REMINISCENCE – Il voyeurismo mnemonico

Se lasci Hugh Jackman ti cancello.

di Alessandro Sivieri

reminiscence poster del film

Rap nolanistico
Tranne te tranne te tranne te
Noir futuristico
Tranne te tranne te tranne te

  • Fabbri Sfibra

Trascorsi cinque anni dall’esordio della serie Westworld, la regista Lisa Joy e il marito Jonathan Nolan (il quale firma spesso gli script accanto al fratello Christopher) hanno deciso di rimanere nell’ambito del futuro prossimo e di farsi una domanda, dal loro punto di vista produttivo, piuttosto comoda: e se esplorassimo il concetto di Inception in un’altra direzione? Prendi un lettino abbronzante, riempilo di così tanta acqua da allagare una città, infilaci Hugh Jackman alla ricerca della sua crush perduta e otterrai Reminiscence. Una sintesi semiseria – ma priva di acrimonia – per un’opera che, nonostante peschi a profusione dall’ipermercato della fantascienza, funziona e smuove un pizzico di sentimento.

corvo brandon lee frase

Ne sei DAVVERO sicuro, Eric?

L’originalità, è bene ribadirlo, sguazza in altri lidi: come se la famigerata memoria dell’acqua non fosse solo un’ipotesi, il film nasce da un collage di idee che hanno fatto la fortuna del genere sci-fi negli ultimi 30 anni. Intuizioni che rimangono attuali e che vengono miscelate in un atto di nostalgia giocato quasi d’anticipo. Il setting futuribile è a due passi da qui, negli anni 2030, quando il riscaldamento globale ha provocato l’innalzamento degli oceani. Buona parte della terraferma, incluse molte città, è ormai inabitabile. Uno scenario pre-Waterworld, accostabile forse alla Londra allagata di Split Second, dove è normale uscire di casa e sprofondare in un torrente fino alle ginocchia, se non recarsi addirittura in ufficio col pedalò rubato al vicino.

reminiscence miami panorama

Prevedibilmente la crisi climatica ha ampliato il divario tra ricchi e poveri: i primi (chiamati “Baroni”) possiedono terreni asciutti, vivendo in sontuose magioni e delegando il lavoro sporco a uno stuolo di scagnozzi; i secondi si accontentano di sopravvivere e di non risvegliarsi con un cefalo tra le caviglie. Vi è una terza categoria di sfortunati che sono stati lasciati al di là degli argini o falciati dai militari. I temi sensibili, che vanno dall’ecologia all’immigrazione, contribuiscono al world building senza deviare il racconto. Perfino le sommosse popolari sono secondarie in una storia che si concentra sui personaggi e sulle loro relazioni, perlopiù esaurite e tenute vive dal rimpianto. I sopravvissuti al cataclisma affogano in una quotidiana angoscia e si rifugiano nei ricordi. Qui entra in gioco Hugh Jackman, già impiegato dai fratelli Nolan per l’ottimo The Prestige.

reminiscence macchina dei ricordi

Nick Bannister, ex-soldato pieno di ferite, è un investigatore privato di ricordi, attività che porta avanti a Miami con la socia Watts (Thandie Newton), altra veterana che lascerebbe il collo della bottiglia solo per premere un grilletto. Dalla coppia si recano cittadini che hanno perso le chiavi di casa, vedove inconsolabili, poliziotti in cerca di prove. La memoria, rivissuta in modo realistico grazie a una tecnologia avanzata, diventa una prova inoppugnabile da presentare in tribunale o una comfort zone in formato videoteca.

rebecca ferguson protagonista reminiscence

Come ogni cosa piacevole, il passato idilliaco può diventare la nostra prigione. Bannister utilizza la sua stessa macchina per rivivere il legame amoroso con la misteriosa Mae (Rebecca Ferguson), conosciuta mesi prima e svanita nel nulla. I due avevano grandi progetti insieme e Jackman persevera con piglio masochistico nelle sue regressioni mnemoniche, sperando di trovare indizi o perché, semplicemente, la vita attuale gli fa schifo. Citando il mito di Orfeo ed Euridice (molto caro alla regista), Bannister preferisce una storia raccontata a metà piuttosto che un finale amaro e fin troppo concreto. In Inception le persone rischiavano di sognare così a lungo da perdere ogni legame con il presente, ed è qui che i percorsi delle due pellicole convergono. Il fantasma della donna amata aleggia nei flashback artificiali e talvolta si sovrappone al reale, come la defunta moglie di Dom Cobb.

mae nick bannister nel film reminiscence

L’alcol, il ricordo, una nuova droga chiamata Baca: tutti i personaggi hanno una dipendenza che li consuma. Mimando un Minority Report al contrario, ci si immerge parzialmente nel liquido per rivivere i momenti felici, accentuando la dimensione simbolica dell’acqua, vista ora come minacciosa forza della natura, ora come un torrente esistenziale da risalire – la nostra mente che si fa fluida e navigabile a piacimento. Se nel film di Spielberg i Precognitori anticipavano i crimini, qui il fatto compiuto viene riavvolto e setacciato in cerca di un dettaglio chiave. Perfino il design delle apparecchiature rievoca le vasche della sezione Precrimine, senza dimenticare Matrix, portabandiera filmico del passaggio dall’analogico al digitale. La proiezione olografica delle memorie ci fa pensare invece all’Animus dello sfortunato Assassin’s Creed.

reminiscence film memoria

Abbiamo parlato di ipermercato delle citazioni ma, per non appesantire la lettura, è meglio saltare alcune corsie (scusaci, Strange Days, e scusaci pure tu, Charlie Kaufman) e soffermarci sull’altro grosso creditore stilistico di Reminiscence: Blade Runner di Ridley Scott. Il test preliminare per i clienti, sempre in base allo svolgimento e ai prop utilizzati, è un tributo al test di Voight-Kampff usato sui Replicanti, mentre una colomba lasciata volare da un antagonista su una tettoia è un palese richiamo agli ultimi attimi di vita di Roy Batty.

reminiscence test mnemonico

Hugh Jackman si muove in una città degradata, fradicia, alla stregua del suo lontano parente Rick Deckard: due investigatori che si mettono in cerca della verità, mossi da pulsioni romantiche e costretti a servirsi di una tecnologia che in fondo li opprime. Non a caso Philip Dick, autore del romanzo originale, tratteggiava i pericoli di un futuro dove tutto è simulato, cosa che ci impedirebbe di scorgere la verità. In Reminiscence si fatica ad accettare – e aggiustare – il presente e si sfruttano le macchine per rincorrere una felicità che per i più anziani è letteralmente antidiluviana.

reminiscence thandie newton attrice

Proprio in questo abbandono ai frammenti dal passato (i Replicanti erano affascinati dalle foto) e alla riflessione melanconica si evidenzia un parziale distacco dalla frenesia di Inception e Tenet (i quali rimangono nella sostanza degli heist movie postmoderni) per approcciare il capolavoro di Scott e il più ampio genere neo-noir. Gli elementi cardine ci sono tutti: il detective disilluso che si muove ai margini della legge; i quartieri malfamati; un complotto criminale che scomoda i piani alti della società; locali notturni che fanno l’occhiolino al secondo dopoguerra; una femme fatale dalla bellezza eterea, che strega il protagonista e poi fa perdere le proprie tracce.

rebecca ferguson mae frammenti dal passato

Nei panni della fiamma proibita troviamo Rebecca Ferguson, che dopo The Greatest Showman torna a calcare il palcoscenico insieme a Jackman. L’attrice si mette in gioco con sguardo magnetico, doti canore e coscia prepotente, dimostrando al contempo una certa fragilità. I tic facciali lasciano trasparire la dipendenza da droghe del suo personaggio, moralmente ambiguo in diversi punti della storia. Bannister perde la testa per Mae e rischia tutto pur di ritrovarla, ed è questo legame sofferto che ci fa uscire indenni da quasi due ore di visione: l’alchimia tra Jackman e la Ferguson tiene a galla la produzione e ci rende partecipi di una battaglia contro la rassegnazione. Pur rimanendo lontano da performance sofferte come The Fountain, Jackman ci fa piangere sul latte versato, e al diavolo l’equilibrio sentimentale. Che poi indossi sempre la medesima canotta bianca, facendoci sperare che estragga gli artigli di adamantio, è un altro discorso.

reminiscence nick bannister in strada

Le premesse efficaci vengono stemperate da una seconda parte confusa, dove la fanno da padrone fughe rocambolesche, scazzottate e interrogatori sotto ipnosi. L’onnipresente voice-over, unito ai dialoghi didascalici, si preoccupa di lasciare poco alla nostra interpretazione, trascurando inoltre la regola d’oro dello “Show, don’t tell”. Le sequenze action risultano coreografate con standard televisivi e strutturate in modo poco convincente, tra un saltino sul tetto e una testata al pianoforte, mentre Jackman incespica nella sua Chinatown alla ricerca del prossimo spacciatore da stalkerare. A dire il vero qualche problema salta all’occhio già nell’incipit, dove un totalone della città sommersa mostra degli effetti digitali non certo di prim’ordine, senza parlare di un abuso dei lens flare, specie in “sede di reminiscenza” con le famiglie gioiose e il cagnolino ritrovato.

saint joe daniel wu reminiscence

Le uniche scenografie ispirate sono quelle degli interni, con una impostazione vintage che è funzionale al tributo stilistico ma resta priva di giustificazioni narrative. Forse, avendo l’acqua alta in casa, mi consolerebbe una festa a tema Humphrey Bogart nel bar del quartiere? Solido il montaggio, che gestisce bene la continuità tra le scene rivissute e quelle al di fuori del macchinario. Emozionanti e visivamente pregevoli le interazioni di Bannister con la sua amata in memorie che non lo riguardano: tale stratagemma ci mostra i lati nascosti di una persona che il protagonista credeva di conoscere, innescando un moto di straniamento. Anche qui si sente il profumo di Blade Runner, o meglio del suo seguito a base di fidanzate olografiche.

reminiscence ologramma mae

Al netto della passività creativa e di una quota di minutaggio che nulla aggiunge all’esperienza, non ci troviamo di fronte a una commercialata, quanto a un tentativo di ripetere la formula Nolan con un’appendice melodrammatica. Il risultato è un film che trabocca di ambizioni, pur rimanendo onesto nei confronti del pubblico. Un epilogo intenso ma sbrigativo è l’emblema delle difficoltà incontrate da Lisa Joy nel coniugare degli spunti molto personali, una pletora di lavori da omaggiare e una discreta disponibilità di mezzi. Cercando di ripassare tutto ciò che ti piaceva vedere al cinema, c’è il rischio che sia proprio tu a non renderti memorabile.

behind the scenes di reminiscence

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