Il primo film prodotto da Playstation Productions, tratto dalla celebre serie di videogiochi con protagonista Nathan Drake.
di Carlo Neviani
Uncharted è storicamente il primo film che inizia con il logo animato di Playstation Productions prima dei titoli di testa. Una scelta che palesa da subito le intenzioni di Sony: creare un universo cinematografico con i titoli più significativi del mercato videoludico di cui detengono i diritti. Quello che Marvel Studios ha creato partendo dai fumetti di Stan Lee loro possono farlo con God of War, The Last of Us, Ratchet & Clank, ecc. Il potenziale è enorme.

Ma facciamo un passo indietro. L’incontro ravvicinato tra cinema e videogame non è certo una novità. Seppure ogni videogioco offra un’esperienza diversa rispetto a quella vissuta sulle poltrone dei multisala, è indubbio che ci sia una forte attrazione tra i due media. E spesso i giochi che diventano film sono proprio quelli che hanno delle qualità cinematografiche, in termini di narrazione, di ambientazione o su aspetti di grafica e visivi. Motivo per il quale, probabilmente, ogni singolo videogiocatore ha in testa il sogno di veder tradotto in pellicola almeno un titolo particolarmente cinematic al quale ha giocato. Personalmente mi vengono in mente, di getto, la trama ben sviluppata del primo Metal Gear Solid e i suoi fantastici villain, le cutscene di Final Fantasy, l’universo narrativo di Halo, le atmosfere di Bioshock, e recentemente, l’empatia con i personaggi di The Last of Us.

Torniamo quindi ad Uncharted. È un prodotto con tutte le potenzialità per dar vita a una buona serie di film di avventura, con un personaggio interessante e trame appassionanti? Sì. Il film con Tom Holland riesce a portare le qualità della serie videoludica al cinema? Assolutamente no. Anzi, sembra fare esattamente il procedimento opposto: se i videogame attingono al cinema per dargli dignità narrativa, qui siamo davanti ad una pellicola che non vuole prendersi sul serio in termini di qualità. Sembra un po’ di trovarsi di fronte al modus operandi di alcuni superhero movies di inizio anni 2000, dove sembrava logico non puntare troppo alla qualità perché “alla fine è solo un film tratto da un fumetto per ragazzi”.

Se Uncharted fosse un film inedito slegato da ogni contesto, non sarebbe neppure così male. Una produzione onesta, molto simile a Red Notice di Netflix nelle intenzioni. Intrattenimento “facile” per 2 ore, protagonisti simpatici con stereotipi del buddy movie, scene d’azione coinvolgenti con un minimo di trama interessante. Il grosso problema sta nelle potenzialità pregresse che si porta il titolo. Aggiungiamoci il fatto che Tom Holland e amici citano esplicitamente alcuni capolavori del genere avventura come Indiana Jones e La maledizione della prima luna: come a volerci ricordare che siamo di fronte a una parodia del genere più che ad un rilancio.

Cattivi super dimenticabili, abuso di CGI, sospensione dell’incredulità, trama banale con buchi di sceneggiatura… sono solo alcuni dei difetti che Uncharted porta con sé. Ma la colpa, in sostanza è solo una: la natura della produzione. La speranza è che ai piani alti non si accontentino di un eventuale successo economico e continuino a farci “mangiare m***a” (come successo con Venom di casa Sony). Ahimé, sembra che il rapporto tra artisti, major e franchise descritto da Lana Wachowski nel recente Matrix Resurrections sia più vero e attuale che mai.

Nota a margine: Tom Holland. Come Nathan Drake funziona poco, causa sceneggiatura, ma potenzialità per sviluppare il personaggio, troppo ingenuo, innocente e giovanile in questo primo capitolo, ci sono. Dove funziona egregiamente è all’inizio del film, quando fa un barman e ladro dallo charme credibile. Come a rimarcare: se non fosse per le “aspettative Uncharted”, il film funzionerebbe di più.