Analisi delle vicende di Rotten Tomatoes, del click-baiting e dei fan tossici.
di Alessandro Sivieri
Perché leggo la recensione di un film appena uscito? Se non l’ho ancora visto, è per consultare i critici che ritengo affidabili e scoprire se, a grandi linee, varrebbe la pena vederlo. Se invece l’ho già visto, è per confrontare i voti della stampa con il mio parere personale e quello degli altri utenti, tra gradite sorprese e aspettative deluse. Una sequenza di azioni che idealmente si svolgerebbe in piena serenità. Giusto? Invece no, perché c’è un troll nei sotterranei!
In realtà scaldo la tastiera, lecco le ghiandole velenifere che mi stanno crescendo dietro i canini e mi preparo alla guerra totale. Internet consente a chiunque di esprimere un’opinione su qualunque argomento in pochi secondi. Chi ha il dente avvelenato può insultare una persona dall’altro capo del pianeta restando nel parziale anonimato, immaginandosi di non causare conseguenze. Se sono un fan sfegatato che scrive prima di pensare, il gioco è fatto. Un post su Facebook, un articolo su un portale, un subreddit diventano immediatamente un campo di battaglia, dove io combatto per la mia fazione e devo difendere/stroncare la pellicola di turno a ogni costo, maledicendo il critico fino al diciottesimo grado di parentela, spammando slogan e facendo rissa con gli altri utenti. Esce un film Marvel? La Disney compra i voti positivi! Esce un film DC? Ecco, lo sapevo, Zack Snyder era meglio! Zack Snyder faceva schifo! Cancellate The Last Jedi dalla saga! Captain Marvel è una nazifemminista! Chi è la vittima in questo guazzabuglio? Potremmo pensare all’autore della recensione, ma il fatto è che, come in un vero conflitto bellico, nessuno è del tutto innocente. Come siamo giunti a questo?
Proviamo a comprimere vent’anni di evoluzione comunicativa in poche righe: un tempo il rapporto tra critico e lettore era piuttosto unilaterale. Leggevi la recensione su un supporto cartaceo e, se totalmente in disaccordo, gettavi tutto nel cestino o al limite scrivevi una lettera al direttore nella speranza che venisse pubblicata. Poi è giunta l’era dei siti web con i commenti e, infine, l’universo dei social, dove la reazione degli internauti a qualunque tipo di contenuto è praticamente fulminea. Il critico si espone in prima persona, è a contatto diretto con gli utenti e sotto il loro costante giudizio, nel bene e nel male. Ai più ottimisti questo cambiamento pare doveroso in senso democratico e rappresenta un’opportunità: ora i lettori possono intervenire in tempo reale, scambiandosi i pareri più disparati che vanno a estendere e completare la recensione, in una sorta di catena ermeneutica.
In realtà a buona parte dell’utenza piace esprimere opinioni radicali, mandare a fanculo un po’ di sconosciuti e fare casino nella sezione commenti. E la stampa di settore se ne approfitta volentieri, portando avanti il nuovo marketing dei voti, dei Mi piace, dei commenti alla baionetta e del tifo da stadio. Le polemiche vengono superficialmente represse ma subdolamente fomentate. La qualità di un film passa in secondo piano rispetto alla possibilità di strumentalizzarlo. Sia gli insulti che i complimenti costituiscono un’interazione, una visualizzazione in più per un portale, e di conseguenza la critica si auto-polarizza per opportunismo. Quante volte vediamo titoli da click-baiting, digressioni personali, attribuzioni politiche o considerazioni approssimative da parte di chi dovrebbe essere un critico professionista? Sembra quasi che si divertano a far arrabbiare una certa porzione di lettori. Nessuno è immune a questo gioco, che negli ultimi tempi è balzato agli onori delle cronache: pensate a quell’arma di distruzione di massa che sono gli aggregatori come Metacritic e Rotten Tomatoes! Volete qualche esempio?
Torniamo agli anni più caldi dello scontro tra supereroi, con Civil War e Batman v Superman. Due case di produzione, due diversi stili, due fanbase estremamente agguerrite che si gettano nella mischia. Dall’hype spropositato per i tanti (troppi) trailer, alle indiscrezioni e alle fuorvianti opinioni uscite dai test screening, tutto puntava a fomentare gli spettatori. Al momento del debutto, divertirsi al cinema passava quasi in secondo piano, perché aprivamo Facebook e… “Quel tizio non capisce un cazzo!”, “Lo dicevo che faceva schifo!”, “Siete solo delle pecore, vi meritate i cinepanettoni!”, “Topolino ha pagato per le recensioni!”. Vogliamo immedesimarci in un fan e parlare di percentuali ingiuste? La questione ha un fondo di verità: dopo aver visto Batman v Superman e avergli dato un giudizio positivo, pur se con qualche riserva, ero andato su Rotten Tomatoes a vedermi la famigerata somma di pareri positivi. Mi sono trovato davanti un misero 27%. Persino Twilight aveva un voto generale più indulgente. Allora mi sono fatto due domande: è una moda dare addosso ad alcuni cinecomic, magari per un pregiudizio verso Zack Snyder e un’evidente assuefazione per il più umoristico stile della Marvel, o semplicemente hanno tutti visto un altro film?
I voti per le avventure di Tony Stark e soci sono ben più generosi, anche in casi limite come Thor: The Dark World o Iron-Man 3. Non tutti però sono d’accordo: l’esordio di Brie Larson come Captain Marvel ha trascinato in sala, volente o nolente, una scia di polemiche sul femminismo, sul movimento del MeToo e sul politicamente corretto della Marvel. Un esercito di troll ha addirittura boicottato il sondaggio degli utenti su Rotten Tomatoes, al punto da costringere il famoso portale a censurare indiscriminatamente la sezione e a rivedere la propria politica nell’immediato futuro. Come giudicare una vicenda simile? Gli insulti sono imperdonabili, ma è pur vero che una parte di quei voti negativi sarà stata adeguatamente motivata dai visitatori. Dall’altro lato, gli aggregatori farebbero bene a rivedere i propri parametri e a decidere in modo più trasparente quali testate includere tra la critica ufficiale.
Il vero sconfitto in questa battaglia tra fan corazzati è il libero scambio di pareri. I giudizi annebbiati soffocano la parte più costruttiva di Internet e non tengono più conto della qualità oggettiva della pellicola, quanto di ciò che rappresenta ai loro occhi. Per chi scrive un commento sensato c’è sempre un tizio che mette una stellina di valutazione solo per abbassare la media di un film, o viceversa dieci per alzarla. Noi di Monster Movie, nel doppio ruolo di fan e critici, cosa possiamo fare? Resteremo calmi anche se qualcuno attacca i nostri amati dinosauri o un capitolo di Godzilla va male al cinema? Come la Svizzera, Newt Scamander e il Wakanda, cercheremo di rimanere neutrali, ma è difficile in un mondo dove chiunque cerca una battaglia da combattere. In ogni caso, don’t feed the Troll.
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