Il resoconto della nostra visita al museo civico “E. Caffi” nella Città Alta.
di Alessandro Sivieri
Anche per noi di Monster Movie viene il tempo di abbandonare provvisoriamente i monitor e le sale cinematografiche per una gita fuori porta. Approfittando del clima primaverile, abbiamo fatto una capatina a Bergamo, precisamente nella Città Alta, dove è possibile ammirare opere e costruzioni dall’alto valore storico. Inevitabile la visita al rinomato museo di scienze naturali E. Caffi, situato in Piazza della Cittadella. Era parecchia la voglia di gustarsi un po’ di paleontologia, insieme all’invitante costo di tre euro del biglietto, che comprendeva l’accesso al vicino museo archeologico. All’inizio del percorso ci siamo trovati faccia a faccia con uno dei piatti forti della struttura: la ricostruzione in dimensioni naturali di un Mammuth e del suo piccolo. Le zanne originali, recentemente uscite da un lungo lavoro di restauro, sono custodite in una zona protetta e riservata. Il colpo d’occhio è comunque assicurato.
Superati i due insoliti guardiani, ci siamo lanciati in un’esplorazione suddivisa per aree tematiche, divise tra zoologia, entomologia, paleontologia e geologia. Degna di nota è la nutrita collezione di animali imbalsamati, che spaziano dai mammiferi ai volatili. Con un misto di fascino e inquietudine abbiamo scrutato le spoglie immobili di leoni e rapaci, protette da una teca di vetro. Non sono mancate le battute per alcuni esemplari in condizioni non proprio perfette e con dei lineamenti deformati, tanto da animare il tormentone di “Animali impagliati brutti e dove trovarli”. Protagonista indiscussa una volpe abbandonata a se stessa e alla portata di qualsivoglia visitatore molesto. L’animale in questione fa sembrare la volpe zombie di Antichrist perfettamente normale.

Ugualmente notevole il campionario degli artropodi, che comprende più di un milione di reperti. Salendo una passerella siamo giunti al settore gemmologico, con schiere di pietre preziose e minerali minuziosamente catalogati. Le spiegazioni andavano oltre le targhe e i plastici, presentandoci elementi interattivi come cassetti da aprire, bottoni da spingere e piccoli esperimenti da simulare, il tutto per raccontare in modo immediato la storia del nostro pianeta e le sue ere geologiche. Scese le scale abbiamo incrociato qualcosa che ha piacevolmente stuzzicato il nostro appetito dinosauresco: la ricostruzione dello scheletro di un Allosauro, basata sul calco di un esemplare trovato nello Utah. Questo predatore poteva superare i 10 metri di lunghezza e la sua imponenza ci ha fatto immaginare, per un attimo, di trovarci nell’atrio del Jurassic Park.
Approdati alla sezione marina, dai toni più scuri e misteriosi, siamo incappati in un’altra meraviglia: la Moby Dick locale. Trattasi dello scheletro di un capodoglio femmina di 9,70 metri, appeso al soffitto e illuminato in modo suggestivo. L’animale pesava ben dodici tonnellate e, nel lontano 2008, si arenò sulle coste toscane. Non si tratta di una rarità assoluta, poiché (purtroppo) non è raro che i capodogli perdano la vita sulle nostre spiagge, spesso mandati in tilt dagli ecoscandagli delle barche. Tale evento capita in media una volta all’anno (e ci riferiamo solo alle coste italiche). Almeno questa creatura è stata consegnata all’eternità grazie a un lavoro certosino. Magra consolazione, ma è bello ritrovare qualcosa di affine al nostro logo.
Attraversando le stanze ci siamo imbattuti in altre chicche, tra le quali un formicaio estremamente complesso, ammirabile in ogni sua ramificazione grazie ai pannelli trasparenti. A sorpresa erano presenti manufatti di civiltà africane e precolombiane, in un’area etnologica abbastanza curata. Se proprio dobbiamo segnalare una mancanza, è quella relativa allo Spazio: non vi era nulla di lontanamente riconducibile a planetari o spiegazioni riguardo il nostro sistema solare. Parliamo di una componente non obbligatoria per chissà quale legge non scritta, ma ben radicata nei musei di altre città. A risollevarci parzialmente ci ha pensato il fossile di un Lariosauro, da percorrere con le dita. Vi ricordiamo che questa bestia preistorica è presente nel nostro Bestiario d’Italia.
Al netto di qualche sbavatura, siamo usciti con un buon sapore in bocca. Tra colossi preistorici e curiosità per tutti i gusti, abbiamo trascorso un bel pomeriggio in una struttura ben tenuta e che sfrutta saggiamente la sua vasta collezione di reperti. Degna di nota è la componente interattiva, che farà sicuramente piacere agli ospiti più giovani: giochi tattili, microscopi elettronici e libri in libera consultazione ci hanno tenuti impegnati a sufficienza. La visita è particolarmente raccomandata, specie se siete appassionati di gemme o di zoologia. Torniamo al lavoro sui nostri Bestiari e vi lasciamo in compagnia di un amichevole scheletro di testuggine.
Per l’occasione non scordatevi di leggere il nostro pezzo su Relic, storico horror ambientato in un museo di scienze naturali: RELIC – Il Mostro nel Museo.
Un commento Aggiungi il tuo