di Alessandro Sivieri con inserti di Matteo Berta
Nell’anno dei mostri, dopo il proseguo del MonsterVerse con l’uscita del buon Kong: Skull Island, ecco che è arrivato anche l’inizio del Dark Universe presentato in pompamagna con un premontato di presentazione e accompagnato musicalmente da un tema di Danny Eflman.
Questo film era un richiamo molto forte per noi mostrofili, ma abbiamo cercato di restare con i piedi per terra: non siamo entrati in sala con la pretesa di gridare al miracolo, ma almeno di divertirci come faremmo con un Kong: Skull Island. Invece ne siamo usciti confusi. Non è certo un horror, ma nemmeno una commedia. Potremmo classificarlo come avventura fantasy con inserti demenziali. Il reboot mostruoso diretto da Alex Kurtzman, incipit ufficiale del Dark Universe della Universal, è un prodotto in crisi d’identità, una rocambolesca fuga di Tom Cruise che per due ore pista come un dannato tra le vie di Londra e viene pestato da esseri sovrannaturali (per somma gioia delle sue ex). Un’overdose di azione fine a se stessa per quello che, come suggerisce un caro amico, potremmo ribattezzare “Mummission Impossible”. Personaggi ed eventi appaiono scialbi e abbozzati, perché l’unico interesse della produzione è lanciare qualche easter egg qua e là, gettando le basi per i prossimi lungometraggi. La smania contemporanea di costruire un universo condiviso ha tolto autoconclusività a una pellicola che perde anche la voglia di uscire dagli standard narrativi e, soprattutto, di spaventare come si deve. Il vero peccato è che gli elementi interessanti non mancavano.
Il prologo recitato dal Dottor Jekyll di Russell Crowe (con la sua fedele pancia in fermentazione), a seguito di un ritrovamento archeologico, è abbastanza coinvolgente. Il flashback in Egitto con la principessa Ahmanet (Sofia Boutella) che stringe un patto con il malvagio Seth, per poi uccidere padre e fratellastro ed essere mummificata viva, è di buona fattura, sebbene un po’ sbrigativo. Avremmo voluto vedere di più ed entrare nel mood. Anche l’introduzione del personaggio di Cruise, un predatore di tombe con il piglio alla Indiana Jones, si fa apprezzare, così come l’intera sequenza dell’aereo e i primi attimi della resurrezione della Mummia, ancora putrefatta, inserita nel contesto gotico delle campagne britanniche. La regia e le inquadrature ci sono, ma vengono offuscate dall’inconsistenza narrativa, tra fughe interminabili, i soliti automezzi cappottati e l’introduzione di Prodigium, l’organizzazione del Dottor Jekyll con il compito di studiare e reprimere il Male. Anche le sequenze più tese, come un inseguimento subacqueo tra i non-morti, sanno di già visto, mentre ciò che non riusciamo proprio a digerire nel 2017 è il sacrificio romantico dove alla fine nessuno rimane morto.
A fare le spese di questo minestrone a lenta cottura sono in primis i personaggi e la loro dimensione psicologica. Il Nick Morton di Cruise è il tipico mascalzone che cela un’indole eroica, nulla che non troveremmo altrove. A renderlo più imprevedibile ci sono le allucinazioni provocate dalla possessione della Mummia, che lo ha scelto come compagno. Peccato che queste, dopo un po’, diventino ridondanti e prive di pathos. La vera vittima della scrittura è però Sofia Boutella: un’attrice e ballerina davvero affascinante, in grado di dare vita non tanto a un mostro ma a una dark lady semi-onnipotente. La vaghezza dei flashback e la progressione della trama appiattiscono la sua Ahmanet, che avrebbe potuto essere molto più sensuale e animalesca. Non percepiamo realmente il peso emotivo dei crimini che ha commesso né le sofferenze che ha attraversato (l’Imhotep di Arnold Vosloo aveva un background migliore), a volte empatizziamo con lei, ma non proviamo visceralmente quel misto fascino erotico e repulsione che dovrebbe suscitare. Ultimamente ci capita spesso di trovare ottime interpreti femminili svalutate da pessimi script, quindi ci auguriamo di rivederla presto, sempre piena di bende, magari in un episodio più solido.
Mi ero scordato dell’alter ego di Jekyll, ovvero il malvagio Mister Hyde: sembra soltanto un Russell Crowe leggermente ubriaco, che ridacchia e gigioneggia come se fosse alla bocciofila. Il suo Jekyll/Hyde è ambiguo e serafico, ma scritto troppo alla leggera per suscitare un reale interesse. Cionondimeno lo attende un futuro da Nick Fury dei mostri, quindi lo incontreremo di nuovo, pronto a pontificare sulla lotta alle Tenebre e a fare battutine. Sappiatelo, come nella tradizione della concorrenza Marvel non mancano i momenti demenziali, sequenze slapstick che spezzano l’atmosfera, già povera di orrore. Se l’offerta di questo Dark Universe si riduce davvero a esplosioni e commedia con demoni millenari, ridateci La Mummia di Brendan Fraser, che quantomeno era onesto e con delle sequenze notevoli. Forse è il momento che Tom Cruise, il cui ritorno nel franchise è inevitabile, si appenda al chiodo (o che non si appenda più agli aerei).
Vi avevamo regalato il live della colonna sonora in anteprima e forse già in quel momento ci si poteva rendere conto della povertà qualitativa della score.
L’ascolto separato è inutile, come l’apporto ricalcante abbinato alle scene, Brian Tyler (di scuola Zimmer) si limita a fare un po’ di casino con le percussioni, qualche “colpo d’archi” e chitarra solo a caso. Un personaggio come quello interpretato da Sofia Boutella avrebbe meritato un temone indimenticabile, ma alla fine questa colonna sonora è dimenticabilissima, anzi, non puoi nemmeno rimuoverla dalla tua mente perché non è nemmeno entrata.
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