THE EXORCIST: BELIEVER – Guardati dal sequel

La doppia possessione che ti sputa sui piedi.

di Alessandro Sivieri

*ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER*

esorcista il credente personaggio di katherine posseduta

Il Diavolo sarà anche lurido e sleale ma una cosa è certa: non resta con le mani in mano. Al cinema approda almeno una ragazzina posseduta al mese, con tutti i cliché del rito romano, le pozze di vomito e i crocifissi rovesciati. È un filone che prospera da decenni e con un buon make-up si ottiene un prodotto pronto a finire nei cataloghi di streaming, prima di scivolare nel dimenticatoio con la velocità di un ghepardo imbottito di energy drink. Inoltre è un genere poco avvezzo al rinnovamento, all’infrazione di quei principi estetici e scritturali considerati efficaci dalle produzioni. Ma se qualcuno andasse direttamente a toccare il capostipite, l’opera che a quel genere ha dato la vita? Cari fedeli e cari scettici, è arrivato Jason Blum in compagnia del regista di Strafumati, e ha intenzione di giocare in serie A.

linda blair ne l'esorcista 1973

Era il lontano e trasgressivo 1973 e nelle sale di tutto il mondo usciva L’esorcista, diretto da William Friedkin e basato sul romanzo omonimo di William Peter Blatty, che ne curò anche la sceneggiatura. I miei genitori, all’epoca poco più che adolescenti, andarono a vederlo con la tremarella, salvo poi appostarsi dietro i cespugli accanto all’uscita del cinema e spaventare gli spettatori gracchiando “Guardati dal prete!”. La pellicola con Linda Blair è universamente riconosciuta come una delle più terrificanti mai venute alla luce e non c’è stato alcun contendente – basato su premesse analoghe – in grado di minacciarla. A cosa è dovuta questa fama leggendaria? Iniziamo dalla qualità intrinseca: Friedkin sfruttava il tema della possessione per addentrarsi nelle paure ataviche che non hanno abbandonato l’uomo contemporaneo, per mettere in evidenza il senso di isolamento e la disgregazione dei rapporti affettivi. Un taglio quasi documentaristico, ambienti domestici che trasudano claustrofobia, un montaggio straniante che si serve di accostamenti violenti di immagini e suoni, oltre che di inserti subliminali che compaiono per un decimo di secondo. E il tema musicale Tubular Bells di Mike Oldfield? Da sacrario dei cinefili.

padre merrin ne l'esorcista 1973

La messa in scena non fa sconti sull’aspetto truculento della manifestazione diabolica e si serve degli effetti artigianali di Marcel Vercoutere con il contributo del celebre Rick Baker, il quale si cimenterà in seguito con Star Wars e Un lupo mannaro americano a Londra. Se chiunque sarebbe in grado di miscelare una bella zuppa di piselli, scene come la discesa dalle scale a rovescio (inclusa nella versione estesa) lasciano a bocca aperta ancora oggi. Questo ci porta al secondo punto di forza di The Exorcist, quantificabile in shock value: negli anni ’70 come oggi può lasciare sgomenti l’immagine di una dodicenne che si deflora con un crocifisso gridando “Chiavami!”, supportata da un variegato topping di oscenità e icone sacre orrendamente profanate. Sperimentatore e provocatore fino al midollo, il regista ha plasmato una creatura imprevedibile, capace di spingersi oltre ogni previsione pur di scioccare il pubblico. La mancanza di una linea netta che separi ciò che è consentito mostrare dalle esibizioni off-limits ci lascia disorientati, e perciò vulnerabili. Il senso del pudore e il politicamente corretto albergano giustamente in un’altra parrocchia, mentre Friedkin ci consente di spiare l’inferno e la disperazione dal buco della serratura.

patrick wilson in the conjuring

Il sentiero tracciato da L’esorcista si è spinto in più direzioni, dando il via a franchise come il Conjuringverse e a imprese action-adventure con protagonista Padre Amorth (al quale Friedkin stesso dedicò un documentario). Alla data odierna il genere è inflazionato e non è facile per un aspirante erede emergere dalla massa, specie se si carica sulle spalle il nome dei nomi. La Blumhouse, specializzata in produzioni horror con minima spesa e massimo risultato, raccoglie la sfida e tenta un’operazione alla Terminator: Dark Fate. Sì, facciamo un sequel diretto dell’originale e azzeriamo, almeno sulla carta, i capitoli che si sono susseguiti dal 1973 al 2023. Via L’esorcista II – L’eretico di John Boorman, il tizio di Excalibur; fuck the terzo capitolo girato dall’autore del romanzo; al diavolo i prequel gemelli Dominion e La genesi; buttiamo al cesso la serie antologica della Fox. “Dio Cristo!”, direbbe la mamma di Regan, “Che cazzo sta succedendo?!”. Succede che Blum si inventa L’esorcista – Il credente e mette al timone David Gordon Green, già autore della “nuova” trilogia di Halloween con Jamie Lee Curtis. Cosa potrà mai andare storto?

leslie odom jr. è victor fielding in exorcist believer

Ebbene, Il credente non è credibile. Anzi, è passabile di scomunica presso le gerarchie infernali. Fa bestemmiare fin dall’inizio? No. La prima parte, bisogna ammetterlo, gioca qualche buona carta e sembra andare in una direzione tutta sua piuttosto che fare la copia carbone del progenitore. Il prologo si svolge ad Haiti nel 2010, anno del famoso terremoto che devasterà il paese e che verrà classificato come il secondo più distruttivo della storia dell’uomo. Le disgrazie personali dei protagonisti si intrecciano con un dramma collettivo realmente avvenuto, come se lo script cercasse una base concreta in cui piantare le radici e assottigliare il confine tra cronaca e finzione. Una zuffa di cagnacci per citare l’incipit del film di Friedkin (Padre Merrin in Iraq) e ci si butta subito sulla luna di miele del fotografo Victor Fielding (Leslie Odom Jr.) e della moglie Sorenne (Tracey Graves), in evidente stato di dolce attesa. La donna viene adescata da un gruppo di bambini e convinta a sottoporsi a un rito propiziatorio locale a base di litanie, essenze bruciate e sputi sui piedi. Non ci è dato sapere se sia questa benedizione voodoo a innescare l’infestazione demoniaca o se si tratti di una beffa del destino, dato che negli attimi successivi si verifica il terremoto e Sorenne perde la vita, lasciando Victor con una neonata da crescere.

katherine e angela in exorcist believer

Tredici anni dopo, la figlia di Victor è cresciuta, si chiama Angela (Lidya Jewett) e frequenta una scuola dove proiettano video della Bibbia a colazione, pranzo e merenda, nonostante il padre abbia perso la fede dopo la perdita della moglie. La sua migliore amica è Katherine (Olivia Marcum), che invece ha due genitori appartenenti alla chiesa battista… Ned Flanders, ma lavati! La regia fa un buon lavoro nel raccontarci due preadolescenti abbastanza differenti per estrazione sociale e condizione familiare. Il loro legame di amicizia sarà la base della doppia possessione e del ricatto diabolico che ne conseguirà, ma a prescindere dal significato narrativo equamente distribuito, è Angela il vero nucleo del racconto, insieme ai tormenti del padre. Le due ragazze si accordano in privato per rifugiarsi nel bosco dopo le lezioni e comunicare con la madre di Angela tramite un pendolo, salvo poi sparire per tre giorni. La disperazione dei genitori porta a galla i dubbi e i contrasti di una società frammentata, occupata a rimbalzarsi le responsabilità piuttosto che rendersi conto del fatto che ci sono segreti a prova di famiglia. Tutti i giovani hanno una sfera della privacy e non c’è tradizione che tenga.

katherine posseduta in exorcist believer

Angela e Katherine vengono ritrovate in un fienile senza memoria dell’accaduto e con lesioni ai piedi, come se avessero fatto una scampagnata in terre sataniche. In effetti, David Gordon Green abbraccia a piene mani la fissa dei piedi (ah ah ah) partita da gente come Tarantino e diffusasi nelle pellicole più impensabili, Barbie inclusa. Non si sa come, non si sa quando, il demone Pazuzu (nome svelato a partire dal sequel di Boorman) o chi per lui si è introdotto in punta di piedi (oh no, ancora!) nella vita di Angela e ha contagiato pure l’amica del cuore. La benedizione ricevuta dalla madre continua a destare sospetti ma si tratta palesemente di materiale riservato a ulteriori capitoli. Ecco, la prima parte de Il credente resta ancorata ai drammi intimi, abbozza perfino il montaggio destabilizzante alla Friedkin (alternanza repentina di shot e suoni assordanti) e riesce a dare un coefficiente di imprevedibilità alle azioni delle ragazzine indiavolate quando rientrano tra le mura domestiche. Funziona, è consapevole dei propri limiti ed è girato con la testa. Poi arriva l’effetto Carrie Fisher.

exorcist believer ellen burstyn attrice

“Prendo la vecchia!”

Jason Blum e il suo regista hanno l’idea geniale di scongelare Ellen Burstyn, interprete della madre di Regan nell’originale, e di portarsela in giro per i set come una disorientata principessa Leia nella trilogia disneyana di Star Wars. L’anziana Chris, un tempo attrice di discreto successo e scettica per natura, ha riconsiderato le proprie certezze dopo l’esperienza avuta con la figlia e si è messa a studiare tutti i riti di esorcismo del pianeta, pubblicando un libro che viene letto da Victor Fielding. Il fotografo, in cerca di aiuto, contatta la donna ed evidenzia i parallelismi tra la sintomatologia diabolica di Angela e quella di Regan. Chiamata dal dovere, la mummificata Chris/Ellen sembra non avere la minima idea di dove si trovi mentre viene sospinta in una sequenza dietro l’altra, e il culmine viene raggiunto con i suoi scongiuri di fronte a Katherine posseduta. La donna è così colpita dalla cosplayer di Linda Blair da rimetterci gli occhi, senza perdere il suo ruolo di fonte di saggezza. C’è pure una bella stoccata al patriarcato nei seminari!

katherine posseduta in chiesa exorcist believer

L’intera seconda parte segna l’esaurimento di qualunque spunto positivo della produzione per rifugiarsi nelle strizzatine d’occhio e in un dilemma morale telefonatissimo. Non c’è taglio sui piedi che riesca a recidere il cordone ombelicale appiccicato al 1973, fattore gravissimo se consideriamo che il rito esorcistico imbastito nell’epilogo è in salsa fusion! Victor, deluso dalle risposte degli psichiatri, decide di inchiodare due sedie al pavimento del salotto e di mettere insieme uno squadrone anti-demone che manco gli Avengers della parrocchia, nell’estremo tentativo di liberare entrambe le ragazzine. Al rito partecipano, in ordine sparso, i genitori stronzi di Katherine con il pastore di fiducia, il vicino di casa pentecostale e un’oncologa che pratica il voodoo e che mescola erbe nella vasca da bagno. Ciliegina sulla torta il prete cattolico che resta in auto a cagarsi sotto e viene sostituito dall’infermiera Ann (Ann Dowd). In gioventù la donna stava per diventare suora ma ha rinunciato ai voti per via di un aborto; tranquilli, ha frequentato la Chiesa e conosce il rito romano, quindi ha +5 in Attacco speciale! Quando sbraita con la croce in mano ci prende pure gusto, sebbene i membri della truppa finiscano per ostacolarsi a vicenda a causa delle differenti convinzioni.

esorcismo di gruppo il credente

Il Diavolo, il grande ingannatore, ha vita facile con un gruppo che non riesce a coalizzarsi e che veicola, tramite dei personaggi-macchietta, il tema centrale dell’opera: ciò che interessa al Male non è tenersi strette due ragazzine martoriate, è creare dolore e divisione nelle loro famiglie. Prenderà le tue debolezze e le userà contro di te, nutrendosi della solitudine che ne deriva. Ogni credo religioso, con le proprie modalità, persegue il medesimo scopo, cioè la protezione degli innocenti e l’incontro col prossimo. Riflessione nobile, esecuzione da guazzabuglio, e non è dovuto alla mancanza di piselli sboccati. Si arriva a invocare la comparsa di Russell Crowe in motorino e dei coniugi Warren affinché pongano rimedio a una pellicola che rinuncia alla pretesa di distinguersi, puntando sulla quantità (possessione double) senza decidere se sia il caso di spaventarci o di avviare un sermone laico sull’altruismo.

angela fielding esorcista il credente

Non tengono a galla la nave nemmeno le giovani indemoniate, forti di un trucco adeguato e di una interpretazione tutto sommato sul pezzo. Ahinoi, il politicamente corretto è direttamente proporzionale alla progressiva manifestazione fisica del demone: Friedkin non aveva freni e al contempo non abusava di questo potere, limitandosi a suggerire ove possibile per dare ancora più forza alla teatralità che sarebbe seguita; David Gordon Green passa con i razzi al culo ai vetri incrinati, alle porte che sbattono e a insulti che farebbero sghignazzare una qualunque taverna del porto di Genova. La violenza è fisica ma non scuote l’animo di chi guarda. Ci infiliamo una scena in chiesa, giusto per macchiarsi di vin santo; evitiamo qualunque tipo di illazione feroce che punta all’etnia o ai rapporti freudiani genitore-figlio, e che sarebbe la prima scelta di un demone come si deve; siamo persone ordinate, pisciamo a letto come un pischello di quattro anni e non sul pavimento davanti agli ospiti di mamma.

foto di linda blair esorcista il credente

Non ci indurre sonnolenza ma salvaci dal cammeo.

Frasi come “Sei la troia di Dio!” sono ascrivibili a un murature ubriaco del triveneto o tutt’al più a uno stagista dei demoni, non a un’entità che prima di mostrare i muscoli si diletta a mortificarci con le sue capacità manipolatorie. Bene, questa coppia di indemoniate light ci traghetta al rito esorcistico inclusivo e a un plot twist dove ci si rende conto chi sia il credente e in cosa debba realmente credere per salvare ciò che rimane dei suoi affetti terreni. Gli atei cedono al Padre Nostro mentre le figlie di Maria finiscono nelle pozzanghere del Sottosopra di Stranger Things, in attesa di un nuovo capitolo che ci metta una pezza. Perdonali, Pazuzu, perché sanno di volerne fare altri.

Se ancora non ci credete, gustatevi la nostra audiorecensione:

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.