MONSTER COMICS: Dinosauri che ce l’hanno fatta – Leo Ortolani e i Velociraptor col trolley

Il nostro pensiero su un carosello di paleontologia dissacrante.

di Alessandro Sivieri 

Benvenuti in una folgorante puntata di Misterius, dove imparerete qualcosa solo per sbaglio! L’ultimo fumetto del creatore di Rat-Man è un colpo gobbo per chi ha circa tre decenni sulle spalle ed è cresciuto con Jurassic Park, con le narrazioni di Piero Angela e con le strisce umoristiche dei diari scolastici. Un argomento sempreverde come il mondo dei dinosauri viene inserito in un contesto pseudo-divulgativo alla Voyager o alla Stargate – Linea di confine, spiegandoci con passione perché gli Allosauri dimentichino spesso i Rayban al bar.

Dinosauri che ce l'hanno fatta Ortolani retro

Il presentatore, in abiti impeccabili e con appunti alla mano, è una versione ortolanizzata di Roberto Giacobbo, protagonista dei succitati programmi e accanito esploratore di teorie del complotto. Alle fanfare televisive ha accompagnato una copiosa produzione letteraria sui Templari, sulle profezie dei Maya e sugli alieni costruttori di piramidi. Passato il 2012 e scongiurato il rischio di un evento apocalittico, il nostro deve aver perso un buon 50% di ispirazione. Per fortuna può tirare una boccata d’aria fresca nella sfilata circense di Misterius (con tanto di nani)!

Ortolani Misterius ignoranza

Ortolani fa leva sul proprio background accademico (ha infatti una laurea in Scienze Geologiche) e mette in bocca al suo conduttore cialtrone una serie di battute caustiche, alternandole con una precisione millimetrica ad autentiche nozioni tecniche. Tra buffi anacronismi e giochi di parole sugli animali preistorici, la comunicazione del sapere diventa gustosamente involontaria: il proto-Giacobbo si pone come un araldo del sensazionalismo e dell’approssimazione, mandando in vacca perfino gli interventi di qualche celebre studioso. Una sferzata di inchiostro a quei format caciaroni e banalizzanti che nonostante tutto ci strappano un sorriso malinconico.

Dinosauri che ce l'hanno fatta Allosauro e Velociraptor

La mancanza di una storia in senso stretto permette all’autore di risucchiarci nei suoi voli pindarici, suddividendo la “puntata” in tre capitoli che si rifanno al Triassico, al Giurassico e al Cretaceo. Non ci si limita all’origine dei fossili e ai carnivori smemorati, perché a ritagliarsi un ampio spazio è la storia della paleontologia stessa, con tanto di cenni biografici. Tali incursioni hanno il pregio di portare a galla dettagli talvolta ignorati ed evitano l’effetto soporifero grazie al dosaggio sapiente delle gag. Ugualmente goliardico il richiamo agli escamotage esplicativi che popolano diverse letture, come le metafore per misurare i dinosauri: il Brontosauro era lungo una ventina di metri. Ok, quanti autobus fanno?

Autobus Leo Ortolani Dinosauri

La vena satirica sfocia in segmenti di stampo surreale, come le memorie di Harold Vallerau, la sagoma umanoide di colore nero che viene sfruttata nei libri per indicare le proporzioni delle creature. La sua morte viene raccontata attraverso dei cartelli stradali, con un effetto comico micidiale. Ultima, ma non meno incisiva, è la sfumatura nostalgica: ci viene mostrato come gli esperti si limitino a indagare su impronte di cinque minuti fa o su carcasse fresche, quando non si fossilizzano a loro volta. Il riflesso di una società appiattita e ormai insensibile al desiderio di scoperta. Noi lettori un po’ vintage, foraggiati con le sitcom e con le maratone di Jurassic Park, apparteniamo al Cretaceo. Eppure, in spregio ai mutui da pagare e agli hangover insostenibili, siamo capaci di involverci in ragazzini che sghignazzano con il naso incollato alle pagine, quindi sapete che vi diciamo? Non è così male restare nel Cretaceo.

Cretaceo Dinosauri che ce l'hanno fatta

Dimenticavamo i bestioni: senza deviare da una cifra stilistica votata alla caricatura, sono piacevoli e visivamente elaborati. Leo Ortolani è un bel paio di braccia rubate alla geologia (in senso buono) e dimostra un affetto sconfinato verso i dinosauri. La nostra redazione, due anni fa, aveva sostenuto con fierezza il suo hashtag #nonsitagliaundinosauro, creato in segno di protesta per le censure a Jurassic World 2: Fallen Kingdom. 140 pagine di delirio cartaceo lasciano emergere un moto di ammirazione, uno scheletro miracolosamente integro. Noi umani possiamo parodizzare queste creature, attribuirgli la nostra galassia di difetti, ma alla fine lo faremo con rispetto, perché le amiamo troppo. Sicuramente più di chi “ti esce la cultura” per fare avanspettacolo.

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