Povero teen drama con i mutanti, manco Netflix t’ha voluto.
di Alessandro Sivieri
Dopo più di tre anni di stasi produttiva, il tredicesimo film della saga degli X-Men (tecnicamente nato come spin-off) precipita sul grande schermo. A lungo si è dibattuto sulla sorte distributiva di questo The New Mutants: arriverà mai al cinema? Finirà su una piattaforma di streaming? E invece no. L’opera di Josh Boone, basata sui fumetti Marvel, ha scansato le lande di Netflix e ha caricato le sale di proiezione a testa bassa. Peccato che invece degli applausi abbia trovato un muro di mattoni. Purtroppo per il pubblico, Le Nuove Mutande risente della lavorazione travagliata, di un cast squilibrato e di una mancanza acuta di originalità. Andiamo a conoscere i protagonisti del film, un branco di casi umani rinchiusi in una comunità che San Patrignano spostati proprio.
In una magione nel mezzo del nulla, la dottoressa Reyes (Alice Braga) tiene segregati degli adolescenti speciali. Dritta da Game of Thrones arriva Maisie Williams, qui nei panni di Wolfsbane. Capace di trasformarsi in un canide alla Teen Wolf, è stata torturata da un pastore protestante per i suoi geni mutanti e per la sua lesbicità. Eh sì, oltre ad annusare in giro e a guardare le repliche di Buffy l’ammazzavampiri, tira delle timide slinguazzate alla protagonista Dani (Blu Hunt), che ricambia volentieri le sue attenzioni.
La notte delle allupate mannare.
Da lodare la rappresentazione onesta della loro storia d’amore, ma l’appeal dei personaggi si ferma qui. La Hunt, che interpreta una nativa americana dai poteri sconosciuti, ha dei seri problemi espressivi, risultando l’attrice più debole del gruppo. Sia negli scoppi d’ira che negli attacchi di panico sfoggia un’aria ebete, che la fa somigliare a una giovane Asia Argento strafatta di sciroppo scaduto. Viene inoltre bullizzata da Illyana Rasputin (Anya Taylor-Joy), nei fumetti la sorellina di Colosso. Trattasi di una biondina affascinante, smorfiosa al punto giusto, che può teletrasportarsi in un limbo ed evocare armature. Oh, ha anche un pupazzetto calzino e ci parla tutte le notti.
La lista prosegue con Roberto, detto Berto (Henry Zaga), figlio di papà brasiliano che si scalda letteralmente troppo. Chiude la parata il Charlie Heaton di Stranger Things, che torna a prestare il volto a un citrullo di prima categoria, uno che si tira schiaffi da solo nel cesso mentre il resto della comitiva limona allegramente. I ragazzi faticano a mostrare il loro lato vulnerabile e convivono con dei conflitti interiori, poiché la mancanza di controllo dei loro poteri ha portato alla morte di persone care e all’esclusione sociale. Non dimentichiamo gli abusi: almeno metà del gruppo ha subito molestie infantili, come se fosse un requisito per sviluppare delle capacità portentose, destinate a emergere nello scontato periodo della pubertà.
“Chi è il bastardo che ha tirato lo sciacquone?!”
L’aguzzina degli sfigati è la macchietta scienziata di Alice Braga, legnosa anche quando sgambetta in giro. Una figura in apparenza amichevole che spera di sfruttare i mutanti per fare carriera. Per evidenti motivi di budget è l’unica operatrice della clinica, costellata di porte automatiche e campi di forza. I pasti invece li riscalda Berto. Mentre il minutaggio procede faticosamente, il gruppo di orfani inizia a legare, la prof. Reyes perde neuroni per strada e i corridoi pullulano di creature inquietanti, a metà tra lo Slender Man e i mostri bavosi di Miss Peregrine. Le riprese aggiuntive, approvate tempo addietro dalla Fox, erano indirizzate a ottenere un prodotto più affine a It, ma le sequenze horror faticano a strappare grida e sprofondano in un brodo di idee riciclate.
Le Nuove Mutande tenta di essere molte cose, in primis di porsi in modo diretto e parlare gggiovane, oltre a esplorare inediti orizzonti narrativi, ma pesca da un filone ormai esaurito. Dopo ben cinque rinvii, riesce a prendere le botte perfino da Dark Phoenix e a ribadire che l’universo degli X-Men sta rigurgitando progetti fuori tempo massimo. Se le atmosfere e le scelte di casting si adeguano al panorama young adult degli ultimi anni, è la CGI a essere davvero carente, proiettandoci indietro di almeno due lustri. Smiley pedofili e orsi incantati invoglieranno i meno pazienti a dare fuoco alle poltroncine.
Qualcuno volò sul nido dei mutanti.
Scritto con le istruzioni del microonde e montato da un inserviente di passaggio, è stato sparato fuori dalla Disney, ormai proprietaria intellettuale del franchise, secondo la filosofia del “via il dente, via il dolore”. Pur sguazzando negli omaggi a opere televisive fieramente di serie B, questo teen drama si prende fin troppo sul serio e ci fa capire che gli sbadigli sono un nemico più pericoloso delle paure inconsce. Almeno finché non toccate i calzini di Illyana, vita da strega.
“Non costringermi a fare gli occhi da pazza!”
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