JOJO RABBIT – Il mio grande, grosso amico Hitler

Il 2020 cinematografico inizia con una piacevole sorpresa: l’acclamatissimo Jojo Rabbit di Taika Waititi si conferma un film che unisce dissacrante ironia e commovente profondità. Un mix perfetto che si merita la candidatura all’Oscar.

di Cristiano Bolla

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Che Taika Waititi fosse tutto per l’umorismo sciocco ed esagerato, lo avevamo già scoperto grazie al suo debutto nel cinema del grande pubblico con Thor: Ragnarok. Il ritorno del Dio del Tuono dell’Universo Marvel era stato caratterizzato appunto da una nuova verve comica, che poi i fratelli Russo hanno spinto negli ultimi due Avengers. Il secondo indizio arriva invece dal cortometraggio, poi divenuto film e quindi serie tv What We Do in the Shadows: anche qui, umorismo esilarante e a tratti troppo scemo per essere vero. Se per avere una prova servono tre indizi, allora Jojo Rabbit lo certifica: Taika Waititi è il nuovo maestro della risata.

Lo dimostra con un film basato sul romanzo del 2004 Il Cielo in Gabbia, di Christine Leunens. La sua trasposizione cinematografica è in tutto e per tutto dominata dalla sua creatività, oltre che dalla sua presenza nei panni di Adolf Hitler. Jojo Rabbit è infatti un film di formazione in chiave parodistica, che segue le vicende del giovane fanatico e aspirante nazista Jojo, il cui miglior amico immaginario è proprio il Führer. Non però quello classico, spietato e demoniaco che siamo abituati a conoscere.

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Il riferimento più vicino che si può fare per parlare del suo Adolf Hitler è probabilmente quello presentato in The Producers – Una gaia commedia neonazista. In questo caso, Hitler era un pessimo e primadonna attore omosessuale che metteva in scena uno spettacolo destinato a fallire. In comune con quello di Taika Waititi, hanno ilarità, assurdità e una buona dose di gaio atteggiamento.

Jojo Rabbit però è solo parzialmente incentrato su Adolf Hitler: lui è lì, l’amico immaginario che funge da archetipica figura di mentore e ombra allo stesso tempo, che sembra traghettare il piccolo Jojo verso un futuro da nazista e che invece lo vede cadere sotto l’affetto per Elsa, l’ebrea che la madre interpretata da Scarlett Johansson nasconde in casa. In questo senso, Jojo Rabbit si riavvicina più ad altri modelli, su tutti Il Bambino con il pigiama a righe, tratto dal romanzo di John Boyne. Anche qui, la vicenda viene vissuta tramite l’innocenza di un bambino che non capisce veramente il male che si trova a desiderare, che vede gli ebrei come creature magiche e diaboliche, salvo poi farne conoscenza. La lente attraverso cui vediamo la storia di Jojo, che cerca dimostrare coraggio e di non essere un coniglio, è quella dell’ironia, dell’esagerazione, ma anche della purezza del bambino.

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Sono tanti i momenti in cui si ride di gusto, da tenersi le mani sulla pancia e doversi ricordare che dopotutto si è al cinema. Il merito non è solo del personaggio di Taika Waititi, ma anche del contesto, del modo in cui sono presentati i personaggi, le situazioni e il loro svolgimento. Piccole cose, che però fanno il film e danno modo a tutti di risaltare. Non solo Jojo e l’amico Yorki, ma anche la madre (meritata anche questa candidatura per la Johannson), il capitano nazista di Sam Rockwell, l’agente della Gestapo Stephen Merchant. Che siano in scena per 5,20 o 90 minuti, ognuno ha modo di sganciare una battuta, di vivere appieno la parodia e insieme la profondità del personaggio presentato.

Ma non di sola commedia vive Jojo Rabbit. Lo è, certo, ma con una forte dose drammatica. È inevitabile lo sia, visto il tema: che va bene scherzare sul nazismo, ma mai dimenticare che sia tra i mali più atroci dell’era moderna. Allora non c’è solo il filone della ragazzina ebrea nascosta in casa, ma anche due scene fortissime, da pugno nello stomaco, proprio quello che prima ci stavamo tenendo dalle risate.

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Taika Waititi e il suo Jojo Rabbit fanno pieno centro, quindi: un mix perfetto tra dissacrante ironia e drammatici schiaffi in faccia. Meritate le 6 candidature ai prossimi Oscar. Tra le 9 pellicole candidate a Miglior Film riempie senza dubbio la casella della commedia brillante, del non blockbuster ma denso di creatività e ottima fattura che sono elementi principi per regalare un bel film.

P.s: se non avete mai visto Springtime for Hitler, eccovi un video che colmerà le vostre imperdonabili lacune. Il migliore e unico Adolf Hitler che la storia vuole rivedere:

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