Torna la nostra sfilata di ragazze che vi faranno tremare grazie al loro fascino o a una bella fila di denti aguzzi.
di Alessandro Sivieri
*ATTENZIONE: CONTENUTI INADATTI AI MINORI*
La malvagità non ha genere e chiunque può essere un buon villain, ma poche figure sono affascinanti come una vampira assetata, una sirena ammaliante o una strega che ha stretto un patto con chissà quale demone per rimanere giovane in eterno. Il mondo del Cinema, grazie al talento di numerose attrici e ai prodigi dell’effettistica, ci ha regalato delle “mostresse” memorabili, che noi abbiamo deciso di prendere in esame nella rubrica Le 5 donne mostruose (qui il primo articolo), non senza un pizzico di malizia.
Le forme femminili e lo sguardo languido sono un’arma potente quanto una dentatura da squalo e un nutrito set di artigli. Per questo la principale vittima delle donne mostruose è chi si ferma alle apparenze, incapace di guardare oltre per sondare la personalità altrui e, di conseguenza, intuire il pericolo. Se siete in un horror, dietro una bella ragazza che vi offre un drink e vi invita a casa sua può celarsi una succhiasangue in cerca del pasto serale o un demone antico che vuole spargere i vostri arti ai quattro angoli del globo per qualche oscuro rituale. Se poi siete dei bambini, non rompete le scatole a quella strana signora nel negozio di generi alimentari, perché potrebbe rivelarsi una strega! E proprio da quest’ultima eventualità ha inizio il nostro percorso. Preparate gli antidoti!
ANNE HATHAWAY – LE STREGHE (2020)
Joker spostati proprio.
Le streghe sono piuttosto insidiose, specie quando odiano i bambini e fanno di tutto per topizzarli. Fortunatamente Roal Dahl, un big dei racconti per l’infanzia, ci fornisce degli elementi dettagliati per riconoscerle, poi riportati in modo scrupoloso da Robert Zemeckis ne Le streghe (qui la recensione). Siamo negli Stati Uniti degli anni ’60, in pieno clima da lotta per i diritti civili, e il giovanissimo Jahzir Kadeem Bruno, dopo aver perso i genitori in un incidente, viene preso in affido dalla nonna, la quale si rivelerà una sorta di guaritrice. L’anziana donna mette in guardia il nipote dai demoni che si aggirano tra noi in forma umana, ovvero le streghe, che hanno una repulsione per i mocciosi e manipolano le persone con potenti incantesimi.
Il protagonista dovrà vedersela, suo malgrado, con una congrega capeggiata da una Strega Suprema, che ha il volto della fascinosa Anne Hathaway. L’attrice ha dalla sua una professionalità indubbia e dei lineamenti particolari, e si è messa alla prova sia in grandi produzioni come Interstellar che nelle commedie come Amore e altri rimedi. Non scordiamoci poi la tutina aderente di Catwoman! Nelle vesti della Suprema si diverte a sfoggiare un accento marcatamente nordico e movenze teatrali, accompagnata da una CGI che calca la mano sugli aspetti monster: capo canuto e purulento, lunghi artigli, una dentatura da squalo e un unico dito per piede. Anche quando ci mangerebbe vivi, merita un sonoro applauso. Menzione speciale per la scena in cui trolla alla grande il direttore d’albergo Stanley Tucci.
ANJELICA HUSTON – CHI HA PAURA DELLE STREGHE? (1990)
Più di trent’anni fa abbiamo incontrato un’altra Suprema, questa volta incarnata da Anjelica Huston, già apparsa come Morticia ne La famiglia Addams. La Huston si era già dimostrata formidabile in un contesto intriso di dark humor, grazie alla sua alchimia con il Gomez di Raul Julia. In questo adattamento di Nicolas Roeg, sempre ispirato a Dahl, si tramuta in un altro personaggio oscuro, la strega Eva Ernst. La donna assume delle fattezze ben più inumane della Hathaway, al prezzo non tanto modico di sei ore in sala trucco prima dei ciak! Un concentrato di classe e malvagità.
EIZA GONZÁLEZ – ALITA: BATTLE ANGEL (2019)
Sotto il vestito… acciaio.
Robert Rodriguez, compagno di merende di Quentin Tarantino, ci ha regalato delle perle con uno spirito orgogliosamente B-movie e un forte retrogusto latino. Al road movie vampiresco Dal tramonto all’alba (dove compare una fantastica Salma Hayek) sono seguiti gli eccessi di Grindhouse: Planet Terror, pellicola piena di frattaglie e incentrata su una spogliarellista killer senza una gamba. Rodriguez si è poi impegnato ad adattare per il grande schermo il manga Alita: Battle Angel di Yukito Kishiro, con la produzione di James Cameron. Come in ogni universo cyberpunk che si rispetti, quello di Alita è un mondo futuristico, crudele, dominato da un divario tra ricchi e poveri che si concretizza in una metropoli spaccata in due: la ricca Zalem levita nell’aria, mentre nella Città di Ferro vivono i reietti. Gli impianti cibernetici e gli arti prostetici sono la normalità nel racconto della giovane Alita, interpretata da Rosa Salazar.
Nel suo cammino alla scoperta delle proprie origini, Alita non riesce proprio a restare lontano dai guai, scontrandosi con energumeni potenziati che non vedono l’ora di farle la pelle. Uno di questi nemici ha le fattezze di Eiza González, cantante messicana che aveva già ereditato il ruolo della Hayek nella versione serializzata di Dal tramonto all’alba e che sta vivendo il proprio periodo d’oro nelle produzioni ad alto budget. L’abbiamo vista anche in Godzilla vs. Kong! Tornando ai sobborghi della Città di Ferro, Eiza interpreta la cyborg Nyssiana, un’assassina ricercata dai braccatori (cacciatori di taglie). Nyssiana ha delle lame affilate al posto delle braccia e combatte in modo feroce, rivelando un corpo quasi completamente robotico. Un personaggio secondario ma dal forte impatto visivo e con la capacità di suscitare qualche brivido. Anche negli striminziti panni della ballerina hot Santánico Pandemonium la ragazza non se la cava affatto male.
BRIGITTE HELM – METROPOLIS (1927)
Sulla monumentale opera di Fritz Lang si sono spesi fiumi, torrenti e cascate di parole. Il futuro distopico di Metropolis, fatto di torri che sfidano il cielo e di divisioni classiste, viene ricordato come un portento di design e messa in scena. Pellicole fantascientifiche come Blade Runner e Star Wars devono molto all’immaginario di Lang e al suo pionierismo negli effetti speciali. La storia racconta dell’omonima città, Metropolis, e dei conflitti che la animano all’alba di un fantasioso 2026. I ricchi industriali, sui quali spicca il milionario-dittatore Johann Fredersen (Alfred Abel), vivono nel lusso, mentre i proletari abitano nel sottosuolo e lavorano in condizioni disumane. La sfida al potere costituito proviene dalla giovane Maria (Brigitte Helm), una sorta di profetessa che predica la pace e l’uguaglianza.
In uno degli eventi chiave del film, Brigitte Helm assume il ruolo di un personaggio diametralmente opposto: lo scienziato pazzo Rotwang (Rudolf Klein-Rogge) costruisce un robot antropomorfo capace di acquisire le sembianze di un essere umano. Fredersen coglie la palla al balzo e fa rapire Maria, ritenendola un pericoloso per lo status quo. La ragazza viene portata nel laboratorio di Rotwang, dove l’androide (anche se in realtà andrebbe chiamato ginoide) replica le sue fattezze, diventando di fatto Evil Maria, il Maschinenmensch (letteralmente uomo-macchina).
La mamma di C-3PO in tutta la sua cromatura.
Tramite la falsa Maria, Fredersen spera di sedare le rivolte operaie. Peccato che il Maschinenmensch sia stato in realtà programmato da Rotwang per scatenare una rivoluzione nella sua accezione più distruttiva, aizzando le folle alla violenza e sovraccaricando il generatore della città. Brigitte Helm passa dal candore di Maria alla follia del suo doppelgänger con una bravura ammirevole, specie quando si esibisce in un sensuale e disturbante balletto nel bordello di Yoshiwara, una scena di certo scandalosa per l’epoca. L’attrice indossò anche l’armatura dell’androide, sfoggiando un repertorio gestuale che contribuirà a definire l’iconografia dei cyborg al cinema. La macchina che si fa carne, andando poi ad assimilare e sfruttare i nostri istinti naturali, diventerà un tema molto caro a David Cronenberg.
RYA KIHLSTEDT – LEI LA CREATURA (2001)
C’è poco da fidarsi delle sirene. Lo aveva capito Odisseo, lo ha scoperto a sue spese Robert Pattinson in The Lighthouse. Da un film per la tv diretto da Sebastian Gutierrez (futuro sceneggiatore di Snakes on a Plane) emerge una seconda donna-pesce, con il viso angelico di Rya Kihlstedt, già apparsa in Mamma, ho preso il morbillo. Siamo agli inizi del ‘900 e due dipendenti di un circo pensano bene di rapire una sirena, già tenuta prigioniera da un vecchio misterioso, e di trasportala negli Stati Uniti per sfoggiarla come un fenomeno da baraccone.
Peccato che la nave in cui si imbarcano inizi ad avere dei problemi, mentre la sirena ha la tendenza a evadere dalla sua vasca, seducendo un po’ tutti. Nemmeno l’altrettanto bella Carla Cugino resta immune alla sua carica erotica. Il picco del film viene raggiunto nell’atto finale, quando Rya Kihlstedt non si rivela una sirena medioborghese qualunque, ma una autentica Regina delle sirene, capace di trasformarsi in una creatura mostruosa. Inizia una caccia al (pesce)gatto col topo nella nave, una specie di Alien in salsa marittima. Il design del mostro è opera del leggendario Stan Winston! Cosa chiedere di più? Forse una scrittura meno caciarona. Intanto accontentiamoci di contemplare Rya che agita la coda nel suo acquario gigante (attenti a non farla arrabbiare).
Xenomorfi pinnati e dove pescarli.
ELENA ANAYA, JOSIE MARAN E SILVIA COLLOCA – VAN HELSING (2003)
La poligamia non fa per i vivi.
Dopo aver resuscitato La Mummia in un contesto action adolescenziale (per la versione femminile del Dark Universe, vedasi Ahmanet), Stephen Sommers si è focalizzato sul cacciatore di vampiri Van Helsing, che per l’occasione ha il volto di Hugh Jackman. Il protagonista diventa un vero e proprio avventuriero che tiene la società civile al sicuro dai mostri. Citando le atmosfere gotiche dei grandi classici, compaiono nello stesso film Mr. Hyde, Frankenstein, l’Uomo lupo e ovviamente il conte Dracula, intenzionati a liberarsi di un Jackman di stampo bondiano, con tanto di frate inventore che gli fornisce i gadget. Van Helsing e la sua alleata Kate Beckinsale (per niente nuova a esperienze vampiresche) hanno così un primo scontro con le tre mogli di Dracula, che in quanto a sex appeal hanno poco da invidiare a quelle dell’opera di Coppola.
Le splendide Aleera, Marishka e Verona sono rispettivamente interpretate da Elena Anaya, Josie Maran e Silvia Colloca. Le tre succhiasangue non si limitano ad avere un aspetto da capogiro, ma sfoderano dei canini aguzzi e sono in grado di trasformarsi in creature volanti per attaccare i pacifici villaggi della Transilvania. Purtroppo la forza dei numeri non basta e Van Helsing, già al primo incontro, riesce a uccidere una di loro, precisamente Marishka, con delle frecce benedette. Questo manderà su tutte le furie gli abitanti del posto, preoccupati per una ritorsione del conte, e probabilmente anche del pubblico, che si farebbe azzannare volentieri dal trio.
Al netto dell’esperienza, preferireste essere salassati o topizzati? Ancora una volta le donne mostruose ci dimostrano che non esiste luogo sicuro, dalle gite in mare ai cieli della Romania e al sottosuolo di una città distopica. Questo episodio ha messo sul piatto un po’ di varietà grazie ai cyborg e a una Anne Hathaway odiatrice di bambini golosi. Potremmo chiudere con altre foto di modelle o di vampire procaci, ma a volte le apparenze ingannano, quindi vi sfidiamo a baciare la Regina delle sirene per poi finire in paradiso a raccontarlo a un incredulo Stan Winston.
Qui potete recuperare gli altri episodi:
LE 5 DONNE MOSTRUOSE – Tutti i capitoli
Link alla rubrica spin-off sulle scene erotiche con mostri:
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