Recensione del noir contemporaneo con Matthew McConaughey e Anne Hathaway.
di Matteo Berta
L’inseguimento del tonno gigante da parte del protagonista Baker Dill (Matthew McConaughey) si rende topos di un certo tipo di letteratura e cinematografia inaugurata con il Moby Dick di Melville ed evoluta al meglio nelle più recenti trasposizioni delle ossessioni umane da “chiodo fisso”. Serenity ci racconta di un capitano Achab che non ha dimenticato le vere motivazioni che lo spingono a dare tutto se stesso nella caccia al “mostro“, perché forse la benzina che alimenta le sue azioni è frutto di qualcosa che non gli è mai stato concesso sapere.
Sembra che Steven Knight si sia talmente innamorato di Interstellar, da voler riproporre la sua versione, senza mai cadere nel becero riciclaggio artistico, ma interpretando al meglio i propri omaggi. Serenity non parla di nessun viaggio interstellare, ma la carica emotiva e la gestione della narrazione ricorda a fondo la pellicola di Nolan.
Questo film crede nel proprio messaggio da trasmettere, forse nel terzo atto rischia di volerlo rendere un po’ appetibile ai più, ma non sacrifica mai il coraggio di ciò che vuole raccontare. Si potrebbe pensare a un soggetto che ci è già stato raccontato in diverse salse, ma è impossibile trovare un prodotto comparativo in grado di reggere il confronto registico. I due attori protagonisti incarnano al meglio le fantasie di colui che le concepisce, lasciandosi guidare all’interno di una storia fatta di scelte mai troppo personali ed emancipate.
Come un vero noir che si rispetti, lo spettatore si trova invischiato con il protagonista in un caso da risolvere. Carpire e analizzare gli indizi non è un’operazione semplice perché essi ci vengono regalati sia in modo diegetico, sia al di fuori del tessuto narrativo. La Hataway impersonifica al meglio il ruolo della Femme Fatale e si circonda di personaggi secondari giustamente stereotipati, che condiscono al meglio la pietanza dal sapore rétro ma mai kitsch.
In Italia arriva nelle sale con mesi di ritardo, dopo essere stato stroncato dalla critica e dal box office. Inspiegabile dal mio punto di vista un simile atteggiamento nei confronti di un prodotto che può piacere o non piacere, ma non può essere considerato come uno scherzo o un pasticcio produttivo (fatevi un po’ di surfing online). Serenity è un film che ti tiene sveglio a pensare tutta la notte, è una pellicola coraggiosa che non ha paura di mostrarsi senza vestiti, proprio come McConaughey che si lancia nell’oceano.
Di seguito il commento a caldo usciti dalla sala da parte di Matteo, Alessandro e Federica.