Analisi della seconda stagione della serie animata Jurassic World: Camp Cretaceous, disponibile su Netflix!
di Matteo Berta
Sono tornate le avventure dei giovani campeggiatori abbandonati nel mezzo di Isla Nublar. Dopo aver costeggiato gli eventi del primo Jurassic World, nella prima stagione (QUI trovate la nostra recensione), i ragazzi sopravvissuti alla fuga dell’ibrido Indominus Rex si trovano ad affrontare nuove battaglie per la sopravvivenza e in questo caso, i dinosauri non sono sempre i principali ostacoli.
Non era semplice trovare degli originali appigli narrativi che potessero portare avanti la storia con lo stesso ritmo della prima serie di episodi. Infatti, in diverse puntate, ci troviamo di fronte a situazioni stagnanti e rischiamo di annoiarci un po’, ma successivamente capiamo che quelle pause erano necessarie per il precipitare improvviso degli eventi degli ultimi tre episodi. Nonostante si cerchi di ravvivare la partitura, questa seconda stagione non è riuscita del tutto a convincerci, in primis perché i protagonisti sembrano essere regrediti (a parte uno) e ci troviamo spesso a perdere quel pelo di empatia nei loro confronti che avevamo acquisito nella prima serie.
L’aspetto positivo di questo ritorno all’ormai fallito Camp Cretaceous è rappresentato ancora una volta dal roster dei dinosauri. Risulta incredibile come i realizzatori del tv show siano stati in grado di portare in scena dei modelli in 3D così credibili, animandoli in modo strabiliante e coerente con gli sviluppi delle sequenze. Nota di merito per i compy, dal momento che bucano sempre lo schermo ogni qual volta ce li si trovi di fronte. Lo stesso non si può dire dei personaggi umani, che presentano gli stessi problemi di animazione e se vogliamo anche di fantasia, dal momento che i nuovi arrivati sono ancor più stereotipati e visivamente banali dei ragazzini stessi.
La colonna sonora è ben gestita e in alcune sequenze tenta di spingersi anche oltre il semplice accompagnamento basico, come quando si fa un riferimento all’Indominus Rex, nel quale viene riproposto l’ormai iconico letimotiv di Giacchino scritto proprio per l’ibrido-sauro. In alcune puntate il montaggio è sontuoso e riesce a mantenere alto il tasso di tensione, alternando delle sequenze spazialmente differenti, mentre in alcuni episodi, come nel caso dell’ultimo, assistiamo a qualche “stacco in asse” (cambio di inquadratura sullo stesso soggetto) che risulta abbastanza fastidioso e inspiegabile. In questa seconda tornata di episodi si sente la mancanza di una vera e propria regia, non vogliamo risultare ridondanti, ma vorremmo ricordare il grande punto di vista manifestato in diverse sequenze della prima stagione, in particolare quelle avvenute in prossimità della laguna del Mosasauro. In questo caso, a parte una bellissima eccezione, gli episodi risultano abbastanza anonimi, facendo perdere mordente a una storia che non sembra avere un vero e proprio obbiettivo.
Questa seconda stagione sarà seguita sicuramente da una terza, che speriamo possa introdurre elementi più originali di quelli finora proposti, tirandosi fuori da uno schema narrativo che rischia di divenire stantio. A malincuore dobbiamo ammettere che questa seconda stagione è inferiore alla prima, da tutti i punti di vista, tranne quello dei dinosauri, che sono un elemento essenziale per un prodotto che mostra il “Jurassic” nel proprio nome. Anche per questo finale ci hanno offerto sorta di cliffhanger e siamo molto curiosi di cosa rivelerà questo nuovo mistero sauro.
Se avete intenzione di chiacchierare con noi liberamente su tutto quello che è successo nella serie, vi consigliamo di impostare il promemoria e seguirci nella live che faremo venerdì 29 Gennaio sul nostro canale Youtube in collaborazione con Paleonerd, trovate il link qui sotto!
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