di Alessandro Sivieri
Forse il mostro più terrificante è quello che ha un volto umano. Pochi serial mi hanno appassionato come Hannibal, cancellato dopo tre stagioni e passato un po’ in sordina. Dopo averlo terminato sono pervaso da un misto di sazietà e malinconia, conscio che qualunque cosa guarderò in futuro dovrà sudare parecchio per piacermi altrettanto. Chi come me ha visto tutti i trentanove episodi dovrà ammettere che ci troviamo di fronte a una storia macabra e appassionante, con dei valori produttivi fuori scala.
Tralasciamo le prove attoriali, a cui arriveremo fra poco, e proviamo a immaginare un’altra serie capace di solleticare il nostro lato più cinico e sadico, servendoci la follia su un piatto d’argento. Vi è venuta in mente? Sono poche, molto poche, ed è difficile che presentino un connubio così azzeccato tra suono e immagine: la cinematografia è di prim’ordine, con inquadrature ugualmente raffinate delle pietanze e delle mutilazioni (sapete, per il dottor Lecter la differenza è zero), citazioni colte, scene oniriche e scelte musicali che spaziano tra il classico e lo sperimentale. E poi c’è la ciliegina sulla torta, la bomba atomica: l’Hannibal di Mads Mikkelsen, il Will Graham di Hugh Dancy e il rapporto che li lega.
Che Mikkelsen fosse un attorone era già risaputo, basti pensare a film come Il sospetto o la saga di Pusher, ma qui arriva a superarsi, competendo senza problemi con Anthony Hopkins. Sembra davvero nato per il ruolo e il suo Hannibal è colto, feroce, enigmatico. È lui che dona eleganza allo splatter e al sangue che scorre abbondante quanto il vino. Senz’altro un mostro, qualcosa di disumano che va oltre la nostra comprensione. Lecter non uccide e manipola per crudeltà, agisce secondo la sua natura, si crede al vertice di una catena alimentare, e quando architetta un piano diabolico alle spalle dei suoi “amici” lo fa perché è curioso delle conseguenze. La vera sorpresa è però Hugh Dancy, con il suo Will Graham, cacciatore di serial killer: ha un carisma micidiale, un’evoluzione psicologica notevole e non si fa mettere in ombra dal suo comprimario.
I due personaggi si controbilanciano e si trasformano a vicenda. Will è una persona empatica, fragile, costretta a pensare come uno psicopatico per fare il proprio mestiere e salvare vite. Il contatto prolungato con Hannibal arriverà a creare una specie di dipendenza, di amore platonico, e lo renderà spietato. Lecter a sua volta viene cambiato e scopre il bisogno di un amico, nonostante il suo concetto di amicizia sia un po’ fuori dagli schemi. Ed è questo uno dei punti di forza della serie: siamo affascinati dal mostro, ne condividiamo i sentimenti, entriamo nella sua testa e, con un misto di attrazione e orrore, vorremmo che entrasse nella nostra.
Feeding Hannibal: A Connoisseur’s Cookbook
Chiunque abbia a che fare con Hannibal ne esce marchiato; viene distrutto o diventa un po’ come lui. Anche il pubblico, episodio dopo episodio, si scopre manipolato, vulnerabile, accettando l’influenza di Lecter e del suo mondo. Forse non fa altro che mettere a nudo le nostre inclinazioni più violente, il lato di noi che vorremmo ignorare. Come quello tra i due protagonisti, l’abbraccio tra serie e spettatore è fatale. Ne vale ampiamente la pena, anche solo per il finale della seconda stagione, una delle sequenze più liriche ed emozionali mai viste su uno schermo. Vi ho fatto venire appetito?
Hannibal: The Complete Seasons 1-3
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