La recensione della terza stagione della serie antologica made in Netflix, tra mostri e poco altro.
di Cristiano Bolla
Il 20 maggio 2022 è uscita la terza stagione di Love, Death + Robots. Il 20 maggio circa alle 10.30 potreste già aver finito di vedere tutti i nuovi nove episodi della serie antologica prodotta da David Fincher e Tim Miller. Il 20 maggio alle 11.15 circa ve li sarete già dimenticati tutti. Non il massimo, per una serie che fa dell’impatto – visivo e narrativo – la sua cifra stilistica ricorrente. A ripetersi non sono solo scenari, creature e grafiche, ma anche la delusione: per la seconda stagione di fila, Love, Death + Robots gioca di nuovo al ribasso e sceglie episodi che – ancora – servono quasi sempre solo ad abbagliare, al facile wow senza curarsi di dare vera sostanza ai racconti, troncandoli di netto quando fa più comodo all’effetto cliffhanger.
Pescando di nuovo a piene mani nell’immaginario fantascientifico à la Philip K. Dick, con qualche incursione nella letteratura classica di mostri a noi tanto cara, la terza stagione di Love, Death & Robots sembra orientata verso un tema “comune” a molti episodi: c’è di nuovo la tecnologia brutta e cattiva, gli esseri umani che sfruttano il pianeta e altre facili retoriche tanto corrette quando abusate, ma al contempo si avverte uno spirito più grezzamente ambientalista, un richiamo verso un senso collettivo universale diverso. Si parla distortamente di democrazia, di sentire la voce delle cose, di sfruttamento della natura e uno spesso mostruoso e velleitario tentativo di comunione con essa. Riflessioni interessanti, inframezzate da episodi più vuoti e gratuiti se non per una dose di machismo sci-fi fine a se stesso. Possiamo prenderli uno a uno, per capire meglio il punto.
Three Robots: Exit Strategies – Ritornano i robot protagonisti del secondo episodi della prima stagione. Di nuovo, cercano di capire come l’umanità si sia annientata da sola. La retorica è spicciola e la satira sociale tagliata col flessibile: “Coi soldi spesi per andare su Marte avrebbero salvato la Terra“. Ok, boomer. Non manca un riferimento ai gatti, risate in sala e andiamo avanti.
Bad Travelling – Diciamolo subito: l’episodio migliore della stagione. Non a caso, è diretto da David Fincher e si avverte tutto il valore di un peso da novanta. Per noi appassionati mostruosi, inoltre, è particolarmente affascinante: è una nuova rivisitazione di una parte del racconto di Dracula, il viaggio verso l’Inghilterra condito da sangue e atrocità. Al posto del Signore dei Vampiri, c’è un granchio gigante. Crabula (marchio registrato)! È il corto che più si avvicina al cuore della narrazione di genere mostruoso, che tesse quel filo che collega la creatura all’uomo, l’uomo alla creatura e che orwellianamente ne sfuma i contorni. C’è sostanza, un’intenzione non banale e un protagonista complesso: a mani basse, il più riuscito del lotto.
The Very Pulse of the Machine – Per poetica, ricorda il bellissimo Fish Night della prima stagione: due astronaute su Io, satellite naturale di Giove, una missione che va storta e un colpo di scena che permette alla serie di giocarsi la quota onirica e filosofica, un senso di assoluto sublime spaziale forse troppo fragile per riuscire a lasciare qualcosa di profondo, ma comunque ricercato.
Night of the Mini Dead – A suo modo, un piccolo capolavoro. In tutti i sensi: un’invasione di mini-zombie in stop-motion, tutta vista da una prospettiva distante e condensata in 7 minuti che sintetizzano perfettamente il genere di riferimento, compresa la parte in cui gli Stati Uniti canonicamente sembrano gli unici a poter risolvere le cose salvo poi peggiorarle (strano, vero?). Ricorda Ice Age della prima stagione, è divertente e finisce quindi nel cesto dei “Sì”.
Kill Team Kill – Se non fosse per un orso-robot con braccia meccaniche e denti di titanio… no, neppure così: è l’episodio più gratuito, inutile e vuoto della terza stagione di Love, Death & Robots. Non c’è niente, sotto la superficie, che ne giustifichi l’esistenza oltre il desiderio perverso di mettere in scena una lotta tra cliché armati vestiti da soldati e un grizzly meccanico.
Swarm – Per noi appassionati di creature, un’abbuffata da mal di pancia e un gran giramento di testa in vista del Bestiario da aggiornare. Secondo tentativo di parlare, non banalmente, della necessità di ritrovarsi come società collettiva, come umanità unita verso la propria sopravvivenza. Lo fa ambientando un racconto spaziale in un alveare popolato da creature ognuna con uno scopo preciso e meccanico, ma come spesso capita in questa serie antologica tronca tutto in maniera deludentemente sensazionalistica, senza dare il tempo di attecchire.
Mason’s Rats – Non fosse per l’ennesima facile retorica finale, questa piccola storia di un contadino scozzese e una colonia di ratti super agguerrita ed evoluta sarebbe tra i più riusciti. È l’episodio con lo spirito più sottilmente animalista, ma anche in questo caso raccontato in maniera blanda e inespressiva.
In Vaulted Halls Entombed – Altri soldati, altro sciame di creature minuscole mangia-uomini, altro effetto wow che si esaurisce nel giro di un “Ah, ma quello è tipo Cthulhu“. Se vi è piaciuto Underwater, c’è la possibilità che sia il vostro preferito, ma attenzione: non c’è Kristen Stewart a compensare tutto, quindi potreste anche odiarlo.
Jibaro – La nuova rassegna si chiude su note positive: dal direttore artistico Alberto Mielgo (La Testimone, episodio della prima stagione) arriva un corto che sembra ancora una cutscene da un qualsiasi videogioco uscito negli ultimi 10 anni, ma superata una certa patina di pretenziosità formale, è l’episodio che nasconde in profondità qualcosa di corposo. Racconta di un gruppo di soldati medievali e dell’incontro con una creatura delle acque, una rivisitazione dell’archetipica sirena. Il cavaliere protagonista però è sordo e riesce a resistere al suo grido, salvo venire comunque attratto dai gioielli e dall’oro di cui è rivestita. La natura stessa della sirena è quindi maledetta, attrae anche involontariamente, specie coloro che sono sordi e ciechi alla sua caotica bellezza.
QUI potete trovare il Bestiario di Love, Death & Robots 3. Fateci sapere quale è il vostro episodio preferito.
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