DUNGEONS & DRAGONS: L’ONORE DEI LADRI – Tiro critico, ma non confermato

Arriva finalmente nelle sale l’adattamento di uno dei giochi da tavolo più famosi al mondo, uno di quelli che farà gridare “Sia lodato Lathander!” ai fan. Gli manca ancora qualcosa, ma la strada è quella giusta. 

di Cristiano Bolla

Dimenticate i timidi e sconclusionati tentativi dei primi anni 2000 e mettete da parte l’enorme affetto per prodotti amatoriali come The Gamers: cinema e fandom hanno finalmente trovato una giusta sintesi nel nuovo Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri. Un’impresa non da poco, considerando che il punto di partenza è il gioco più illimitatamente fantasioso per eccellenza, in grado di coinvolgere da quasi 50 anni milioni di appassionati sparsi per il mondo e muovere un mercato (tra manuali e molto altro) da oltre un miliardo di dollari annui.

dungeons and dragons party protagonisti

Come si può adattare qualcosa di così sconfinato e personale? A questa domanda i registi e sceneggiatori Jonathan Goldstein e John Francis Daley hanno risposto nella maniera più semplice ed efficace possibile: partendo da un buon party. Hanno scelto i loro personaggi, un equilibrato mix di forza bruta e ingegno, di magia e cazzimma. A guidare il gruppo in questo Dungeons & Dragons è il bardo di Chris Pine, accompagnato dalla barbara interpretata da Michelle Rodriguez, il sedicente stregone di Justice Smith e la tenace druida di Sophia Lillis. Non mancano altre classi come l’intransigente paladino interpretato da Regé-Jean Page e il rogue di Hugh Grant.

Lo sviluppo è altrettanto intuitivo, specie se non è la prima volta che vi sedete attorno ad un tavolo da gioco: c’è una missione da portare a termine, oggetti da recuperare e strade secondarie da prendere per poterlo fare. Tutto sa di casa, per un giocatore abituato ad avere a che fare con lo sterminato bestiario di creature offerto dal franchise. Sul punto, una menzione d’onore spetta al chubby drago rosso, il migliore dai tempi di Shrek. Come già visto dal trailer, però, non mancheranno altre chicche mostruose come le belve distorcenti, l’orsogufo, il Mimic e un altro paio di draghi che pur senza essere strettamente protagonisti rendono ancora più vasta la lore del film.

A risultare familiari saranno però soprattutto le dinamiche interne del party. Epici quando l’avventura lo richiede, ma anche altrettanto cazzoni quando la battuta viene servita su un piatto d’argento. Lo spirito che anima ogni gruppo di gioco, diviso tra irreprensibili nerd ligi al manuale e chi invece in una campagna preferisce essere quello che la spara giusta al momento giusto.

chris pine protagonisti dungeons and dragons l'onore dei ladri

In Dungeons & Dragons: L’onore dei ladri c’è tutto questo: è un fantasy solido, con una lore che va molto (talvolta troppo) in profondità e fa capire che dietro ai protagonisti scelti e all’avventura in corso potrebbe esserci un universo sconfinato di storie da portare in sala. Volendo semplificare il discorso, si potrebbe dire che questo nuovo adattamento ha fatto sua la lezione della Marvel: azione e divertimento, elementi di genere e costante ironia, senza rinunciare a quella punta di drama familiare che rende i personaggi più avvicinabili.

Un tiro di dado critico, quindi, ma non confermato. La pecca arriva infatti là dove non te l’aspetti, ovvero dal parco villain. I protagonisti sono precisi e inquadrati, ma lo stesso non si può dire per il cattivo Hugh Grant e i temibili (ma manco troppo) Stregoni Rossi: mancano motivazioni convincenti, uno sviluppo drammaturgicamente sensato e altri elementi che possano alzare il loro grado sfida. Quasi un paradosso, considerando che di solito in una campagna di D&D sono proprio loro a trasudare oscura epicità.

dungeons and dragons film con sophia lillis

Ci sarà tempo per sistemare anche questo aspetto e i fan farebbero bene a sperarlo: in un’epoca di fantasy oscuri ed estremamente politicizzati – da House of the DragonIl Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere – e tralasciando giocattolini come il ritorno seriale di Willow, al mondo del cinema manca una quota di fantasy puro, senza commistione di generi o velleità autoriali. E dietro allo schermo di un master, lo sappiamo, si nascondono infinite possibilità. Roll the dice, baby.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.