Quando la nostalgia e l’affettività non devono condizionare un’oggettività direttiva, tecnica e scritturale.
di Matteo Berta
Quest’oggi torniamo a rimpinguare una sorta di leitmotiv del nostro mostruoso portale: gli articoli dall’incipit “Il X di Y è il più figo di sempre” (o derivazioni simili) sono dei pezzi che in redazione scriviamo per provocare una reazione nei fan, senza cadere nella disonestà intellettuale. Dopo il discusso Il DARTH VADER di ROGUE ONE è il più figo di sempre, torniamo a fare dei paragoni, questa volta con i dinosauri, e vediamo quali sono i migliori della saga di Jurassic Park e Jurassic World.
PREMESSE GIURASSICHE

Non siamo ipocriti: Jurassic Park, il primo film dell’esalogia, rimane un capolavoro nel vero significato della parola, ovvero capogruppo di una serie di film che furono definiti come blockbuster da spiaggia già nel 1975 con Jaws di Spielberg e che man mano sono divenuti di moda. Il primo capitolo della saga è un capolavoro perché è innovatore, segnò il punto di cesura principale del passaggio dai practical effects al digitale maturo, diede una sterzata importante ai monster movie e dimostrò che si poteva fare un bel film di famiglie anche con gente che muore male. Il tirannosauro era il protagonista indiscusso, o meglio, la regina salvatrice, eroica e spaventosa. Realizzata con una perfetta commistione di animatronics e CGI acquisì subito un posto nel podio dei mostri al cinema più famosi, iconici e meglio realizzati.
TUTTE LE FACCE MOSTRUOSE
Partiamo con la quantità sulla qualità. Nel primo JP troviamo la nostra amata Rexy come “incubo” nell’iconica scena del breakout e salvifica nel finale; per quanto riguarda il primo sequel, abbandoniamo i salvataggi per un maggior minutaggio da incubo, salvo poi empatizzare con la bestia nella cattura, e ci esaltiamo nel finale con il chase a S.Diego. Nel terzo film, la nostra Rexy è bistrattata e diventa vittima nello scontro con un dominatore esterno, infatti lo Spinosauro si impone come l’incubo. In JW è salvifica ed eroica, ma non protagonista, infatti necessita di collaborazione da parte degli umani per sconfiggere l’Indominus.
Il primo argomento per supportare la tesi iniziale si basa sul fatto che in Fallen Kingdom, noi troviamo tutte le sue sfaccettature: incubo nel prologo, salvifica nella prima scena con il carnotauro, eroina che sconfigge il cattivo alla fine e vittima con cui empatizzare nella sequenza sulla nave Arcadia.
VESTITA A SERA
La qualità sulla quantità. Se giustamente trovate delle falle nel ragionamento, arrivo in supporto con il secondo: si basa sul principio registico che, per quanto siano ottimi i metodi di Spielberg per rendere più credibile l’animale nei primi due film, dobbiamo essere onesti… la realisticità del prologo di Fallen Kingdom è inarrivabile, pur senza l’ausilio di animatronics. Parliamo di un vero capolavoro della ILM e dell’occhio vigile di Bayona.
Nel container, durante la scena del prelievo, la commistione tra i practical effects e la computer grafica è quasi perfetta, e trascende le scelte di Spielberg del primo film (close-up per i primi piani e CGI per i totali), raggiungendo un livello di coinvolgimento (anche grazie al leitmotiv claustrofobico del film) che non può lasciare indifferenti.
TRA CAPRE E PARATESTI
La capra era stata svalutata nel contesto del primo JW, un fan service buttato lì fine a se stesso. In questo film invece, pur mantenendo una certa componente nostalgica, è presente in una scena (in parte censurata nella versione italiana) dal forte impatto. Percepiamo la paura dell’ovino prima di essere divorato e ci viene proposto anche l’aspetto quasi “feticista” del Rex che sembra essere fissato con capre e bengala.

Il Rex nei paratesti di questo film è protagonista, in primo luogo nel theatrical poster (quello che è divenuto anche un cartonato enorme, presente in tutti i cinema), che funge da estratto di uno shot ampliato della scena salvifica con il carnotauro. Simula la posa del ruggito finale di JP, solamente con la testa rivolta dall’altra parte, e si presenta con l’arroganza di un dio.
Il secondo poster da prendere in esame è quello IMAX, a mio avviso il migliore. È perfetto dal punto di vista del bilanciamento dell’immagine: in questo caso troviamo una cristallizzazione di uno shot tratto dal prologo, e vediamo come i tre punti focali coincidano con i protagonisti e siano agli estremi della griglia visiva, dove il malcapitato di turno è al centro, la salvezza (elicottero) in alto e l’incubo in basso. Metafora quasi biblica per un poster che offre molto significato. Le locandine in esclusiva per il circuito IMAX dei blockbuster offrono sempre degli spunti di riflessione molto suggestivi.
L’ultimo esempio si riferisce allo stesso soggetto del primo poster (skyline di Isla Nublar), con uno stile stile differente. Appare come un disegno a mano, forse prodotto con la tecnica della litografia su carta. Mi riferisco alla cover del vinile della colonna sonora del film.
Con questi tre esempi non voglio screditare e dimenticare il fantastico poster di The Lost World, dove sbucava dalla selva l’occhio del Rex che accompagnava la scritta “SOMETHING HAS SURVIVED“, ma voglio solo far notare come il tirannosauro di questo sequel abbia dominato non solamente nel minutaggio del final cut.
CONCLUSIONE
Sicuramente il Rex di Fallen Kingdom non sarà quello che più vi ha emozionato, perché lo avete visto con occhi da “adulti” e quindi il fattore Wow è stato ridimensionato. Per quanto Bayona abbia autorializzato il film, la mano di Spielberg è un’altra cosa, per via di un discorso che ricade nella sfera viscerale della nostra anima da fan. Ma il tirannosauro di questo sequel è senza dubbio quello che colpisce più a fondo. Ma prima di indignarsi o accusarmi di blasfemia, vi invito a riflettere con un certo distacco e a pensare: “Se avessi visto questo Rex da piccino, e da adulto quello di Spielberg, la mia opinione sarebbe rimasta invariata?”.
Molto probabilmente sì, ma la mia, sinceramente…
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