Una breve ma concisa e (a tratti) scomoda recensione su una serie che non volevi.
di Nicola Fasanini
Perché sì. La realtà è che uno sta aspettando praticamente da un decennio per vedere la sua saga videoludica preferita avere un po’ di giustizia, ma non ha mai fatto i conti con Netflix. E quindi, senza giri di parole, senza tante frasi a effetto, vi posso dire che la serie su Resident Evil targata Netflix… è una MERDA COLOSSALE. Che sì, ok, hai visto tutti i film con Milla Jovovich al cinema e più volte anche, lo ammetti senza vergogna, ma perché? Perché erano film che non si prendevano sul serio. E questo il pubblico lo sapeva. Erano esattamente ciò che vedevi in pubblicità: film trash. E tu per quello li andavi a vedere. Tralasciando il fatto che il primo capitolo del 2002, malgrado tutto, era bello per davvero. Ma tutto il resto te lo guardavi e te lo godevi per quel motivo. Questa serie, invece, no. Per niente. è una serie che sin dai primi secondi si prende sul serio. Troppo sul serio. Ma partiamo dall’inizio.
Resident Evil, di base, dovrebbe essere un gigantesco “omage” al cinema di George Romero. Cosa che nei primi 3 capitoli della saga videoludica era: una multinazionale che a scopo di lucro fa un casino della madonna noncurante delle vite umane. Boom. Critica sociale. Perfettamente in stile Romero. Semplicissimo, niente di più e niente di meno. Invece qui cosa abbiamo? Boom, critica buonista, che attenzione, è ben diversa dalla critica sociale. La critica sociale implica un coinvolgimento obiettivo, mentre la critica buonista implica un coinvolgimento (ironicamente) capitalista. Si sa che a quel determinato tipo di persone va bene così e quindi lo si fa così a discapito di tutti gli altri. E per una serie che dovrebbe essere basato su un omaggio a un maestro assoluto come George A. Romero, sono cose che non ti puoi assolutamente permettere.
La serie di per sé si divide in due parti: la parte ambientata nel presente e il flashback su “come tutto è iniziato”. L’errore? Trattare il flashback come la parte più importante della narrazione, quando in un determinato contesto dovrebbe essere l’accompagnamento. Una sorta di ouverture costante nella narrazione degli eventi. Invece non solo è trattato come il tema principale, ma tutti i personaggi che fanno parte dei flashback, sono degli emeriti rincoglioniti. Arrivi quasi ad essere indeciso se pensare a “Cristo te la sei cercata” oppure a “Ma se accadesse davvero, sul serio devo crepare per colpa di queste rincoglionite?”. Perché questo è il vero fulcro.
La critica c’è. Ma è una critica buonista inseriti in contesti che non servono la scena. E capitemi che per una serie tv è grave una cosa del genere. Vi faccio un esempio: tizi stanno parlando di virus mortalissimi per l’uomo e a un certo punto uno chiede alla tipa “Come sta tua moglie?”, sottolineando il fatto che HEY, NOI DI NETFLIX SIAMO INCLUSIVI SENZA CONTESTO. Oppure un sempreverde “Io sono vegana ed è la scelta giusta mentre voi siete merde. Quindi possiamo convincere tutti a essere vegani”. Condito poi da alcune cose, lo ammetto, interessanti. Resident Evil, per chi ricorda i primi capitoli della saga videoludica, aveva questo punto di forza delle date. Ok, le abbiamo anche qui. Abbiamo anche alcuni personaggi meravigliosi… che si vedono per mezzo secondo. Perché bisogna lasciare spazio alle protagoniste social justice warriors di Tumblr che (NON È UNO SCHERZO) guardano i porno di Zootropolis. Ed è davvero questo, il marcio di questa serie. Prendersi troppo sul serio affrontando tematiche sociali in modo completamente fantascientifico.
Senza girarci troppo attorno: questa serie – non lo ammetterà mai – è una serie politicamente corretta… nel modo sbagliato. Le protagoniste sono donne di colore che, malgrado facciano delle stronzate allucinanti, devono sempre essere perfette. L’acconciatura e il trucco sono perfette. Anche se sbagliano hanno comunque ragione. Alla tipa protagonista arriva una granata in faccia, ma se la cava tranquilla senza un graffio. Mentre tutti i bianchi caucasici presenti sono dei pezzi di merda. I villain di turno e per la maggior parte dei casi muoiono. L’unico personaggio abbastanza interessante tra i bianchi, è questo tizio tracagnotto (che mi pare pure essere doppiato da Merluzzo, ma in modo veramente… boh ok, Mauri) che a una certa, senza alcun motivo apparente diventa John Wick. Quindi ecco un personaggio vagamente interessante andarsene affanculo dal punto di vista della costruzione caratteriale.
Ma seriamente: COSA AVEVATE IN MENTE DI FARE?! Ragazzi, Candyman non ha funzionato! Parlare di razzismo facendo i razzisti è soltanto un’altra arma che date in mano a chi vi vuole mettere i bastoni tra le ruote, lo volete capire? Non vorrei parlare di questo, ma il problema è che la serie parla esattamente di questo. Io volevo una serie su Resident Evil, cioè zombie, mostri e armi biologiche e invece cosa ho avuto? “Siamo in Sud Africa e non c’è nessuno di colore”, cito testualmente. Potevate farci le peggio critiche e avete scelto di asservire il pubblico mainstream più tossico esistente, e cosa avete ottenuto? Che tutti vi detestano.
Questa serie è un flop, e come tutti i flop di quella piattaforma marcissima di Netfilix è destinata a essere dimenticata nel giro di un mese a far tanto. Ma ora, come fan della saga e come tizio che col cinema ha un pelino a che fare. Visto che finora non è stata resa una degna giustizia cinematografica al brand, vi do un paio di piccoli consigli per il futuro: volete fare un film su Resident Evil? Ambientatelo a Villa Spencer. Claustrofobico. Più si va in profondità. più si entra nel marcio della società umana. Giusto un paio di jumpscare e tutto che scoppia nel finale. Avete un sequel e uno spin-off ambientato a Raccoon City.
Volete fare una serie? Stessa roba di Villa Spencer, ma metteteci dei flashback facendo in modo che lo spettatore capisca solo alla fine che sono flashback (tipo, boh, tirate in ballo Code Veronica, se necessario): avete una seconda stagione che se trattata bene può portare alla terza stagione. Questa ve la do gratis, ma ragà… non devo essere io a dirvi come fare il vostro lavoro. Io sono lo spettatore. Il mio scopo è godere e criticare (in maniera positiva o negativa) la vostra arte. Qui però non si parla di arte. Questa altro non è che merda. E quindi, io, spettatore abituato all’arte, mi sento in obbligo di dirvi come migliorare le cose. Anche se non lo farete. Anzi, peggiorerete.
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