LA CASA – Il (buonissimo) risveglio del male

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Recensione senza spoiler di un film di cui non si sapeva di aver bisogno.

di Nicola Fasanini

la casa film 2023 famiglia protagonista

Di base è un ragionamento da boomer. Ormai lo sappiamo tutti. In un’epoca in cui la grande distribuzione ha le palle di buttarci in faccia robaccia come Scream 6 (weee, weee, come puoi dire che fa schifo, Jenna Ortega, weee weee) chi, per davvero, tiene al cinema horror, può aggrapparsi a sole tre cose: gli horror della A24, quel capolavoro di Skinamarink (di cui vedrete la recensione appena mi riprendo psicologicamente) e il caro vecchio stile Raimiano. E pensa un po’! Uno alle 23.25 di un lunedì sta scrivendo proprio di quest’ultimo. Quindi, vogliamo farlo un bel tour di questa nuova Casa? Un tour sullo stile da agente immobiliare? Massì, dai che ci piace.

prologo evil dead rise 2023

Partiamo da un presupposto puro e semplice: la sequenza iniziale è allo stesso tempo quello che ci si aspetta da un franchise del genere, che una tra le cose più assolutamente fighe viste negli ultimi anni. Per due semplici motivi, in realtà. 1. Fotografia, contenuti e movimenti di macchina sono di un’eccellenza pazzesca. 2. Gli eventi saranno poi ambientati il giorno prima della sequenza iniziale. Quindi (e non è uno spoiler) lo spettatore può intuire cosa effettivamente succederà, ma non potrà mai arrivarci fino alla fine del film. Mantenendo quindi quella piccola costante di dubbio che verrà oscurata dagli eventi principali della trama fino al momento propizio. Ergo, lo spettatore viene inculato due volte senza nemmeno essere invitato a cena. Va poi aperto un discorso un po’ particolare, ma ne parleremo in seguito. Intanto preparatevi il fegato perché ve lo farò rodere parecchio. Parliamo un secondo del regista, Lee Cronin, praticamente uno sconosciuto che ha vinto qualche concorsino indipendente, ma con dei progetti comunque molto validi come Ghost Train. Questo signore, così come Fede Álvarez nel 2013 si guadagna le simpatie di Sam Raimi, ok?

necronomicon la casa 2023

Lo sappiamo tutti, Sam Raimi è un po’ come il vecchio curato di Quinzano d’Oglio nel 2006. Quello che ti vede fare due passaggi della madonna mentre giochi a tedesca fuori dall’oratorio e per questo ti butta di prepotenza nella squadra di calcetto. Uguale. Raimi nota Cronin e gli fa “Senti, io e il mio amico Bruce Campbell ti diamo i soldi. Tu facci un bel film basato su “La Casa”. E così, a 10 anni esatti dal remake di Fede Álvarez, Cronin butta fuori questo “Risveglio del Male” che perdio, se il male si risvegliasse così bene tutte le volte, il mondo sarebbe un posto meraviglioso. Vi ho già parlato di quello che è l’intro, l’inizio della pellicola. Ora passiamo alla ciccia. Come nel reboot del 2013, abbiamo un’ottima dose di “DRAMAH” ad accompagnare il tutto. Che tu lo vedi e dici “oh…per me ci sta.” Giusto perchè, oggi come oggi, se fai una cosa esclusivamente splatter dall’inizio alla fine, va a finire che fai una cosa come “COME QUELLATRILOGIA SPLATTER DI CUI NON TI AZZARDI A PRONUNCIARE IL NOME” di cui però ci farai prestissimo un dimentic-horror, promesso. Quindi un pelino di DRAMAH ce lo metti per forza. Sia per dare del pepe che per dare un po’ più senso e farti empatizzare di più con i personaggi.

alyssa sutherland co-protagonista la casa

Dicevamo, movimenti di macchina più che ottimi. Fotografia, sul filo dell’eccellenza. Manca una cosa di cui parlare. La cosa che più è stata importante e che è destinata a essere il marchio di fabbrica di questo capitolo nei secoli a venire. L’interpretazione della protagonista. Alyssa “PORCA STRA PUTTANA” Sutherland. Allora, Alyssona internazionale, non ha fatto una bella prova. Ha fatto una prova che le deve valere tutti i premi come miglior attrice per tutto il 2023. Senza se e senza ma, proprio. Perché a parlare di interpretazione vocale so’ boni tutti. Parliamo della fisicità che ha dato al personaggio. A quanto il sorriso malefico e posseduto sia diventato un cult ancora prima che il film uscisse. A quanta potenza abbia dato a un personaggio del genere e come sia uscita dal suo bozzolo in cui si ritrovava rinchiusa per quella sciatteria di Vikings. Parliamone un attimo. Quando si parla di fisicità attoriale, la gente pensa subito e solo al movimento e al linguaggio del corpo. Mentre la Sutherland riesce alla perfezione a equilibrare pure l’espressività facciale che qui raggiunge i livelli della follia assoluta e fa un lavoro oltre l’eccezionale. Dato innegabile. Dato oggettivo. Non si può discutere, se siete sani di mente. È così.

la casa evil dead 2023 figlia piccola

Vi giuro, da insegnante di recitazione, non mi basterebbero tre articoli per elencarvi tutto il lavoro ECCELSO compiuto da questa attrice. Quindi proseguiamo. Finora vi ho parlato solo dei punti di forza di questo film, che malgrado la sua bellezza non è comunque un capolavoro. Quindi parliamo un attimo dei suoi difetti, paragonato però con quell’altro capitolo della saga che mantiene la stessa identica atmosfera tragica (a differenza dei più noti capitoli), ovvero quello del 2013. Ci sono delle piccole cose su cui questo ottimo film si è fatto “battere” dal suo predecessore. Ovvero colonna sonora ed effetti speciali. Nel 2013 la colonna sonora di Roque Banos era qualcosa di eccelso, meraviglioso e a tratti epico e poetico. Qui, invece, senza nulla togliere a Stephen McKeon (che per carità ha fatto un ottimo lavoro) si ode un pizzico di anonimato. Ho avuto ben chiaro il tema principale solo alla seconda visione ed è un po’ un peccato.

evil dead 2023 scena della motosega

La seconda cosa sono gli effetti speciali. Nel capitolo del 2013 la CGI veniva utilizzata solo in due scene contate e talmente poco da non accorgersene quasi, un po’ come “hommage” al primo capitolo dell’81. Mentre qui invece viene sì usata poche volte rispetto a un normale film ad alto tasso commerciale, ma comunque quel poco da diventare troppo per un film con questo nome. Ma ripeto, questi sono solo bruscolini. Proprio quei due centesimini soggettivi, ecco. Un difetto oggettivo, invece? Ora vi faccio rosicare. Il vero difetto del film non viene dal film. Viene dalla fanbase. Ovvero da tutta quella gentaglia che si è lamentata perché “weeee weeee non c’è Ash Williams e allora farà sicuramente cagare weeee weeee”, e invece indovinate un po’? Non c’è un vecchio che, per quanto lo adoro e lo rispetto come uno degli attori più iconici e geniali dei secoli scorsi, sta in piedi col nastro adesivo e un altro film su “La Casa” non lo regge palesemente più (già si percepisce parecchia fatica nella serie tv) ma comunque il film è un mezzo capolavoro. Ed è quel mezzo capolavoro che non solo i fan di vecchia data o della saga volevano, ma che i fan dell’horror meritano, sia per scoprire un tipo di cinema diverso da quello a cui ultimamente siamo abituati, sia per rendersi conto che anche un film horror è capace di farti staccare il cervello per un’oretta e mezza, ma in modo intelligente.

la casa 2023 trucco figlia

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