SPECIALE HALLOWEEN – ALIEN: ISOLATION

La recensione del gioco horror di Creative Assembly.

di Alessandro Sivieri

Avanzo a piccoli passi in un corridoio deserto e scarsamente illuminato, gli occhi incollati al rilevatore di movimento nella mia mano sinistra. All’improvviso compare un puntino verde sul display. Il dispositivo inizia a bippare mentre la presenza si avvicina. Mi nascondo in un armadietto di metallo. Sento dei passi pesanti e un attimo dopo compare lui. Feroce, incredibilmente realistico, si muove come se fosse vivo mentre mi cerca. Percepisce la mia presenza ma non riesce a individuarmi. Arriva tremendamente vicino all’armadietto e la musica si fa più intensa, insieme al mio sudore freddo. L’alieno cerca di fiutarmi attraverso le fessure. In quel preciso momento è la morte incarnata, il peggior incubo che un essere umano possa concepire.

Apparentemente insoddisfatto, si allontana e scompare dalla mia visuale. Tiro un sospiro di sollievo. Sto per uscire quando una mano artigliata strappa lo sportello e mi tira fuori dal mio nascondiglio. Il maledetto Xenomorfo aveva orchestrato una finta. Diciamo che mi ha trollato alla grande. Finisco a due centimetri dalle sue fauci spalancate e vado incontro a una morte orribile. Qualche istante di caricamento e mi ritrovo nuovamente lì, in quel corridoio, sempre più solo e indifeso.

La magia del videogame di Creative Assembly, datato 2014, è proprio questa: farti percepire la medesima tensione del film di Ridley Scott. La trama è una possibile prosecuzione dell’originale, con la giovane Amanda, figlia di Ellen Ripley (Sigourney Weaver) che approda in una stazione spaziale per raccogliere indizi sul passato della madre. Prevedibilmente incrocerà i passi con l’alieno, intento a sterminare il personale. Inizia un vero e proprio stalking dello Xenomorfo verso la protagonista, che si ritrova sola per la maggior parte del tempo, con pochi strumenti a disposizione, oltre al suo ingegno e tanta, tanta paura. L’autentico protagonista è proprio lui, l’alieno: disegnato nei minimi particolari (simile al Drone del 1979, salvo alcune differenze anatomiche minori), animato splendidamente e soprattutto con un’intelligenza artificiale da brividi.

Tenendo conto dei limiti dello scenario, la creatura si comporta in un modo sostanzialmente imprevedibile. È in grado di fiutarci, sentire i nostri passi, ingannarci e adattarsi alle nostre strategie di difesa. Una bestia che impara e che diventa sempre più letale. Le armi che ci capitano in mano, tra l’altro con munizioni limitate, servono solo a rallentarlo o a farlo arrabbiare. Più efficaci i diversivi, congegni costruiti manualmente da Amanda che consentono di attirarlo in un’altra stanza per facilitarci la fuga, ma parliamo di soluzioni temporanee. Come nel film, abbiamo paura dell’alieno anche quando non è sullo schermo. L’ambientazione è ugualmente curata, con un piacevole design retrò che si ispira direttamente a bozze e materiali utilizzati da Scott. La fedeltà estetica è altissima e ci sbatte in faccia la fantascienza anni ’70 al suo meglio.

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Per quanto meritevole, Alien: Isolation presenta qualche difetto: oltre al pessimo feeling delle armi da fuoco (che rimangono un elemento secondario), dobbiamo sorbirci una parte centrale abbastanza piatta, a tratti tediosa, dove la minaccia aliena viene sostituita da androidi più resistenti di un Terminator. Se le loro frasi risultano inquietanti, dopo una decina di incontri ravvicinati iniziano a venire a noia. A livello narrativo i colpi di scena hanno un basso impatto e l’interazione con l’ambiente poteva essere sfruttata meglio. Ciononostante parliamo di problemi marginali, a fronte di un livello qualitativo eccellente.

Sono cresciuto con la saga di Alien e quindi sarò di parte, ma dopo anni non ho ancora trovato un videogame che riesca a trasmettermi una tensione paragonabile. Ricordo sessioni di gioco notturne che parevano interminabili, condite da attacchi di panico e seguite da un sonno piuttosto turbolento. Titoli come Outlast e Amnesia si sono avvicinati parecchio, ma non possono contare sul carisma e l’astuzia del nostro Xenomorfo, amato e odiato più che mai. Un gioiello che non ha rivali e che probabilmente, basandosi sul numero insoddisfacente di copie vendute, non avrà nemmeno un sequel. Se ve lo siete perso è imperativo recuperarlo, magari per qualche serata di gaming a tema Halloween. Ci vediamo nelle fottute pareti.

Potete trovare la nostra raccolta di articoli su Alien e Predator al seguente indirizzo:

ALIEN – Tutte le informazioni sul franchise