Dinosaurs: un debole documentario

Recensione del documentario prodotto dalla Magnitudo Film sul ciclo di vita di un fossile di dinosauro.

di Matteo Berta

Non ci sono dinosauri nel film che parla di dinosauri: è stata questa la critica principale mossa nei confronti di questa produzione, ma dal mio punto di vista è errata, perché l’obbiettivo di questo film non è farti una ricostruzione grafica alla National Geographic, ma la pellicola intende fornirti le informazioni base sui fossili di dinosauri: dall’estrazione fino alla rivendita.

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Il film si presenta come una commistione di buone idee (come l’incipit molto suggestivo) e una serie di errori tecnico-narrativi che rendono la visione abbastanza fastidiosa e non semplice da seguire. Una narrazione che dilata sequenze che sarebbero dovute durare molto meno e tralascia, o passa in rassegna superficialmente, sviluppi e tematiche dal mio punto di vista molto più interessanti: basti pensare alla vicenda storica della “guerra delle ossa” di Cope e Marsh (i Bill Gates e Steve Jobs della paleontologia) circoscritta in un accenno di un minuto.

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Quello che lascia un po’ interdetti è la presenza costante di errori tecnici: da interviste con soggetti non a fuoco all’utilizzo della camera a mano non stabilizzata, che può avere un senso nello stile audiovisivo documentaristico, ma come viene resa nel film fa percepire sensazioni quasi di amatorialità che dovrebbero essere estranee a produzioni di un certo livello.

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Nonostante il film non mi abbia appagato, mi sento di consigliare la visione al gentile lettore solamente per la questione legata al supporto giusto e sano a determinati tipi di produzioni nostrane che vogliono discostarsi dai soliti generi monopolisitici del panorama italiota.

Prima di concludere la recensione vi consigliamo di vedere anche il nostro video girato subito dopo la visione del film con i commenti a caldo.

Invernizzi dirige un film che porta a casa l’obbiettivo, ma non ti riempie la pancia. Ti dà un assaggio di un mondo che sarebbe potuto essere molto più interessante (anche per un pubblico generalista), se solo si fosse voluto raccontare in modo differente e magari se fosse stato narrato con più logica documentaristica e meno da promozione turistica.

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L’amica Maristella ci ha mandato un selfie con il T-Rex esposto in stazione centrale a Milano per la promozione del film.

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