Recensione del secondo episodio della serie della BBC in collaborazione con Netflix dedicata al vampiro più famoso della storia.
di Manuel Bestetti
Steven Moffat e Mark Gatiss hanno resuscitato la leggenda di Dracula per una miniserie in 3 puntate da un’ora e mezza ciascuna, esattamente come avevano fatto per il più famoso detective al mondo, Sherlock Holmes. La prima puntata è passata veloce e diretta, dimostrando sin da subito le qualità tecniche e recitative della produzione e degli interpreti (Qui la nostra recensione). Per il secondo episodio, senza anticiparvi troppo, i creatori hanno deciso di puntare su un altro momento iconico della storia di Dracula, ma in effetti sempre molto poco approfondito.
Lo schema sembra sin da subito rimanere quello della puntata precedente: una narrazione non troppo lineare, che si prende i suoi tempi e gioca con la temporalità in maniera molto intelligente. Ed è quando il pubblico sembra aver ormai capito come prenderla che la puntata sterza, rivelando un colpo di scena dopo l’altro fino all’incredibile finale dell’episodio. Un epilogo che vi farà venire voglia di far partire immediatamente l’episodio successivo, in modo da sapere immediatamente cosa quei due mattacchioni abbiano in serbo per noi.
L’atmosfera continua a rimanere la stessa: sembra di assistere a un vecchio film della Hammer, si potrebbe pensare che da un momento all’altro possano comparire in scena Christopher Lee o Peter Cushing. Ma, incredibilmente, i due grandi attori inglesi non vengono rimpianti: Claes Bang ha un carisma incredibile, e nei panni di Dracula riesce a emanarlo come se stesse interpretando il personaggio da sempre. Essere l’erede di grandi nomi come Bela Lugosi, Gary Oldman o il già citato Lee metterebbe chiunque in soggezione, ma Bang riesce a dare un tono totalmente diverso, ma anche stranamente familiare. Appena il personaggio appare in scena non si hanno dubbi: quello è Dracula.
I personaggi di contorno, esattamente come nella prima puntata, riescono a farsi spazio grazie alla bravura degli interpreti. Dolly Wells riesce ancora a catturare l’attenzione su di sé, dimostrandosi l’altra colonna portante della serie. Un applauso anche alla sua doppiatrice Benedetta Degli Innocenti, che riesce a donarle il suo accento senza però rovinarne l’ascolto. Gli altri personaggi svolgono il loro lavoro in maniera egregia, senza strafare ma sicuramente convincono. Una grande attenzione ai dettagli si nota in alcune sfumature e relazioni, fateci caso e vi godrete ancora di più la puntata.
Concludendo, siamo di fronte ad una seconda puntata (Blood Vessel) che non sfigura minimamente in confronto alla prima. Se anche la terza sarà sullo stesso livello qualitativo, allora siamo davanti a una serie TV che potrebbe donare nuova linfa non solo al personaggio di Dracula ma anche ai vampiri in generale. Dopo alcuni (a volte anche immeritati) insuccessi, Moffat e Gatiss sono riusciti a dare nuova vita al Conte. Conoscendo l’amore che Gatiss ha per l’horror gotico europeo (vi consiglio il suo documentario Horror Europa With Mark Gatiss), questa è la sua lettera d’amore a uno dei personaggi più iconici nei confronti di quel genere.
PS. Il nome della puntata Blood Vessel rappresenta l’unione delle due parole Sangue e Vascello (Nave), ma assieme, in inglese significano Vaso Sanguigno.
A domani con il commento al terzo episodio!