Serpenti, lucertoloni e folletti del territorio toscano.
di Matteo Berta, Alessandro Sivieri e Giovanni Siclari
Nuova regione, nuovi misteri. Ritorna il Bestiario d’Italia espanso con un viaggio nella vastità del folklore nostrano. La località di questo episodio è la Toscana, ricca di risorse e bellezze, considerata la culla della cultura italica. Collocata nella zona centro-occidentale del Belpaese, gode di paesaggi variegati, insieme a città monumentali e personalità storiche di immenso valore. Chiunque vi soggiorni godrà di cibo per la mente e per gli occhi, senza scordare lo stomaco. La terra natale di Leonardo da Vinci, Michelangelo, Lorenzo il Magnifico e del sommo poeta Dante Alighieri possiede un patrimonio naturalistico, culturale e gastronomico notevole.
Dal centro storico di Firenze ai boschi della Garfagnana, questa regione incanta i turisti con le sue bellezze e trasuda storie dalle antiche fondamenta. A quanto pare, oltre al cibo squisito e al buon vino, le pianure Toscane celano una gran quantità di mostri, in primis di serpenti. Partendo dal terribile Badalischio, i racconti descrivono pesci abnormi, lucertoloni e rettili di ogni forma e colore, spesso accomunati da un’unica dote: l’aggressività. Non dimentichiamo gli animali comuni come cani, gatti e capre che, grazie alla fantasia, assumono tratti sovrannaturali. Preparate la borsa degli antidoti, perché ha inizio il nostro viaggio nel mondo serpentesco della Maremma e della Versilia.
IL BADALISCHIO
Una bestia leggendaria della valle del Casentino, precisamente nel laghetto della Gorga Nera. Si narra che, in seguito ad alcune frane che coinvolsero la zona, una terribile creatura si liberò dai fondali. Parliamo del Badalischio, simile al classico Basilisco. Il corpo sarebbe quello di un serpente, mentre riguardo alla testa circolano varie versioni. La maggior parte dei racconti sostiene che assomigli a quella di un gallo, e che la schiena sia dotata di un paio di ali cartilaginose. Inoltre lo strano rettile porterebbe sulla testa uno sfarzoso diadema che copre anche gli occhi. Pare infine che sulla fronte nasconda un gigantesco diamante o un’altra pietra preziosa.
Non vi sono dati certi sulle dimensioni ma sembra che sia grande almeno quanto un uomo adulto. Secondo un paio di presunti avvistamenti, sarebbe dotato di quattro corte zampe. Il colore della sua pelle va dal giallognolo al grigio. È dotato di svariati poteri: i suoi occhi rossi sono in grado di paralizzare la vittima, che poi uccide tramite un veleno mortale contenuto nel suo alito. Pare che tale tossina sia in grado di far avvizzire le piante e che si nasconda volentieri nelle boscaglie limitrofe. Sullo stemma dei Visconti di Milano appare una biscia molto simile al Badalischio, con tanto di corona sul capo. Il suo aspetto, a metà tra un rettile e un uccello, lo rende affine alla Coccatrice, un essere ricorrente nei bestiari medievali.
IL LINCHETTO
Un folletto della tradizione popolare di Lucca e della Garfagnana. Parliamo di una creaturina assai dispettosa e dal temperamento difficile, che si aggira per le case durante la notte, mettendo in disordine le camere, strappando le coperte alle gente e nascondendo oggetti. Il suo nome deriverebbe dal latino Incubus. Spesso viene accostato al Buffardello, un altro folletto con il quale ha parecchi tratti in comune. Se però il Buffardello è antropomorfo, il Linchetto non avrebbe nulla di umano, essendo un ibrido tra diverse specie (gatto, uccello, topo). Un testimone oculare lo descrisse come una bestia nera circondata dal fuoco, attribuendogli perciò una natura infernale.
Questo folletto detesta gli adulti, con un odio viscerale per le vecchie, mentre è affettuoso con i bambini, che accarezza e culla di nascosto. È possibile scacciarlo con una candela benedetta o appendendo un ramo di ginepro dietro la porta. In alternativa lo si può costringere a contare i chicchi di riso in una ciotola. Un rimedio insolito, nel caso molesti una coppia durante la notte di nozze, consiste nel costringerlo a raddrizzare i peli pubici della sposa, cosa che lo terrà occupato fino all’alba. Viene impiegato come spauracchio per i bambini irrequieti o per apostrofare una persona meschina. In caso di fiato pesante, specialmente durante le apnee notturne, si usa esclamare “Mi prende il Linchetto!”.
LA SCABODDA

Nella memoria popolare è una ranocchia di dimensioni abnormi e con una passione sfrenata per i dolci. Il suo aspetto, a quanto pare, è spaventoso. La si può incontrare nella notte del sette Gennaio, quando esce dalla sua tana per saccheggiare le case. Predilige i dolciumi contenuti nelle calze lasciate dalla fantomatica Befana. La Scabodda è uno spauracchio utile ad ammonire i bambini affinché non si ingozzino troppo di dolci. In caso contrario, mentre dormono l’enorme rospo verrà a rubare le leccornie rimaste e si dimostrerà ancora più ingordo di loro. Secondo una versione alternativa, si tratta di una streghetta che ruba i dolci ai fanciulli che si sono comportati male, salvo poi restituirli gradualmente nei giorni seguenti.
IL SERPE MOTRO
Un grosso e bizzarro rettile che si può incontrare nelle zone meridionali della Garfagnana. Tozzo e dalla pelle nerastra, sembra che abbia un potere ipnotico. Grazie alla scaglia iridescente sul capo e al suo sinistro sibilo, è in grado di incantare uomini e animali. L’ipnosi ha effetto anche sui suoi simili, ovvero gli altri serpenti, che iniziano a strisciargli accanto nelle sue scorribande.
IL LUCERTOLONE DEL CASTELVECCHIO

Si dice che nella rocca dell’antico Castelvecchio, sul colle di Compito, sia presente un sistema di tunnel costruito dalle milizie romane per permettere la fuga in caso di assedio. Oggi nessuno sembra in grado di indicare l’accesso alle gallerie, che rimangono inesplorate, poiché un mostruoso lucertolone vi si è insediato. La bestia vive là sotto da un tempo indefinito e impedisce a chiunque l’ingresso.
I FOLLETTI DI FIRENZE
La tradizione vuole che vi siano dei folletti a guardia a tutte le porte d’accesso di Firenze. Questi piccoli e invisibili custodi sarebbero dotati di poteri magici e sorveglierebbero un tesoro, nascosto in ogni porta. Finché i folletti esisteranno, nessuno potrà impadronirsi di queste ricchezze. Proprio per tale motivo si afferma che la città non sia mai stata distrutta nei secoli: era protetta dagli incantesimi del Piccolo Popolo.
IL SERPE VACCAIO
È conosciuto nella Maremma e in altre zone della Toscana, dove viene chiamato anche “Biscia Lattona”. Si introduce nelle stalle per succhiare tutto il latte dalle mammelle delle mucche, lasciando a secco i contadini. Può essere abbastanza temerario da avvicinarsi ai letti delle giovani madri, per sostituirsi ai poppanti e succhiargli il latte mentre dormono. È così avido e meschino da zittire i neonati infilandogli la propria coda in bocca, come se fosse un succhiotto. Girano racconti di padri che, rincasando la sera, si sono ritrovati il perfido serpente attaccato alle mogli addormentate. Se un bambino in apparenza sano inizia a deperire nonostante la madre produca latte, la superstizione attribuisce la colpa al Serpe Vaccaio.
IL SERPE VOLASTRO
Altro esponente delle serpi toscane, questa volta dotato di ali. È conosciuto nelle terre tra la Versilia, la Lunigiana e la Garfagnana. Somiglia a un piccolo drago scheletrico e vola a velocità elevate, emettendo scintille. Durante le notti di tempesta, il rettile attraversa le nubi circondato di scariche elettriche e sosta sulle cime degli alberi, sui campanili e perfino sulle antenne televisive. Ha poteri incendiari e può dimostrarsi aggressivo con le persone. Volando a bassa quota attira le saette che sfiorano le case e tratteggia strisce infuocate tra i monti. La sua tana è una grotta nei pressi di Fornovolasco, denominata per l’appunto “Sperucola del Serpe Volastro”. Le tentate incursioni di alcuni speleologi sono state bloccate dal soffio ardente del mostro. Ogni 10 Settembre, durante la Notte dei Fuochi, è facile scorgere la scia ardente di questo rettile.
IL GATTO MALEFICO
Un paese in provincia di Lucca, chiamato Sommocolonia (frazione del Comune di Barga), era frequentato dagli streghi, individui dotati di poteri magici piuttosto pericolosi. A quanto pare gli streghi si divertivano, nottetempo, ad assumere le sembianze di gatti e vagare per il villaggio. Quando tutti erano a letto, si sentiva miagolare per le strade, ma nessuno osava affacciarsi a controllare, perché la cosa era risaputa. Un bambino però non diede ascolto ai racconti e afferrò uno di questi gatti magici per la coda, con l’intento di percuoterlo. Si narra che la mano non gli crebbe mai e che da allora rimase inerte. Una favola sinistra, che invita anche al rispetto per gli animali randagi.
IL MOSTRO DI MARRUCHETONE
Nella bassa Maremma, presso le foreste della località di Marruchetone, qualche tempo fa fece la sua comparsa un animale orribile, simile a una lucertola e ricoperto da una folta peluria. Alcuni cacciatori provarono a dargli la caccia, ma stando alle testimonianze la bizzarra creatura si dimostrò invulnerabile ai colpi di fucile e fuggì nella boscaglia.
IL PESCE DEL MOLO
Il protagonista di una diceria che riguarda il molo numero 9 del porto di Viareggio. Diversi abitanti hanno notato che il molo, specialmente nelle ore notturne, subisce pesanti oscillazioni. È nato quindi il sospetto che al di sotto della struttura, in acque poco profonde, si nasconda una gigantesca creatura, capace di scuotere le fondamenta con la sua stazza. Si dice che sia famelica e nessuno ha avuto il coraggio di immergersi per verificarne l’esistenza.
IL FOLLETTO SANGUETTA
Nella frazione di Piazzano (Comune di Lucca), gli abitanti ricordano un crudele folletto soprannominato Sanguetta. Era una specie di capro espiatorio e gli si attribuivano varie disgrazie e malattie. Esiste anche qualche testimonianza del suo passaggio: due donne si stavano dirigendo all’acquedotto locale, quando sentirono dei passi veloci. Impaurite, se ne andarono, per poi tornare il giorno seguente. Giunte sul posto, notarono delle minuscole impronte sul terreno. Era evidente che si trattasse del losco Sanguetta!
IL REGOLO DELLA FORTEZZA
Nei sotterranei della Fortezza Medicea di San Piero a Sieve, in quel di Mugello, si aggira un’oscura presenza. Si tratta, secondo le voci, di un grosso esemplare di Serpente Regolo. Secondo la leggenda, questa creatura imperversava nel territorio mugellano facendo strage di bestiame e contadini, fino a quando una guarnigione di truppe napoleoniche, nel XIX secolo, decise di affrontarla a viso aperto. Non riuscendo a ucciderla, i soldati la imprigionarono nell’antica roccaforte, dove è tuttora rinchiusa. La sua esistenza è ben nota agli odierni abitanti di San Piero a Sieve, che gli hanno dedicato lo stendardo del tradizionale Palio, che vede un’annuale contesa tra quattro rioni.
IL DINOSAURO DI PUNTA CORVO
A ridosso della foce del fiume Magra, si affaccia al mar Tirreno il promontorio di Montemarcello. Sul lato meridionale di quest’ultimo si può trovare la spiaggia di Punta Corvo, dove sorge una caverna chiamata “Grotta del Drago”. Questo antro naturale, accessibile unicamente dal mare, fu per decenni la tana di un rettile marino. Si tratta di una belva dal lungo collo e con ampie fauci, dotata di creste e pinne che le permettevano di nuotare a forte velocità. Secondo alcune fonti, il suo aspetto lo rendeva simile a un dinosauro, precisamente a una sorta di Baryonyx in salsa acquatica. Grazie alle zampe artigliate poteva arrampicarsi sulle scogliere per dare la caccia a uomini e animali.
Nel VII secolo le sue incursioni divennero note in tutta la Versilia. Le persone sussurravano di assalti a barche piene di marinai e pescatori divorati dal serpente. Durante le notte di tempesta, la bestia arrivava fino alla terraferma e si spingeva nell’entroterra per razziare il bestiame. A causa della territorialità del mostro, ben pochi osavano uscire a pesca o instaurare nuove rotte commerciali, cosa che portò a un impoverimento della zona. La gente del luogo, disperata, si rivolse a San Venerio, un saggio eremita. Il monaco si recò sul posto e, grazie alla sua preghiera, la bestia si dileguò.
IL CANE INFERNALE
Nel paese di Massarosa, presso Lucca, viveva un uomo piuttosto irascibile. Era un incallito bestemmiatore e aveva spesso screzi con la comunità religiosa. I locali lo chiamavano “Il Bezzo“. Costui arrivò a novant’anni di età, per poi trascorrere a letto il resto dei suoi giorni. Nella sua camera si piazzò un mostruoso cane nero. Nessuno riusciva a fargli visita, perché l’animale scacciava gli ospiti gridando “Il Bezzo è mio!”. Alcuni mormorarono che in realtà si trattava di Satana travestito da cane. Poco tempo dopo la sua comparsa, il Bezzo morì.
IL MOSTRO DEL CASENTINO
Alcuni decenni fa, destò scalpore la notizia di una serie di mostruosi avvistamenti nei boschi del Casentino. Nelle aree selvatiche comprese fra Bibbiena, Camaldoli e Badia Prataglia, numerosi testimoni giurarono di aver incontrato un grosso rettile. Venne descritto come una sorta di drago bipede, alla stregua di alcuni dinosauri. Non si registrarono attacchi a cose o persone ma per un lungo periodo la località fu preda di una psicosi, finché del mostro non si perse ogni traccia.
IL MOSTRO DEL LAGO DELL’ACCESA
Il Lago dell’Accesa, in Maremma, viene descritto come il più inquietante fra gli specchi d’acqua toscani. Secondo alcune leggende, la sua formazione è imputabile a un improvviso cataclisma che devastò dei campi di grano. Ciò sarebbe avvenuto per punizione divina nei confronti di quei contadini che, per effettuare la mietitura, si rifiutarono di celebrare le feste dedicate a Sant’Anna. L’intera contrada sprofondò, inghiottendo tutti i dannati e riempiendosi d’acqua. Si dice che la notte precedente alla vigilia di Sant’Anna (26 agosto), dalle profondità si levino cupi rumori e grida. Come se non bastasse, pare che nel lago dimori un mostro acquatico.
Parecchi testimoni affermano di aver visto emergere dalle acque una bestia dal corpo squamoso, il collo lungo e due occhi gialli, che brillano nel buio come tizzoni. Nell’estate del 2000, un turista affermò di aver visto una coppia di giovani che, forse per scherzo, gettavano un coccodrillo nel lago. Le autorità locali lanciarono l’allarme e organizzarono spedizioni per cacciare lo sconosciuto rettile (chiamato da alcuni “Birillo il Coccodrillo”). Non è chiaro se il mostro sia in realtà il coccodrillo clandestino, ma non si sono registrati danni a cose o persone.
GIOSALPINO
Giosalpino è il nome del più famoso folletto di Viareggio. Si presenta sotto le innocue sembianze di un foglio di carta, ma in verità ama fare scherzi anche pesanti. Venne incontrato da due fratelli che si avviavano verso casa. Uno dei due notò il pezzo di carta e l’altro lo avvertì di non toccarlo, poiché temeva si trattasse di Giosalpino. Il fratello non ascoltò il monito e diede un calcio al folletto. Quest’ultimo infine si rivelò e scagliò il suo aggressore in un fosso. L’altro fratello corse a casa impaurito e il giorno dopo si svegliò completamente calvo.
IL MOSTRO DI PENTOLINA
Un inquilino del bosco di Pentolina, al limitare delle province di Siena e Grosseto. Si dice che abbia le sembianze di un serpente con la testa umana e la pelle nera. La prima testimonianza risale al 1300, quando un taglialegna fu attaccato dalla bestia. Da allora gli avvistamenti si moltiplicarono e alcune voci lo ritenevano capace di soffiare fuoco dalle fauci. Qualche tempo dopo il bosco di Pentolina venne devastato da un grande incendio e i presenti affermarono di aver sentito delle urla strazianti in mezzo agli alberi. Le attribuirono al mostro, presumibilmente bruciato vivo. Negli ultimi tempi si parla di nuove apparizioni di uno strano serpente nella boscaglia, quindi la storia non è affatto conclusa.
LA CAPRA FERRATA
Entità leggendaria della Garfagnana con tratti abbastanza inquietanti. Trattasi di un piccolo demone che assume le forme di una capra per terrorizzare gli abitanti delle campagne toscane. Ha degli zoccoli ferrati, oltre a una lingua lunga e tagliente come una spada. Spesso occupa le case incustodite per poi spaventare gli inquilini al loro ritorno. I suoi occhi brillano come fuoco ed è protagonista di svariate fiabe. In una di queste, la capra demoniaca minacciò una coppia di fratellini sull’uscio di casa, ma accorse un uccellino coraggioso. Il volatile riuscì dove animali più grandi come buoi e asini avevano fallito, cioè scacciare il mostro, recitando una filastrocca magica. La capra nell’immaginario cristiano è una figura legata a Satana.
IL SERPENTE DEL LAGO DI SAN LEONINO
Una serie di testimonianze attribuisce un mostruoso abitante al lago della località di San Leonino, nel comune di Castellina in Chianti. In tempi passati, le acque incontaminate erano la casa di un essere serpentiforme, talmente lungo da poter estendere le sue estremità da una parte all’altra del lago. Era in grado di trascinare a fondo animali di grossa taglia come montoni e asini. Per questo motivo, fino alla fine dell’Ottocento, i contadini avevano troppa paura per portare il bestiame ad abbeverarsi in zona.
IL FANTASMA DI PRATO
Qualche anno fa, nel centro storico di Prato, sarebbe apparso più volte lo spettro di Raimondo Folch De Cardona, generale asburgico-spagnolo che nel 1512 commise il famigerato “Sacco di Prato“. Pare che dopo secoli il condottiero sia profondamente pentito delle sue gesta e che appaia agli abitanti per scusarsi. Si parla di tre apparizioni distinte a nove persone, tra il 2012 e il 2015. Gli incontri ravvicinati si sono verificati tra l’ora di cena e mezzanotte, nella piazza del Comune. Tra i testimoni una donna che riveste una carica pubblica e quattro amici che uscivano da un ristorante. Sul posto si sono recate alcune associazioni di acchiappafantasmi per condurre delle indagini.
IL SERPENTE DELL’ORRIDO DI BOTRI
L’Orrido di Botri, in provincia di Lucca, è una gola calcarea profonda centinaia di metri, sul cui fondo scorre il torrente Pelago. Il canyon è una gettonata meta turistica e presenta un ecosistema particolare, che include specie botaniche rare e aquile reali. Oltre all’interesse geologico e naturalistico, la gola alimenta una sinistra leggenda. Si narra che tra le ripide pareti di roccia dimori un feroce esemplare di Serpente Regolo, che sfrutta le proprie creste per planare e avventarsi su animali e persone. Una volta trascinata la vittima nello strapiombo, l’essere procede a sbranarla.
Il cammino avventuroso nel rettilario mistico toscano, per adesso, è terminato. Se volete gustare l’ottima compagnia e la deliziosa cucina del posto, è meglio che non siate impressionabili dai serpenti e che non facciate un torto a qualche folletto irascibile. Nel caso non siate già ridotti a bolo alimentare nella pancia di un lucertolone, vi invitiamo a consultare il nostro catalogo di Bestiari! Un sentito ringraziamento a Willy Guasti di Zoosparkle, che ci ha dato una grossa mano con le illustrazioni. Se infine conoscete una leggenda della Toscana che non abbiamo ancora riportato, scriveteci e vedremo di rimediare! Dai mostrofili italiani, per oggi è tutto!

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Tipo tutte quelle del mio libro. Mj sa che l’autore se le è inventate di sana pianta 😑