LUPIN III – The First Crusade

Il ladro gentiluomo, i neonazisti e l’archeologia in CGI.

di Alessandro Sivieri

Personaggi anime di Lupin III

Nel remoto 1967 il mangaka Monkey Punch ideava Lupin III (Rupan Sansei), ispirandosi ad Arsène Lupin di Maurice Leblanc. Al pari del suo precursore letterario, Lupin è un ladro gentiluomo. Geniale, spaccone, con il suo fisico dinoccolato e la passione per le belle donne, mette a segno colpi impossibili in tutto il mondo, riuscendo a sfuggire al goffo ispettore Zenigata dell’Interpol, con il quale ha un rapporto di amore/odio. I suoi fidi compagni sono Daisuke Jigen, pistolero infallibile, e Ishikawa Goemon, samurai dal forte senso dell’onore. Il trio incrocia sovente i passi con Fujiko Mine, donna scaltra ed egoista che si approfitta dell’amore di Lupin per poi squagliarsela con la refurtiva. Dopo decenni di serie tv, lungometraggi e OAV, il maestro del furto fa il suo ingresso nella galassia della CGI, per la regia di Takashi Yamazaki. Ed è subito Indiana Jones.

Lupin First protagonisti scena

Un’avventura con una veste grafica rinnovata, ma parecchio fedele ai ricordi degli appassionati. Le movenze e la psicologia di Lupin Terzo, insieme alle sue numerose gag, prendono vita in una tridimensionalità mai sperimentata. Siamo lontani dalle animazioni e dalla pulizia grafica dei prodotti Disney, ma le intuizioni visive sono sufficienti a creare un universo coerente. Le problematiche iniziano con una marginalizzazione dei co-protagonisti: Jigen, Goemon e Fujiko ridotti a comparse con azioni risolutrici, Zenigata più presente ma al minimo storico di intelligenza, mentre molto spazio viene dato alla new entry Laetitia, aspirante studiosa di antichità e ladra per costrizione.

Lupin the First guardia nazista

L’impressione generale è quella di un abbassamento del target per approcciare un pubblico in larga parte infantile. Sia nelle scelte narrative che nelle fasi dialogiche vengono meno l’umorismo graffiante e la vena malinconica delle storie animate, mentre il secondo atto ha un debito eccessivo nei confronti di Indiana Jones e l’ultima crociata, con tanto di nazisti macchiettistici a bordo di un poderoso mezzo volante. Non vi basta? C’è di mezzo un tesoro millenario, nascosto all’interno di una rovina, dove è necessario affrontare tre prove dai risvolti mortali (in una di queste bisogna attraversare un crepaccio). Scazzottate old school e inseguimenti in aeroplani rubati aspettano soltanto un Harrison Ford sornione con la sua frusta.

Lupin the First sparatoria

Il finale procede a singhiozzi verso una resa dei conti dove è in ballo la salvezza del mondo e i buoni sono quasi spettatori di un doppiogiochismo tra scienziati pazzi e nostalgici hitleriani. Uno script che decide di andare sul sicuro per non urtare nessuno e che cala un personaggio iconico in un contesto che non gli rende giustizia. Il layout caratteriale e l’aura imprevedibile di Lupin sono ancora lì, ma ha davvero senso rinchiuderlo in un luna park internazionale privo di suspense e di inventiva? Come spiega il protagonista alla giovane Laetitia, se diventi un ladro controvoglia, sei destinato a fallire.

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