THE RINGS OF POWER – Bigiotteria di lusso

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La serie milionaria di Amazon sa di menù degustazione ma per fortuna non è The Rings of Povery.

di Alessandro Sivieri

*ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER*

trolling sauron halbrand rings of power

“Il male non è in grado di creare nulla di nuovo, può solo distorcere e distruggere ciò che è stato inventato o fatto dalle forze del bene.”

L’anno scorso sono uscite due serie fantasy chiacchieratissime: House of the Dragon (ancora draghi e more boobies) e Rings of Power, una delle più grandi calamite di hype mai viste, che prometteva un ritorno a Tolkien, a elfi e nani, ai pericoli della gioielleria handmade. Lo show ha visto la luce, la Rete si è sfogata. È il momento di rifletterci a mente fredda. Eh sì, allunga la mano, Frodo. È Freddo. Dunque, il trailer della stagione d’esordio parlava chiaro su diversi fattori: scelte di casting, toni della serie, sterzate dal canone letterario che sarebbero state mal digerite da legioni di fan de Il Signore degli Anelli. Questi ultimi hanno pensato bene di riempire la sezione dei commenti con la citazione tolkieniana che apre l’articolo.

compagnia dell'anello film di peter jackson

Il significato è cristallino, al pari della dicotomia bene-male nelle opere del Maestro, dove tutto ciò che viene toccato dalle forze oscure diventa orrendo alla vista, una grottesca parodia della sua controparte “sana”. Gli orchi sono brutti e puzzoni, i troll sono troll (senza una tastiera per i flame) e gli eroi, pur avendo dei dubbi lungo il cammino, mantengono integre le proprie convinzioni su ciò che è giusto e ciò è sbagliato. Certo, il potere dell’Unico Anello può essere seducente, eppure la loro bussola morale è salda quanto i piedi legnosi di un Ent. La malvagità invece ha poca fantasia e mira a distorcere il Creato a sua immagine e repellente somiglianza.

rings of power logo della serie

Agli occhi degli utenti questa entità nefasta è Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che si è messo a tirare dollaroni agli showrunner nella speranza di settare un nuovo standard nella serialità televisiva. L’unica cosa che raggiunge le dimensioni del budget (500 milioni di dollari per la prima stagione di otto episodi) è il rischio di fare una brutta figura, direttamente connesso all’eredità che RoP si carica sulle spalle. Tolkien è l’ABC del genere fantasy, il non plus ultra delle battaglie campali tra nani, elfi e creature zannute. Le sue invenzioni linguistiche e l’abilità nel world building, unite alla prosa raffinata, lo hanno reso immortale quanto gli Ainur dei quali racconta le gesta.

peter jackson regista hobbit e signore degli anelli

A fare tesoro del suo lascito con una trilogia cinematografica (poi diventata esalogia grazie a Lo Hobbit) è stato il neozelandese Peter Jackson, il quale è riuscito a mettere in piedi uno squadrone di talenti, dagli scenografi al cast di protagonisti. La trilogia del SdA ha cambiato permanentemente le aspettative di chi va in sala per assistere a una battaglia campale. Cioè, avete presente la difesa del Fosso di Helm? La carica nei campi del Pelennor? Il carisma di Viggo Mortensen, i mille dubbi di Théoden? Una formula irripetibile che va oltre i paesaggi mozzafiato e che poggia su ingredienti come passione e visione d’insieme. Nessuno l’aveva mai fatto così grande e così bene. E dopo vent’anni di videogame, giocattoli, convention ed espansioni del franchise è arrivato il colosso produttivo di Bezos con l’intento di rimettere mano a quella gemma purissima, di alzare l’asticella ancora una volta. Non al cinema, su Prime Video.

battaglia del pelennor signore degli anelli

Una cosa la sapevano tutti, a prescindere dal differente campo da gioco: non sarebbe mai stata la trilogia di Jackson. Ed è giusto così. Altri tempi, altro team creativo, ritmi narrativi che tengono conto di uno sviluppo su più stagioni. L’intento di Amazon è raccontare la genesi dell’Unico Anello e degli Anelli del Potere, costruendo un “prequel” ambientato nella Seconda Era. Un periodo che non comprende la cosmogonia della Prima Era o l’epicità della Terza ma che abbonda di materiale su cui lavorare: la caduta di Númenor, l’ascesa al potere di Sauron, la progressiva scomparsa degli elfi dalla Terra di Mezzo mentre i nani si arroccano nelle montagne e gli uomini si lasciano sedurre dal male.

rings of power regno di numenor

Vicende affini a chi ha letto Racconti Incompiuti, il Silmarillion oppure le appendici de Il Signore degli Anelli, sulle quali Bezos ha i diritti. Ecco, diciamo che anche una piccola fetta dell’opus tolkieniano ha un prezzo, quindi l’Amazzozzone non può vantare pretese su tutto ciò che è uscito dalla penna del Maestro. Bisogna stare attenti a quali contenuti scegliere, a quali nomi citare senza rischiare una multa milionaria, e reinventare il resto. Partiamo dalla compressione temporale: sotto le spoglie di Annatar il Signore dei Doni, Sauron trascorre qualche secolo a corrompere gli elfi dell’Eregion, entrando nelle loro grazie e fornendogli consigli utili per la forgiatura degli Anelli del Potere. Nella serie pare che tutto ciò accada in poche settimane e non esattamente nelle modalità che ci aspettavamo. Non risulta nemmeno, se non da fonti secondarie, che Gandalf si aggirasse per la Terra di Mezzo nella Seconda Era, perché era chiaro fin dall’inizio che il cosiddetto Meteor Man che stringe amicizia con i Pelopiedi (antenati degli Hobbit che girano con i ramoscelli d’ulivo in testa) fosse uno degli Istari, un tizio a caso che con il trascorrere dei secoli sarà molto legato alla Contea.

meteor man istar rings of power

“Uno stregone non è mai in anticipo…”

Basta questo a far infuriare i puristi tolkieniani, quelli che si vantano di conoscere a memoria l’albero genealogico di Fëanor e di avere un nome in Quenya per tutti i membri della famiglia. Eppure nemmeno la trilogia di Jackson, presa come stendardo in questa battaglia social del bene contro il male, brillava per il rispetto del lore, adottando talvolta soluzioni che erano funzionali al racconto cinematografico ma spudoratamente lontane dalla fonte letteraria. L’incontro tra Frodo e soci con il solare Tom Bombadil è stato rimosso da La Compagnia dell’Anello, il valoroso Glorfindel ha ceduto il posto a una Arwen meno passiva e l’invasione della Contea da parte di Saruman e del viscido Vermilinguo è stata bellamente ignorata. Ai tempi fioccarono le critiche degli intransigenti, quelli che decisero di focalizzarsi sul canone e non su una domanda cruciale per gli amanti del fantasy: c’era qualità? Un senso dell’epica? Era bellezza quella che si riversava sullo schermo? Per tutti i Valar, se lo era!

rings of power torre elfica arondir

Sarebbe dunque meglio non incaponirsi sulla forma delle unghie dei piedi di Gil-Galad o sbracciarsi per le date che non tornano. Il ragionamento da fare è, ora come vent’anni fa, sulla bellezza di ciò che abbiamo davanti. È tutto indubbiamente bello, ma si tratta di una bellezza aziendale. Il senso di enormità della Terra di Mezzo è ben restituito dalle generose panoramiche che ci vengono offerte e che, come da prassi, sono utili a spostare il focus della storia da un personaggio all’altro, e quindi da un popolo all’altro. Non dimentichiamoci che Aragorn e soci arriveranno millenni più tardi e che in questa Era, meno conosciuta dal pubblico generalista, c’è un sacco di materiale da contestualizzare. Se i totali di montagne e vallate si fanno apprezzare (poco importa se dovuti a un turbodrone ipercostoso o al compositing), vi sono scenari dove appare evidente il distacco tra gli interpreti e lo sfondo in green screen nel quale vengono inseriti. Il prologo a Valinor e le sequenze nel regno elfico di Lindon sono quelle che risentono maggiormente di questa artificiosità, seppure il dettaglio delle ambientazioni resti notevole. Insomma, tutto lindo e pulito, ansioso di venderci la propria perfezione. Tutto aziendale.

rings of power elrond e galadriel

Veniamo ora ai protagonisti, croce e delizia di Rings of Power: ne vengono inseriti alcuni che non sono mai stati nominati sulla carta, e il colmo è che funzionano meglio dei volti noti. Partiamo dagli elfi, dove un giovane Elrond (Robert Aramayo) è ancora distante dall’individuo maturo ed equilibrato a cui prestava il volto Hugo Weaving; il Mezzelfo, figlio del leggendario Eärendil, sta imparando la sottile arte della politica e del sotterfugio, guadagnandosi la fiducia dell’alto re Gil-Galad (Benjamin Walker, un sovrano imperscrutabile e dal fisico bolso). Ci piace? Beh, il personaggio ha ancora parecchia strada da fare e pare che le sue orecchie diventino innaturalmente più grandi in ogni sequenza, ma si salva grazie allo schietto rapporto di amicizia che sviluppa con il principe Durin IV (Owain Arthur). Il vero problema arriva con Galadriel, interpretata da Morfydd Clark e soprannominata dai detrattori Guyladriel per via della sua aura da Mary Sue: una tizia brava in tutto, arrogante con tutti ed essenzialmente incapace di fallire.

morfydd clark galadriel personaggio

La verità è più complessa di così. Mancano lustri, sangue e chilometri prima che Galadriel diventi la saggia e temutissima strega portata sullo schermo da Cate Blanchett. Questa versione del personaggio è più acerba, battagliera, destinata a evolversi e a commettere un madornale errore di valutazione nel finale (andare a braccetto con il proprio rivale travestito). Eppure Galadriel, ai tempi di RoP, ha già migliaia di anni sul groppone, un marito e persino una figlia. Ciò non significa che non debba farsi le sue scampagnate a infilzare gli orchi, significa che la sua mentalità è a dir poco adolescenziale, considerando le sue attuali esperienze di vita. L’ossessione di Galadriel è Sauron, che va ucciso per vendicare il fratellone, e questa caccia secolare l’ha resa petulante quanto le peggio studentesse in una gara di spelling. Palazzi, locande, pescherie, non esiste luogo dove Galadriel non si metta a impartire ordini e reclamare eserciti, senza badare a quante vite vengano messe in pericolo. La sua invincibilità in duello non trova inoltre un valido supporto nelle coreografie, decisamente da rivedere. I soldati di una Númenor nel pieno dello splendore vengono ridotti a ragazzini da umiliare in un petosecondo, sotto lo sguardo esterrefatto di un antenato imbruttito di Aragorn che indossa un’armatura con i pettorali mosci. Però, ragazzi, c’è Arondir.

elfo cruz cordova rings of power

Il personaggio di Ismael Cruz Córdova è un inedito soldato elfico che pattuglia le future terre di Mordor e che ha un intrallazzo segreto con la madre single Bronwyn (Nazanin Boniadi). Le storie d’amore tra umani e tizi immortali con le orecchie a punta non hanno un esito felice nelle antiche ballate e questo cumulo di dilemmi esistenziali aggiunge un peso emotivo alle scelte compiute da Arondir. Non proviamo nemmeno a parlare di sfumature della pelle in un mondo popolato da creature mitiche e concentriamoci sulla performance: Córdova è l’elfo più credibile della serie finora. Ha il portamento di un elfo, parla come un elfo, combatte come un dannato elfo spaccaculi, gettandosi di testa in frecciate, pugnalate e in una eccitante boss fight con un orco dalla stazza di Cannavacciuolo. Non pervenuto Celebrimbor, discendente del leggendario Fëanor e signore dell’Eregion. Questo stimato fabbro è alla ricerca di un modo per salvare il suo popolo dall’annientamento ed è destinato a forgiare i primi tre Anelli del Potere. Ha un solo difetto: sembra il nonno di Fëanor. Anzi, il nonno di Sauron. Il nonno di tutta la lurida Terra di Mezzo. Il povero Charles Edwards appare proprio decrepito per appartenere a una razza virtualmente eterna. Roba da rinchiuderlo in una RSA elfica con panini al latte e una minestra di carotine. Adesso potete mandarci a quel paese: non siamo razzisti ma abbiamo un principio di gerontofobia. Scansiamo le polemiche e spostiamoci sui nani. Loro sì che sono sul pezzo.

durin rings of power nani di moria

Il regno sotterraneo di Moria mostra i muscoli con le architetture ispirate e con le corazze dei nani impegnati a gozzovigliare e a scavare nel ventre della montagna come se fosse un’amante: bisogna parlare con la montagna, bisogna comprenderla. Durante gli scavi viene scoperto il mithril, una lega preziosa e ultra-resistente che risulterà familiare a ogni fan. Il metallo argentato risulterà cruciale per il destino degli elfi, eterni amici-nemici, e per quello del regno nanico, poiché nelle profondità della terra si nasconde il Balrog, colui che verrà soprannominato il Flagello di Durin. Il design del demone rispecchia in gran parte la visione jacksoniana, ed è questo uno dei campanelli d’allarme che sposta l’attenzione sulla paraculaggine del prodotto Amazon: prende le distanze dalla sacra trilogia ma si assicura di rimanere nei paraggi. Vuole restituire quel pizzico di senso di familiarità sul piano estetico, ed ecco che il Balrog – i cui tratti anatomici sono fumosi nei romanzi – è di nuovo un diavolo cornuto, ecco che una cavalcata gloriosa cerca di emulare i Rohirrim in scala ridotta, mentre per realizzare gli orchi viene chiamata la Weta Workshop, la squadra di “realizzatori di miracoli” che aveva reso grande la trilogia e che qui torna a lavorare con il prostetico, a sfornare armi e armature.

rings of power orchi

Gli orchi sono uno spettacolo per gli occhi. Grezzi e luridi ma con una backstory da classe oppressa di reietti. Hanno i loro diritti, le loro ambizioni e un sano orgoglio orchesco, incarnato appieno dalla loro guida, Adar. L’elfo oscuro si sente il “padre” della sua gente, ha una psicologia complessa ed è interpretato da Joseph Mawle, così bravo e carismatico da essere ricompensato con… una sostituzione. Valli a capire. Parlando sempre di facce inedite, spostiamoci sull’Halbrand di Charlie Vickers, uno che a parole sue non sapeva di essere Sauron in incognito fino a riprese iniziate. Eppure te lo aspetti che quell’uomo senza passato non sia chi dice di essere. Non mente sui suoi trascorsi recenti ma nemmeno approfondisce. Ha una inaspettata capacità dialettica, riflessi innaturali e adora forgiare cose. Acerrimo nemico di Galadriel, viene aiutato da quest’ultima, le rimane accanto per settimane e viene trascinato nel luogo che gli torna più utile. Per la serie “Bisogna tenersi gli amici vicini e i nemici ancora più vicini”. Un genio.

halbrand charlie vickers attore sauron

“Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”

Sebbene la sua identità sia intuibile, durante la serie è ugualmente partito un toto-Sauron per scovare il travestimento del tiranno in esilio, frutto di un filo conduttore che tutto sommato funziona: agli spettatori non interessa dipanare chissà quale matassa, vogliono divertirsi a osservare come le certezze vadano a rotoli quando l’inevitabile si palesa, alla stregua di chi andava a godersi tragedie e commedie pur conoscendone a menadito lo svolgimento. Che faccia farà Galadriel quando scoprirà di essere stata in crociera con la sua nemesi? Quanti casini combinerà il Signore dei Doni con la sola forza dell’inganno?

halbrand galadriel su zattera

Beh, parecchi: lo scopo finale è la forgiatura dell’Unico Anello, che renderà Sauron potentissimo. Alcuni speculano che al suo apice potesse rivaleggiare con un Morgoth indebolito, ed è un gran complimento. Tifiamo per la rovina, aspettiamo con la bava alla bocca che si concretizzi quel presagio sinistro che aleggia fin di primi minuti, un senso di oppressione che ricorda la prima metà de La Compagnia dell’Anello. Chi continuerà a seguire lo show desidera questo, come desiderava ardentemente che il presunto Gandalf meteorico (Daniel Weyman) si ripigliasse dall’amnesia e iniziasse a sfornare massime esistenziali più – appunto – in stile Gandalf.

troll delle nevi rings of power mostro

Perfino sul fronte mostruoso ci sentiamo di spezzare una lancia a favore di RoP, pur con qualche dubbio che ci impedisce di fracassare l’intera armeria: il Troll delle Nevi va di diritto sul podio dei nostri Troll preferiti, il succitato Balrog è una garanzia e assaporiamo qualche attimo con un mostrone marino nella tempesta. Meno convincente il Mannaro con l’aspetto di un chihuahua imbottito di steroidi, ma ci sono margini per migliorare. Superato l’impatto con il pubblico e raccolti i dovuti feedback, la forgiatura di questa nuova opera non può che raffinarsi. Non si tratta di un gioiello unico (tipo quei preziosissimi Silmaril che fecero emozionare Morgoth) ma ha dietro una manifattura che deve solo distinguere tra i vezzi superflui e i rischi necessari per rivendicare la sua originalità. Al prossimo incontro.

tre anelli del potere forgiati rings of power

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Conte Gracula ha detto:

    Personalmente, ho visto Gli anelli del potere come se fossero uno Scary Movie fantasy involontario… peccato che fosse Scary Movie V, dato il ritmo narcolettico della maggior parte delle scene!
    Sarà questione di cosa si guarda con più attenzione, a seconda della sensibilità di ciascuno, ma dal mio punto di vista ci sono tanti problemi in diversi aspetti, a volte persino a livello di resa in scena e montaggio, per cui la serie viene spesso lodata (la scena con le guardie, defilate su un lato dello schermo, che entrano in cella da sole, mentre combattono con Galadriel, sarebbe perfetta in un film di Mel Brooks XD).

    Alla fine, la difficoltà dei criticoni è stabilire una gerarchia di gravità tra gli elementi discutibili della serie: non è tutto da buttare via, ma non riesco a percepire i dichiarati 60 milioni di dollari a episodio, dove si salvano soprattutto un po’ di “cartoline” dei paesaggi, che hanno una buona realizzazione.
    E salverei anche il chihuahua mannaro: dai, è carinissimo!
    Amazon farebbe meglio a commissionare il Funko e una linea di peluche sul mannaro, sembra uno di quei cagnoloni un po’ stupidi ma adorabili dei cartoni animati 😀

    Non vedo l’ora che esca(no i meme del)la seconda stagione. Perché dopo una prima con così tante cadute, in cui la questione del casting o dell’aderenza minima necessaria al canone sono proprio il minor problema, rialzare il tiro è qualcosa che richiede una direzione praticamente miracolosa.
    Sospetto che verrà fuori un’altra parodia involontaria, comica quanto il secondo più grande fabbro elfico, che si fa spiegare (da un passante apparentemente giovane e umano) che i metalli si possono mettere in lega 😅

  2. Monster Movie ha detto:

    Ciao, purtroppo le coreografie sono un problema, specialmente quando a combattere è Galadriel. Ce ne accorgiamo quando pesta dei soldati in addestramento o quando, appunto, le guardie si auto-catapultano in cella. Arondir invece spacca, anche quando le prende. Sulla resa paesaggistica nulla da eccepire, per godersi la storyline invece è necessario qualche compromesso secondo la sensibilità di ognuno. Vedremo come Amazon aggiusterà il tiro!

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