THE SILENCE: Ah ma non è A Quiet Place?

Recensione del nuovo monster movie targato Netflix. Sabrina senza magia e senza udito nella grotta di Batman.

di Matteo Berta

Il collega Carlo, nella recensione di Bird Box (BIRD BOX – Perché il mostro invisibile funziona) ipotizzava un terzo film della trilogia involontaria iniziata con A Quiet Place, dove i mostri colpivano solamente chi restava all’ascolto, giusto per completare il trittico delle tre scimmie sagge: non vedo, non sento, non parlo. Ma con The Silence non riusciamo a realizzare i nostri feticismi mostriferi, dal momento che parliamo sempre di dover stare zitti per non essere mangiati male, anche se in alcune situazioni si potrebbe dire che se ascolti qualcuno che sta parlando, vuol dire che sei vicino a lui e quindi rischi comunque la morte, così siamo contenti.

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Il film è diretto da John R. Leonetti (anche il nome sembra finto), il mastro-mestierante, un professionista di cui fai veramente fatica a capire la professione. La sua pagina di Wikipedia sembra un questionario di valutazione di un servizio postale, dove le opzioni delle domande a crocette sono:

  1. Regista (Come ti sei trovato?)
  2. Direttore della Fotografia (Consiglieresti il nostro servizio?)
  3. OTHER! (Spazio per le note)

Il film funziona e fa il suo dovere, il problema arriva quando smetti di seguire la trama e cominci a chiederti da dove è stato copiato ogni singolo shot e ogni sviluppo narrativo. Nei primi venti minuti di storia puoi vederci benissimo un Tom Cruise che scappa dall’arrivo degli alieni mentre è circondato da Figli degli uomini che stanno girando il remake de Gli Uccelli.

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Stanley Tucci fatica a reggere la scena. Dopo una vita da personaggio secondario con qualche respiro da protagonista non è semplice buttarsi nella mischia e caricarsi una famiglia sulle spalle in un survival movie. Sono di parte, quindi non posso non parlare positivamente di Kiernan Shipka, ma ammetto il mio totale condizionamento soggettivo. Quella streghetta mi ha fatto qualche incantesimo, ne sono certo. “Sabrina” qui non ha i poteri magici, è non-udente, ha un trauma infantile, le (Spoiler) sacrificano il cane (/Spoiler), la bullizzano, e insomma: maiunagioiaproprio

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“Ma alla fine ti è piaciut..” “SHHH”

I mostri di questo film, denominati “vispi” (ma non troppo) non sono così originali. Essi si presentano come gli oppositori fisici e metaforici della protagonista: non possono vedere ma possono sentire molto bene. Nonostante la situazione di pericolo sia chiara e limitata, essa subisce delle piccole varianti solo per giustificare dei passaggi della sceneggiatura. A volte le creature si incazzano per il flebile scoccare di un accendino Zippo, che mi ha costretto ad alzare il volume del televisore perché nemmeno io lo sentivo. Allo stesso tempo, quando la famiglia si trova in una colluttazione con picconi e sassi contro una setta di (Spoiler) sovranisti spirituali senza lingua (/Spoiler) – e non chiedetemi come ci si arriva a questa scena – i nostri cari mostriciattoli uditori se ne stanno in disparte e assistono alla botte senza intervenire.

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Fisicamente le bestie ricordano quei diavoletti di dimetrodonti visti nel primo Jurassic World con il muso alla Neomorfo di Alien Covenant. La loro origine è solamente accennata nel prologo, dove li vediamo a centinaia fuoriuscire da una grotta (teoria della Terra cava?).

Questo film è una sorta di The Descent senza SCENTere nelle grotte, oppure un sequel di un episodio bizzarro di Batman, dove Wayne ha giocato allo scienziato pazzo con i coinquilini della sua bat-caverna.

Consiglio?

“Vediamo, dai… ti faccio sapere.”

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