DARK S2 – È la miglior serie di sempre sui viaggi nel tempo?

Da Netflix Germania arriva la seconda stagione di Dark. Svanito il paragone con Stranger Things, resta uno dei migliori prodotti sui viaggi nel tempo.

di Cristiano Bolla

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Numero di episodi: 8. Tempo di visione: 400 minuti circa. Tempo necessario per un recap prima di iniziare la seconda stagione: tre settimane. E senza esagerare! Trascorso un intero anno, infatti, è tornata la serie tv targata Netflix Germania, Dark, ma prima di iniziare a vederla è stata necessaria un’ampia rilettura/revisione della prima stagione (QUI trovate la nostra recensione). Questo perché la serie creata da Baran bo Odar e Jantje Friese è un’intricatissima narrazione sui viaggi nel tempo, di quattro famiglie i cui destini si incrociano lungo un arco di 99 anni. Prima di fare il punto sulla seconda stagione, eccovi un ripassino veloce con tanto di pratico albero genealogico da tenere a portata di mano, sempre.

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Nel 2019 un bambino sparisce dalla cittadina di Winden. Tutti lo cercano, ma lui in realtà è finito nel 1987, tramite un passaggio nelle grotte che permette di viaggiare nel tempo di 33 anni. Questo bambino, Mikkel Nielsen, si scoprirà essere cresciuto nel passato fino a diventare Michael, il padre di Jonas Kahnwald, protagonista della storia e anch’esso viaggiatore del tempo a un certo punto. Nel passato viaggia anche il padre di Mikkel, Ulrich, nel tentativo di trovare suo figlio, col risultato però di arrivare nel 1954, tentare di uccidere il presunto rapitore del fratello (anch’esso scomparso nel 1987) e farsi arrestare in quell’anno. Ci sono anche altri viaggiatori, tra cui Claudia Tiedemann, un tempo direttrice della centrale nucleare di Winden, da cui tutto sembra essere partito. La prima stagione si conclude col viaggio di Jonas, che tuttavia arriva in un post-apocalittico scenario nel 2052. In questa stagione, invece, scopriamo che dietro a tutto sembra esserci una setta, Sic Mundus, e che i Viaggiatori sono molti di più di quanto sembrasse. Jonas è intenzionato a evitare l’Apocalisse, ma per farlo dovrà impedire il suicidio del padre e la propria conseguente nascita. Tutto chiaro? No? Bene, siete nello spirito giusto.

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Perché il bello di Dark è proprio questo: è una vera serie sui viaggi nel tempo e i suoi complessi paradossi, uno di quei prodotti che costringe – senza scampo! – lo spettatore a concentrarsi su ogni minuto, ogni frase o dettaglio, pena il perdersi completamente tra le pieghe del tempo e del racconto. Di narrazioni del genere è naturalmente pieno il cinema: basti pensare che anche il recentissimo Endgame ha sfruttato il tema dei viaggi nel tempo, ma prima di lui c’è tutta una filmografia sull’argomento. Da Ritorno al Futuro (citato nella serie e la cosa fa un po’ storcere il naso: questo bisogno di dare per forza al pubblico un orizzonte ben definito, per farlo ritrovare in qualcosa che conosce…) a L’Esercito delle 12 Scimmie e Time Machine, ma anche serie come Dirk Gently, Doctor Who e la spielberghiana 22.11.63. Insomma, il viaggio nel tempo affascina sempre e da sempre.

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Tra tutti questi prodotti, quello che forse si avvicina di più alla complessità di Dark è Predestination, film del 2014 per la regia di Michael e Peter Spierig. Come nel film con Ethan Hawke, anche qui abbiamo a che fare col cosiddetto Paradosso del Nonno: se viaggio nel tempo e sposo mia nonna e do vita a mio padre, divento mio nonno. Dark è pieno di questo tipo di avvenimenti, da seguire e tracciare con attenzione per non perdersi niente. Lo fa in modo mai banale, con interesse, camminando sul filo dell’intreccio da soap opera, inevitabile visto che il tutto è ambientato tra quattro famiglie, altrettante case, una grotta e una centrale nucleare. Ma Dark si districa bene e tiene sempre alto il livello di attenzione, facendoci riflettere continuamente su cose come il Paradosso di Bootstrap, secondo il quale nonostante un viaggiatore temporale sia coinvolto in una catena di eventi, la storia futura non si modifica, a causa dell’esistere di una predestinazione. Ecco la parola chiave: predestinazione, il nucleo tematico e anche il limite della serie.

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Sia chiaro, limite inteso non per forza in senso negativo, ma è il punto attorno al quale ruota tutta la vicenda e la sua risoluzione: se ci vengono mostrati avvenimenti e personaggi futuri, ci viene spiegato che tutta la storia è ambientata in un loop temporale per il quale tutti si comporteranno sempre allo stesso modo e i cicli sono destinati a ripetersi sempre… Ecco, a fronte di tutto questo, come si può uscire da questo loop? Ogni cosa che vediamo fa parte di qualcosa di già successo ed è stimolante pensare a come il tutto possa risolversi. Un po’ a malincuore, Dark una risposta ce la dà, ma il cliffhanger per la terza stagione ha una forte nota mainstream, esattamente come lo era stato quello per la seconda: una soluzione che fa storcere un po’ il naso, che banalizza qualcosa di altrimenti complessamente costruito e su cui incaponirsi con piacere. Anche così, tuttavia, resta il sospetto che Dark sia uno dei migliori prodotti, se non la serie tv migliore sui viaggi nel tempo: per complessità, intrecci e sforzo richiesto per rimanere ancorato alla storia.

Le vicende di Winden, dei Nielsen, Kahnwald e via dicendo troveranno risoluzione nella terza stagione, già annunciata per il 2020. Dark è sicuramente uno dei prodotti di punta europei di Netflix e a questo punto vogliamo sapere se il cugino del cognato del fratello dello zio in realtà non è lo zio del fratello del cognato del cugino stesso. Tutto chiaro, no? 

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