IL GUINNESS DEI PRIMATI – Le migliori dieci Scimmie del Cinema

Una sfilata scimmiesca che va dal colossale King Kong al prode Cesare e al saggio Rafiki.

di Matteo Berta e Alessandro Sivieri

“Dietro di te, una scimmia a tre teste!!”

Guybrush Threepwood

Smettetela un attimo di dondolarvi sugli alberi e prestate attenzione: avete letto il titolo? Non siamo qui a parlare di record assoluti o di fantomatiche birre per gli oranghi, ma di quelle scimmie rese celebri dai film. Personaggi a tutto tondo che spesso si rivelano umani quanto noi o incarnano, viceversa, una degenerazione dei nostri impulsi primordiali. Perché questa vasta famiglia di animali ci affascina così tanto? Ebbene, siamo vicinissimi ai primati a livello genetico, specialmente agli scimpanzé, poiché abbiamo un antenato in comune, vissuto milioni di anni fa. A un certo punto, le varie specie hanno intrapreso percorsi evolutivi diversi e noi siamo diventati degli Homini Sapiens Sapiens. Anche se c’è da dire che le scimmie paiono più educate di certa gente che incroci per strada.

Cesare fucile Pianeta delle Scimmie

“Posa a terra quella banana. Lentamente.”

In quanto scimmioni depilati che hanno allenato le mani e il cervello, proviamo sensazioni contrastanti nei confronti dei primati: ci affascinano, sembrano molto simili a noi e di certo non sono stupidi. Ecco che la scimmia acquisisce un posto speciale nella produzione e nella creazione di storie, diventando una sorta di anti-uomo, se non un oltre-uomo. Si pensi alla fortunata saga de Il pianeta delle scimmie, dove i rapporti tra le due specie di mammiferi si invertono: in seguito a un olocausto nucleare (un virus nel recente reboot), la razza umana ha rischiato l’estinzione. Le scimmie hanno preso il controllo del pianeta e hanno sviluppato la capacità di parlare, fare ragionamenti complessi e usare la tecnologia. Mentre i primati hanno una moderna struttura sociale, gli uomini ancora in vita sono ridotti in schiavitù. Cacciati, confinati nelle gabbie, usati come cavie per gli esperimenti.

Giovanni Storti pianeta delle scimmie

Batteri e malattie fanno paura, ma è ugualmente spaventoso dover cedere il primo posto come specie più avanzata sulla Terra, per giunta a dei nostri lontani cugini che potrebbero vendicarsi del loro passato di inferiorità. Immaginate di essere trattati come animali domestici, o peggio ancora da allevamento! Planet of the Apes rievoca quel timore ancestrale della competizione selvaggia e della sottomissione. D’altro canto, nel tortuoso cammino dell’evoluzione, vince chi riesce ad adattarsi, sempre che non abbia la possibilità di spaccarti direttamente il cranio. Una specie può prendere il sopravvento e farne estinguere un’altra. Basti pensare all’Uomo di Neanderthal, soppiantato dall’Uomo di Cro-Magnon. Insomma, l’antropogenesi ha mietuto le sue vittime.

2001 odissea nello spazio scimmie

La clava logora chi non ce l’ha.

Se pensiamo a B-movie come Shakma, emerge una seconda tipologia di personaggio scimmiesco, ovvero il killer senz’anima. Un primate in apparenza innocuo perde la testa, vuoi perché è stato prelevato dal suo habitat naturale o perché uno scienziato ha giocato con il suo cervello. Privo di scrupoli etici e forte della sua agilità, ammazza gente finché qualche Homo Abbastanza Sapiens non decide di fermarlo. Ecco che la scimmia assassina diventa la metafora dei nostri istinti brutali, repressi, che in situazioni di disagio tornano con prepotenza in superficie. Tranquilli, il grande schermo non è popolato solo da King Kong arrabbiati o da babbuini psicopatici.

Shakma scimmia che uccide horror

Vi è una gran quantità di casi in cui il primate è il veicolo di un riavvicinamento alla natura e all’ecologia. Ne sa qualcosa il dottor Ethan Powell, interpretato da Anthony Hopkins in Instinct, dove uno studioso decide di abbandonare la civiltà per ritirarsi a vivere in mezzo ai gorilla, che lo accettano come uno di loro. Sempre di gorilla parliamo con Il grande Joe, che narra la storia di amicizia tra uno scimmione gentile e la giovane Jill (Charlize Theron), che tenterà con ogni mezzo di salvarlo dai bracconieri. Da questo breve excursus iniziamo a cogliere le sfaccettature della figura scimmiesca, che può passare dalla bestia selvaggia al novello miglior amico dell’uomo, con un animo forte e compassionevole. È tempo di gettarci a capofitto nella foresta e analizzare le dieci star che abbiamo selezionato!


KONG

King Kong 1933 black face

Il grande Kong, l’ottava meraviglia del mondo, il primo “mostro grosso” a divenire emblematico nel mondo del cinema. Dal 1933 fino al 2020, l’importanza dello scimmione non è mai venuta meno, forse è cambiata la sua apparenza, il suo modo di stare “sul palco”, ma ciò che simboleggia in ambito metafilmico e ambientalista, oltre che antropologico, è sempre imponente. Nonostante possa essere considerato come l’icona scimmiesca più importante, ci sentiamo di dire che, di tutto questo elenco, Kong è forse il meno scimmiesco. Fin dalla sua prima comparsa, il grande primate si è imposto come un simbolo della diversità metaforicamente umana. Sempre molto contestato il design del volto del King Kong di Wills O’Brien, spesso accostato a dinamiche da black face.

King Kong di Andy Serkis

L’umanità della bestia viene esasperata nella versione del 2005, diretta da Peter Jackson, dove lo scimmione si accosta sempre di più al concetto di man vs beast (uomo contro natura), ma la beast diviene sempre più umana. In questo scambio di ruoli, la bella si unisce alla bestia e l’umanità è molto più presente nella creatura piuttosto che nelle controparti civilizzate. A enfatizzare questo concetto, il Kong del 2005 è interpretato da Andy Serkis, che grazie alla tecnologia della motion capture garantisce una possibilità maggiore di empatia con lo spettatore.

Kong Skull Island scena film

Per tutte le valutazioni del Kong visto nel Monsterverse, vi rimandiamo al nostro articolo antologico: MONSTERVERSE – Tutte le informazioni su Godzilla e Kong.


RAFIKI

Rafiki re leone mufasa

Prendiamo in esame un mandrillo piuttosto saggio. Rafiki è una sorta di sciamano nel mondo de Il re leone, classico della Disney che presenta un gran numero di analogie con i drammi shakespeariani. Un personaggio in apparenza secondario per il corso degli eventi, ma che assolve diversi ruoli: il consigliere reale, l’officiante delle cerimonie, il dispensatore di lezioni di vita e custode di una memoria storica a cavallo tra più generazioni. Egli accompagna l’eroico Simba durante le tappe principali della sua esistenza, dal “battesimo” in età infantile fino alla presa di coscienza durante la crescita.

Rafiki simba adulto

Grazie a Rafiki, un Simba disorientato e reietto acquisisce la consapevolezza di sé, del suo ruolo come erede al trono e della necessità di espiare le proprie colpe, in buona parte legate alla perdita paterna. Rafiki parla per enigmi e si presta spesso a gag fisiche, inclusa qualche bastonata sulla capoccia. Non ha nemmeno paura di affrontare le iene a viso aperto. Pare infine che abbia delle facoltà divinatorie.


CESARE

Cesare pianeta delle scimmie reeves

Cesare, considerato come uno dei dieci migliori mostri del decennio per la nostra redazione, è il protagonista della trilogia remake di Planet of the Apes, che è forse passata troppo inosservata. Si parla già di un possibile reboot o remake del franchise. Per riassumere l’importanza di questi film, serve solo un nome: Andy Serkis. Il suo Cesare (per il quale è stata utile l’esperienza di Kong) rappresenta al meglio tutto il suo lavoro (e amore) per la tecnologia della Motion Capture. Risuona ancora nel nostro stomaco il suo “NO!” del primo film e ci scende ancora una lacrima nel vederlo (SPOILER) accasciarsi nel terzo capitolo.

Cesare andy serkis motion capture

Matt Reeves ha confezionato attorno al personaggio di Cesare una struttura narrativa che portasse il protagonista a trovarsi in situazioni completamente diverse, la scimmia passa dall’essere una cavia a un piccolo da proteggere, un leader, un padre e infine un martire. Ci troviamo di fronte a una crescita di un personaggio che si pone al medesimo livello di molti protagonisti umani di saghe iconiche. Lungo il suo cammino, Cesare si troverà a fare da ponte tra due mondi, scoprendo che perfino le scimmie “evolute” possono acquisire i peggiori difetti del genere umano, contro i quali solo l’empatia è in grado di trionfare. Dall’altra sponda giunge una rivelazione ugualmente significativa: non tutti gli uomini sono malvagi. Il suo essere in digitale (e che CGI!) non disturba minimamente le occasioni di simpatia nei suoi confronti. In ogni film porta a casa sempre la meritatissima pagnotta.


RE LUIGI

Re luigi mowgli libro della giungla

Apparso ne Il libro della giungla del 1967 (opera disneyana ispirata al romanzo di Rudyard Kipling), è un orango spassoso che vuole a tutti i costi carpire i segreti del fuoco. Nonostante la vena comica, comanda col pugno di ferro un impero di scimmie e non si fa scrupoli a rapire Mowgli affinché il ragazzo gli riveli come ottenere il “fiore rosso”. Tenta di corrompere il protagonista in tutti i modi, inclusa una bella abbuffata di banane. Il piano di King Louie fallirà grazie all’intervento di Bagheera e dell’orso Baloo. Quest’ultimo si traveste da primate e improvvisa un balletto insieme al re, permettendo al gruppetto di darsi alla fuga.

Re Luigi balletto con Baloo libro giungla

L’avidità di Re Luigi nei confronti del fuoco unisce la smania evolutiva alle mire espansionistiche tipiche di un tiranno. Questo elemento, sfruttato dai primi uomini per riscaldarsi, cuocere il cibo e tenere lontane le bestie feroci, si è rivelato essenziale per la progressione della civiltà. Da qui deriva l’invidia di Luigi per il genere umano, elevatosi a dominatore del mondo grazie a un prezioso dono della natura. Lo stesso monarca, durante il suo siparietto canoro, sostiene di voler essere come Mowgli, cioè di voler acquisire uno stile di vita più antropomorfo. All’epoca il film venne accusato di razzismo nei confronti degli afroamericani, poiché Luigi si esprime attraverso un particolare slang e balla il jazz insieme ai suoi scagnozzi. La sua versione nel remake in live action, diretto da Jon Favreau, è assai più inquietante, oltre che gigantesca.

Re Luigi libro della giungla live action


KERCHAK

Kerchak Tarzan film disney

“Kerchak non riesce a vederlo…”

“Glielo farò vedere io! Sarò la migliore scimmia che c’è!”

Con queste parole si apre uno dei pezzi più famosi della colonna sonora di Tarzan (“Figlio di un uomo”), scritta e interpretata (in tutte le lingue) da Phil Collins. Cos’è che non riesce a vedere Kerchack? Beh, il fatto che il piccolo Tarzan, nonostante sia un essere umano, in fondo in fondo, non è tanto diverso dalle scimmie… il suo cuore batte allo stesso modo. Lo scimmione che abbiamo estratto dal film della Disney infatti è un ulteriore esempio di introiezione di un comportamento umano (in questo caso di un atteggiamento xenofobo) da parte di una creatura. Kerchack è il capo dei gorilla della storia ed è il compagno di Kala, la scimmia che salvò il piccolo Tarzan tra le macerie. Lo scimmione trattò sempre con disprezzo il “cucciolo d’uomo”, fino alla fine della propria vita. Infatti chiese perdono a un Tarzan adulto solamente sul punto di morte e si decise a considerarlo come un figlio.

Tarzan Sabor vs Kerchak disney

Kerchack capisce solamente le leggi più arcaiche della giungla, mostra spesso una certa mascolinità tossica e non è in grado di comprendere la trasgressione alle regole tradizionali e gerarchiche del suo branco. Toccherà a Tarzan farlo ricredere di tutto: attraverso la sconfitta di Sabor (il leopardo villain del film), il capo gorilla comincia a valutare l’uomo come un suo pari, dando più importanza ai fatti piuttosto che ai dati incontrovertibili di nascita. Il burbero Kerchack è uno degli esempi più significativi di razzismo interspecie da parte di un primate nella Storia del cinema, assieme ovviamente a Koba, tra i cattivi principali della saga reboot de Il pianeta delle Scimmie.


SHAKMA

Shakma babbuino primo piano

Passiamo a un babbuino sanguinario. Shakma – La scimmia che uccide è un B-movie del 1990, esponente del filone monkey horror. Una di quelle pellicole noleggiate in videoteca quando eri piccolo e che ti tornano in mente a tradimento, magari durante una visita allo zoo. In questo film un gruppo di scienziati imbecilli fanno un intervento al cervello del primate, aumentandone l’aggressività. La scimmia impazzisce e decide di sterminare tutti gli inquilini dell’edificio, in una notte di follia. Ammirevole la genialità dei protagonisti, che occupano la palazzina nottetempo per un gioco di ruolo a tema fantasy (sic!) e fanno di tutto per mettersi in trappola, quando potrebbero benissimo blindarsi in una stanza o chiamare il 911.

Shakma scimmia che uccide sangue

Per stimolare la bestia a lanciarsi contro le porte chiuse, venne sfruttata una babbuina in calore, ovviamente nascosta allo spettatore. Quelli che noi percepiamo come strilli indiavolati sono in realtà richiami di accoppiamento. Per i primi piani e le scene di aggressione vere e proprie si passa a pupazzoni pelosi e a poveri cristi infilati in un costume. Le vittime ricalcano lo stereotipo del genere, quindi aspettatevi la coppietta di amanti, il saccente e il professore saggio. A un certo punto farete il tifo per Shakma, sperando che trucidi l’allegra brigata e magari l’intera troupe, per poi copulare in pace.


JACK II

Jack II scimmia pirati dei caraibi

Jack è la scimmia del Capitano Hector Barbossa (Geoffrey Rush). Si tratta di un animaletto fastidioso ed estremamente avido. Il suo ruolo nella saga di Pirati dei Caraibi non è tra i principali, ma per come appare sullo schermo è divenuto uno degli animali più riconosciuti del franchise, anche e soprattutto per la scena post credits del primo film (La Maledizione della Prima Luna).

Jack scimmia pirati dei caraibi

Anche la scimmia fu coinvolta (due volte) nella maledizione del tesoro azteco del conquistador Hernàn Cortés, infatti fu condannata a essere una non-morta assieme a tutto l’equipaggio della Perla Nera, per aver partecipato alla ruberia degli 882 pezzi. Una volta terminata la vicenda, l’avida scimmia si ritrovò nuovamente maledetta per aver deciso di tornare a rubare una piccola parte del tesoro. Jack è sempre stata una scimmia fedele, aggressiva e insolente, e in qualche modo ha trovato il suo spazio in ogni film della saga di Pirati dei Caraibi.


ABU

Abu scimmia film Aladdin

Non vi sono bastate le gite nelle lande disneyane? Eccone un’altra, questa volta nelle terre desertiche di Agrabah, dove il giovane ladro Aladdin e la sua fedele scimmietta Abu sopravvivono rubando per le strade della città. Abu non possiede il dono della parola, ma indossa un fez e un piccolo copricapo. Ha un carattere piuttosto scaltro ed è abile nel rubare il cibo, ma la sua avidità metterà a rischio la vita del suo padrone nella Caverna delle Meraviglie. Ha una sorta di rivalità con il pappagallo logorroico di Jafar, ovvero Iago. Non manca qualche lampo di generosità, come quando dona un tozzo di pane a degli orfani affamati. Grazie agli incantesimi del Genio, diventerà per breve tempo un elefante!


IL GRANDE JOE

Re dell'africa film willis o'brien

Mighty Joe Young, a livello di iconografia, non è così importante: si tratta di una sorta di rifacimento della molto più celebre figura scimmiesca di Kong, ma è degno di attenzioni per la sua realizzazione, dal momento che risulta essere l’unica creatura progettata da Willis O’Brien in collaborazione con Ray Harryhausen. Trattasi di due maghi della stop motion di due epoche diverse. Infatti, quando Willis stava cominciando a capire di dover tramandare la sua arte, prese come proprio erede colui che successivamente nobilitò ancora di più la tecnica del passo uno. Ne esiste un remake, girato da Ron Underwood, dove una giovane Charlize Theron deve salvare il gorilla Joe dalle grinfie dei bracconieri.

Grande Joe mighty joe film

O’Brien vinse pure un Oscar per la realizzazione di Mighty Joe. In particolare ricordiamo al gentile lettore mostrifero la sequenza dove lo scimmione si scontra con un leone, straordinario lavoro di compresenza di una creatura di plastilina aggiunta a posteriori e un feroce leone in carne ed ossa. Joe rappresenta un futuro mai accaduto di Kong, dal momento che in parte del film viene raccontato l’esibizionismo della scimmia, soggetta a gigantismo, per scopo di lucro. Joe diventa un freak da esporre, quindi oltre al controllo della natura, l’odio per il diverso c’è anche l’esposizione della bestia, la sua manipolazione in logica da ostentazione del capro espiatorio. Tra i produttori e gli interpreti del film vi sono numerosi attori che avevano già recitato in King Kong. Il tentativo di emulazione del successo del film precedente portò a una rilettura di quella figura con l’aggiunta di accezioni connotative e significative diverse sul tema dello sfruttamento e dello scontro dell’uomo contro la natura.


PRIMATE ALIENO

Evolution scimmia film

Quel geniaccio di Ivan Reitman, nel 2001, diresse una commedia a tinte horror-fantascientifiche di nome Evolution. Tutto inizia da un brodo primordiale alieno che fa partire una sorta di nuova evoluzione, sul pianeta Terra, di una pluralità di creature simbionti che interagiscono con il nostro ecosistema. Tra le forme finali di questi alienoni c’è anche un primate. Esso viene mostrato in un’ottica marcatamente orrorifica e garantisce un effetto terrificante fin dai primi secondi di comparsa in scena.

Dietro le quinte Evolution scimmia

Abbiamo deciso di premiare questa forma pseudo-scimmiesca perché si pone in parallelo con l’evoluzione dell’uomo (che parte dallo stadio di scimmia) per raggiungere una dimensione altra, ovvero quella dell’oltre-uomo, in poche parole… quella dei mostri. Phil Tippett lavorò agli effetti speciali del film e notiamo con grande gioia quanto la commistione di costumi, animatronics e grafica digitale abbia reso gli alieni estremamente credibili.


Terminiamo il safari con diversi spunti di riflessione sulle nostre origini (come scordare la scena del monolite di 2001?) e delle grandi potenzialità dei primati a livello narrativo. Con i progressi della motion capture e la diffusione di tematiche ecologiche, abbiamo assistito a un proliferare di storie dove la scimmia è diventata un elemento para-umano, un personaggio a tutto tondo che talvolta viene elevato a protagonista assoluto. Il lavoro di Andy Serkis ha aperto la strada a una miriade di possibilità inedite per gli attori e per l’effettistica, come nel caso di George, il gorilla albino di Rampage. Se invece volete farvi un altro tuffo nell’horror, recuperatevi Creepshow e gustatevi le gesta di una scimmia killer rinchiusa in una cassa. In ogni caso, cari lettori, seguite la legge della giungla e non scivolate sulla frutta sbucciata!

Creepshow scimmia assassina stephen king

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