OSCAR AWARDS 2017 – LA LA LAND, di DAMIEN CHAZELLE

di Cristiano Bolla 

E venne il giorno della Bestia, del film destinato a cannibalizzare questi Oscar, che ha la possibilità di diventare il più premiato della storia dopo Titanic, Ben Hur e Lord of the Rings: The Return of the King. Parliamo ovviamente di La La Land di Damien Chazelle, vincitore annunciatissimo e vero caso dell’anno.

la-la-land-win-oscars-emma-stone-academy

Candidato a Miglior film, regista, attore protagonista, attrice protagonista, sceneggiatura originale, fotografia, scenografia, montaggio, sonoro, montaggio sonoro, costumi, canzone originale (due volte) e colonna sonora; vincitore di sette Golden Globe, Coppa Volpi e candidatura al Leone d’Oro a Venezia, oltre 230 milioni di dollari di incasso per un film costato 30; film con maggior successo critico e commerciale da qualche decina d’anni: ma “alla gente” La La Land non piace perché è un musical.

LLL d 09 _1798.NEF

Siccome il film di Chazelle ha aperto un vero e proprio caso diplomatico, di quelli da social network e quindi sterili per definizione (nel senso che gli argomenti sempre quelli sono: poco approfonditi e dal giudizio un po’ fazioso), per spiegare La La Land è di nuovo il caso di tirare fuori una metafora che usai per provare a spiegare perché La Grande Bellezza al pubblico generalista non era piaciuto; dissi: “Se si guarda il rugby convinti di essere ad una partita di calcio, ci si lamenterà sempre che la prendono con le mani”. Il che vuol dire: un certo tipo di cinema (non tutto, non è oligarchica artistica) ha bisogno di certi strumenti per essere capito e apprezzato fino in fondo. Così era per Sorrentino e in parte è così per Damien Chazelle e il suo La La Land, che è pieno di bella roba, riferimenti profondi, legami artistici evidenti.

la-la-land-oscars-win-emma-stone-hot

La storia si ambienta nella Los Angeles meta dei sogni e patria del traffico in tangenziale: qui Mia, aspirante attrice, e Sebastian, musicista e nostalgico del puro jazz, cercano di vivere una storia d’amore che incrocia sulla strada i loro sogni. La Città degli Angeli, il traffico, la sua espansione, il casting, il jazz e il suo cambiamento: i temi di La La Land sono infiniti, ognuno declinato e approfondito in modo unico e puntuale, denotando profonda conoscenza dei temi. E sì, lo fanno cantando. Damien Chazelle, prima ancora di essere un regista, è un musicista e già da Whiplash la vena è evidente. La La Land è un progetto che torna indietro di sei anni, quando era ancora studente ma aveva un’idea ben precisa:

“Prendere un musical vecchio stile, ma rappresentarlo nella vita reale in cui le cose non sempre funzionano.”

E questo fa: musical vecchio stile perché i riferimenti cinematografici, Singin’ in the Rain e tutti gli altri a seguire, sono evidenti e più che un omaggio, è un modo di tessere la trama del film. Le parti cantate, in un musical, non servono solo da ghirigoro per far vedere quando Ryan Gosling sia perfetto ed Emma Stone meravigliosa, ma da un lato mettono il punto ad una fase del film, fungono da momento di riflessione su quando fin qui appreso ed esperito, dall’altro permettono alla stessa storia di progredire. Denigrare il musical in quanto tale e pretendere di voler dire comunque la propria significa non amare e non considerare una fetta fondamentale della storia del cinema e, quindi, chi cassa La La Land a prescindere “perché è un musical” andrebbe bandito dal Regno del Giudizio Critico.

lalaland-gosling-stone-hot-oscars

Tecnicamente La La Land è un mostro: nessuno come Chazelle, al momento, è così bravo a sintetizzare buone storie ad un montaggio ritmico che è protagonista assoluto dei suoi film, Whiplash l’aveva lanciato e La La Land lo conferma. All’arte del taglia e cuci, qui si unisce anche una cura del dettaglio scenico in tutti gli altri reparti, con vezzi registici e di fotografia bellissimi. Il piano sequenza iniziale, per esempio, è da applausi a scena aperta: può sembrare il pezzo da gran finale e invece è solo l’introduzione.

Venendo alla storia, a quel “ rappresentarlo nella vita reale in cui le cose non sempre funzionano”, la storia di Mia e Seb, per certi versi, è legata a quella di Andrew in Whiplash: lo scontro tra il talento e il destino, tra il sogno e la vita reale. C’è un filo che li unisce e dà ai film di Chazelle un sapore molto agrodolce, perché è vero che rappresenta le cose in una maniera che, alla fine, non per forza può considerarsi un lieto fine. Il talento estremo di Andrew riesce ad emergere ma solo dopo aver sudato e sanguinato sulla batteria; i sogni di Mia e Seb cozzano con la loro storia d’amore, bellissima tra l’altro. Ecco, per quando Chazelle ce la metta davvero tutta per rappresentare in modo originale il tema, questo è l’unico problema che ho con i suoi film: alla fine, in un mondo o nell’altro, il talento vince e per gusto personale ‘sta cosa non mi emoziona molto. Ma nulla toglie alla rasentata perfezione del film, tecnicamente parlando.

Criticare La La Land è da pazzi e chi lo fa si merita una esalogia di Suicide Squad (nuovo termine di paragone più basso in fatto di cinema): vincerà tantissimo, probabilmente non tutto. Chazelle è bravo, Emma Stone divina. Fatevene una ragione.

GLI ALTRI CANDIDATI AL MIGLIOR FILM:

Arrival, di Denis Villeneuve

Fences, di Denzel Washington

Hacksaw Ridge, di Mel Gibson

Hell or High Water, di David Mackenzie

Hidden Figures, di Theodore Melfi

La La Land CD

ost-la-la-land-oscar_

4 commenti Aggiungi il tuo

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.