La nostra analisi del classico Disney con una società di animali antropomorfi.
di Matteo Berta
Anche in età adulta siamo rimasti dei divoratori di prodotti d’animazione e ogni tanto ci piace constatare che la nostra fiducia viene ripagata con un bel film da commentare.
Con oltre un miliardo di dollari incassato nel mondo, Zootopia si presenta come una graditissima sorpresa in un panorama disneyano meno audace e sempre più portato al rifacimento di vecchi classici. Tutti noi eravamo rimasti incuriositi quando uscì il primo, spassoso trailer che mostrava i bradipi alla motorizzazione.
Dopo Robin Hood e Chicken Little la Casa di Topolino torna a raccontarci una storia basata su animali antropomorfi, ma lo fa con una diversa luce negli occhi. Non si limita a trasporre la componente animale in una storia con vicissitudini umane, ma si ammanta di una elegante nonchalance, riuscendo a miscelare la normalità di una metropoli animale con un plot poliziesco colmo di citazioni a iconici film del passato, contornato dall’immancabile lezione morale. Al contrario della maggior parte delle produzioni, qui le riflessioni sociali vengono esposte in un’economia filmica adeguata a una storia leggermente più matura dei classici del genere.
Il musicista Michael Giacchino, dopo essersi spremuto fino in fondo per elaborare un ottimo lavoro con la colonna sonora di Jurassic World, si è limitato ad aggiustare le (molto probabilmente) partiture scartate dal film giurassico e in questo particolare caso arriva stremato a fine corsa. Il compositore non riesce a incidere in nessuna delle scene dove, se ci fosse stato un John Powell di turno, si sarebbe creata una potenza emozionale da non sottovalutare.
Le migliori sequenze della pellicola sono quelle che semplicemente si limitano a descrivere la struttura sociale di quella fantasmagorica Zootopia (o Zootropolis), che sembra voler parodizzare le distopiche città mostrate in film come Blade Runner, creando utopici habitat “naturali” e riflettendo sulle grandi metafore derivanti dalla civilizzazione di persone che fondamentalmente restano animali sociali, quindi tanto vale mostrarle come animali. La storia principale è divertente, ben scritta e non si perde in facezie.
Mi sarebbe piaciuto un finale meno alla High School Musical, ma non si può quasi mai fare l’en plein.
Qui l’approfondimento sul marketing del film e il suo legame con la comunità furry. Infine non perdetevi la recensione di Beastars, serie anime che riprende alcuni elementi di Zootopia.
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