CREEPSHOW – Black humor da celluloide

Le folli storie di Stephen King e George Romero.

di Alessandro Sivieri

Le opere del prolifico Stephen King non hanno avuto costanti fortune sul grande schermo, ma immaginiamo che un giorno il Re del Brivido si svegli di buon umore e decida di fare squadra con un altro cavallo di razza, il George Romero di Dawn of the Dead. L’obiettivo è realizzare un film a episodi basato su alcune serie di fumetti amate da entrambi: Tales from the Crypt, Vault of Horror, The Haunt of Fear, tutti editi dalla EC Comics di William Gaines. Racconti macabri e assurdi, divorati con gusto dai giovani lettori e omaggiati da un’antologia che finge briosamente di svolgersi su celluloide: colori accesi, split screen, frasi dentro i balloon, scene topiche incorniciate nella cara, vecchia finestrella.

Locandina Ceepshow film

Creepshow evita fin dal principio ogni seriosità autocompiaciuta e si erge a portabandiera dello humor nero, della voglia di divertire attraverso una lucida follia. Oltre a due sequel non all’altezza, avrà un successore “spirituale” chiamato I delitti del gatto nero e aprirà la strada a prodotti televisivi come Tales from the Crypt e il nostrano Zio Tibia Picture Show. Romero dirige con piglio giocoso basandosi sullo script di King, con un prologo ambientato in un quartiere benestante degli USA. 

Il narratore è lo Zio Creepy, che si fa beffe del perbenismo americano.

Il giovane Billy (Joey King, figlio di Stephen) viene trovato in possesso di un albo di Creepshow, che i genitori considerano spazzatura. Il padre bigotto Stan (Tom Atkins, apparso anche in Fog e in Dimensione Terrore) lo rimprovera aspramente e getta i fumetti nella spazzatura. Ecco che, in soccorso del ragazzo, giunge lo scheletrico Zio Creepy, personaggio cartaceo che prende vita per beffarsi del perbenismo americano e offrire agli spettatori una serie di storie da pelle d’oca.

Creepshow fantasma prologo

Il primo episodio, Father’s Day, approda in una landa affine allo stile di Romero, presentandoci uno zombie vendicatore e affamato di dolciumi. Una famiglia di ereditieri squinternati, degni di una Agatha Christie in preda agli acidi, ricorda di quando l’anziana zia Bedelia (Viveca Lindfors) uccise il padre invalido e rompiscatole Nathan (Jon Lormer) durante un raptus, spaccandogli la testa con un pesante posacenere. Tale oggetto apparirà anche nei capitoli successivi. Peccato che l’anziano Nathan non abbia mai avuto la torta che gli spettava per la Festa del papà, quindi ritorna in vita come una carcassa putrescente e stermina tutti gli ingrati discendenti, guarnendo il dolce a lungo desiderato con la testa della nipote.

Zombie torta Creepshow

Mai mettersi tra un anziano e la sua torta.

Il secondo segmento, The Lonesome Death of Jordy Verrill, vede lo stesso Stephen King nei panni di un contadino buzzurro degli anni ’50. Un meteorite precipita nei campi e l’uomo pensa bene di rivenderlo all’università locale per ricavarne un discreto gruzzolo. Peccato che la pietra inizi a emettere una sostanza verdastra che contamina il terreno, gli oggetti e il protagonista, scatenando una crescita incontrollata di vegetazione. È scontato pensare a Il colore venuto dallo Spazio di H.P. Lovecraft, dai presupposti alquanto simili. Anche all’inizio di Men in Black un corpo celeste precipita nella proprietà di un white trash da manuale, interpretato da Vincent “Palla di lardo” D’Onofrio. Mentre l’ingenuo personaggio di King è destinato a trasformarsi lentamente in pianta, quello di D’Onofrio diventerà lo spassoso Edgar Abito. Forse l’episodio più comico, grazie all’espressività sopra le righe dello scrittore.

Creepshow Stephen King contadino

Steve, non credi che sia il caso di smetterla con quell’erba?

Something to Tide You Over ha un sapore spiccatamente più kinghiano e ci mostra Leslie Nielsen negli inediti panni di un magnate che, scoperto il tradimento della giovane moglie, decide di vendicarsi in modo sadico della coppia di amanti, intrappolandoli sotto la sabbia e costringendoli a guardarsi mentre l’alta marea ne decreta l’annegamento. La vendetta spettrale, però, non tarda a manifestarsi. La paranoia, l’elaborato gioco di ricatti e l’atmosfera da thriller richiamano un altro racconto di King, intitolato Il cornicione e apparso nella raccolta A volte ritornano. La storia presenta diverse similitudini: un tizio ricco e crudele tenta di vendicarsi della moglie e del suo amante, un istruttore di tennis. Anch’esso ha avuto una trasposizione filmica ne L’occhio del Gatto, diretto da Lewis Teague.

Leslie Nielsen creepshow

Il tenente Drebin e il suo concetto di protezione solare.

Siamo al penultimo segmento, The Crate, dove una misteriosa cassa di legno viene recapitata ai docenti di un college. Questi ultimi la aprono e scoprono che al suo interno si cela una creatura scimmiesca altamente vorace, che ama pasteggiare con gli esseri umani. Il seminterrato diventa la tana della bestia sanguinaria, che verrà sfruttata da uno dei professori per sbarazzarsi una volta per tutte dell’odiosa consorte Wilma (Daniela Nobili). Mirabili le fattezze dell’essere, battezzato “Fluffy“, alla cui creazione ha contribuito il leggendario Tom Savini. A chi ha una passione per i primati affamati di budella, consigliamo Shakma – La scimmia che uccide, dove un babbuino impazzito fa mattanza in un laboratorio.

Tom Savini con Scimmia Creepshow

L’episodio di chiusura, They’re Creeping Up on You!, segna la discesa definitiva nelle ossessioni della mente umana. Nel suo appartamento asettico e ad alta tecnologia, il milionario Upson Pratt (E.G. Marshall) amministra il suo impero economico e lucra sulla bancarotta dei suoi avversari. Non prova pietà per nessuno e i suoi unici amici sono i guanti di lattice, il tritarifiuti e i detergenti. Il delirio igienista si accentua quando un numero crescente di scarafaggi inizia a invadere l’edificio. Un black out colpisce l’intera città e Pratt si ritrova senza difese, alla mercé di un nugolo di schifosi insetti che invadono il suo corpo. L’attacco degli animali ha i tratti di una potente allucinazione e simboleggia una “rivolta proletaria” dei sottoposti di Pratt, trattati da quest’ultimo come dei parassiti da schiacciare. Se Ebenezer Scrooge si faceva un giretto con i fantasmi del Natale, il tiranno industriale di Creepshow ingoia un boccone piuttosto amaro (e pieno di zampe).

Creepshow scarafaggi Pratt scena

Esaurito il carosello di incubi, intrighi e scimmie indiavolate, si torna nella provincia americana del prologo, dove due netturbini (tra cui il succitato Tom Savini) trovano il fumetto in mezzo ai rifiuti e ne fanno tesoro. Il padre dispotico avrà la sua punizione tramite una bambola voodoo ordinata tempo prima dal figlioletto. Questo lieto fine (insomma, dipende da chi impugna lo spillo) suggella uno scanzonato mash-up di generi orchestrato da due maestri che, tra un sogghigno e l’altro, infilano una lezioncina morale tra le pieghe del racconto: a ogni azione meschina e tipicamente umana fa eco una giustizia sovrannaturale, una rivalsa truculenta che smaschera le ipocrisie del tessuto familiare. Una resurrezione in salsa cinecomic del Grand Guignol, che prende a torte in faccia i benpensanti degli eighties.

Creepshow poster personaggi

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