Analisi storica e iconografica del famoso rettile sputafuoco.
di Giovanni Siclari
Cari amici di Monster Movie, ben ritrovati al nostro incontro con la Storia, con il Medioevo e con le mostruosità che esso ha prodotto. La figura che oggi andremo a scomodare è probabilmente una delle creature fantastiche più famose, più misteriose e più controverse. Stiamo parlando del drago. Per saperne di più sulle sue incarnazioni filmiche, vi rimandiamo subito alla classifica dei draghi più importanti dei film.
Oggigiorno, quando pensiamo a un universo fantastico, magari intriso di un’atmosfera medievaleggiante, il drago diviene uno degli elementi costitutivi quasi sempre immancabili.
D’altro canto che mondo sarebbe senza Nute… ehm, senza i draghi? Questo vale per opere letterarie fantasy come Lo Hobbit di J. R. R. Tolkien, il Ciclo dell’Eredità di Christopher Paolini, le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin e le omonime trasposizioni in film e serie tv; gli esempi comunque sarebbero molteplici e per una semplice scelta abbiamo citato solo i più noti.
Non solo cinema, letteratura e tv strabordano della presenza di draghi, ma anche settori di intrattenimento come i videogames e i giochi da tavolo tengono alta la presenza di queste affascinanti creature nei loro titoli o nei loro contenuti (Dragon’s Lair, Dungeons & Dragons, Dragon Age, TES: Skyrim e molti altri). Siamo dunque circondati da draghi. La nostra società, come quelle passate, ne è ghiotta perché in questa figura può riversare simbologie, vizi e virtù tutto sommato modificabili a seconda delle esigenze, proprio per la sua natura fantastica ma allo stesso tempo profondamente radicata nella cultura. Per saperne di più sui lucertoloni del nostro folklore, non dimenticatevi di consultare il Bestiario d’Italia!
Nonostante ci sia molto da dire sull’impatto sociale e culturale che tali mostri hanno nel mondo contemporaneo e nel circuito dell’intrattenimento, il nostro compito ci porterà su sentieri e tempi diversi dal nostro, esplorando l’immaginario dell’Uomo Medievale.
Ebbene, il drago è per l’uomo medievale una creatura squisitamente reale ma profondamente instabile nelle descrizioni zoologiche presenti nei bestiari. Viene considerato come un serpente, eppure è dotato di zampe (variabili da due a quattro) e di ali. Vi sono poi eccezioni che lo vedono privo di ali e di zampe e che lo rendono più simile a una grossa serpe (o ai draghi orientali).
Ciò che in realtà accomuna i draghi è la presenza delle scaglie, che li rende creature resistenti e allo stesso temibili. Gli altri elementi possono poi variare: può avere più o meno arti, più o meno teste, code, sputare fuoco o meno… ognuno costruisce il drago secondo le proprie fantasie, pur partendo da basi comunemente note. Questo lo vediamo molto bene quando osserviamo i manoscritti miniati. I draghi ritratti nelle pagine dei codici diventano figure che si adattano a ogni tipo di distorsione e contorcimento. Basti pensare all’uso che se ne faceva nel produrre ornamenti in una o più lettere durante il periodo romanico (fine X-XII secolo d.C.), mentre nel successivo periodo gotico questi assumono maggior spazio all’interno della pagina.
Ma da dove si riteneva provenissero i draghi? Ovviamente dall’Oriente. Dico “ovviamente” perché l’Oriente è sempre stato il luogo di ogni mistero, il luogo di ogni esotismo. L’Oriente è il luogo che ospita il regno del Prete Gianni ma anche il luogo dove risiede il Santo Sepolcro che deve essere liberato (o mantenuto libero) dalle grinfie dei diabolici infedeli, incarnazione del male tanto che “il mite“ cistercense Bernardo di Chiaravalle, per licenza ai crociati di uccidere i loro nemici in Oriente, sosterrà che l’uccisione di un infedele non corrisponde a spargere il sangue di Cristo ma bensì al compiere un malicidio. Ecco allora che dalla terra dei grandiosi misteri e delle profonde suggestioni arrivano voci secondo cui i draghi si trovano in Etiopia, in Barberia o addirittura in India.
La natura del drago è plurima, in quanto appartiene al mondo terrestre ma anche a quello celeste e acquatico. Qualità che lo rendono perfetto per essere collocato in qualsiasi luogo e secondo le motivazioni più diverse: custodire tesori, spiegare strani getti di acqua bollente nel Nord Europa, un incendio improvviso di una foresta e via discorrendo.
Ma se in terra il drago è il terrore degli uomini e degli animali, e in acqua è il terrore dei pesci, in aria trova il suo habitat perfetto. La draconica bestia diventa la creatura diabolica per eccellenza, dato che arriva a sfidare gli angeli del cielo ma anche i grandi predatori rapaci. Proprio nel cielo il drago è in grado di sprigionare grandi raffiche di vento, scatenando tempeste e scintille infuocate. Urla, ringhi, fiamme e fumo incalzano l’aria, riempiendo di veleni l’atmosfera, eppure il vero punto di forza del drago risiede nella sua possente coda, in grado di distruggere e ridurre in polvere qualsiasi cosa.
Tuttavia i draghi sono creature che possono essere sconfitte, nonostante i dotti uomini del Medioevo ritenessero che non fosse possibile ucciderli. Invece di soccombere alla morte, cadevano in un sonno profondo da cui non bisognava risvegliarli. Unica creatura in grado di sconfiggere un drago è la sua nemesi benigna: l’elefante. I due si confrontano in duello in una simbolica lotta tra bene e male che si proietta in un contesto escatologico.
Nonostante i numerosi difetti, il suo sangue e il suo sperma possiedono delle doti miracolose. Il sangue di drago, oltre a essere usato per produrre un pigmento per la pittura chiamato sandragon, è in grado di garantire l’immortalità a chi vi si immerge con tutto il corpo. Testimonianza di questa credenza la riscontriamo all’interno dei Nibelunghi, quando Sigfrido si immerge nel sangue di drago per ottenere l’immortalità, a cui però non arriva a causa di una foglia di tiglio che gli si posa sulla spalla, interrompendo il magico processo. Il seme e la bava di drago invece sarebbero in grado di rendere fertili e fecondi uomini e donne, ma anche i terreni.
Il Drago medievale europeo è figlio di una fusione di credenze che traggono origine dal mondo biblico, orientale, greco-romano e germanico. In tutte queste culture, tale creatura viene considerata terribile, oscura e perennemente votata al male. Diversamente dal mondo orientale cinese, non esistono draghi buoni, e per darne monito a tutti la cultura medievale “si circonda” di draghi, ricordandoli nelle sculture presenti nelle cattedrali, nei ricami dei tessuti, nei racconti e nelle parabole. Il drago è associato al Diavolo e ogni vittoria su questa creatura è una vittoria sul male. Soltanto i santi sono in grado di sconfiggere i draghi e il male (si pensi a San Giorgio, San Michele, Santa Margherita ecc.).
La Chiesa si avvale di queste figure sante per promuovere una retta condotta nella società, oltre che per rassicurare l’ecumene cristiano dai pericoli del male: la santità riuscirà sempre a prevalere sulle tenebre, per quanto esse siano mostruose. Anche il settore letterario promuove i suoi santi o meglio quegli eroi particolari e gloriosi in grado di svolgere grandi gesta: re Artù, Tristano, Sigfrido sono gli esempi più noti.
Anche per oggi il nostro viaggio nel Medioevo mostruoso è arrivato al termine. Vi lascio con un estratto de Lo Hobbit in cui vengono sintetizzate molto bene le qualità e le caratteristiche del Drago Smaug durante il tragico attacco a Dale. Ciao e al prossimo articolo!
“[…] La prima cosa che sentimmo di lui fu un rumore come d’uragano provenire da nord, e i pini sulla Montagna scricchiolare e schiantarsi al vento. Con alcuni dei nani che per caso si trovavano all’aperto (fortunatamente ero uno di essi, un ragazzetto avventuroso a quei tempi, sempre in giro, e questo mi salvò la vita quel giorno) – bene, da una bella distanza vedemmo il drago calare sulla nostra montagna in una nube di fuoco. Poi scese la china e quando arrivò ai boschi, le fiamme li divorarono. Contemporaneamente, tutte le campane suonavano a Dale e i guerrieri si armavano. I nani si precipitarono fuori dalla grande Porta, ma trovarono il drago ad aspettarli. Nessuno si salvò per quella via. Il fiume ribollì in densi vapori e una fitta nebbia investì Dale, e nella nebbia il drago calò su di loro e distrusse quasi tutti i guerrieri – la solita storia disgraziata, fin troppo comune a quei giorni. Poi tornò indietro e si infilò dentro la Porta Principale e mise a soqquadro tutte le sale, i condotti, i tunnel, i corridoi, le cantine, le abitazioni e i passaggi. Dopo di ciò non rimase all’interno un solo nano vivo, ed egli si impadronì di tutti i loro beni. Probabilmente, perché questo è l’uso dei draghi, ha ammassato tutto in un gran mucchio nel cuore della Montagna e ci dorme sopra come fosse il suo letto […]“.
Un commento Aggiungi il tuo