Uno sguardo a Godzilla Resurgence il film giapponese del 2016 dedicato al Re dei Mostri.
di Manuel Bestetti
Nel 2016 la TOHO distribuisce Shin Godzilla, la prima pellicola giapponese dedicata al Re dei mostri rilasciata in 12 anni. Il precedente film, Godzilla Final Wars, era del 2004 e da allora la casa di produzione aveva annunciato una pausa dai Kaiju movies almeno per i successivi 10 anni. Il successo avuto dal Godzilla americano di Gareth Edwards la spinse a riprendere in mano questo franchise, distribuendo quello che sarebbe stato uno dei più discussi e interessanti capitoli asiatici del brand.
Shin Godzilla è diretto da Hideaki Anno, regista giapponese molto famoso per essere il “papà” di Neon Genesis Evangelion, considerato uno dei prodotti di animazione più popolari dell’intero pianeta. Il film, a differenza degli altri, non è un seguito del capitolo del 1954, ma è un vero e proprio Remake che racconta le origini del mostro atomico dall’inizio, ambientandola ovviamente ai giorni nostri. Oltre a questa particolarità, Shin Godzilla porta sul tavolo molte altre innovazioni, come l’idea che il mostro si evolva, passando attraverso varie forme (che il finale suggerisce non essere terminate con il classico look di Godzilla). Piuttosto che la gente comune, la vicenda segue i più alti funzionari del governo, che cercano in tutti i modi di portare a termine quella che è un’emergenza senza precedenti.
Viste con l’occhio di una persona del 2020, certe scene prendono un altro significato: l’emergenza, nel film associata ai rifiuti nucleari buttati nella baia di Tokyo che hanno permesso alla creatura di essere creata, viene associata a quella della pandemia che oggi ha portato l’intero pianeta a bloccarsi. Le reazioni del primo ministro (“Devo decidere qui e ora?” mentre 10 ministri diversi gli spiegano 10 modi diversi di affrontare la situazione, ognuno dei quali è relativo al proprio ministero e elimina tutti gli altri dall’equazione) sono analoghe ai grandi errori che chiunque sta compiendo durante questo periodo, navigando un po’ a vista. Emblematica la scena nella quale Godzilla, arrivato alla sua terza forma, si trova davanti tre elicotteri pronti a far fuoco su di lui. L’evacuazione è stata portata a termine, ma all’improvviso ci si rende conto che c’è ancora qualche civile in zona. Qualunque decisione porterà a delle conseguenze, e qualunque conseguenza sarà un appiglio per screditare chi ha preso quella decisione.
Se questi riferimento ci illustrano le difficoltà nel gestire un’emergenza, c’è anche da dire che Anno si prodiga in diverse critiche alla comunità scientifica e al suo modo di ragionare. Il protagonista Rando Yaguchi è infatti un personaggio che, senza reali capacità o conoscenze, riesce a capire sin da subito ciò che sta succedendo perché ha “visto video di creature su internet”. Quando gli viene assegnata la possibilità di assemblare un gruppo di persone per lo studio di Godzilla sceglie “lupi solitari, nerd, eretici snobbati dalla comunità scientifica”, cosa che dimostra come probabilmente Anno non sia un grande fan della stessa.
Il suo gruppo di nerd ovviamente riesce a capire ciò che gli scienziati in tutto il mondo non hanno capito, e questo porterà al finale con Godzilla che, almeno per il momento, sarà fermato. La classica storia della “rivincita dei perdenti” che in un film funziona ma che, associata alla realtà, sta portando a gravi conseguenze a livello sociale. Grande importanza viene data anche al rapporto tra il Giappone e gli USA: “Il dopoguerra continua e non finirà mai” è uno statement che dimostra quanto, ancora oggi, gli incubi della Seconda Guerra Mondiale siano vivi.
Parlando del vero protagonista del film: il design del nuovo Godzilla è quanto di più innovativo si possa pensare. Come già detto, questa volta non compare già al suo massimo splendore ma evolve, passando tra quattro forme prima di arrivare a quella definitiva. Arrivando dal mare, la prima ha molti rimandi alle creature marine, con occhi da pesce e branchie dalle quali espelle sangue quando cammina sulla terra ferma. L’ultima forma è quella che più ricorda il Re dei mostri per come lo conosciamo, nonostante le differenze siano visibili anche a un occhio poco esperto.
Grande attenzione è stata data alla scena del fiato atomico, ricreata in maniera magistrale e anche qui con quel tocco di originalità che la eleva ai livelli di una delle migliori se non la migliore della cinematografia giapponese. L’idea, poi, che non lanci raggi atomici solo dalla bocca ma anche dalle placche e dalla coda eleva ancora di più la potenza di questa versione. Le radiazioni che escono dalla sua bocca mentre ruggisce, le braccia piccole con i palmi sollevati verso l’alto, il corpo deformato probabilmente dalle radiazioni e dalle continue mutazioni che lo stanno portando a muoversi in un mondo sconosciuto: tutto questo è dipinto magistralmente dai primi effetti in CGI usati in modo massiccio per rappresentare un Godzilla giapponese, che fino a ora era sempre stato un uomo con un costume da mostro.
Tecnicamente parlando, Hideaki Anno non ha badato a spese: la regia è particolare, le inquadrature sono molto ricercate sin da subito e anche le scene più semplici come le (tante) riunioni che gli esponenti del governo fanno sono accompagnate da una musica incalzante e da un montaggio frenetico, quasi da action movie, che mantiene alto il livello di attenzione ma che, a volte, fa perdere alcuni dettagli che risulterebbero utili. In tutto questo, a ¾ della pellicola, il ritmo inizia a rallentare in modo evidente, togliendo pathos alla stessa e portando un pubblico quasi stanco al bel finale con lo scontro tra il mostro e l’uomo. Un difetto di tempistiche che forse poteva essere risolto con un minutaggio minore: due ore quasi piene per un film del genere forse sono troppe.
Alla sua uscita Shin Godzilla ha fatto il botto in giappone, vincendo addirittura 7 premi su 11 nomination ai 40esimi Japan Academy Prize, tra cui Picture Of The Year e Director Of The Year. I temi trattati hanno ovviamente fatto breccia tra gli spettatori che vivono in Asia, mentre quelli occidentali hanno accolto la pellicola in maniera più fredda. Qui in Italia il film è stato mandato al cinema come “evento speciale” per tre giorni nel 2017, a più di un anno dall’uscita nipponica. In italiano è disponibile una bella edizione speciale a due dischi Blu-Ray contenente parecchi contenuti speciali. In caso vogliate dare un’occhiata al film prima dell’acquisto, è presente nel catalogo di Amazon Prime Video nella sua edizione italiana: avrete quindi la maggior parte delle scritte che compaiono su schermo (o almeno quelle importanti) tradotte nella nostra lingua e non vi perderete nulla di importante. Se siete fan del Lucertolone Atomico è un film da recuperare assolutamente: sappiate che il finale vi lascerà parecchio sconvolti e sarete curiosi di saperne di più.
Qui puoi trovare un’ottima edizione del Blu-ray del film.
Lo devo assolutamente vedere!!