THE MENU – Un massacro da Stella Michelin

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Benvenuti a BastardChef, dove non vivrete abbastanza per una recensione negativa.

di Alessandro Sivieri

*ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER*

protagonisti cast del film the menu

“L’accostamento di sapori non mi convince. Il set di posate non è adatto. Il verde delle fave stride con la purea di ceci al rosmarino”. Sì, molto bene, peccato che hai prenotato qui perché da Gigi il troione non c’era posto e stai commentando le portate del tavolo accanto, dato che non riesci nemmeno a mangiare il tuo panino al crudo senza sbriciolarti nei calzini. Il sunto è questo. Il cibo non è il banale atto del nutrirsi, può diventare arte. E come ogni forma d’arte è incline a essere fraintesa, cercata nei posti sbagliati o umiliata da chi la acquista senza apprezzarne il reale valore. Non importa se parliamo della schiacciata con le cipolle o di una suprema di piccione con chips di banane fritte: chi non sa fare è il primo a criticare, specie se è un cliente pagante.

the menu dettaglio del cibo

Le critiche oltrepassano di frequente le perplessità sul sapore o sulla freschezza delle materie prime e si attaccano a quei dettagli che fanno parte dell’avanspettacolo mediatico culinario. La preparazione e la consumazione del cibo hanno sempre avuto un aspetto rituale nella storia umana, ma nella galassia televisiva sono diventate un mezzo di intrattenimento, con ovvie conseguenze sulle opinioni delle masse e sulla vita di chi ha studiato il mestiere. Prima di programmi come MasterChef o Hell’s Kitchen – con quella sagoma di Gordon Ramsay che fustigava dei poveracci per il pollo crudo – lo spettatore medio non sapeva nemmeno cosa fosse l’impiattamento. Ora se ne parla ovunque, ne discute perfino chi si limita a fare baldoria in osteria, perciò figuratevi cosa accade nell’alta cucina.

masterchef joe bastianich godzilla

“Che cosa è questa medha? Io volio un piato degno di MonsterChef!”

Di fronte a palati via via più esigenti, gli chef puntano a creare esperienze uniche, accostamenti azzardati, utilizzi inediti per gli ingredienti, in modo da stupire i privilegiati che hanno la possibilità di sedere a quella tavola. Attenzione, l’originalità non salva dalle proteste. Può darsi che il facoltoso cliente non apprezzi la complessità del piatto o che semplicemente non gliene freghi nulla, alimentando di fatto un paradosso della ristorazione: chi va nella trattoria di paese pretende un servizio raffinato e chi usufruisce giornalmente del servizio raffinato finisce per trattarlo come la trattoria di paese. Un conto è potersi permettere una cosa, un altro è saperla gustare. Il buon gusto non si compra con la carta di credito, e questo ve lo dice chi apprezza il cibo in tutte le sue forme, incluse le pizze surgelate. Scusate, e l’impiattamento? Si fotta l’impiattamento se il castrato al forno si scioglie in bocca, però se risponde a una precisa visione, i complimenti sono dovuti.

the menu cena ristorante film

The Menu ci racconta proprio le contraddizioni di un genio della forchetta e dei suoi convitati bifolchi. Il film di Mark Mylod ha riscosso pareri positivi nelle sale e continua ad andare forte su Disney Plus, complice un’affascinante Anya Taylor-Joy (The Northman, Ultima notte a Soho) e un Ralph Fiennes granitico, dal sarcasmo tagliente come una Miracle Blade al plutonio. Il suo personaggio, lo chef Slowik, ha raggiunto le vette del successo internazionale e offre delle cene alla portata di pochi eletti. La popolarità ha un prezzo: nel tentativo di mettere in pratica la sua arte si è attirato l’antipatia di alcuni critici gastronomici e l’indifferenza degli arricchiti che non saprebbero distinguere tra vongole e ostriche.

ralph fiennes chef slowik the menu

Cercando continuamente di stupire il prossimo, Slowik ha perso il piacere di cucinare. Ha fatto carriera in un mondo che lo ha digerito e risputato. Eccolo lì, in una posa militaresca, a dare il benvenuto ai clienti; devoto a un’impresa nella quale non crede più, in attesa di elogi che non gli interessano. Sembra voler dire “La mia vita fa schifo. Mi avete rotto le uova nel paniere. Anzi, mi avete fracassato i coglioni e li avete messi in salamoia. Quindi voglio tirare i mestoli in barca, questa volta il menù sarà speciale, irripetibile”. La guerra contro i palati rozzi sta giungendo all’ultimo assalto, motivo per il quale la squadra di chef Fiennes passa le giornate su un’isola, riposa in dormitori stile Full Metal Jacket e dimostra un’obbedienza cieca nei confronti del Maestro, il colonnello Kurtz dei fornelli.

attrice margot the menu

Il battello che giunge all’isolotto nel prologo è carico del solito bestiame: coppie anziane e piene di soldi, attori falliti, giornalisti snob, dirigenti cafoni e quello che forse è l’esemplare più fastidioso: il fanboy. Il giovane Tyler, interpretato da Nicholas Hoult, è l’appassionato numero uno di Slowik, conosce a memoria le sue specialità e venderebbe tutto il parentado pur di avere una pacca sulla spalla da quest’ultimo. Tyler si porta dietro Margot (Taylor-Joy), ragazza schietta e sicura di sé, che ha accettato di accompagnare l’uomo in questo bizzarro percorso gastronomico e ne sopporta la pedanteria. In cambio di cosa? Di amore imperituro? Nah, di soldi. Margot è una escort, non deve adorazione né a Tyler (un mediocre che le fa mansplaining sui piatti) né a questo chef che zittisce un’intera sala battendo le mani.

tyler personaggio di nicholas hoult

In breve gli ospiti si accorgeranno che non è possibile scappare e che bisogna stare al gioco di un tizio che fa sembrare Cannavacciuolo un gandhiano. Le portate iniziali vengono mostrate con dovizia di particolari dalla fotografia e il montaggio segue lo schema di un menù che acquisisce inesorabilmente un’aura sinistra. Un addetto alla cucina si toglie la vita, una falange viene mozzata per abbandono prematuro della tavola. Viene in mente Fantozzi al ristorante giapponese: per carità, mangiate tutto! Non ci si butta nel cannibalismo à la Hannibal e nemmeno in una sequenza di trappole dell’Enigmista perché il gioco è su un piano più diretto. Lo script scopre le sue carte in fretta e si palesa come l’assenza del cestino del pane, seguendo quella che in fondo è la filosofia del film: non atteggiatevi da palati fini.

the menu sedia vetro

“Signori, il delitto è servito”

L’intuizione della semplicità viene proprio a Margot, il pesce fuor d’acqua, che non doveva nemmeno partecipare alla serata, cosa che indispettisce chef Slowik. L’uomo non riesce a inquadrare con chiarezza questa accompagnatrice, giunta nel suo salone senza il nome sull’invito e all’oscuro del reale scopo di questa cena. I due si tengono testa reciprocamente e stringono, loro malgrado, una connessione emotiva: anche Slowik, a modo suo, è finito a prostituirsi per gli altri, a svendere una vocazione che non sente più sua. Margot si fa furba, sonda oltre le apparenze e ha una presa di coscienza che ci ha ricordato Ratatouille. La proposta sfacciata si rivela salvifica per lei e illuminante per il pubblico: non cercare le linguine all’astice quando puoi chiedere un saporito cheeseburger. Ecco, non setacciare le scene per il plot twist del secolo. Lo chef si è meramente rotto le palle e vuole trascinare all’inferno gli archetipi di clientela che detesta, ridotti a ingredienti di un ricettario letale e autolesionista.

margot e chef slowik the menu

La trama lineare e il suo messaggio sono una evidente allusione alle pretese cervellotiche che fanno capolino nel cinema di genere, talvolta a scapito della coerenza stilistica e dell’immedesimazione nei personaggi. In tal senso The Menu è una pellicola equilibrata, che amplifica l’uso della camera a mano quando si verifica l’ennesimo sacrificio e sfrutta il potenziale del sound design quando Ralph Fiennes carica uno dei suoi mortiferi clap. Un lavoro onesto con ottime prove attoriali, e se nel pentolone è caduta della salsa alla paraculaggine, è stata abbondantemente coperta dalla tensione e dall’appetito che ci è venuto. Non scherziamo: una volta usciti dalla sala, siamo andati a prendere un cheeseburger. Sono queste le trovate che elevano il film un pelo sopra i thriller porzione singola, quindi mettetevi comodi e godetevi un branco di individui classisti alle prese con il conto più salato della loro vita.

cheeseburger del film the menu

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