato in tutte le zone tropicali del mondo. Viene utilizzata per preparare una bevanda chiamata tè, apprezzata soprattutto nelle ore pomeridiane. Una leggenda di origine cinese narra che il dio Shen Nong avrebbe insegnato agli uomini l’arte di coltivare i campi e di raccogliere le piante medicinali, e perciò gli venne attribuito il primo testo della farmacopea cinese. Per questo è venerato come divinità protettrice dell’agricoltura e delle medicine. Secondo il mito, durante i suoi continui viaggi attraverso le campagne, era solito ristorarsi bevendo acqua bollita. Un giorno, mentre si riposava sotto un albero, si accorse che nell’acqua erano cadute alcune foglie, tingendo il tutto di un gradevole colore ambrato. Constatò anche che l’acqua così colorata emanava un profumo invitante. Ne bevve qualche sorso e la trovo squisita. Si senti anche straordinariamente rivitalizzato. Ecco, quel giorno era nato il tè!

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Secondo le fonti cinesi, questo fatto prodigioso avvenne nell’anno 2737 a.C. Un’altra leggenda di origini indiane racconta che secondo i buddhisti a scoprire il tè fu nell’anno 543 d.C. Bodhidharma, figlio del re delle Indie Kosjuwo. Il principe viaggiò fino in Cina, facendo voto di non dormire durante i sette anni di meditazione che si era imposto. Fu però assalito dalla sonnolenza e istintivamente iniziò a masticare delle piccole foglie da un cespuglio selvatico, trovando immediatamente le forze. Si trattava del tè. La variante giapponese della leggenda buddhista è decisamente più cruenta. Si narra che il principe si addormentò e, furioso con se stesso, decise di tagliarsi le palpebre e gettarle tra i cespugli. Qualche anno dopo, di ritorno dal viaggio in Cina, scoprì che nel luogo del misfatto erano cresciute delle piante rigogliose che, se masticate, aiutavano a essere più energici. Le riportò ai discepoli, invitandoli a masticarle per non cadere nel suo stesso errore.


Bambù

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Il bambù è una pianta sempreverde che vive nelle regioni tropicali asiatiche, americane e dell’Oceania. Questa pianta viene utilizzata per scopi molteplici, come l’uso ornamentale, il rimboschimento, le medicine e gli alimenti. In antichità veniva usato anche come strumento di tortura, per via delle sue proprietà perforanti. Molte leggende circondano questa pianta. Un esempio è un racconto proveniente dalle Isole Andamane, che narra di come l’umanità discenda da uno stelo di bambù. Nel mito della creazione filippino, si afferma che il primo uomo e la prima donna vennero liberati con l’apertura di un germoglio di bambù che emerse su un’isola dopo la battaglia tra le forze elementari Cielo e Oceano. In Giappone molto spesso una piccola foresta di bambù circonda un monastero shintoista come parte della barriera sacra contro il male. Secondo le leggende delle Hawaii, il bambù, chiamato anche Ohe, è una materializzazione corporea del dio creatore polinesiano Kane.


Uva

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L’uva è una pianta di origini mediterranee e simbolo stesso del Mediterraneo. Questa pianta viene utilizzata soprattutto per il vino; proprio per questo motivo è stata oggetto di molte leggende. La più famosa proviene dalla Grecia e narra che la vite si sia sviluppata dal corpo di Ampelo. Nato da una ninfa e da un satiro, Ampelo era un ragazzo piuttosto avvenente del quale si innamorò Dioniso. Il dio, dopo un sogno premonitore, aveva supplicato Ampelo di essere prudente e di non mettere in pericolo la sua vita. Il ragazzo però, incautamente, montò su un toro. L’animale si ribellò e, dopo averlo fatto cadere, lo incornò portandolo alla morte.

uva dioniso dio greco

Quando Dioniso accorse, Ampelo era già morto e il suo sangue stava bagnando la terra. Lo sconforto del dio era tale che le Moire decisero di trasformare lo sfortunato ragazzo in una vite. Ben presto, dalle viti spuntarono le foglie e poi dei grandi grappoli. Dioniso fu il primo a coglierli e a schiacciare fra le sue dita gli acini. Assaggiò poi il loro dolce succo. Il sangue di Ampelo si era trasformato in nettare ed era nato il vino.


Mango

frutto del mango erbario

Il mango è un albero di origine tropicale, in particolare dell’Asia meridionale. Ultimamente viene coltivato in tutte le aree temperate del mondo. In India, secondo antiche credenze popolari, il mango simboleggia la vita e per questo viene usato in ogni rituale sacro. I racconti mitologici narrano che il Buddha avesse l’abitudine di riposare nel suo mangheto, proprio all’ombra di una pianta di mango. Una leggenda induista sostiene che la pianta di mango sia l’incarnazione della divinità Prajapati, signore delle creature.

mango surya bai leggenda

La leggenda più importante di tutte narra che in tempi ormai perduti, il Re della Terra si innamorò di Surya Bai, la figlia di Surya, il Dio Sole. Ma una maga gelosa ingannò Surya Bai, gettandola in un serbatoio d’acqua. Nel punto in cui si credeva che la principessa fosse annegata, crebbe un fiore di loto, che catturò la fantasia del re depresso. Disturbata da ciò, la maga strappò il fiore e lo bruciò. Da queste ceneri crebbe un enorme albero con foglie verde scuro, che portava dei frutti d’oro imbevuti dello splendore della principessa. Era uno spettacolo da vedere, e persone da vicino e da lontano vennero a contemplarlo. Quando uno di quei frutti maturò e cadde sulla terra, si trasformò immediatamente nella stessa principessa Surya Bai. Il re la riconobbe e si sposarono.


Noce di Benevento

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Il noce è un albero originario dell’Asia minore. Introdotto in Europa e America, viene utilizzato sia nella costruzione di mobili sia nell’uso alimentare. La leggenda più famosa che circonda questa pianta è la leggenda della Noce Di Benevento. La leggenda vuole che le streghe locali, indistinguibili dalle altre donne di giorno, di notte si ungessero le ascelle con un unguento per poi spiccare il volo. Contemporaneamente le streghe diventavano incorporee, spiriti simili al vento, e si radunavano sotto la noce, dove organizzavano un convegno che consisteva in banchetti, danze, orge con spiriti e demoni in forma di caproni e gatti.

sabba streghe di benevento

Dopo le riunioni, le streghe seminavano l’orrore; si credeva che fossero capaci di causare aborti, di generare deformità tra i neonati facendo patire loro atroci sofferenze, che sfiorassero come una folata di vento i dormienti, e che fossero la causa di quell’oppressione sul petto che a volte si avverte stando sdraiati. Si temevano anche alcuni scherzi “innocenti”, primo tra tutti l’introdursi nelle stalle per intrecciare la criniera ai cavalli o farli galoppare tutta la notte per le praterie, portandoli all’esaurimento. In alcuni paesi campani, tra gli anziani, circolano ancora voci secondo cui le streghe di Benevento, di notte, rapiscano i neonati dalle culle per passarseli tra loro, gettandoli sul fuoco, e che terminato il gioco li riportino dove li avevano presi.


 Fico

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Il fico è una pianta di origini dell’Asia Minore, giunta fino ai paesi del Mediterraneo grazie alle rotte commerciali. Attualmente il fico è piantato per scopo ornamentale ma anche per la coltivazione dei frutti. Questa pianta è protagonista di molte leggende. In Grecia il fico era considerato come un dono della dea Demetra e anche del dio Dioniso. La figura di Demetra era strettamente legata alla natura, alle messi, e ai raccolti, e in essa si conservavano i tratti di una antichissima divinità materna della terra.

dea demetra erbario

Un tempio di Demetra e della figlia Kore si trovava nell’antica Attica. Secondo una leggenda, in questo luogo un certo Phythalos aveva accolto in casa sua Demetra alla ricerca della figlia scomparsa e la dea, in cambio dell’ospitalità, aveva donato la pianta del fico domestico. Questa pianta rappresentava il progresso verso la civiltà. Un’altra leggenda racconta del titano Siceo che, mentre cercava di fuggire dai dardi infiammati di Zeus, fu aiutato da Dioniso, che lo trasformò nell’albero del fico. Secondo un altro mito, il fico dovrebbe il proprio nome alla ninfa Sica che significa appunto fico. La ragazza, divenuta amante di Dioniso, fu da lui trasformata nella omonima pianta.


Ciliegio

sakura fiore di ciliegio erbario

Il ciliegio, pianta di origini europee e asiatiche, ha molte sottospecie. Viene utilizzato dal punto di vista ornamentale, nel settore della falegnameria, per l’industria farmaceutica e per scopi alimentari. La figura incantevole dell’albero di ciliegio ha in Giappone il concetto di intrecciare la vita e la morte. Traboccanti di significato, i Sakura sono molto importanti nella cultura nipponica. Vennero donati proprio dal Giappone a vari paesi nel mondo come simbolo di pace. La leggenda più diffusa si pensa sia nata quanto un Imperatore ordinò di far seppellire ogni samurai caduto in battaglia sotto un albero di ciliegio. Originariamente si diceva che i fiori di ciliegio fossero bianchi, e che si fossero colorati di rosa grazie alle radici dell’albero, le quali si erano nutrite del sangue dei cadaveri dei samurai sepolti sotto di esso. Una seconda versione parla invece di un dovere di ogni guerriero: nel caso dovesse eseguire un Harakiri per ordine di un superiore, doveva farlo proprio ai piedi di un albero di ciliegio.

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Molti dei racconti che circondano la pianta hanno sfumature dark: si parla anche di numerosi fantasmi di donne scorti sotto i ciliegi in ginocchio, a piangere la morte dei loro uomini. Invece in Germania e Danimarca si credeva che i vecchi ciliegie fossero la dimora di demoni, sempre lieti di provocare malattie e disgrazie ai malcapitati che vi si avvicinavano. Secondo la tradizione inglese, sognare dei ciliegi è un presagio sfortunato. In Italia è associato a San Gerardo, patrono di Monza, e simboleggia la cortesia. Le ciliegie, con la loro forma tondeggiante, evocano anche la sensualità, i baci, le labbra femminili, perciò nel Medioevo rappresentavano la lussuria. Sacro a Venere, il ciliegio si usa inoltre per attrarre l’amore. Un’altra leggenda narra che se vogliamo sapere quanti anni ci restano da vivere, bisogna scuotere questo albero quando è pieno di ciliegie: il numero di frutti caduti svelerà l’arcano. Nell’antichità si favoleggiava che fosse gradito alle fate.


Limone

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Il limone è una pianta originaria della Cina, dell’India e del Nord della Birmania. Ha vari usi: con la sua buccia si produce un liquore chiamato limoncello, nato in Campania e diffuso in tutto il mondo. Viene utilizzato anche per il succo, per l’olio essenziale e per gli usi farmaceutici. Il limone è oggetto di una famosa leggenda greca conosciuta come “L’Albero dai Pomi D’oro”, che a quanto pare si trova nel giardino delle Esperidi. L’albero dai pomi d’oro era stato dato in dono da Gea a Hera il giorno delle sue nozze con Zeus. Questo giardino, che sorge in Mauritania alle pendici del Monte Atlante, è un luogo fantastico e incantato, dove si trova l’albero dai pomi d’oro, simbolo di fecondità e amore.

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Questo era gelosamente custodito dalle tre Esperidi Egle, Erizia ed Esperaretusa, e da Ladone, il drago dalle cento teste che non dormiva mai. Ma un giorno Ercole, in una delle sue dodici fatiche, rubò dal giardino delle Esperidi questi frutti e li portò agli uomini, su richiesta del re Euristeo. L’eroe ingannò Atlante, che era il padre delle tre ninfe, affinché rubasse per lui alcuni frutti del prezioso albero. La leggenda viene formulata anche con altre varianti che narrano, per esempio, di come i pomi d’oro fossero stati rubati da Ercole stesso, che uccise il serpente Ladone con un colpo di freccia, e di come le Esperidi, per il gran dolore di aver perso i frutti che dovevano custodire, si trasformarono ciascuna in un albero simbolo della tristezza: pioppo nero, salice e olmo.


Peperoncino

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Il peperoncino è una pianta originaria del Centro America e del Sud America. Viene utilizzata per scopo alimentare, per creare strumenti di difesa come lo spray al peperoncino, e anche per difendere i raccolti dagli animali selvatici. Il peperoncino è oggetto di molte credenze popolari. Secondo una leggenda del Sud Italia, scacciava gli spiriti maligni, dava coraggio e proteggeva dalla cattiva sorte. Nel folklore dell’America Latina il peperoncino ha un ruolo di primo piano: secondo le leggende dei Maya, il dio Càpac diede sapore alla vita col sale e col peperoncino, per regalare agli uomini il piacere e la felicità. La bacca di questa pianta viene usata dagli Indios per proteggersi dai pericoli e dal male, e per guadagnarsi il favore degli dèi. Un altro racconto, dai risvolti macabri, narra che le mogli, quando sono incinte, non devono mangiare il peperoncino, altrimenti i folletti della pioggia le picchiano, finendo per ucciderle.


Banana

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La pianta di banano è originaria dei paesi del Sud-Est Asiatico. Negli ultimi tempi questa pianta sta rischiando l’estinzione per via della scarsa variabilità genetica e si sta facendo il possibile per proteggerla. La banana viene utilizzata per scopi alimentari e medicinali. Molte leggende circondano questa pianta: la prima racconta che, negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, nei caschi di banane si trovassero delle tarantole. Un’altra diceria attribuisce proprietà allucinogene alla buccia essiccata della banana, se fumata. Un mito di origini asiatiche racconta che, nei primi giorni della creazione del mondo, spiriti e fantasmi si trovassero dappertutto. Vivevano in caverne oscure, si nascondevano nei tronchi d’albero e negli angoli delle case. Le loro piccole voci venivano udite nel buio e la loro presenza in qualche modo si percepiva nell’aria. Proprio in quest’epoca così misteriosa visse una bellissima ragazza; il suo nome era Raya e aveva coraggio da vendere. Non temeva i fantasmi e camminava nelle foreste ombrose a lume di candela.

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Incuriosita da quelle presenze, vagava in punta di piedi nelle caverne buie e in tutti quegli angoli in cui avrebbe potuto incontrarle. Con il passare del tempo, Raya cominciò a sentire la presenza di uno spirito gentile che la accompagnava nella foresta. Un giorno sentì qualcuno chiamare il suo nome e vide un bellissimo uomo. A quel punto gli chiese chi fosse, e lui rispose che il suo nome era Sag-in. Le rivelò di essere lo spirito che l’aveva accompagnata per tutti quei giorni, e che a causa del suo amore per lei gli le era stato concesso per un breve periodo di potersi trasformare in un mortale. I due si sposarono, ebbero un bambino e vissero felicemente, ma Sag-in sapeva che il suo tempo sulla Terra stava per terminare. Quando seppe che era giunta l’ora fatale, chiamò Raya e le spiegò il tutto. Mentre la sua immagine lentamente svaniva, le disse che le avrebbe lasciato una parte di lui. Raya guardò giù e vide un cuore insanguinato sulla terra. Lei prese il cuore e lo piantò nel terreno, sorvegliandolo giorno e notte. All’improvviso una pianta con foglie verdi e lunghe germogliò.

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L’albero, una volta cresciuto, produsse della strana frutta. Dopo averla esaminata, Raya ipotizzò che provenisse dal cuore del suo amato Sag-in, perciò la sbucciò e mangiò una parte della sua polpa dorata. In quel momento sentì la voce di Sag-in che diceva: “Sì, Raya, questo è un segno che ho voluto mostrarti per farti capire che non ti abbandonerò mai. Sii premurosa verso questa pianta e prenditi cura di lei finché un giorno io non tornerò. Il tronco e le foglie lo proteggeranno vestendolo. Questa frutta sarà il tuo cibo e sarà come avermi sempre con te. E quando tu di notte dormirai, io starò in piedi e veglierò su di te. Io starò al tuo fianco per sempre!”.


Cactus

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Il cactus è una pianta grassa originaria del Nuovo Mondo; una specie soltanto è nativa del vecchio mondo. Oggi questa pianta si trova in quasi ogni angolo del pianeta. Viene utilizzata per scopi ornamentali e per mangiarne i frutti (fichi d’India). In antichità i cactus venivano utilizzati dai nativi americani per combattere la sete nel deserto. I fiori del cactus sono oggetto di antiche leggende dei popoli Precolombiani; una di queste è ambientata nel deserto dell’Atacama, considerato il deserto più arido del mondo, dove tra una pioggia e l’altra possono trascorrere decine di anni, se non secoli interi. Sembra che abbia piovuto quando arrivarono i Conquistadores di Cortés; gli sciamani dissero che era un cattivo presagio e, purtroppo per loro, la previsione era corretta!

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Un’altra leggenda di origine Inca racconta che nella zona tra l’Oceano Pacifico e le Ande viveva una tribù. Di essa facevano parte due giovani che erano cresciuti facendo tutto assieme: avevano imparato a camminare e a parlare insieme, e sempre insieme avevano imparato a giocare, e avevano scoperto la bellezza della natura. Alla fine si erano innamorati. Quehualliu e Pasacana – questi i loro nomi – erano però di diverso ceto sociale. Quehualliu era un bel ragazzo, che amava la bellezza dei fiori, raccolti spesso per la sua amata Pasacana, ma non si preoccupava di fare qualcosa per il proprio stato sociale e neppure di cacciare. Pasacana era la figlia del capo e suo padre non vedeva di buon occhio il rapporto tra sua figlia e quel ragazzo un po’ pigro. Riteneva che Pasacana avrebbe dovuto sposare un candidato migliore, per esempio il cacciatore più valente della tribù. Un giorno, per evitare le continue pressioni del capo, i due decisero di scappare, fino a raggiungere le colline.

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Il padre di Pasacana, quando non vide rientrare sua figlia, si accorse della fuga e partì con un gruppo di guerrieri all’inseguimento dei due amanti. Questi ultimi erano fermi a riposare. Videro gli uomini che li cercavano, ma la luna era alta nel cielo e anche gli inseguitori li videro. Quehualliu e Pasacana non avevano vie di fuga, così rivolsero le loro preghiere alla dea Pachamama, che impietosita fece apparire una voragine da utilizzare come nascondiglio. Fuori, il padre di Pasacana e i suoi uomini si misero a gridare, insultando la dea per il suo intervento e intimando ai giovani di venire allo scoperto. I guerrieri rimasero davanti alla voragine per tutta la notte. La dea allora trasformò i due innamorati in cactus e Pasacana, con le sue irte spine, protesse Quehualliu dagli aggressori. Così ebbe origine l’Echinopsis Pasacana, oggi chiamato Echinopsis Atacamensis.


Pianta del Caffè

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La pianta del caffè è nativa dell’Africa Subsahariana, del Madagascar, dell’Asia Tropicale e dell’Australia Settentrionale. Le specie più importanti per l’economia umana sono tre: Coffea Arabica, la specie di più antica domesticazione, Coffea Canephora, la specie più ampiamente coltivata, e la Coffea Liberica. Dai chicchi della pianta si crea una bevanda molto apprezzata e utilizzata soprattutto di mattina. La leggenda più conosciuta su questa pianta proviene dall’Etiopia e narra di un pastore chiamato Kaldi che portava a pascolare le capre. Un giorno le bestie incontrarono una pianta di caffè e cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Arrivata la notte, invece di dormire, le capre si misero a girovagare con una energia e vivacità mai manifestate fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne scoprì la ragione e abbrustolì i semi della pianta, poi li macinò e ne fece un’infusione, ottenendo il caffè.


Pianta del Cacao

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Il cacao è una pianta originaria dell’America meridionale. Viene utilizzata sopratutto per produrre il cioccolato, oltre che per usi terapeutici. È anche un buon concime organico. Nella civiltà Azteca era considerato un bene di lusso, il cui consumo era una prerogativa dei ceti alti, e rappresentava uno dei cardini della cucina locale. Secondo una leggenda di quel popolo, il dio Quetzalcoatl, dalla pelle bianca e dalla lunga barba di piume colorate, arrivò sulla Terra con un dono per gli uomini rubato agli altri dèi: un albero di cacao. Quetzalcoatl insegnò agli uomini a coltivare questa preziosa pianta, a raccoglierne i frutti, a macinare i semi per creare una profumata bevanda, da insaporire con erbe e spezie.

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Sotto il consiglio del dio Serpente Piumato, anche la divinità della pioggia Tlaloc e la dea della fertilità Xochiquetzal aiutarono gli uomini a beneficiare dei frutti della pianta divina. Tuttavia la felicità dei mortali aveva i i giorni contati: gli altri dèi, adirati nel vedere gli uomini gustare un alimento proibito, decisero di inviare sulla Terra il dio dell’oscurità Tezcatlipoca, astuto fratello di Quetzalcoatl. Per punire l’ingrato fratello, Tezcatlipoca preparò una bevanda con il polque, il succo fermentato di una pianta di agave, e convinse Quetzacoatl a tracannarlo. La bevanda zuccherina e dal notevole tasso alcolemico fece ubriacare il dio Serpente Piumato, che con il suo comportamento alterato si rese ridicolo di fronte agli uomini. Questi ultimi gli voltarono le spalle. Al suo risveglio Quetzalcoatl vide che le piante di cacao, ormai prive di cure umane, erano seccate. Irritato dalla cosa, lasciò la Terra per sempre. Tuttavia alcuni semi di cacao caddero per sbaglio dalla sua tasca e finirono sulla fertile zona del Messico, dando vita a nuovi alberi di cacao.


Alloro

dafne apollo statua erbario alloro

Secondo i miti greco-romani l’alloro era una pianta sacra, simbolo di gloria e di intelligenza. Una corona di alloro veniva posta sulla fronte dei vincitori nei giochi Pitici o Delfici; era inoltre utilizzata per premiare i poeti, i quali erano fieri di questa onorificenza che li rendeva laureati. Questa usanza si è protratta fino al Medioevo e al Rinascimento. Il termine accademico “laurea” deriva proprio da questo illustre riconoscimento! In base ad alcune leggende, piantare un alberello di alloro davanti alla porta di casa allontanerebbe i fulmini. Questo deriva dall’affezione del dio Giove nei confronti di questa pianta, in memoria della bella ninfa Dafne. Secondo la tradizione, Dafne fu trasformata in alloro per sfuggire all’amore del dio Apollo, il quale non accettava di essere stato rifiutato. Lo stesso Apollo, in seguito, proclamò questa pianta sacra al suo culto e segno di gloria per i vincitori, i sapienti e i coraggiosi.


Le scorpacciate di ciliegie e le tazzine di caffè ci hanno portato al termine di questo insolito Bestiario, dove chi ha il pollice verde si sarà reso conto di non avere in giardino delle banali erbe e piante da frutto, ma il patrimonio mitologico del mondo intero! Non dimenticate di recuperarvi le nostre altre listone mostruose!

I Bestiari di Monster Movie

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