Recensione del film di William Eubank con Kristen Stewart, Vincent Cassell e T.J. Miller.
di Manuel Bestetti
Underwater è uscito in quasi totale sordina il 30 gennaio 2019. I canali ufficiali della 20th Century Fox lo hanno pubblicizzato solo all’ultimo, rilasciando il trailer e poco altro. Probabilmente a causa dell’acquisto di Disney o forse perché non ci hanno mai creduto sul serio, sta di fatto che quasi nessuno è consapevole di che film si tratti. E questo è un gran peccato.
Underwater parla di un gruppo di persone che, bloccate in una stazione sottomarina a trivella a causa di un’esplosione, devono trovare il modo di tornare in superficie. Per farlo avranno bisogno delle capsule di salvataggio che, ovviamente, sono dall’altra parte della stazione. E non è tutto: qualcosa si muove nell’acqua intorno a loro.
Protagonista assoluta è Kristen Stewart, circondata da attori non proprio di seconda fascia come Vincent Cassel e T.J. Miller, ma in ogni caso hanno un enorme sapore di contorno. Questo non è per forza un male: era da tempo che non si vedeva un film lineare con un solo protagonista, che porta avanti una narrazione personale. Jessica Henwick, John Gallagher Jr. e i già citati Miller e Cassel completano l’azione, ma rimangono costantemente intorno alle vicende dedicate alla Stewart, comunque in parte con una performance tutt’altro che da buttare.
Nonostante l’atmosfera principale sia molto opprimente, non sono rare le scene nelle quali i personaggi si ritrovano a camminare in spazi aperti sul fondale marino. Queste sono state pensate molto bene, dando l’impressione di non avere nulla sotto controllo a causa del buio. Oltre a questo gli ambienti sono formati da piccole stanze nelle quali il regista usa primi piani e inquadrature molto strette. In questo senso l’ispirazione sembra essere stata Alien, ma non rende giustizia un paragone con il film di Ridley Scott. Underwater è una semplice pellicola senza grandi pretese, e così deve essere presa.
La presenza del mostro è la tematica che più incuriosisce: cos’è? Perché è lì? È solo? Queste domande avranno delle risposte, anche se non subito. Arrivati quasi alla fine, sappiate solo questo: William Eubank, il regista del film, ha confermato che ciò che si vede è esattamente quello che sembra. Per quanto riguarda la realizzazione tecnica, grazie al fatto di essere sott’acqua e alla poca luce, la creatura è perfettamente inserita all’interno della scena, ben fatta e abbastanza realistica. Non si notano sbavature tecniche, e il design è particolarmente azzeccato.
Per concludere, la visione è consigliata a chi ha voglia di guardarsi un normale film di genere senza la pretesa di avere davanti una storia particolarmente originale. Se si dovesse fare un confronto si potrebbe mettere sullo stesso piano di LIFE – Non oltrepassare il limite del 2017 (del quale vi abbiamo parlato in questo articolo). Un’aggiunta alla filmografia fantascientifica/horror che sposta l’ambientazione dallo spazio ai fondali marini: per quello che si prefissava di fare, la pellicola merita una possibilità, possibilmente sul grande schermo.
Qui trovate la nostra reazione a caldo dopo la visione!