O muori da Phenomena, o vivi tanto a lungo da diventare La terza madre.
di Nicola Fasanini

Eppure me lo ero ripromesso. Mi ero ripromesso di non tornare a scrivere un’altra angry review. Invece, ora, a distanza di un anno senza toccare la tastiera, tocca farlo eccome. Però, ve lo giuro, la prossima recensione ve la scrivo su qualcosa di figo. Giuro. Ma per ora, beh… ecco a voi The Well! Di questo film se ne sono dette di cotte e di crude fin da prima dell’uscita. E fin da prima dell’uscita, tutti ne parlavano come la potenzialissima rinascita del cinema di genere italiano. Complice anche tutto quell’hype che si è creato attorno alla storia che si sia guadagnato il 18+. De facto è stato proprio quello che ci ha fatto, un po’ tutti quanti, cadere nella trappola. Quindi, con la giusta dose di hype e di speranza, ma anche di chiappe strettissime, ti prendi i tuoi inseparabili amicissimi e te ne vai in sala. Noti che in sala c’è un discreto numero di persone, quindi speri in bene. Noti che in realtà sono un discreto numero di scimmie urlatrici, quindi capisci che è un po’ meno bene. Luci spente. Si parte. Si esce dalla sala. Si è amareggiati. Molto amareggiati.

Non era né un bel film né tantomeno la tanto decantata “Rinascita del cinema di genere italiano”. Anzi, è proprio una bella cagata. Federico Zampaglione, noto altresì come il frontman dei Tiromancino, confezione un film senza né capo né coda. Anzi no, il corretto ragionamento sarebbe dire proprio che ha solo un capo. La pretesa della pellicola, sin dalla prima sequenza, è quella di voler prendere il più possibile dallo stile di Dario Argento. E infatti ce la fa! Ma con il Dario Argento sbagliato. Quello di robaccia come La terza madre o Dracula 3D, giusto per restare in linea con il contesto.

Non farò spoiler, ovviamente, ma vi basti giusto sapere che sembra quasi un progetto estremamente indipendente, quando per indipendente si intende un progetto da primo anno delle superiori. Dove i movimenti di macchina e i vari effetti che ne conseguono, sembrano realizzati da un primino che non sembra assolutamente voler realizzare un bel film, ma vuole realizzare un suo giocattolino. Una pellicola con cui può andare dalla prof. e dire “Guardi, Prof, l’ho finito prima io di tutti gli altri”. E il risultato è quantomeno imbarazzante. Si ha una recitazione che, per quanto ci sia un doppiaggio a spizzichi e bocconi, è da sangue alle orecchie. Claudia Gerini che… boh. Effetti speciali in CGI agghiaccianti, e la cosa che più di tutte mi ha fatto gettare la spugna, il “plot twist” (fra 145 virgolette) rivelato circa 40 minuti prima che avvenga, da un flashback. Senza contare poi un quantitativo di buchi di trama che The Dark Knight Rises spostate e pure l‘ombra del cameraman a una certa che mi ha fatto esplodere in diretta.

Ma in tutto ciò, non sono tanto i difetti del film a farmi incazzare. Ma sono i pregi. Perché la potenzialità c’era per davvero. Il trucco della creatura è fantastico, gli effetti pratici sono fighissimi. Anche il suo voler essere un Dario Argento è fighissimo. Con quella recitazione rozzissima e dannatamente punk, ci stava. Il problema, però, è che si è preso troppo sul serio. Ha voluto a tutti i costi essere Dario Argento, quando forse bastava fermarsi un pochino di più e riflettere su come essere effettivamente un film che prendesse solo qualche influenza dagli anni ’70 e non i difetti. Tramite l’analisi e l’autocritica si possono raggiungere miglioramenti. Si può davvero rinascere. Ma Zampaglione non lo ha fatto. Ha preferito andare avanti ciecamente ed accontentarsi di un risultato becero. Pochi giorni dopo l’uscita nelle sale, la pagina dei Tiromancino condivise un post dicendo una roba del tipo “C’è chi ne parla bene e chi ne parla male, ma il fatto è che moltissimi lo stanno vedendo”, ed è verissimo. Ha incassato un casino, malgrado tutto.

Ma un regista, che vuole VERAMENTE perseguire e raggiunge un obiettivo, un commento del genere, non lo avrebbe mai fatto. Fidatevi, ne so qualcosa. E quindi mi metto a rimuginare e rimuginare. Dopo l’ennesima “rinascita” del cinema di genere e l’ennesima delusione. Mi chiedo se sia effettivamente giusto incazzarsi oppure no su quella che considero un’altra, grande presa per il culo. E in mio soccorso arriva una pagina Instagram nota come “Divani_come_tombe” (seguitela, perdio): in una storia su The Well, la pagina afferma che è giusto sperare, credere in un progetto e sostenerlo. Però è sbagliato sostenerlo a tutti i costi, soprattutto se si tratta di una pagliacciata come, appunto, The Well.
Sperando non passi ancora così tanto tempo, resto ora e sempre Diabolicamente Vostro.