FREAKS OUT – Circensi senza gloria

Neorealismo magico con ragazze fulminate e Wookie coatti.

di Alessandro Sivieri

freaks out poster protagonisti

“Il nostro lavoro è uccidere nazisti e, credimi, gli affari vanno a meraviglia!”

Rullino i tamburi, entrino i pagliacci e i trapezisti, spariamo la donna cannone verso le stelle. Non è forse la guerra – in particolare quella portata avanti dai nazifascisti – un gigantesco circo degli orrori? Uno spettacolo dove i figuranti marciano al passo dell’oca (come sosteneva Henry Jones Sr.) e spargono terrore e violenza? Impettiti, orgogliosi nelle loro uniformi, eppure così ridicoli agli occhi di chi è dotato di raziocinio. A fronte di una follia bellica disumanizzante, il moto di civiltà ed empatia non può che venire dall’individuo “diverso”, che sia un partigiano gobbo o un Chewbacca cresciuto a Rebibbia. Da menomazione fisica e fattore emarginante, la diversità diventa un tratto costitutivo dei personaggi, un elemento che ne ha forgiato i valori e che li rende “normali” – anzi, speciali – rispetto a un esercito di citrulli che inseguono il mito della razza pura.

freaks out israel carro

Su queste premesse si basa Freaks Out di Gabriele Mainetti, che dopo Lo chiamavano Jeeg Robot porta nuovamente il cinema nostrano a incrociare suggestioni tradizionalmente lontane, giocando d’azzardo sia a livello produttivo che immaginifico. Abbandonati i supereroi a Tor Bella Monaca, l’autore romano mette in campo 12 milioni di euro e un branco di freaks (forse meno ambigui di quelli di Tod Browning) impegnati a sbarcare il lunario in un’Italia occupata durante il Secondo conflitto mondiale.

freaks out cencio spettacolo insetti

Perfino in un periodo così tragico può esserci uno spazio per la fantasia, come dimostra il prologo: nell’ennesima tappa di uno show itinerante, i protagonisti compiono i loro prodigi dentro un piccolo tendone, scatenando negli astanti un entusiasmo fanciullesco. Grande importanza alla gestualità e alla comunicazione non verbale: osservando l’atteggiamento del cast mentre sfoggia i propri poteri, riusciamo a intuirne l’indole ancora prima che apra bocca. Pochi istanti di dolcezza e meraviglia vengono spazzati via in un istante dai colpi di artiglieria, che trasformano lo scenario in un caos di esplosioni che la telecamera percorre con mano sicura.

freaks out cast camminata

In un panorama politico e sociale sempre più nero, il gruppo di fenomeni da baraccone si divide tra chi vorrebbe raggiungere gli Stati Uniti in cerca di successo e chi chiederebbe asilo a un celebre circo nazista dove si esibisce Franz (Franz Rogowski), leggendario pianista con sei dita che incanta le folle. Le parole del saggio Israel (Giorgio Tirabassi), manager e figura paterna, convincono tutti a inseguire il sogno americano. L’anziano ebreo parte per procurarsi i biglietti del viaggio, ma dopo una giornata sparisce, insieme a ogni certezza sul futuro.

israel e matilde freaks out film

I conflitti interni si acuiscono, con il Fulvio di Claudio Santamaria più determinato che mai a cercare fortuna dai nazisti, mentre l’ingenua Matilde (Aurora Giovinazzo) è determinata a ritrovare il padre putativo e tenere unito il gruppo. Iniziano le peripezie di questa famiglia disfunzionale in un’Italia occupata e parzialmente ucronica: esistono individui con superpoteri, ma il metro nazifascista li misura come farebbe con ogni altra persona, ovvero in base all’utilità. Puoi finire al macello, diventare una star o essere impiegato come arma in base alle esigenze del potere (o meglio, ai capricci del gerarca di turno).

freaks out protagonisti per strada

La famiglia disfunzionale di fricchettoni è ben differenziata per capacità, età anagrafica, esperienze personali e visione del mondo: Fulvio, scontroso e disincantato, è costretto a nascondere il proprio aspetto alla gente comune. Stanco delle umiliazioni, spinge per per trasferirsi nella compagnia di Franz e vivere di rendita. In pieno stile Santamaria, è bravo a piegare oggetti pesanti e tiene più agli altri che a se stesso, anche se non lo ammetterebbe mai. Il gruppo ha bisogno della sua maturità e della sua forza, dato che se gli girano i cinque minuti è capace di legnare Han Solo, Darth Vader e tutta la Morte Nera. Non potendo contare sull’espressività facciale, Santamaria si inventa un linguaggio corporeo che funziona a meraviglia.

freaks out claudio santamaria chewbacca

Lo chiamavano Chewbacca.

Mario (Giancarlo Martini) è un nano magnetizzato e non molto sveglio, un elemento che non ha una vera e propria crescita (senza offesa, eh) ma che regala qualche siparietto comico con la sua spontaneità. Pietro Castellitto, in gran forma, veste i panni logori di Cencio, un signorino delle mosche che controlla gli insetti, un ragazzo in apparenza egocentrico che però nutre un profondo desiderio per Matilde. Quest’ultima, vero collante della squadra, emette scariche elettriche tali da non poter toccare nessuno senza ferirlo, similmente a una Rogue degli X-Men, anche se il suo potenziale distruttivo va vicino a una Dark Phoenix. Questa sua distanza dal prossimo include il piano affettivo e viene aggravata da un forte senso di colpa, che porta la giovane alle soglie della passività psicologica. In linea con il suo sviluppo puberale, Matilde non sa controllare i propri poteri e nemmeno vuole utilizzarli in situazioni di pericolo. La crudeltà da cui è circondata la metterà di fronte a un dilemma: lasciar morire le persone che ama o sporcarsi le mani, ma per fare ciò dovrà prima accettarsi e perdonarsi.

freaks out cencio e matilde

I protagonisti non sono distanti da dinamiche alla New Mutants e vengono contrapposti a un villain altrettanto complessato: Franz, che suona melodie impossibili grazie alle dita extra, vive la sua condizione con disagio e risentimento. Le sue mani gli hanno impedito di realizzare il sogno della vita, ovvero arruolarsi nell’esercito per combattere in nome del Führer. Dà quindi la caccia a individui speciali come lui, in modo da sfruttarne le capacità per vincere la guerra. Chiunque lo deluda viene fatto brutalmente a pezzi, cosa gonfia parecchio il tasso di gore della pellicola.

franz cattivo di freaks out

Il suo vero dono – che lo ha fatto precipitare nella pazzia – è vedere scorci di futuro. Assumendo ingenti dosi di etere, Franz osserva frammenti di ciò che deve ancora accadere ed entra in contatto con tecnologie all’avanguardia. Conscio dell’imminente suicidio di Hitler, Franz si sente investito di un ruolo messianico e vuole mettersi alla guida di un’armata di metaumani per provare il suo valore. La sua figura, via via più macchiettistica e incline al patetismo, è accostabile ai nazisti del pantheon tarantiniano, mentre un suo monologo in uniforme sembra citare non tanto Hitler stesso, quanto Il grande dittatore di Chaplin. Quale miglior pagliaccio di chi si prende dannatamente sul serio?

freaks out franz circo

Per comprendere un personaggio è utile esplorare il luogo in cui agisce, ed ecco che Mainetti si dedica a una lettura spielberghiana degli ambienti, come se ci trovassimo sul vascello di Hook o nella stanza di Elliott in E.T.: percorrendo il covo di Franz, tocchiamo con mano il caos imperante, gli strumenti di cui si serve e i suoi schizzi onirici che ritraggono smartphone e fidget spinner; oggetti fuori dal tempo, rappresentati alla stregua dei prototipi di un’arma letale. Il laboratorio da scienziato pazzo è l’emblema di una cura certosina delle scenografie e di un’effettistica quasi sempre credibile (a parte una tigre poco amalgamata allo sfondo). Il medesimo senso di spettacolo alla Spielberg si ritrova nelle scene di guerra, con abbondanza di comparse ed esplosioni, anche se il terzo atto viene eccessivamente appesantito dalla smania di fare le cose in grande, di mostrare i muscoli del budget.

treno scena freaks out

“Eh, il treno è sempre il treno… dovrebbero farlo passare più spesso…”

Le sequenze di massa e le sterzate supereroiche rendono Freaks Out un’operazione con pochi precedenti nel nostro panorama produttivo, qualcosa di spendibile a livello internazionale. Questo non significa che non abbia più nulla di italiano: andando oltre gli insulti in romanaccio e i cori di Bella ciao, notiamo una poetica favolesca vicina all’ultimo Matteo Garrone e un’atmosfera che richiama il sentimento popolare del neorealismo, ovviamente in chiave grottesca e, se proprio volete, piaciona.

freaks out circo svastiche

Viene facile tirare in ballo Federico Fellini e le sue digressioni fantastiche in una realtà opprimente, eppure i film che offrono la medesima nota dolceamara, unita alla voglia di riscatto, sono meno conosciuti: parliamo di Polvere di stelle con Alberto Sordi, dove una compagnia di teatranti tenta di sbarcare il lunario in una Roma occupata dagli Alleati nel 1943. Non scordiamo poi Cari fottutissimi amici di Mario Monicelli, questa volta ambientato a Firenze, in cui Paolo Villaggio conduce un gruppo di sbandati da un paese all’altro per imbastire esibizioni di pugilato. A fare la differenza, in un tessuto sociale disgregato e sepolto sotto cumuli di macerie, è l’affiatamento nato da legami fortuiti. Il passato del nostro cinema, nel lavoro di Mainetti, c’è eccome e tocca delle corde nient’affatto banali.

polvere di stelle sordi

Il regista romano, insieme allo sceneggiatore Nicola Guaglianone, cerca un pubblico trasversale, che mastichi generi tra loro distanti e che sia disposto a vederli miscelati in un racconto che si affaccia su un periodo tormentato della storia italiana ed europea. Per dare un senso ai suoi strambi personaggi, Mainetti alza l’asticella dell’assurdo fino a farci digerire qualunque scelta artistica e confeziona la sua inedita ricetta con indiscutibile qualità. Pur indugiando nelle lusinghe dell’intrattenimento di scuola hollywoodiana, Freaks Out si mantiene in equilibrio fino alla fine come il più sfrontato degli acrobati. Alla faccia di chi si aspettava un Natale al Circo Mezzapiotta.

freaks out matilde e mario

Non perdetevi la videorecensione a cura del collega Matteo Berta:

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