Recensione della Snyder Cut, la visione originale del regista del film uscito nel 2017.
di Manuel Bestetti
PRIMA PARTE
LA VISIONE DI UN REGISTA
Zack Snyder ce l’aveva fatta. Era riuscito, dopo soli 3 film (da lui diretti, 5 se contiamo anche Suicide Squad e Wonder Woman, nei quali compare come produttore), a portare sullo schermo un film epico e corale che, nonostante introducesse una mole personaggi di rilievo, non ne lasciava indietro neanche uno. Questo, con tutta probabilità, è il maggiore pregio di Zack Snyder’s Justice League: il world building. Quasi tutto ciò che viene presentato ha un senso e tutti i personaggi hanno un motivo di esistere che esula dal fatto di essere supereroi messi lì a fare numero. Prendiamo Victor Stone, alias Cyborg: in questa versione è una delle parti centrali del racconto. Non ci fosse stato lui, molti passaggi di trama sarebbero stati difficili, se non proprio impossibili. Se questo non bastasse, Snyder aveva dichiarato che Cyborg (Ray Fisher) era la rappresentazione di persone con disabilità fisiche: sapendo questo, la frase che Stone pronuncia verso fine film mette i brividi.
Stesso discorso per Barry Allen: non è il semplice velocista che “dà uno spintone poi scappa via“, ma ha delle qualità che lo rendono indispensabile. Potrebbero non esserlo Aquaman e Wonder Woman, ma loro sono legati ai luoghi nei quali vengono tenute le scatole e, soprattutto, sono gli unici due che possono tenere testa fisicamente al villain. Discorso diverso per Batman e Superman: il primo è colui che riunisce la squadra, il secondo è colui che torna per risolvere la situazione. Avendo già esaurito la fase dei convenevoli in Batman V Superman, non avevano bisogno di altro. In quasi 4 ore Snyder è riuscito a raggiungere l’epica atmosfera che un film come questo dovrebbe avere, e il pensiero che avremmo potuto vedere questa versione al cinema, al posto della Whedon Cut, fa piuttosto male.
SECONDA PARTE
PENSAVO FOSSE SNYDER… INVECE ERA JOSS WHEDON
C’è da dire che, però, Joss Whedon era riuscito molto bene a copiare lo stile di Zack Snyder. Un paio di scene che richiamavano la vecchia atmosfera erano farina del sacco dell’ex padre degli Avengers, una su tutte quella iniziale con il sottofondo di Everybody knows di Sigrid. La differenza sta nell’interezza del film: le varie sequenze tagliate e modificate nella versione integrale hanno un senso totalmente diverso, inserite nel giusto contesto nel quale dovrebbero essere. Ciò che più però esce rafforzato da questa versione è, incredibilmente, il villain Steppenwolf.
Mentre nella versione cinematografica lo possiamo giudicare come un personaggio quantomeno mediocre, che arriva sulla Terra per recuperare le tre scatole dell’Unità, Snyder è riuscito a dargli un background interessante che lo rende più completo e accettabile. Lui è qui per portare a termine una missione, ma le motivazioni che stanno dietro alla stessa sono decisamente personali. Fa in più la sua comparsa, in tutta la sua maestosità, Darkseid, uno dei più potenti esseri che abitano l’universo della DC. Vagamente menzionato nella versione di Whedon, Darkseid viene presentato perfettamente sia dal racconto di Diana (nel quale era stato sostituito dallo stesso Steppenwolf) sia fisicamente all’interno della storia. Vedere Steppenwolf inchinarsi davanti a lui dimostra come il villain sia una delle minacce più pericolose dell’intero universo. Whedon ci aveva provato, ma non era riuscito a fare ciò che aveva fatto con i primi due Avengers, perché la visione di Zack Snyder era unica: era riuscito a copiarne i tratti stilistici, ma decisamente aveva fallito nel riprodurne l’epica.
TERZA PARTE
IL KNIGHTMARE E IL FUTURO
Una delle sequenze che più avevano fatto discutere in Batman V Superman era sicuramente quella relativa all’incubo di Batman in un tempo apocalittico, il Knightmare. Tra l’introduzione dei parademoni e l’arrivo di Flash dal futuro, la voglia di saperne di più era stata distrutta dalla versione theatrical, che non dava nessuna risposta e, anzi, sembrava aver totalmente dimenticato quelle parti. Snyder dimostra però di aver già pianificato tutto e non solo: sapendo quali fossero le idee per i film futuri, si possono addirittura trovare dei rimandi molto importanti in piccoli dettagli nascosti qua e là. La meticolosità del regista si nota quando, man mano che il film procede, inizi a unire i puntini, a ricordarti di quella frase detta in Batman V Superman che si collega perfettamente a Justice League.
Batman, il suo incubo e il futuro che predice erano una parte centrale nella saga di Snyder, qualcosa che si sarebbe dovuto risolvere nei film successivi e che, si spera, qualcuno gli permetterà di portare a termine. Vedere questa nutrita carrellata di indizi (e anche qualche personaggio inedito), sapendo che non porteranno a nulla, fa storcere il naso, soprattutto se pensiamo che il Justice League cinematografico non ha portato a grandi sconvolgimenti nella timeline della quale fa parte. La Snyder Cut avrebbe significato qualcosa nel grande schema delle cose, e in un universo cinematografico questo è il confine che separa un capitolo inutile da uno utile.
QUARTA PARTE
CONCLUSIONI
Zack Snyder’s Justice League, tirando le somme, è esattamente quello che il titolo promette: la visione autoriale di un regista che ama quello che sta facendo. Il film è profondamente personale, lo era prima della tragedia familiare che i coniugi Snyder hanno dovuto affrontare e lo è ora più che mai. A fine film, prima dei titoli di coda, compare infatti a pieno schermo la dedica ad Autumn, la figlia del regista. Qualche effetto non è al top, qualche salto temporale poco precisato e qualche dialogo non proprio perfetto, ma tutto viene perdonato dalla perfetta scrittura dei personaggi, dai colpi di scena e dalla sensazione di star guardando un mondo vivo, vero, che non va avanti solamente in funzione dei protagonisti.
Questa pellicola può essere considerata la vittoria definitiva per Snyder sui suoi detrattori della prima ora: la coerenza che vediamo da Man Of Steel passando per Batman V Superman, fino ad arrivare a Zack Snyder’s Justice League, è da applausi, rendendolo con pochi dubbi l’universo filmico più coerente di tutti. La speranza, ora, è che questo sia (come avrebbe sempre dovuto essere) solo il primo passo di una lunga camminata.
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