Recensione di Sea Beast, il nuovo film d’animazione di Netflix dedicato ai leggendari mostri marini!
di Matteo Berta
Quando si ha paura di mettere in discussione le proprie certezze si rifiuta il cambio di prospettiva, ma talvolta anche i mostri possono non essere i nostri nemici e allora bisogna coesistere con loro, che siano i nostri demoni interiori o delle bestione che dominano i mari.
Chris Williams confeziona una pellicola che gioca sul concetto di tradizione e ne estrapola gli aspetti più positivi, ovvero che le persone vivono di ricordi e costruiscono la propria esistenza su solide radici, ma il film fa emergere anche le contraddizioni della consuetudine: il trovarsi a essere incatenati nel passato rende difficile lo scostamento da certi punti di vista e la possibilità di evolvere e crescere.
I mostri marini hanno sempre dominato i mari della nostra immaginazione; li ricordiamo in raffigurazioni medioevali dove spesso vi era un gentiluomo che li prendeva a bastonate oppure li ricordiamo in qualche enciclopedia territoriale (ogni riferimento al nostro Bestiario d’Italia è puramente casuale). Sta di fatto che queste storie marinaresche-mostrifere non sono appartenute solamente alla nostra tradizione storica, ma hanno popolato anche la produzione artistica-culturale. Il più grande esempio è sicuramente Moby Dick, e con Il Mostro dei Mari ci rendiamo conto di come pellicole di questo genere siano molto debitrici al testo di Melville.
La storia è molto semplice: abbiamo l’incontro generazionale tra un celebre cacciatore di mostri, fermamente convinto nel voler catturare il mostro più temibile dei mari, e una giovane ragazza orfana di genitori ex-cacciatori di mostri che, dopo un apparente desiderio iniziale di voler intraprendere la stessa professione, si ritroverà a fare amicizia con quella creatura rossa tanto bramata da tutti i cacciatori.
Il paragone con la saga di Dragon Trainer diviene inevitabile, in primis perché il rapporto uomini-mostri viene presentato e sviluppato nel medesimo modo, dal momento che abbiamo una situazione di conflittualità iniziale lentamente in dissoluzione quando vengono presentati i punti di contatto tra i due mondi naturali, e in secondo luogo per via di assonanze di dinamiche intrinseche alla storia e soprattutto di design. Il mostro rosso possiede molte caratteristiche del drago Sdentato della saga della Dreamworks, sia dal punto di vista anatomico che caratteriale. Un’altra somiglianza, anche dal punto di vista della nomenclatura, con Dragon Trainer la si può fare con La Morte Rossa, il drago della categoria Stoker che viene presentato come la creatura dominatrice e più pericolosa di tutti i draghi. Sicuramente potrete trovare molte altre similitudini ad altri draghi in rapporto alle creature marine di questo film, consultando il nostro Bestiario di Dragon Trainer.
I prodotti d’animazione Netflix hanno sempre saputo dimostrare di poter svariare tra i generi narrativi pur mantenendo un certo grado di equilibrio tra il citazionismo tradizionale e un’innovazione artistica. Il fiore all’occhiello di questo prodotto è sicuramente il racconto registico-fotografico, dove fin dal prologo assistiamo a dei punti di vista della storia molto suggestivi, in cui la camera simula spesso piani sequenza che indugiano sul filo della superfice del mare per poi addentrarsi nelle profondità, e infine risalire e mostrare la visione d’insieme dell’azione.
Mark Mancina alla colonna sonora fa il suo senza quasi mai presentarci nuclei tematici memorabili ma si limita a un accompagnamento ricalcante dei mood della storia. Nella partitura spicca la scelta delle costanti cornamuse, che può sicuramente essere letta come un ulteriore omaggio a Dragon Trainer e alle bellissime colonne sonore firmate da John Powell.
In definitiva possiamo considerare questo The Sea Beast come un ottimo prodotto d’intrattenimento in grado di commistionare l’avventura classica marinaresca con le principali tematiche contemporanee sulla comprensione e coesistenza con il “diverso”. Questo concetto, negli ultimi anni, è stato più volte espresso nei film di mostri: basti pensare alle pellicole del Monsterverse e all’ultimo Jurassic World, quindi se si riesce a trasmettere un buon messaggio e lo si fa attraverso i nostri cari mostri… beh, ne siamo estremamente felici.
Il nostro commento è disponibile anche in versione videorecensione!
Questo film mi interessava moltissimo sia per le tematiche che per i personaggi, che sembravano davvero simpatici. Ottima analisi, lo vedrò senz’altro.
Il confronto lo si fa tra due cose simili, se sono uguali non c’è confronto.
Il mostro dei mari è un bel film, come lo è stato Dragon trainer, purtroppo certifica che anche nei film di animazione le idee incominciano a scarseggiare.