FIRESTARTER – Barbecue senza la ciccia

il

L’incendiaria della Blumhouse campa di bozzetti inceneriti.

di Alessandro Sivieri

*ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER MINORI*

Già durante la lavorazione del film, Stephen King aveva espresso parole di apprezzamento. Aveva letto lo script, lodandone i toni e la gestione della famiglia della piccola Charlie. Insomma, il prodotto della Blumhouse gli è piaciuto fin dal principio. Non c’è campanello d’allarme peggiore. Seriamente. Quando l’adattamento di un libro di Stephen King piace a Stephen King, è probabile che sia una cafonata. E se ha un minimo di qualità, è comunque destinato a floppare. Viceversa sono proprio le trasposizioni meno gradite dal Re del brivido a lasciare il segno, in primis Shining di Stanley Kubrick, con uno script pronto a deviare dalla storia originale ogniqualvolta si renda necessario. Forse è l’incomunicabilità tra due mondi, forse King si porta sfiga da solo. O meglio, porta sfiga alle opere derivate.

shining stanley kubrick film

Non serve spiegare per filo e per segno perché i romanzi di King abbiano fatto la storia dell’horror (o del modo di scavare nella psicologia dei personaggi); basta ribadire che il suo estro nutre da decenni una pluralità di media, tra cui il Cinema. Ce n’è per tutti i gusti: epopee post-apocalittiche, streghe, vampiri, macchine infernali, pagliacci con un perverso senso dell’umorismo e, in sintesi, una serie di figure terrificanti che attaccano la sfera dell’inconscio. Oltre a ciò, il Maestro predilige quei protagonisti che si affacciano all’adolescenza e che devono vedersela con le ipocrisie degli adulti, con le proprie paure e con una forza interiore difficile da padroneggiare. Tutto fantastico, ma funziona su pellicola? Se crei una tua versione del Club dei Perdenti hai buone speranze, se invece attingi direttamente alla fonte, diventa una roulette russa.

eleven club dei perdenti stranger things

Ora prendiamo questa premessa e diamole fuoco. Anzi, mettiamo dei paletti: la fedeltà al romanzo è importante ma non è tutto, in quanto non è possibile adattare al millimetro una storia cartacea. Un film e un libro hanno ritmi differenti, processi creativi differenti e – se pensiamo ai monologhi interiori kinghiani – differenti modalità descrittive. L’inchiostro lascia libertà di immaginazione all’utente finale mentre un film ha bisogno di un punto di vista che prenda in mano le scenografie, il flusso degli eventi e le interazioni tra gli attori, per non parlare della colonna sonora, la carta jolly della Settima arte. Non si fotocopia un romanzo con la videocamera e non sarebbe giusto tentare l’impresa.

stephen king scrittore romanzi

Il compromesso sta nel rispettare lo spirito di un’opera, al netto degli stravolgimenti narrativi che derivano dalla disponibilità di budget o dai limiti del rappresentabile. Prima che diate fuoco anche al monitor, il succo è questo: King e i suoi capolavori non sono intoccabili. Si possono tradurre in qualcosa che può deviare dal tracciato, a condizione che il risultato abbia una coerenza interna. Vuoi che il prossimo Pennywise sia un ex-impiegato delle Poste che si è smarrito nelle fogne? Perfetto, vediamo se funziona, magari avremo un degno successore. Non importa cosa racconti, bensì come lo racconti. Perciò, nel valutare L’incendiaria di Keith Thomas, applicheremo un criterio che limita l’importanza della sorgente cartacea. Eviteremo di urlare “Oddio, a questo punto il giornalaio non si rompe una gamba come nel terzo capitolo!” e ci chiederemo se il film è godibile nella sua autonomia. Ecco, ‘sto Firestarter sta in piedi da solo? NO! Che sfiga, caro Stephen, anche se con tutto quello che abbiamo detto è difficile fartene una colpa.

drew barrymore fenomeni paranormali incontrollabili

A onor del vero, la novella kinghiana venne già portata al cinema nel 1980; il titolo italiano era Fenomeni paranormali incontrollabili. La prima scelta per la regia fu John Carpenter, almeno fino a quando la Universal, delusa dal flop de La Cosa, lo sostituì con Mark L. Lester. Come protagonista venne scelta Drew Barrymore, già lanciata da Steven Spielberg con E.T. – L’extra-terrestre. La rivincita di Carpenter si articola nei risultati deludenti del suddetto lungometraggio e nella sua personale partecipazione, in veste di compositore, al nuovo adattamento prodotto da Jason Blum. La Blumhouse è stata in grado di tirare fuori dal cilindro successi a basso costo come la saga di Paranormal Activity e perle rare come Invisible Man, quindi i pronostici non erano così pessimi. Poi sono arrivati gli effettacci, il montaggio a cura di un gibbone e Zac Efron a rotta di collo.

incendiaria 2022 firestarter

Si parte con una piacevole distorsione della gioia paterna, a metà tra il flashback e l’incubo da indigestione di cozze: Andy McGee (Efron) tiene tra le braccia la neonata figlia Charlie e la mette a letto per raggiungere la moglie Vicky (Sydney Lemmon), in uno di quei momenti che fanno sentire realizzati i capifamiglia americani, se non fosse per l’atmosfera sinistra che aleggia fin dai primi secondi. C’è una strana tensione nell’aria, qualcosa di sbagliato che si cela dietro i close-up sui volti sorridenti, e infatti la lattante dà fuoco a una parte dell’arredamento, oltre che a se stessa. Prologo convincente, a un passo dalla origin story caricata di traumi di un membro degli X-Men, e poi ci vengono dati in pasto i novanta minuti che avanzavano dal frigo, scaldati nel microonde e a malapena digeribili.

firestarter sydney lemmon madre

Charlie è cresciuta e ha il volto di Ryan Kiera Armstrong, già apparsa nel secondo capitolo di It e in The Tomorrow War. La giovane interprete regge il ruolo e manifesta quel grado di profondità che lo script le concede quasi a malincuore, mentre si destreggia tra i bulli a scuola e i genitori iperprotettivi. Andy e Vicky si erano infatti sottoposti, negli anni dell’università, a una serie di test con farmaci sperimentali che li hanno cambiati per sempre, dotandoli di un potere speciale. Braccati da un’agenzia governativa, i due vivono di lavoretti e cambiano casa non appena le acque si fanno troppo agitate, oltre a privare Charlie di cellulari, di Internet e di un rapporto sociale con i coetanei. La ragazzina ha sviluppato un potere a sua volta, ovvero la capacità di generare fiamme su qualunque superficie. Data la giovane età, il controllo che esercita sul suo “dono” è limitato e non mancano i danni causati durante gli attimi di travaglio emotivo. Danni che a volte coinvolgono i genitori.

firestarter incendiaria bulli in bicicletta

Nel caso non fosse palese, ci muoviamo su sentieri battuti da Carrie, sostituendo la telecinesi con la pirocinesi e andando indietro con l’età fino allo stadio prepuberale. Apprezzabile la scelta di mantenere il registro lontano dal superhero movie e più vicino al dramma familiare, o anche al freak movie, dove il rapporto genitori-figli viene guastato dalla diffidenza e dalla necessità di proteggere un segreto scottante (altra battuta sulle fiamme, ti pareva). La protagonista è un pesce fuor d’acqua, una giovane a cui è stato insegnato a temere il proprio potere invece di comprenderlo.

zac efron sydeny lemmon firestarter

Una linea educativa che amplifica le sfide di un figlio qualunque, travolto da un corpo che inizia a cambiare e da uno spettro emozionale che si fa più complesso. Se i genitori sono aperti e comunicativi, la crescita può essere un’esperienza serena; in caso contrario, il pargolo potrebbe dare in escandescenze (qualcuno mi faccia smettere). Ecco, Charlie ha tutte le problematiche dello sviluppo unite a un potenziale distruttivo sovrannaturale, sulla falsariga di un Man of Steel o di Matilde in Freaks Out. È solo questione di tempo prima che la “brutta cosa” dentro di lei si scateni durante un accesso di rabbia.

firestarter charlie fiamma

L’ennesima presa in giro di un bullo porta a una reazione incontrollabile, dove Charlie distrugge il bagno della scuola. La conseguente convocazione dei genitori e le litigate domestiche si sommano ad anni di privazioni e di chiarimenti negati, sollevando il velo da una normalità di facciata, o perlomeno inseguita con i mezzi sbagliati. Vicky viene ferita dalla figlia e l’evento fa saltare la copertura dei McGee. Andy e Vicky fanno i bagagli in fretta e furia, ma i governativi sono più rapidi e sguinzagliano il sicario Rainbird (Michael Greyeyes).

rainbird villain greyeyes

Il nativo americano è a sua volta una ex-cavia degli esperimenti, praticati in una primissima fase sulle minoranze etniche. Le circostanze che l’hanno spinto a riciclarsi come bounty hunter rimangono ignote, insieme alla natura del suo potere, che non trova una via di mezzo tra la nostra fantasia e un’eventuale spiegazione di un’ora che manco DiCaprio in Inception. Insomma, Rainbird succede. Si infila nelle case altrui, arriva sempre al momento giusto, cambia repentinamente posizione, e non si capisce se sia a causa delle sue facoltà o di quel famoso primate che si è occupato dell’editing. E qui arrivano i guai seri, perché l’indianochetientraincasa è coinvolto nelle poche scene action del film, e le suddette scene fanno venire l’orticaria.

rainbird villain l'incendiaria

La colluttazione tra Rainbird e la mamma di Charlie è l’emblema di un montaggio che non fa nulla per sopperire a una fotografia standardizzata, quasi si trattasse dell’episodio pilota di una serie Netflix (con buona pace della soundtrack di Carpenter). Gli attori non sono credibili nelle interazioni fisiche, i loro spostamenti sul set vengono raccordati con un pessimo tempismo, che privilegia il secondo di troppo per un’azione di routine (fare le scale, aprire una porta) e getta nel sacco dell’umido le informazioni visive essenziali per lo spettatore durante le fasi concitate. A ciò si aggiungono attacchi sull’asse come se piovessero, privi di qualsivoglia funzionalità stilistica. Nessuno vuole farvi i conti in tasca, cari produttori, ma riportate il gibbone allo zoo e assumete uno stunt coordinator per mezza giornata.

incendiaria padre zac efron andy mcgee

La seconda parte si focalizza su una fuga campestre pregna di confronti padre-figlia che tentano di suonare profondi. Zac Efron ha raggiunto una certa età ed è lontano dai balletti nei licei, e qui prova a impersonare un padre tormentato, diviso tra il bisogno di impartire lezioni etiche a Charlie e l’esigenza di insegnarle a cavarsela. Andy fa incenerire alla figlia piccoli mammiferi, poi le fa promettere di non ferire le persone, e infine la stimola a infrangere il novello codice di condotta, favorendo l’insorgere di un cinismo precoce. Lasciata alle spalle un’infanzia monca, Charlie si consola con la vendetta e fa piazza pulita degli individui che considera malvagi e pericolosi per la sua famiglia. Se il villaggio non ti ama, brucialo. Se nascondi un lato oscuro, abbraccialo.

zac efron in firestarter 2022

High School Cynical

La piena padronanza dei poteri corrisponde alla liberazione dell’aggressività repressa, alla formazione di una scala di valori individuale che può benissimo tendere alla malvagità (siamo tutti gli eroi della nostra storia). Uno snodo narrativo già collaudato e ricco di opportunità, come si è visto in Brightburn, ma il punto debole risiede nuovamente nel come viene rappresentato: i sentimenti bipolari di Andy, la progressione di Charlie tagliata con l’accetta, le ragioni che portano Rainbird Tivengoincasa a entrare in connessione psicologica con la bambina e a fare il doppio gioco con il governo. Elementi che il romanzo ha approfondito e che la pellicola, nella sua trascuratezza drammaturgica, ha sfruttato senza un’adeguata consistenza. O conoscete il materiale letterario o tanto vale godervelo come uno Stranger Kings in porzione singola.

firestarter agenti in tuta

Rimane impresso Zac Efron che attiva il suo dominio mentale facendo scrocchiare il collo e procurandosi emorragie oculari. La prima volta serve a illustrarcene il meccanismo, la seconda fa sorridere e dalla terza in poi suscita le risate di un tic autolesionista, specie quando Andy sembra sconfiggersi da solo in un duello telepatico. Nelle sequenze più riflessive, invece, non si scrolla di dosso la patina da maniaco alla Ted Bundy. L’epilogo aperto ha il sapore di ulteriori capitoli che probabilmente non vedranno la luce (manca soltanto la proverbiale scena post-credits). La consolazione – se così possiamo definirla – è che data la sovrabbondanza di prodotti affini non c’era nemmeno questa grande occasione da bruciare.

charlie protagonista firestarter fiamme

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.