Ogni genere di curiosità su Aliens – Scontro finale, il glorioso seguito del film di Ridley Scott.
di Alessandro Sivieri
Nel 1979 lo Xenomorfo è spuntato dalle budella di John Hurt e non se n’è più andato. Nel nostro percorso di alienofili incalliti, abbiamo dedicato una marea di approfondimenti al capolavoro di Ridley Scott e alla prolifica saga che ha generato. Alien è partito dal grande schermo per seminare le sue spore in una moltitudine di media, inclusi romanzi, videogame (ricordate il fantastico Alien: Isolation?), fumetti e, di recente, una serie TV prodotta dalla Disney. Non tutte le opere derivate hanno raggiunto lo standard qualitativo dell’originale (l’impresa è piuttosto ardua), ma un posto bello alto del podio va al seguito di James Cameron, Aliens – Scontro finale, che prosegue le avventure dell’eroina Sigourney Weaver.
Il regista di Terminator si è distinto fin dagli albori per il pionerismo tecnico e per le trovate registiche vincenti. Invece di fotocopiare le sequenze opprimenti della Nostromo, moltiplica le minacce (un intero alveare di Xenomorfi, che ora fanno capo a una Regina) ed espande gli ambienti, portandoci nella colonia Hadley’s Hope, sul pianeta LV-426 (lo stesso che ospita il relitto degli Ingegneri). Il complesso ha interrotto le trasmissioni da tempo e gli abitanti sembrano scomparsi, quindi la Weyland-Yutani, multinazionale che vuole mettere segretamente le mani sugli Xeno, manda una squadra di marines a investigare, guidati da Ellen Ripley in qualità di consulente. Al loro arrivo sembra tutto deserto, ma dove ci sono strane uova e sostanze viscose non c’è da stare tranquilli: la spedizione prenderà una brutta piega e voleranno quintali di pallottole.
I momenti orrorifici e le dosi di splatter non mancano, ma la pellicola di Cameron ha un ritmo più spedito e uno stampo decisamente action. La direzione artistica rimane su livelli di eccellenza e molte delle chicche di backstage riguardano proprio le tipologie di equipaggiamento dei protagonisti, la costruzione dei set e il design delle creature. Dopo una sfilza di aneddoti sul capostipite della serie, eccovi un altro piatto fumante di curiosità in salsa acida! Le insidie sono ben cinquanta e vi conviene accendere i rilevatori di movimento per portare a casa la pelle. Siete sull’ascensore per l’inferno… in discesa!
1) IL CAPORALE HICKS
Dwayne Hicks è un membro di spicco della squadra di marines coloniali e uno dei pochi a sopravvivere insieme a Ellen Ripley. Nel film è interpretato da Michael Biehn, uno degli attori preferiti di James Cameron, che lo ha impiegato nel primo Terminator e in The Abyss (questa volta nei panni del villain). All’inizio il ruolo di Hicks era stato assegnato a James Remar, l’Ajax de I guerrieri della notte, ma l’attore venne licenziato dopo una settimana di riprese per “divergenze artistiche” con Cameron. In un’intervista Remar imputò il licenziamento ai suoi problemi personali con le droghe. Si racconta che Biehn fosse negli States, quando un venerdì gli arrivò la telefonata di Cameron. Il lunedì successivo si fece trovare a Londra, pronto per girare. Nei vari contenuti extra non sono presenti spezzoni con il “vecchio” Hicks, ma col tempo sono emersi degli scatti dietro le quinte che lo ritraggono in azione. A quanto pare alcuni shot dove Hicks esplora l’alveare contengono Remar girato di spalle.
2) CORAZZE PERSONALIZZATE
Per entrare in maggiore sintonia con i personaggi, gli attori ebbero la possibilità di customizzare la propria armatura, aggiungendo scritte, adesivi e accessori. Michael Biehn, subentrato a Remar, ne ereditò il costume già modificato, che aveva un cuore disegnato sul petto con tanto di lucchetto. Biehn non fu molto contento della cosa, perché gli sembrava di portare addosso un bersaglio!
Bill Paxton, interprete di Hudson, si fece stampare sulla superficie della corazza Louise, il diminutivo del nome della moglie. Jenette Goldstein, che nel film è la tostissima Vasquez, scrisse invece “El riesgo siempre vive”, una specie di proverbio sulle difficoltà della vita. Cynthia Dale Scott, ovvero il caporale Dietrich, personalizzò il suo casco scrivendo Blue Angel, in onore de L’angelo azzurro, pellicola con Marlene Dietrich. Anche i veicoli ricevettero un upgrade semantico, in primis una delle navette della Sulaco, con una bella scritta sulla carlinga che recita “We aim by P.F.M.”, dove l’acronimo sta per Pure Fucking Magic.
3) GIOCO DI SQUADRA
Cameron esigeva un certo realismo nell’interazione tra i protagonisti. Per questo, oltre che per motivi di logistica, le scene di Aliens non vennero girate in ordine cronologico. Le sequenze dove vediamo i marines riuniti per la prima volta (il risveglio, il briefing) vennero filmate per ultime, in modo che gli attori avessero familiarizzato con il proprio ruolo e con i colleghi. Il risultato fu una migliore atmosfera di affiatamento nel gruppo.
4) ADDESTRAMENTO
Purtroppo fare spogliatoio non basta. Gli attori dovevano risultare credibili nel ruolo di combattenti veterani, quindi Cameron mandò il cast principale a farsi due belle settimane di addestramento intensivo sotto la supervisione di alcuni membri del S.A.S., ovvero le forze speciali britanniche. Sigourney Weaver, William Hope e Paul Reiser furono esonerati dalle esercitazioni poiché Cameron voleva che si percepisse il divario tra soldati esperti e civili senza alcuna esperienza. Nemmeno Michael Biehn partecipò a queste sessioni di formazione, in quanto sostituì Remar a riprese già iniziate. L’interprete del soldato Crowe, Tip Tipping, era stato davvero nelle forze speciali prima di diventare un attore e stuntman. Morì nel 1993, a 34 anni, per un incidente di paracadutismo.
5) IL SERGENTE APONE
La ciliegina sulla torta dell’aspetto militaresco di Aliens è Al Matthews, che nel film interpreta il sergente Apone. Assimilabile all’Hartman di R. Lee Ermey, Apone è il punto di riferimento della squadra e ama elogiare il corpo dei marines con fantasiosi slogan, oltre a rimproverare in modo semiserio i sottoposti (in particolare Hudson). Matthews, oltre a vantare una breve carriera da cantante, prestò veramente servizio per sei anni nel corpo dei marines, combattendo nel conflitto del Vietnam. Ottenne due cuori di porpora per le ferite riportate in battaglia e fu anche primo marine di colore a essere promosso meritoriamente al grado di sergente.
6) VEICOLI TERRESTRI
L’APC usato nel film (M577 Armoured Personal Carrier) è un mezzo blindato piuttosto figo e resistente. È grazie a esso che Ripley riesce a evacuare i marines sopravvissuti dai meandri dell’alveare. Il design preliminare voluto da Cameron era leggermente diverso, ma la sua creazione pesava troppo sul budget, quindi si decise di prendere un rimorchio della British Airways e di modificarlo a dovere. Venne tolta una buona parte del telaio originale per ridurre il suo peso a 35 tonnellate (dalle 75 originarie) e vennero aggiunti svariati dettagli per militarizzarlo, insieme a una bella riverniciata. Chi non ha mai sognato di guidare uno di questi cosi?
7) BLADE RUNNER
Si è molto speculato sulla possibilità che Blade Runner e Alien, i due capolavori di Ridley Scott, fossero ambientati nel medesimo universo. Lo stesso regista si è espresso più volte a favore della teoria. In Aliens, mentre il tenente Ripley discute animatamente con alcuni responsabili della Weyland-Yutani, sono visibili i dati del vecchio equipaggio della Nostromo su uno schermo. Il curriculum di Dallas, il personaggio di Tom Skerritt, menziona la Tyrell Corporation, ovvero la multinazionale che creava i Replicanti nella Los Angeles del 2019!
8) BATMAN
Se alcuni set vengono costruiti da zero, sono frequenti i casi in cui le produzioni si servono di location reali. Questo consente di risparmiare denaro e di sfruttare le atmosfere suggestive di un determinato luogo. Per dare vita ai sotterranei della Hadley’s Hope, nei quali si avventurano i marines, Cameron sistemò a dovere una vecchia centrale elettrica, la Acton Lane. La location venne poi “riciclata” dalla troupe di Tim Burton per il suo Batman nel 1989, diventando la Axis Chemicals. Peccato che il team di Aliens aveva lasciato indietro un sacco di bava, melma e altre schifezze organiche, costringendo i nuovi inquilini a ripulire tutto.
9) CAPSULE DI LUSSO
Le capsule di ipersonno a bordo della Sulaco erano piuttosto costose. Oltre alla cura certosina dei dettagli, erano dotate di un sistema di apertura automatica degli sportelli, quindi ne vennero prodotte solo sei per non sprecare soldi. Per aggirare il problema, Cameron piazzò in modo strategico alcuni specchi, facendo in modo che sembrassero dodici.
10) TERMINATOR
Cameron inserì nel film diversi rimandi al suo cult Terminator. Quando si parla delle armi in dotazione ai marines, viene menzionato il Plasma Phased Rifle, un fucile al plasma. Quando il T-800 di Arnold Schwarzenegger si reca in un’armeria per “fare shopping”, chiede al commesso proprio un fucile al plasma di quel tipo. Inoltre, quando Bishop (Lance Henriksen) discute con Ripley del sintetico Ash, lo classifica come un modello Hyberdine 120-A/2, conosciuto per essere parecchio difettoso. In una prima stesura del dialogo, Bishop menzionava la Cyberdine Systems, l’azienda che darà vita a Skynet.
11) WEAVER CERCASI
Inizialmente Sigourney Weaver non era affatto convinta di tornare per il sequel. Grande era la paura di non essere all’altezza del primo film, ma anche la richiesta salariale dell’attrice era lievitata. Cameron affermava che senza Ripley il suo Aliens non potesse funzionare, ma la Fox arrivò a dirgli di togliere l’eroina dallo script. Fu allora che al regista venne un’idea folgorante: contattò l’agente di Schwarzenegger, affermando di voler offrire al grande Arnold il ruolo da protagonista. L’agente conosceva in via informale il “collega” che lavorava per la Weaver e gli riferì tutto. Morale? Sigourney decise di tornare, dichiarandosi “impressionata” dallo script. Ottenne un compenso di un milione di dollari, mentre per il primo film ne aveva ricevuti solo 35mila.
12) TIRO AL BERSAGLIO
Anche se aveva accettato il ruolo, la Weaver protestò su alcuni aspetti della pellicola. In prims era contraria al fatto che Ripley usasse delle armi da fuoco, poiché nel primo film si era limitata a un lanciafiamme artigianale e riempire gli alieni di proiettili non era certo nella sua indole. Cameron allora la portò a fare pratica in un poligono di tiro, per farle capire quanto fosse “divertente” usare le armi.
13) PAROLACCE
Durante la prima incursione nell’alveare, il tenente Gorman (William Hope) ordina ai marines di non usare le armi da fuoco, poiché rischierebbero di colpire parti delicate della struttura e innescare una reazione termonucleare. A questo punto il soldato Frost (Ricco Ross) esclama “Ma come diavolo ci difendiamo, a parolacce?!”. In effetti, nella versione originale è pieno di imprecazioni, tra cui ben venticinque Fuck.
14) NEUROTOSSINE
Il tenente Scott Gorman di William Hope è un ufficiale giovane, con scarsa esperienza, che non viene rispettato dai suoi uomini. Oltre a compiere delle scelte tattiche approssimative, viene messo fuori gioco da alcune casse dall’APC, riportando una commozione cerebrale. Rimane svenuto per una porzione estesa del film, per poi riacquistare conoscenza e pentirsi dei suoi errori di comando. Nella versione romanzata di Aliens, scritta da Alan Dean Foster, Gorman viene punto dalla coda di uno Xenomorfo, che gli inietta nell’organismo una neurotossina dall’effetto paralizzante. Questa capacità inedita degli alieni era presente nello script, ma venne rimossa durante le riprese.
15) NAUSEA A PALATE
Quando Bishop viene trafitto dalla coda della Regina, giunta di nascosto sulla Sulaco, inizia a vomitare un liquido biancastro, che nelle funzioni organiche dei sintetici fa le veci del sangue. A Lance Henriksen vennero davvero dei conati di vomito, poiché la miscela di latte e yogurt che doveva sputare era avariata. Qualcuno l’aveva lasciata per ore al caldo, sotto luci e riflettori, quindi andò a male, causando all’attore una intossicazione alimentare.
16) TORRETTE DIFENSIVE
Tra le sequenze tagliate della theatrical version e riapparse nella Special Edition vi è quella con le cosiddette Sentry Gun. Questi dispositivi, modello UA 571-C, consistono in un mitra automatico M30 montato su un treppiede e dotato di intelligenza artificiale. I marines le piazzano nei corridoi della colonia per arginare l’avanzata degli Xenomorfi e monitorano la situazione attraverso le telecamere. Le torrette sparano non appena una forma di vita entra nel loro campo visivo e fanno mattanza di alieni, ma in ultima le munizioni finiscono e gli Xeno riescono a distruggerle. I prop sono basati su alcune MG-42 tedesche, usate nell’arco della Seconda guerra mondiale. Modificate e pitturate come i fucili a impulsi dei marines, vennero montate su un supporto motorizzato per simularne il movimento autonomo. Per dare forma al sensore di movimento vennero date in prestito delle lenti dai Pinewood Studios, che in seguito vennero smarrite. Una delle due torrette venne ridipinta d’argento e usata in Space Truckers di Stuart Gordon, datato 1996.
17) IL GOVERNATORE
Molti membri inglesi della troupe avevano lavorato con Ridley Scott al primo film e diffidavano di James Cameron. Passò diverso tempo prima che quest’ultimo conquistasse la loro fiducia. I turni ai Pinewood Studios erano massacranti, perché Cameron era solito spremere al massimo le energie del cast e dei collaboratori (una situazione del genere si verificò in The Abyss). L’aiuto-regista, prendendosi gioco di lui, lo chiamava “Il governatore“. Questa serie di screzi gli costò il licenziamento.
18) AL PACINO
Di solito negli studios vengono girati più blockbuster in contemporanea e può capitare che un regista o un membro del cast, in un momento di pausa, faccia una capatina sul set di un altro film. Steven Spielberg, per esempio, andò a trovare Stanley Kubrick durante le riprese di Shining. Nel caso di Aliens, si presentò Al Pacino, che stava girando Revolution proprio lì accanto. Non possiamo che immaginare Tony Fucking Montana nei panni di uno dei marines.
19) AMANDA RIPLEY
Una delle scene tagliate dal film, poi reintegrata nella Special Edition, è ambientata poco dopo il salvataggio di Ripley, rimasta in coma per 57 anni. La donna apprende che sua figlia Amanda (impersonata dal giocatore in Alien: Isolation), dopo essersi sposata e aver assunto il cognome McClaren, è morta di cancro mentre la madre era dispersa nello Spazio profondo. La foto che viene mostrata a Ripley ritrae in realtà la madre di Sigourney Weaver, Elizabeth Inglis. L’attrice si arrabbiò molto con la produzione per il taglio della scena, poiché aggiungeva un tassello importante allo sviluppo psicologico della sua protagonista.
20) LO SGUARDO CHE UCCIDE
Lance Henriksen avrebbe già dovuto essere il T-800 nei piani originali di Terminator, quindi quando ebbe una seconda occasione per interpretare un androide, non se la fece scappare. L’attore era alla costante ricerca di trovate per rendere il suo personaggio più inquietante. Nel laboratorio della colonia, mentre sta lavorando al microscopio, Bishop si gira verso un marine e gli tira una delle sue occhiate silenziose. Per quella particolare scena, Henriksen pensò di indossare delle lenti a contatto a doppia pupilla, ma il risultato fu così creepy che Cameron gli suggerì di toglierle.
21) ALIEN II
La prima versione dello script, datata 1983, era intitolata Alien II e presentava delle differenze: il personaggio di Carter Burke (Paul Reiser) non era previsto, il pianeta si chiamava semplicemente Acheron, senza la sigla LV-426, Newt e Hicks venivano catturati e imbozzolati, e infine gli Xenomorfi si dividevano in più razze. In particolare, gli alieni operai addetti alla cura dei bozzoli erano albini e più piccoli dei Warrior. Fino al 1985, anno della sceneggiatura completa, c’erano delle sequenze extra da girare, tra cui un incontro ravvicinato tra Bishop e un alieno nei tunnel, oltre a una scena di Ripley nuda sotto la doccia insieme al resto della truppa.
22) WARRIOR
Rispetto al Drone del primo film, gli Xenomorfi della Hadley’s Hope sono classificati come Warrior e preferiscono attaccare in massa piuttosto che giocare d’astuzia. Il loro design è leggermente diverso: la cupola traslucida del cranio venne rimossa, poiché Cameron la riteneva troppo fragile per le scene d’azione che aveva in mente. I Warrior hanno quindi una cresta in bella vista, gli arti più sottili e si muovono con rapidità. Per motivi di budget vennero realizzati solo sei costumi, ma grazie a trucchi di montaggio e inquadrature mirate, il regista fece in modo che gli Xenomorfi sembrassero numerosi.
23) 50 SFUMATURE DI FACEHUGGER
Il Facehugger, per via della sua carica simbolica, costituisce uno degli stadi più disturbanti dello Xenomorfo: un essere ragnesco, simile a una gigantesca mano, che si attacca saldamente alla faccia della vittima e le infila un tubo nell’esofago, pronto a compiere una inseminazione orale. In Aliens appare di frequente, conservato in speciali tubi o pronto ad attaccare Ripley e Newt nell’infermeria. Ne vennero perciò realizzate alcune versioni, perlopiù in animatronic, per farlo correre velocemente e mostrarlo in modo dettagliato.
24) GOD SAVE THE QUEEN

H.R. Giger non partecipò al design delle creature, ma ebbe parole di elogio per il risultato finale, soprattutto perché agli effetti speciali lavorò un professionista come Stan Winston. La Regina, alta 420 cm, era concepita come una gigantesca marionetta. Ben sedici persone erano necessarie per animarla, dei quali due all’interno del corpo. La testa e le mascelle erano comandate tramite un sistema idraulico e il progetto della creatura, che a differenza dei normali Xeno ha quattro arti anteriori, venne realizzato da Cameron in persona.
25) LA VITA NELLA COLONIA
Uno dei segmenti più lunghi della Special Edition racconta la vita quotidiana nella Hadley’s Hope prima dell’infestazione. Vediamo diversi membri del personale al lavoro nella struttura, insieme alla loro famiglie, oltre a un dialogo tra i responsabili nel centro di comando. Newt accompagna i suoi genitori e il suo fratellino in esplorazione su un veicolo della colonia. Il papà e la mamma della ragazzina scoprono il relitto alieno e vengono infine attaccati dai Facehugger. La scena del bambino sul triciclo può essere letta come un tributo a Shining, dove il piccolo Danny Torrance si aggira per l’Overlook Hotel.
26) NEWT
Carrie Henn, che nel film interpreta la piccola Rebecca “Newt” Jorden, venne notata per caso dagli agenti del casting. All’epoca aveva nove anni ed era la figlia di un ufficiale americano. La sua famiglia era stanziata in una base aerea britannica quando Carrie venne selezionata tra più di 500 bambini senza esperienza di recitazione. La bambina amò lavorare sul set ed è tuttora amica di Sigourney Weaver. Venne perfino invitata, seppur esterna al cast, all’anteprima di Alien 3. Dopo Aliens non ha più recitato ed è diventata un’insegnante.
27) MONTATORE SMONTATO
Abbiamo già sottolineato quanto James Cameron fosse esigente con i suoi collaboratori e guidasse la troupe con il pugno di ferro. Il regista non era soddisfatto dell’operato di Ray Lovejoy, il montatore del film, e pensava di licenziarlo per farlo sostituire da Mark Goldblatt, con il quale aveva montato Terminator, e da Peter Boita, che stava mettendo insieme le scene di dialogo. Lovejoy non era certo un novellino e aveva già lavorato con Kubrick a Shining e 2001: Odissea nello Spazio. Con una punta di indignazione, raggruppò il girato della battaglia finale e si chiuse nello studio per tutto il weekend, per poi presentare a Cameron una versione completamente rimaneggiata dell’ultimo atto. Il regista rimase colpito dall’iniziativa e permise a Lovejoy di supervisionare l’editing della pellicola fino al termine della produzione.
28) OSCAR INEDITO
Che la Weaver sia diventata un’icona action al femminile è noto anche ai sassi, ma per Aliens ricevette una nomination all’Oscar per la miglior attrice, ed è stata la prima donna in assoluto a conquistare la candidatura per un ruolo d’azione. Purtroppo non vinse, ma il film si portò comunque a casa due statuette per gli effetti speciali e il montaggio sonoro.
29) IL GIOCO DEL COLTELLO
Durante il pasto a bordo della Sulaco, il soldato Hudson chiede a Bishop di piantargli il coltello in mezzo alle dita per impressionare i compagni. Essendo un sintetico, Bishop ha dei riflessi superiori alla media e la sua velocità è tale da spaventare lo stesso Hudson. La scena venne effettivamente velocizzata per dare una mano a Lance Henriksen, infatti i personaggi sullo sfondo si muovono con una rapidità insolita.
30) AERONAUTICA
Il film ha diversi legami con il mondo dell’aeronautica, dal casting di Carrie Henn all’origine dei prop. La navetta da sbarco dei marines, la dropship UD-4L Cheyenne, venne progettata da Cameron ispirandosi alla carlinga degli elicotteri Apache, degli Huey e del caccia F-4 Phantom II, oltre alla cappottatura del motore di vecchi aerei britannici. La Sulaco, concepita inizialmente come una gigantesca sfera, venne ridisegnata per somigliare a un “nugolo di antenne“, con i tratti estetici di un sottomarino e degli stessi fucili a impulsi utilizzati dai protagonisti.
31) VASQUEZ
Il soldato Vasquez è uno dei personaggi più amati di Aliens, tanto da condividere con Ripley il ruolo di eroina femminile del gruppo. Tosta quanto un uomo e particolarmente abile a crivellare alieni, Vasquez è cresciuta in un carcere minorile prima di arruolarsi nei marines coloniali, dove consoliderà il rapporto di amicizia con Drake (Mark Rolston), il quale la definirà “troppo troppa”. L’attrice Jenette Goldstein andò ai provini senza conoscere il tipo di ruolo richiesto. Mentre gli altri candidati si presentarono in divisa militare, lei arrivò con tacchi alti, capelli lunghi e viso truccato. Salvò la situazione dicendo di avere esperienze pregresse di bodybuilding e venne chiamata per una seconda selezione. James Cameron le chiese di mettere su più massa possibile in quattro settimane e lei accettò la sfida, allenandosi strenuamente.
I tratti somatici furono un problema, perché Vasquez è ispanica e di carnagione scura, mentre la Goldstein aveva gli occhi azzurri, la pelle bianca e un gran numero di lentiggini. Fu costretta a indossare delle lenti a contatto e a sottoporsi a estenuanti sessioni di make-up. Per appropriarsi della mentalità di Vasquez e del suo dialetto fu necessaria una certa preparazione psicologica, studiando la parlata delle gang di Los Angeles, dove l’attrice aveva trascorso la giovinezza. L’addestramento militaresco e i consigli di Al Matthews furono molti utili alla Goldstein, che arrivò a sentirsi come in famiglia. In seguito farà una capatina in Terminator 2 come la madre affidataria di John Connor.
32) BILL PAXTON
Il soldato Hudson, interpretato da Bill Paxton, compare spesso insieme a Vasquez e ne incarna l’antitesi: lei vive per combattere ed è una persona pragmatica, mentre Hudson si lamenta in ogni occasione ed è a quattro settimane dal congedo. Come Jenette Goldstein e Michael Biehn, Paxton è apparso in altre pellicole di Cameron. In Terminator e in Titanic ricopre un ruolo secondario, mentre è uno dei comprimari in Predator 2 di Stephen Hopkins. Cameron scrisse il personaggio apposta per lui e lo lasciò libero di improvvisare molte battute. Carrie Henn racconta che Bill Paxton era diventato un grande amico e cercava di intrattenerla durante le pause. L’attore è scomparso nel 2017, all’età di 61 anni, a causa di un ictus.
33) IL DESTINO DI BURKE
Carter Burke è uno dei personaggi più odiosi del film: rappresenta gli interessi della compagnia e non esita a sacrificare delle vite umane pur di ottenere degli embrioni di Xenomorfo. Il suo atto più vigliacco è la liberazione di due Facehugger nell’infermeria, in modo che infettino Ripley e Newt senza che gli altri se ne accorgano. Durante la fuga dei protagonisti, Burke viene attaccato da uno Xenomorfo, ma non assistiamo alla sua morte. Si dice che in una scena tagliata, esclusa perfino dalla Special Edition, Ellen Ripley incontri il povero Burke imprigionato in un bozzolo durante la sua incursione nell’alveare. Burke la implora di ucciderlo, poiché un Chestburster sta per spuntargli dal petto, ma Ripley si limita a dargli una granata, in modo che sia lui stesso a porre fine alle sue sofferenze.
34) ARMI NON CONVENZIONALI
Abbiamo già parlato della grande cura riposta nel design di veicoli e oggetti di scena. Le armi usate dai marines hanno una storia a parte: il fucile a impulsi (M41A Pulse Rifle) nasce dalla fusione di un mitragliatore Thompson M1A1 con un fucile a pompa Remington 870 e un Franchi SPAS 12. Le Smart Gun M56, usate da Vasquez e Drake, derivano da un paio di vecchie mitragliatrici tedesche MG42, decorate con pezzi di motocicletta e fissate a un’imbracatura da steadycam modificata. A quanto pare avevano un peso notevole e limitavano i movimenti degli attori. La bassa statura di Jenette Goldstein (che a volte subiva le battute scherzose dei colleghi) costrinse i tecnici a ridimensionare l’arma. James Cameron disegnò i primi concept dei fucili, che vennero poi realizzati da armaioli inglesi.
35) FANTERIA DELLO SPAZIO
Oltre all’addestramento fisico, James Cameron voleva che gli attori entrassero nel mood adatto a incarnare dei soldati spacconi, al limite della caricatura. Per questo incaricò il cast di leggere il romanzo Starship Troopers di Robert A. Heinlein, dove si narra di un pianeta Terra governato da un regime militarista che entra in guerra contro una razza di invasori alieni insettoidi. Il libro verrà poi trasposto in pellicola da Paul Verhoeven nel 1997.
36) COLPI DI PISTOLA
Durante la fuga nei condotti d’aria, Vasquez rimane indietro a fronteggiare gli Xenomorfi e finisce le munizioni, rimanendo con una misera pistola. Dopo aver bloccato un alieno con il piede, gli spara in testa, bruciandosi la gamba con il sangue acido. In quella scena, nonostante le nozioni militaresche, Jenette Goldstein non riusciva a gestire il rinculo dell’arma, quindi venne sostituita dalla produttrice Gale Anne Hurd. Diventata da poco moglie di Cameron, la Hurd aveva maneggiato armi reali al poligono ed era una buona tiratrice. Le sue mani compaiono nei primi piani dove Vasquez fa saltare le cervella alla creatura.
37) LA COLONNA SONORA
Per la soundtrack del seguito, il pallino passò da Jerry Goldsmith a James Horner, il quale credeva di avere a disposizione sei settimane per comporre la musica. In un secondo momento scoprì di averne solo tre e fu costretto a lavorare anche di notte. Lo studio di registrazione che trovò in Inghilterra non era attrezzato per sfruttare i sintetizzatori necessari e, alla fine dei lavori, parlò dell’esperienza come “un incubo”.
38) COUNTDOWN
Quando Ripley torna al nido bavoso per salvare Newt, il conto alla rovescia è di quindici minuti. Non è raro che nei film vi sia una dilatazione temporale, con scene che hanno una durata complessiva superiore al countdown, ma in questo caso la sequenza dura davvero quindici minuti, come voleva Cameron.
39) PEZZO DA MUSEO
Una delle uova aliene che compaiono nel nido degli Xeno è finita in esposizione allo Smithsonian Institute di Washington D.C. come simbolo della saga. Donato dalla 20th Century Fox, è composto da lattice, metallo e gesso ed è lungo 153 cm.
40) JOSEPH CONRAD
La nave madre dei marines, la Sulaco, deve il suo nome alla città che compare nel romanzo di Joseph Conrad, dal titolo Nostromo. Quest’ultimo (c’è forse bisogno di dirvelo?) era il nome del rimorchiatore stellare usato dai protagonisti nel primo film, anch’esso in tributo allo scrittore.
41) TEST SCREENING
Tra scioperi, modifiche all’ultimo minuto e problemi produttivi, la lavorazione di Aliens fu un’esperienza stressante per tutti. La pellicola arrivò così in ritardo nelle sale che venne saltata la fase di test screening, dove un montato provvisorio viene mostrato a un pubblico selezionato per sondarne le reazioni.
42) FERITE DI GUERRA
Oltre ad attingere a opere classiche della fantascienza, Cameron si ispirò alla guerra del Vietnam (una ferita aperta nel cuore degli USA) per narrare le vicende dei marines coloniali: all’inizio dei giochi si mostrano ottusi e spavaldi, salvo poi venire decimati da un nemico inferiore sul piano tecnologico. Alla stregua dei vietcong, gli Xenomorfi sfruttano il terreno a proprio vantaggio e fanno affidamento sugli agguati e, quando questo non basta, sulla forza dei numeri. Una minaccia sconosciuta per la quale non esiste addestramento. Per calarsi nel mood fu determinate l’apporto di Al Matthews e dei soldati veterani impiegati come consulenti. Non è nemmeno un caso che, mentre scriveva lo script di Aliens, il regista fosse al lavoro anche su quello per Rambo 2.
43) WIERZBOWSKI HUNTERS
Il soldato Trevor Wierzbowski (Trevor Steedman), insieme a Crowe, è il membro della squadra con meno screen time e battute. Durante l’incursione al nido, viene tratto in salvo da Hicks prima che la sacca delle munizioni in fiamme gli esploda in faccia, per poi essere catturato dagli Xenomorfi e (come presumiamo) infettato da un Facehugger. Nella versione romanzata di Foster è uno dei personaggi più loquaci e Ripley confessa di preferirlo agli altri, per via del suo carattere. Nonostante il suo esiguo peso narrativo, tempo fa era nato il sito Wierzbowski Hunters, creato dai fan in suo onore.
44) ANATOMIA DEI FACEHUGGER
Nella colonia Hadley’s Hope incontriamo vari Facehugger, alcuni tenuti in stasi dentro delle capsule cilindriche e altri pronti a saltare addosso al primo malcapitato. Il meccanismo usato per farli galleggiare nei tubi di stasi deriva dal primo film di Cameron, ovvero Piranha paura, dove compaiono dei pesci mutanti dotati di ali. Servivano ben nove persone per far muovere un Facehugger: una per ogni zampa più una per la lunga coda.
45) JERRY GOLDSMITH
La soundtrack, come avete già letto, è firmata da James Horner, ma nell’atto finale, quando la regina insegue Ripley e Newt nell’alveare, possiamo sentire per un attimo una traccia scritta da Jerry Goldsmith per il primo film, la stessa di quando Ripley vede sbucare lo Xenomorfo da un corridoio della nave e cerca di arretrare lentamente per non farsi scoprire, lasciando indietro il gatto Jones.
46) L’ELEVATORE
Il Caterpillar P-5000, ovvero l’elevatore usato da Ripley per combattere la Regina, fu uno degli elementi di scena più problematici. Venne realizzato da John Richardson, un fido collaboratore di Stan Winston, e richiedeva l’intervento di uno stuntman posizionato alle spalle di Sigourney Weaver per muovere gli arti. Non stava nemmeno in piedi da solo, quindi andava supportato con cavi e pali.
47) LA COMPAGNIA
In una delle scene tagliate, un impiegato della Hadley’s Hope discute con un supervisore delle pessime politiche aziendali perpetrate dalla Weyland-Yutani, concludendo con “… e otteniamo sempre la stessa risposta: lascia stare”. Cameron riutilizzò l’intero dialogo in Terminator 2, sostituendo ovviamente il nome della compagnia con Cyberdine Systems.
48) IL FANTOCCIO
Durante la fuga dall’alveare, Ripley tiene in braccio Newt e al contempo usa il fucile a impulsi fuso alla bell’e meglio a un lanciafiamme. Lo sforzo fisico era parecchio per la Weaver, quindi venne realizzato un fantoccio leggero a misura di Carrie Henn da impiegare per alcune inquadrature.
49) SCARPE DA GINNASTICA
Il product placement non è inusuale nei blockbuster, specie quando si tratta di abiti e accessori. In Aliens il tenente Ripley indossa delle sneakers alte con lo strap, di marca Reebok. L’azienda britannica ne mise in commercio una fedele replica nel 2010.
50) BABBUINI ALIENI
Gli Xenomorfi emettono dei suoni acuti e inquietanti, specie mentre vengono spappolati. Questi richiami derivano da alcune urla di babbuini opportunamente modificate e inserite in post-produzione. Anche in Alien: Covenant i movimenti frenetici del Neomorfo sono ispirati alla gestualità di questi primati, oltre che delle mantidi.
L’evacuazione della colonia ha avuto successo, anche se ci siamo trovati a fronteggiare segreti e curiosità che nemmeno sospettavamo. Dai racconti sul set emerge tutta la passione riposta nella pre-produzione e nell’espansione del mondo degli Xenomorfi verso nuovi, testosteronici lidi. Alien e Aliens possono fare tranquillamente a braccio di ferro. In ultima analisi ne uscirebbe vincitore il capostipite, ma è indubbio che quello di Cameron sia uno dei sequel meglio riusciti di sempre. Nulla vi darà la claustrofobia come la Nostromo, ma di certo il soggiorno alla Hadley’s Hope vi garantisce una quantità immane di andrenalina!
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