JOKER – Leak e teorie sulla storia

Pensieri a base di spoiler sul film DC con Joaquin Phoenix.

di Alessandro Sivieri

Certi uomini vogliono solo veder bruciare il mondo.

Poco importa se nella finzione cinematografica o negli albi a fumetti, l’eroe e il villain si completano. Nel caso di Batman, abbiamo un vigilante mascherato capace di surclassare per carisma e approfondimento psicologico tutti i suoi comprimari della Justice League. La sua arcinemesi non è da meno: il Joker è l’emblema del sadismo e della follia. Un pagliaccio terrificante che ride del dolore inflitto agli altri e che ordisce piani diabolici. L’unico in grado di mettere profondamente in difficoltà la bussola morale del Cavaliere Oscuro, colpendo le persone a lui care e portandolo a un passo dall’infrangere la sua regola numero uno: non uccidere. Un personaggio non facile da interpretare, considerandone la presenza scenica e le mille sfumature. Diversi attori si sono cimentati nella parte, portando alla luce un aspetto diverso del clown:

  • Cesar Romero, perfettamente contestualizzato nella serie anni ’60 con Adam West.
  • Jack Nicholson, colorato e in salsa cartoonesca, molto affine alla versione fumettistica.
  • Mark Hamill, che presta la propria voce per la serie animata di Batman.
  • Heath Ledger, nel ruolo-rivelazione che gli costò la salute.
  • Jared Leto, con il suo romantico principe dei gangster.

Influenzati da scelte produttive e autoriali assai variegate, questi Joker prendono spunto dal cattivo di celluloide ma vivono di vita propria: Nicholson, per dirne una, poteva contare su un costume e una backstory molto vicini ai fumetti (il classico bagno nei rifiuti chimici) e sulla sua espressività, declinata in toni più giocosi rispetto a un Jack Torrance armato di accetta. Ledger, preso in giro da mezzo mondo al momento del casting, ci ha regalato un Joker filosofico, nichilista, che spazza via con il suo caos le ipocrisie di Gotham. Un merito condiviso con l’impronta creativa di Christopher Nolan. L’ultimo ad aver indossato trucco e parrucco è stato Jared Leto in Suicide Squad, bistrattato dalla critica. La Warner ha intenzione di abbandonare il DC Universe dell’epoca snyderiana e concentrarsi su stand-alone e spin-off, quindi non è scontata la permanenza di Leto, anche se noi della redazione avevamo apprezzato il suo boss del crimine bipolare e a tinte rétro. Intanto, per la prima volta, il temibile pagliaccio camminerà da solo: sta arrivando Joaquin Phoenix, senza alcun Batman con cui dividere la scena.

Questa peculiare origin story, con la regia di Todd Philips, arriverà in sala nell’ottobre 2019 e si cimenterà in un compito rischioso, ovvero raccontare la genesi del clown in una Gotham City degli anni ’80. A quanto pare non avrà legami con i “vecchi” film DC, considerando lo sfortunato pensionamento di Ben Affleck, ma non sappiamo nemmeno se il nuovo Batman di Robert Pattinson verrà influenzato dalle peripezie di Arthur Fleck, vero nome del Joker. La bravura di Phoenix è indiscussa ma non riesce a placare lo scetticismo di molti fan, che vedono nel film un tentativo a vuoto di battere cassa da parte di una Warner disorientata. Ugualmente azzardata la scelta di Philips, reduce da commedie come Parto col folle e Una notte da leoni, che dovrà essere in grado di virare verso le tinte dark che il personaggio merita. Il pilastro più importante per la riuscita dell’operazione è però una buona storia da raccontare, e qui entra in gioco un rumor gigantesco, che da qualche giorno circola in Rete.

Secondo il portale ComicBookMovie.com, in seguito a dei test screening l’intera trama del film sarebbe comparsa sul Web. Questo leak gigantesco è da prendere con le pinze, ma alcune rivelazioni sembrano coincidere con i rumor che circolavano su Reddit nei mesi scorsi e conferiscono un po’ di senso logico alle scene del teaser trailer. Ne uscirebbe un racconto controverso, che tratta tematiche forti per un prodotto derivato dai cinecomic e che riscrive da zero il legame tra Joker e Batman, da leggere sotto una nuova prospettiva. Anche se si tratta di voci non ufficiali, la storia ha un’aria verosimile e personalmente ci piacerebbe molto se corrispondesse alla realtà. Proseguendo il ragionamento iniziato con le nostre impressioni su Phoenix, ve la riportiamo in versione integrale, con una chiara premessa per chi non vuole potenzialmente rovinarsi la visione.

ATTENZIONE: POTENZIALI SPOILER SULLA STORIA DEL FILM 


LA TRAMA LEAKATA

Siamo nel 1981, in una Gotham City dove imperversano il crimine e un divario sociale sempre più netto. Thomas Wayne (Brett Cullen), padre del piccolo Bruce (Dante Pereira-Olson), si candida a sindaco promettendo di ripulire la città. Viene introdotto il protagonista Arthur Flech (Phoenix), giovane che sogna di fare il comico e che si occupa della madre malata di mente, un tempo cameriera in casa Wayne. La donna ha servito Thomas per più di dodici anni e ne è ossessionata, ma il magnate sembra non rispondere alle sue lettere. Arthur soffre di un disturbo nervoso che lo porta a ridere in modo incontrollabile quando è agitato, cosa che gli impedisce di fare lo stand-up comedian come aveva sempre sognato. Dato il suo carattere introverso , è seguito da un’assistente sociale e lavora come clown per un’agenzia di talenti. Nel frattempo tenta di intrecciare un legame con una giovane mamma single (Zazie Beetz).

Un giorno Arthur perde il lavoro e, in preda a una crisi, massacra di botte tre uomini di Wall Street in metropolitana, dopo che questi ultimi lo avevano schernito per il suo aspetto. Secondo una versione alternativa, Arthur uccide i tre dopo aver salvato una ragazza dalle loro grinfie. A questo punto il protagonista (o meglio, il suo alter-ego clownesco) diventa il simbolo di un movimento di protesta delle classi meno abbienti, che si coalizzano contro Thomas Wayne, definito un difensore dei ricchi. Mentre la polizia indaga sugli omicidi, Arthur prova a esibirsi in un locale, ma viene deriso dal pubblico. Il video della serata capita tra le grinfie del conduttore televisivo Murray Franklin (Robert DeNiro), che decide di trasmetterlo durante il suo show. Come se la pubblica umiliazione non bastasse, Flech viene a sapere delle lettere della madre e scopre una terribile verità sul suo passato. Anche qui il plot twist prende direzioni diverse a seconda dei rumor:

  • Arthur è figliastro di Thomas Wayne, con il quale la donna ebbe una relazione in giovinezza. Wayne abusò di Arthur quando era un bambino, con la complicità della donna.
  • Arthur è figliastro di Wayne, ma a compiere gli abusi su di lui furono altri fidanzati della madre, sempre con il tacito assenso di quest’ultima.
  • Arthur scopre di non essere in realtà il figlio di Wayne, ma resta la verità sugli abusi da parte dei suoi patrigni.

Qualunque sia la rivelazione corretta, la sua portata è devastante e Arthur uccide la madre, perdendo definitivamente la testa. Può anche darsi la donna muoia per motivi indipendenti da Arthur, ma la perdita della figura materna sembra calzare a pennello con i toni del racconto. Indossati definitivamente i panni del Joker, si esibisce di persona al Late Show With Murray Franklin, dove con un discorso aizza la folla contro la classe dirigente corrotta e uccide Murray Franklin con una pistola. La sommossa che ne consegue mette a ferro e fuoco la città. Thomas e Martha Wayne vengono uccisi, lasciando orfano il piccolo Bruce. Non sappiamo se il personaggio di Zazie Beetz perda la vita durante gli scontri o per mano dello stesso Arthur in seguito a un rifiuto. Dopo una rocambolesca fuga, Fleck viene catturato e rinchiuso nel manicomio di Arkham. Ormai Arthur è definitivamente morto e rimane solo la personalità del Joker, così pazzo da ballare nella sua cella.


CONSIDERAZIONI

Questa rilettura del villain apre a nuovi orizzonti narrativi, portandoci nella mente di uno psicopatico che è stato marginalizzato dalla società. Come abbiamo affermato in apertura, si tratta di una mossa rischiosa che toglierebbe al Joker il suo alone di mistero. Il personaggio è un individuo senza passato, che cambia continuamente versione sulla sua rinascita come criminale; questa linea viene mantenuta dalla versione di Heath Ledger, che si configura come un antagonista allegorico. Quello di Leto, nelle scene tagliate di Suicide Squad, afferma di essere uno stato mentale, più un’idea che un individuo, senza rinunciare alle emozioni come l’amore morboso per Harley Quinn (Margot Robbie). Il Joker di Nicholson riporta elementi della graphic novel The Killing Joke, in particolare il bagno nei composti chimici che lo lasciano sfigurato. Sempre all’opera di Alan Moore sembra ispirarsi questa attesa interpretazione di Phoenix, che prima di impazzire è un comico fallito (divenuto poi un omicida).

Da parte della redazione non ci sono pregiudizi su una riproposizione del Joker, in primo luogo perché la sua figura è mutevole fin dal suo esordio cartaceo. Ricordiamoci poi che non sempre ciò che funziona sui fumetti vale anche per il cinema, dove i personaggi vengono trattati con un differente approccio estetico-narrativo. Lo stesso villain, in The Killing Joke, afferma che chiunque, affrontando una giornata più brutta del solito, potrebbe diventare come lui, come ci dimostra Michael Douglas in Un giorno di ordinaria follia. L’uomo comune, spinto al limite, può perdere il senno e compiere atti di incredibile efferatezza.

Nel caso di Arthur Fleck, la storia leakata funziona a meraviglia e si connette in modo astuto con la genesi di Batman, anche se richiede una certa sospensione dell’incredulità: tra le frustrazioni professionali, il pubblico ludibrio e gli abusi sessuali dell’infanzia (tema coraggioso per un cinecomic), il proto-Joker ne subisce di tutti i colori, quasi come se per renderlo credibile sia necessario farne un martire. D’altronde la produzione hollywoodiana più recente è convinta che per rendere un villain completo occorra l’empatia del pubblico. Il Joker tragico di Phoenix, complice il talento espressivo dell’attore, può dare una ventata di freschezza a un genere ormai saturo, basta che non si traduca in una vittima da giustificare o in un antieroe. Il clown di Gotham, ricordiamolo, è crudele.


IL RAPPORTO CON BATMAN

Bruce Wayne è un vendicatore (non nel senso marvelliano del termine). Ha trascorso la sua giovinezza ad addestrarsi per difendere Gotham dalla malavita e per rendere onore ai suoi genitori, morti davanti ai suoi occhi. Per Bruce, Thomas Wayne è un padre ideale, l’uomo che un giorno vorrebbe diventare. Immaginate la reazione dell’Uomo Pipistrello alla scoperta che Thomas era un fedifrago e, forse, un abusatore. Per gettare benzina sul fuoco, il suo fratellastro e oggetto delle violenze sarebbe proprio Joker, il suo peggior nemico. Un tale scenario, dove Arthur ha causato la morte di quello stesso padre che lo seviziò e lo abbandonò insieme alla madre, manderebbe in frantumi l’equilibrio mentale di Batman.

Il Cavaliere Oscuro si ritroverebbe orfano per colpa del suo fratellastro e dovrebbe fare i conti con il vero passato di Thomas Wayne, cancellando il ricordo dell’affettuoso genitore che si era costruito. La barriera tra l’antieroe e il villain, stretti da un legame di sangue, si assottiglierebbe ancora di più. La simbiosi tra i due è ricorrente anche nella trilogia di Nolan, dove Ledger afferma “Tu completi me“. Nella realtà alternativa di questo spin-off, i due fratelli sono vittime, ciascuno a suo modo, delle azioni del padre. L’erede orfano e benvoluto è diventato un vigilante, mentre il figlio bastardo, sottoposto a torture, è diventato un aguzzino. Ignoriamo se Arthur avrà un posto nel nuovo universo cinematografico della DC, perché in tal caso sarebbe affascinante vederlo alle prese, anni dopo, con il Batman di Robert Pattinson.


IL FUTURO DEL DC UNIVERSE

Se la nuova genesi del clown si rivelasse veritiera, sancirebbe un ritorno della Warner alle tematiche profonde e alle atmosfere oscure dell’epoca Nolan-Snyder. E se i risvolti narrativi fossero inventati di sana pianta? Cerchiamo di astrarci dai rumor contorti: il film promette comunque una visione adulta del Joker, un crime thriller ispirato al cinema di Martin Scorsese e con moniti sociali per l’epoca contemporanea. Gli spettacoli in salsa monster come Aquaman ci hanno intrattenuto con piacere, ma ci aspettiamo che in un modo o nell’altro la DC torni a un mood che contraddistingua il suo universo dalla colorata Marvel. E se i supereroi non salveranno la baracca, ci penseranno i cattivi.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. apheniti ha detto:

    A me, più che il passato del regista, spaventa l’assurda prepotenza degli spettatori che sono pronti ad affossare un ottimo prodotto solo perché non si trovano d’accordo con le scelte degli sceneggiatori. Phoenix è un ottimo attore, Pattinson è parecchio bravo (al di là di Twilight) – eppure su entrambi i “fan” hanno avuto parecchio da ridire.
    Come pure su Leto e Ledger prima, in effetti.

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