Recensione dell’adattamento cinematografico di Joe Wright del musical di Cyrano firmato da Erica Schmidt.
di Michele Bonardelli
Carissimi lettori mostriferi, il vostro affezionato critico è qui oggi per parlarvi di un film che, a detta sua, si è rivelato una piacevole sorpresa: Cyrano, commedia musicale-romantica diretta da Joe Wright e ispirata all’omonima opera di Edmond Rostand, Cyrano de Bergerac. Lo script è basato sul musical realizzato da Erica Schmidt. In seguito farò un’analisi personale e il più possibile sintetica di quella che si presenta come una piccola perla del romanticismo, e non solo. Ciò che più potrebbe affascinare del prodotto in oggetto – ma anche far storcere il naso ai puristi – sono le ambientazioni scelte per lo svolgimento della storia, vale a dire diversi luoghi della Sicilia. Il lettore accorto potrebbe già pensare “Ma come, non si svolge in Francia il film?”, domanda che si è posto pure il sottoscritto.
In realtà il bellissimo paesino di Noto ben si è prestato alla realizzazione, complice il sapiente utilizzo dei costumi e delle comparse che, riempiendo gli scenari di una pioggia di colori, hanno generato perfettamente l’illusione di trovarsi in un paesaggio francese. Per quanto riguarda le sequenze concernenti la guerra, altra location oculatamente selezionata è l’Etna, e in quel caso è proprio la natura a farla da padrone, attraverso panorami oscuri, cupi, sicuramente avvalorati da un eccellente uso della fotografia. I luoghi selezionati per le riprese sono una fonte di prestigio per la Sicilia e l’Italia, e ci portano a riflettere su quanto poco basti per valorizzare il patrimonio che possediamo.
Per quanto riguarda la storia e i personaggi, si nota un tentativo ben riuscito di impostare un’attenta riflessione, di riprendere concetti attuali e armonizzarli con lo svolgimento della storia classica. Cyrano è l’archetipo dell’eroe romantico, fiero, ribelle, coraggioso e tenace, che cela un animo sensibile e romantico. Innamorato della cugina Rossana – identificata nel film in oggetto come una semplice amica – esita a confessarle il suo amore per via di un suo difetto fisico, che canonicamente è un naso sproporzionato. Egli è uno scrittore, un poeta, e questo è anche il solo e unico modo che ha per esprimere i propri sentimenti, che altrimenti resterebbero inevitabilmente muti. La diversità estetica in questo caso non è il naso, bensì il nanismo, e a interpretare il protagonista è l’osannato attore Peter Dinklage, apparso in successi come Funeral Party e Game of Thrones.
Rossana è una dama con un concetto molto romantico dell’amore: ella non s’accontenta dei nobili, della fama o della fortuna; vuole un amore potente, che infiammi anima e cuore. Sull’onda di questa convinzione, la donna è convinta che l’amore la troverà all’improvviso, e come fiamma vorace la brucerà; infatti il sentimento giunge nella veste di Cristiano (o Christian), un giovane cadetto che incrocia a teatro con relativo colpo di fulmine.
Cyrano è uno dei più celebri cadetti di Guascogna, e Rossana gli chiederà di prendersi cura del soldato di cui ella si è innamorata. Cyrano, pura di far felice la donna desiderata, prenderà il giovane sotto la sua protezione e da qui si avvierà un triangolo nel quale il protagonista sarà letteralmente la mano e la bocca di Christian, il quale non è in grado di esprimere ciò che sente in forma elegante o aulica. Christian in questa trasposizione è interpretato da Kelvin Harrison Jr. (12 anni schiavo, It Comes at Night) ed è una persona di colore. La scelta attoriale risulta vincente, poiché fino a pochi decenni fa le persone di colore venivano relegate a ruoli di secondo piano, ma non per forza è così, e lo possiamo notare attraverso le canzoni, che paiono far emergere tutta l’anima dei protagonisti, altrimenti schermata dietro le loro insicurezze e fragilità.
Per finire, una riflessione sulle musiche: il Cyrano di Rostand è una commedia teatrale, e rendere il concetto di teatralità attraverso un lungometraggio può risultare un’impresa assai ostica. Le due trasposizioni viste dal sottoscritto hanno efficacemente vinto la sfida: il Cyrano di Jean-Paul Rappenau è completamente recitato in rima, con un grande lavoro nel doppiaggio italiano da parte di Oreste Rizzini e Oreste Lionello. Nel Cyrano di Wright, invece, tutta la poetica pare concentrarsi nelle canzoni, rimarcandone la centralità rispetto al contesto, tanto che, a scapito dei gusti personali, pilotano totalmente le sequenze. Ho provato così tante emozioni, ascoltandole, che ho dovuto aggiungerle alla mia playlist e impararle a memoria. La colonna sonora è stata composta dal gruppo britannico The International.
In conclusione questi sono i motivi per cui Cyrano di Joe Wright andrebbe assolutamente visto e apprezzato anche da chi non è un fine conoscitore dell’opera originale. Oltre alle emozioni genuine e alla bellezza dei concetti espressi, l’atmosfera è arricchita dai meravigliosi paesaggi nostrani. Piccola curiosità: il costumista Massimo Cantini Parrini è candidato all’Oscar per questa pellicola. La cosa interessante è che, nel Cyrano de Bergerac del 1990, Franca Squarciapino vinse l’Oscar proprio per i migliori costumi. Sarebbe quindi una doppietta curiosa, ma decisamente eloquente.