GHOSTBUSTERS: LEGACY – Remake a erranza di quinta classe

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Weekend in casa del nonno per una seduta spiritica di nostalgia.

di Alessandro Sivieri

ghostbusters legacy protagonisti zaino protonico

“Immagina che la vita come tu la conosci si fermi istantaneamente, ed ogni molecola del tuo corpo esploda alla velocità della luce.”

Il dottor Spengler del compianto Harold Ramis che ci insegna a non incrociare i flussi – a meno che non sia strettamente necessario, si intende – rimane un esempio di fantascienza pura al cinema, concepita letteralmente come la scienza del fantastico. Un gruppo di accademici che cerca di dimostrare al mondo l’esistenza dei fantasmi, di studiarli, di catturarli, progettando strumenti tecnologicamente avanzati e dalla portata distruttiva.  Le trappole, gli zaini protonici e l’indimenticabile Ecto-1 sono rimasti nell’immaginario collettivo grazie al loro impatto scenografico.

ecto1 cadillac ghostbusters legacy

Il design dei prop, nella sua essenzialità, era vincente quanto i sontuosi effetti speciali impiegati per mostrarne il funzionamento. Non ci si limitava a spararci negli occhi dei flussi colorati di energia ma si farcivano i dialoghi di una gamma terminologica utile a dare un background credibile a questi “giocattoli del paranormale”: collisori di positroni, acceleratori nucleari, inversione protonica totale… l’impossibile (anzi, l’occulto) si ammantava di fisica quantistica per infondere la meraviglia nel pubblico.

ghostbusters 1984 protagonisti

Il dittico di Ivan Reitman ebbe tanta notorietà da dare vita a una community di appassionati che rimane florida un decennio dopo l’altro. La fanbase di Ghostbusters è molto attiva (si pensi alla nostrana Associazione Culturale Ghostbusters Italia), impegnata nella partecipazione alle convention, nella produzione di cosplay dettagliati (soprattutto gli equipaggiamenti) e di cortometraggi di indubbia qualità (l’italianissimo Pronti a credere). Una folla così affezionata esige rispetto per il franchise che ama e non è facile da accontentare. In base a tali premesse abbiamo assistito al fallimento del reboot al femminile del 2016, diretto da Paul Feig e travolto dalle critiche per la scarsità di magia e vena immaginifica in confronto all’originale.

ghostbusters di paul feig

Preso atto del passo falso, un secondo tentativo viene fatto da Jason Reitman con Ghostbusters: Afterlife (distribuito da noi col titolo Legacy). Il regista di Juno si è fatto produrre dal padre Ivan e ha collaborato con il leggendario Dan Aykroyd per un’opera che vuole essere un sequel diretto dei primi due film. Ritorna insomma uno squadrone di cervelli legati alla saga fin dalla sua concezione. Siamo pronti a credere in loro? Il prologo fa ben sperare: i primi minuti di Legacy sono tesi e coinvolgenti, con un’atmosfera anni ’80 e una regia d’impronta spielberghiana.

ghostbusters ecto1 telo

La cosa non sorprende, dato che il regista di Cincinnati è una delle figure più influenti della New Hollywood e ha lasciato lo zampino in gran parte dei successi di quell’epoca. Se vuoi rendere una sequenza appassionante, dinamica, con le carrellate al posto giusto, devi farla alla Spielberg (ne sa qualcosa il caro John Krasinski). Non siamo noi a vederlo ovunque, è proprio la sua eredità che rispunta nei cineasti della generazione corrente, alla stregua di uno spettro infestante. Catapultati per un attimo nella qualità dei vecchi tempi, ci tuffiamo di buon umore in un primo atto che tutto sommato regge, e lo fa presentandoci un cast di volti giovani e ben selezionati.

ghostbusters legacy giovani protagonisti

Nelle campagne dell’Oklahoma veniamo in contatto con una famiglia disastrata, composta dalla madre single Callie (Carrie Coon) e dai figli Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace). Il gruppo è in difficoltà economiche e finisce in un rudere lasciatogli dall’avo recentemente scomparso, Egon Spengler. I figli di Callie non sanno nulla dell’identità del nonno e del suo passato da Acchiappafantasmi, ma scopriranno presto i suoi reali obiettivi e si troveranno a combattere contro una minaccia per nulla inedita. Come un ragazzino che impugna l’arma dimenticata dal padre, i protagonisti rispolverano le invenzioni di Egon e ne sperimentano il potere (oltre alla pericolosità), iniziando il loro personale addestramento come futuri Ghostbusters.

phoebe ghostbusters legacy

A spiccare è la dodicenne Phoebe, il personaggio meglio costruito e quello più determinato a seguire le orme di Egon. Mckenna Grace dà vita a una ragazzina indipendente, appassionata di scienza, con una curiosità insaziabile e la risposta pronta. Nonostante la giovane età, l’attrice (già apparsa in Annabelle 3) ha una presenza scenica invidiabile, suscita l’empatia dello spettatore e trasmette una componente girl power per nulla forzata. Mentre speriamo di rivederla a trafficare con un mucchio di valvole in cantina, stiamo già compilando i moduli per l’adozione, perché parliamoci chiaro: chi non vorrebbe una sorellina o una nipote del genere?

finn wolfhard ghostbusters legacy

Finita la benzina? Non hai la patente? E chi chiamerai?

A Phoebe si affianca il compagno di scuola Podcast (Logan Kim), ragazzino asiatico con fissa dell’occulto che, pur non essendo indispensabile per l’economia della storia, apre qualche parentesi di divertimento senza scadere nello stereotipo dell’amichetto odioso e rompiballe. Altro elemento cardine è il fratello maggiore di Phoebe, un Finn Wolfhard diventato celebre con Stranger Things e riciclato di tanto in tanto per gli horror da catalogo. Il suo Trevor fa da contrappeso scanzonato alla razionalità della sorella, si improvvisa latin lover con una coetanea della caffetteria all’angolo e rende al cento per cento, con la sua fisicità, l’idea di un individuo adolescenziale in perenne cambiamento, impacciato nei movimenti e costretto anzitempo ad assumersi importanti responsabilità.

paul rudd ghostbusters afterlife

Meno pervenuta la madre Callie, incapace di perdonare le assenze di Egon, insieme al suo interesse amoroso Paul Rudd, insegnante nerd con la fissa per le apparecchiature vintage e un culto per le antiche imprese degli Acchiappafantasmi, ormai dimenticati dalla società contemporanea, complice un’assenza trentennale di spettri vaganti nelle soffitte. A scricchiolare sono quindi le figure adulte e i restanti due terzi della pellicola, che si accartoccia lentamente nell’intenzione degli autori di creare una zona di comfort per i fan. Legacy va oltre la lettera d’amore per diventare un remake del primo film, una citazione di due ore condita con una manciata di facce imberbi. Sarà la paura di sbagliare, sarà la lunghezza della lavorazione, ma Reitman figlio non può fare a meno di rovistare nella scatola dei ricordi e riciclare il possibile, dalle battute ai villain.

muncher ghostbusters afterlife

A mancare, oltre a uno svolgimento meno prevedibile, è la varietà di fantasmi che mettono a ferro e fuoco la provincia americana. Se escludiamo il simpatico Muncher, sono pochi i vapori a erranza capaci di sorprenderci. Ugualmente trascurata è la fase dell’invasione della cittadina con conseguente panico della folla, tipica situazione ilare dove i morti interagiscono con i vivi. Non che ci aspettassimo un altro caos da metropoli, eppure i balzi narrativi mettono da parte un sacco di elementi utili a farci entrare nel mood per riempire le inquadrature di strizzatine d’occhio alla J.J. Abrams.

uomo marshmallow paul rudd ghostbusters

L’inconsistenza logica si estende alla ricomparsa del cast originale (non se n’è mai fatto mistero), il cui intervento risulta sottotono e con mere finalità autocelebrative, come se i campioni locali di bocce facessero una capatina col trofeo al compleanno dei nipoti. Ne consegue che i momenti pensati per emozionare si perdano in tappe artificiose, quasi imposte in uno script a corto di coraggio. Non è affatto scontato che gettare sul tavolo tutto ciò che gli aficionados vorrebbero vedere sfoci in una operazione cinematograficamente coesa e coerente. Nell’urgenza di mostrare troppo, di seppellirci nella nostalgia, sono i vari Bill Murray e Dan Aykroyd a sembrare dei fantasmi.

ghostbusters dan aykroyd afterlife

Scelte che lasciano l’amaro in bocca, specie se consideriamo una qualità tecnica ineccepibile: fotografia ispirata, una sana commistione tra effetti pratici e digitali e un gran lavoro sulla componente sonora, pronta a farci gasare quando le trappole e i fucili vengono attivati. In definitiva, questo pseudo-remake non finisce per smerdare la saga, per quanto non si azzardi a sfruttare il potenziale della sua lore. Ci ritroviamo con un team di ottimi personaggi in un film debole, eccessivamente ancorato a chi dovrebbe passare il testimone. Anche da defunto, Egon Spengler è il perno degli eventi, principale fautore di un’eredità (massiccia quanto un proton pack) che cala sulle spalle puberali degli ultimi arrivati. Una preponderanza che ha dei risvolti negativi e che costringe la scrittura a inventarsi un racconto poco credibile (se teniamo in conto i trascorsi dei vecchi protagonisti) di separazioni, apocalissi cicliche e conti in sospeso. Per essere un’opera sugli Acchiappafantasmi, Legacy non ha esattamente il giusto spirito.

Oltre al nostro Bestiario di GHOSTBUSTERS aggiornato, non perdetevi la videorecensione a cura del collega Matteo Berta:

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