THE SANDMAN – 80% sogno, 20% Netflix

L’onirica recensione di un adattamento che si aspettava da una vita.

di Nicola Fasanini

E quindi sì. Alla fine è arrivato il momento in cui, pure su questo portale, si va a parlare della serie tv del momento. Ma la domanda sorge spontanea: alla fine Sandman è davvero la serie tv del momento? La risposta è semplice: no. Sandman non è la serie tv del momento, bensì la serie tv di una vita. Perché? Perché questa serie la si stava DAVVERO aspettando da una vita.

sandman serie netflix logo

Ben prima del boom delle serie tv, prima del titanico scontro fra Netflix e Prime video, le grandi case produttrici si prendevano a sberle per avere in mano i diritti del Magnum Opus di Neil Gaiman e farci perlomeno una serie di film. E calcolando che l’opera cartacea uscì tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, beh… è passata una vita per davvero. Va detta una grande verità che finora nessun recensore si è azzardato a dire: questa serie poteva uscire in due modi: o così come è uscita, o un disastro di proporzioni terrificanti. E quindi, chiederete, come è uscita? Figa… benone!

sandman serie di netflix sogno

Considerando che, in tutta onestà, quando si è venuto a sapere che Netflix avrebbe avuto in mano la serie, a uno è venuto un mancamento in senso puramente negativo. La scelta di alcuni membri del cast, poi, non ha aiutato proprio per niente. Ma invece è andata bene. Anzi, di lusso proprio. Soprattutto se consideriamo che alla sceneggiatura c’è quel terrorista maledetto di David S. Goyer (coff coff… Batman V Superman… coff coff… ), ma per fortuna, in nostro aiuto, facendo un gesto dell’ombrello con la medesima potenza di un’onda energetica alla produzione, arriva proprio lui: Neil Gaiman in persona! Che dopo il gesto dell’ombrello piazza pure qualche “Encùlet” (Invito bresciano a praticare autoerotismo in modo contorsionistico) a un paio di tizi della produzione, et voilà! Goyer se ne sta muto come un pesce e Gaiman porta su schermo non un adattamento, bensì l’opera cartacea paro paro.

lucifero netflix sandman

Sono 10 puntate in cui si seguono i primi 2 archi narrativi, ovvero la ricostruzione del Reame di Sogno degli Eterni, protagonista monumentale dell’opera, dopo essere sfuggito a una prigionia durata un secolo, e quindi alla ricerca dei suoi strumenti per far sì che ciò accada; e l’arco narrativo di Rose Walker, peraltro uno dei più complessi di tutta l’opera cartacea, volendo vedere. Il tutto accompagnato dalla costante caccia all’incubo ribelle, Il Corinzio. La prima parte è magistrale. Poco da dire. Le interpretazioni sono meravigliose. Sogno è incredibile e Morte… Cristo, Morte. Avevi una paura maledetta su di lei, perché la percentuale netflixiana ha colpito proprio il personaggio che più stava a cuore ai fan. Invece si è rivelata degna! Interpretazione perfetta che ti spinge, anzi, ti costringe a perdonare una scelta di casting sul personaggio così… estrema.

sandman personaggio morte

Poi, beh, ragà… Lucifero. Tutta la parte svolta all’Inferno è ORO PURISSIMO 48 CARATI CON LE PRIME 20 TELEFONATE. Lucifero è interpretato in maniera divina. La pura e semplice sensazione che quello sia esattamente il principe dell’Inferno. E vorrei dirvi moltissimi altri lati positivi, come il fatto che se l’episodio “24/7” fosse durato 40 minuti in più, probabilmente avremmo per le mani uno dei migliori film horror degli ultimi 20 anni, tutti. Ma vi risparmio altri dettagli perché potrei cadere negli spoiler.

sandman sogno protagonista

Quindi ecco il momento che tutti aspettavate! Se per l’80% questa serie è da sogno, purtroppo il 20% ci riporta alla realtà ricordandoci che è un prodotto Netflix. Partiamo dalla cosa che ho detestato di più: Johanna Constantine. Ma non quella Johanna Constantine… cioè… sì anche lei… insomma dai, chi conosce il fumetto sa. Per una questione di diritti non hanno potuto mettere John Constantine e ok, mi può andare bene. Ma cazzo… tra tutte le attrici che ci sono nel roster, dovevate per forza metterci quella bambola di gomma acquistata dai cinesi di Jenna Coleman? Perdio, già all’epoca di Doctor Who uno non la sopportava mica. Figuriamoci in un’opera di quest’importanza.

johanna constantine netflix

Va poi detto, che il suo recitare si è sempre limitato allo scimmiottare le espressioni di marcamento di varie frasi a effetto usati dagli attori di celluloide americani. Lei è inglese. E a sto giro le hanno permesso di inserirci un “cazzo” e “merda” ogni 3 per 2, quindi figuratevi che casino che ha combinato. Ma va beh, quello è un po’ il meno. Dicevamo dell’arco narrativo di Rose Walker. Nell’opera cartacea, era una parte moooooooooooooolto incentrata su di lei, dove Sogno era una presenza marginale. Anche qui è la stessa cosa, quindi il problema quale è? Che una cosa del genere non funziona sullo schermo, dopo 6 puntate di bordello e sequenze di sogni, mondi, incubi e roba iper mega wowwwwwww.

sandman fumetto originale neil gaiman

Sullo schermo si ritrova ad avere a che fare con una normalissima serie Netflix, ovvero: “Ragazza di colore alla scoperta di se stessa e impegnata risolvere i suoi problemi assieme ai suoi amici della community LGBTQ+”. Che perdio, mi va benissimo, anzi sono stracontento, perché tutto ciò (compreso l’ambiente lgbtq+) è ben presente nel fumetto e quindi sarei un idiota a lamentarmene, ma ipocrita a non ammettere che questo sia decisamente il marchio di fabbrica della piattaforma. Il problema sta proprio nel fatto che trattare un arco narrativo così profondo e complesso, dopo 6 episodi in cui ti stavi strappando la faccia dalle emozioni, sullo schermo ha causato una pesantina perdita di smalto della serie. Ma oh, non ho mica detto che sia brutta eh, anzi. Per quanto mi riguarda anche quella parte è trattata più che egregiamente. solo che, ecco, ha un po’ abbassato i toni. Ma nel complesso, Sandman è una serie tv con due controstinchi così! e uno per la prima volta, dopo parecchio tempo, può guardare Netflix, fargli un paio di pat pat sulla nuca e in vista di ciò che dovrà succedere nella seconda stagione, sussurrargli:

“Se me la sbagli… ti uccido.”

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