Il pazzoide dello spin-off contro il gangster di Jared Leto.
di Alessandro Sivieri
Mentre la Marvel ha toccato l’apice produttivo con Infinity War, sembra che alla Warner si divertano a darsi mazzate sui testicoli. L’universo cinematografico DC, nonostante le critiche da più parti, viaggiava su un sentiero ben delineato con Man of Steel e Batman vs. Superman. La mano di Zack Snyder, tralasciando le sbavature dello script, ci aveva donato due antieroi nel vero senso del termine: da un lato il Superman di Henry Cavill, un alieno temuto dalla gente; dall’altro il Batman di Ben Affleck, un vigilante con problemi di alcol e deluso dalla vita che arriva a uccidere i criminali.
I toni seriosi, contrapposti all’onnipresente umorismo made in Disney, devono aver spaventato i produttori, che hanno ritenuto opportuno avvicinarsi progressivamente allo stile della concorrenza. Già con Wonder Woman sono emerse impostazioni narrative standard e morali scontate, condite con un girl power solo apparente. Il culmine è stato Justice League, dove l’abbandono di Snyder ci ha lasciato con un film godibile ma grezzo, inficiato da un pesante squilibrio nei toni. Infine Suicide Squad, promettente ensemble di cattivi fumettistici, si è rivelato un pretesto per scatenare i cosplayer. Se il personaggio di Harley Quinn ha ricevuto un plauso unanime, ben più scettici sono stati i giudizi per il Joker di Jared Leto, assai diverso dai predecessori.
Con l’Universo DC allo sbando, il discorso sul futuro del franchise riparte proprio dal clown psicopatico di Gotham. Perché? Perché Batman e Superman, i due principali membri della Justice League, potrebbero essere sostituiti. Affleck è di nuovo in riabilitazione per la dipendenza da alcolici, mentre voci di corridoio parlano di un Cavill intenzionato a mollare la cappa rossa per migrare verso altri lidi. Questo significa che accanto all’amazzone Gal Gadot e all’Aquaman di Jason Momoa (che ha un suo stand alone in uscita) potrebbero esserci dei nuovi volti, sempre che l’intera saga non venga azzerata in favore di un reboot anticipato. Assisteremmo a un frutto che marcisce ancora prima di maturare. Uno dei sintomi più evidenti è l’arrivo di un film sul Joker, incarnato questa volta dal talentuoso Joaquin Phoenix. La pellicola, diretta dallo specialista di commedie Todd Phillips, narrerà le origini dell’arcinemesi di Batman in una Gotham degli anni ’80, con Thomas Wayne, padre di Bruce, ancora in vita. Sembra che il film spianerà la strada a una serie di spin-off che costituiranno un Elseworld, un universo alternativo dei personaggi DC. Al contempo, non conosciamo le sorti del Joker di Leto, che dovrebbe apparire in Suicide Squad 2 e in Joker e Harley Quinn, senza contare Birds of Prey. Per farla breve, in casa Warner abiteranno due clown ufficiali. Sorvolando sulla bravura di Phoenix, la domanda è una: se ne sentiva davvero il bisogno?
Nell’ultimo trentennio sono approdate al cinema varie versioni del villain: il Joker di Jack Nicholson era cartoonesco e dal portamento impeccabile. Quello del compianto Heath Ledger era filosofico. Quello di Leto, bistrattato dal pubblico, ha del potenziale inespresso, presentandosi come un gangster in stile anni ’30 che alla follia affianca del romanticismo. Con un minutaggio maggiore avrebbe qualcosa da dire, ma non sappiamo se coesisterà con la versione di Phoenix o verrà sepolto dalla Warner, che in preda alla labirintite cambia direzione ogni giorno. Non sapendo cosa fare con i validi personaggi che si ritrovano e sentendosi il fiato di Topolino sul collo, i produttori hanno scelto una strategia che qui in redazione crediamo di aver decifrato. Ve la buttiamo giù come una ricetta:
1) Creare degli spin-off su una linea temporale alternativa alla Justice League.
2) Concentrarsi su singoli personaggi, meglio se cattivi.
3) Chiamare in clinica per il bollettino settimanale su Affleck. Mandare un pacco di birre.
4) Prendere Joaquin Phoenix ancora sballato da Vizio di forma. Marinare nel frigo per tutta la notte.
5) Assumere un regista di commedie che non rompa troppo le palle.
5) Se questo Joker o qualche altro spin-off hanno successo, servire il reboot.
In pratica sospettiamo (e non siamo i soli) che la Warner stia cercando un pretesto per ricominciare, mettendo in piedi una realtà filmica parallela che, in caso di gradimento da parte delle masse, crescerebbe fino a “mangiarsi” quella principale. Una teoria da prendere con le pinze, dato che sacrificare un personaggio di successo come la Wonder Woman della Gadot non sarebbe una mossa saggia. Al contempo farebbe strano vedere i vecchi membri della JL mescolati a nuovi attori. Non potendo scoprire cosa ne sarà degli eroi, torniamo a parlare del clown omicida.
Sono trapelati in Rete diversi scatti dei Phoenix nei panni di Arthur Fleck, che si presume sia il vero nome del Joker. Le immagini lo ritraggono sia in abiti civili che in costume, e dalla sinossi sembra che Fleck sia un comico fallito che, deluso dalla società, sprofonderà nella follia fino a diventare l’antagonista che tutti conosciamo. Quando è in abiti civili viene visto interagire con altri pagliacci, ponendosi come un frequentatore di circhi e luna park, se non un inquilino fisso alla The Killing Joke. Anche senza trucco e parrucco, Phoenix mantiene quella vena di follia che ha infuso in diversi ruoli passati. Peccato che il suo aspetto generale faccia pensare a uno di quei maniaci appassionati di porno. Che sia davvero così?
Negli scatti in costume la suonata cambia: il trucco facciale è sbavato e irregolare, ricordando in parte quello di Ledger, ma senza cicatrici a sfigurare il volto. Ad arricchire il quadro troviamo il naso rosso e una dentatura poco sana. Gli abiti presentano colori accesi, andando dal rosso all’arancione e facendolo somigliare alla versione di Cesar Romero degli anni ’60. In un’altra foto, postata dal regista, Fleck appare in un doppio travestimento dai tratti grotteschi, con scarpe giganti, cappello e parruccone. In pratica un clown vestito da clown, come Legder e la sua maschera nel prologo de Il cavaliere oscuro.
Dimenticando per un attimo la palese inutilità di questo progetto (la disperata ricerca di incassi facili), Phoenix è inquietante e ha il potenziale per essere un buon Joker. Il suo svantaggio primario è di corrispondere a un’idea di recast prematuro, con la versione di Leto ancora in circolazione. Non aiuta neppure il successo di It, dove il make up e la presenza scenica del cattivo minacciano paragoni scomodi. Se non l’avete notato, siamo in un clima da overdose di pagliacci. Ad aggiungere timori c’è il rischio della trasformazione del villain in antieroe (come accadrà nel nuovo Venom), essendo il protagonista assoluto della pellicola. Di Batman non c’è alcuna traccia, a meno che non sia il padre Thomas a vestire la cappa, seguendo gli eventi di alcune storie cartacee. Se invece teniamo per buona l’esistenza di Bruce, sarà interessante scoprire come le vicende di Arthur Fleck si legheranno alle origini dell’Uomo Pipistrello. Ci sono teorie che il The Batman di Matt Reeves sia stato rinviato proprio per lasciare che questo film prepari il terreno per il successore di Affleck. L’infanzia del Cavaliere Oscuro potrebbe avere un peso nella trama?
Altri speculatori affermano che la pellicola sia nel medesimo universo di Justice League & compagnia, e che quello di Phoenix sia il Joker originario, con Leto nel ruolo di un emulo o un erede. Questa ipotesi si allaccia a una teoria di un paio d’anni fa, che identificava in Leto un Jason Todd impazzito. La cosa è possibile, dato che in Batman vs. Superman scopriamo che Robin non c’è più, proprio quando Bruce osserva sconsolato un’armatura imbrattata dal clown. Ma questi pochi elementi non bastano a collegare i due universi, senza contare che Thomas Wayne sarà interpretato da Brett Cullen e non da Jeffrey Dean Morgan.
Quali che siano i piani della Warner, presto ci saranno due Joker sulla scena e lo scontro per la corona agli occhi del pubblico sarà inevitabile. Siamo curiosi per l’approccio di Phoenix al personaggio, ma percepiamo Leto come un discorso interrotto e ci piacerebbe rivederlo in azione. Inoltre non ci entusiasma che una figura così intrigante venga sezionata in un intero film, come se fosse necessario spiegarne il passato e la psicologia. Non è un caso che Legder, tra un omicidio e l’altro, raccontasse ogni volta una storia differente sulla sua genesi. Sulla strana vicenda pesa un monito: senza un pizzico di mistero, un villain non funziona più.
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