Il gioco di Jumanji, l’Arca dell’Alleanza, la cassetta di The Ring e tanto altro in una collezione da brividi.
di Alessandro Sivieri
Oltre a non raccogliere cartacce da terra e non parlare agli sconosciuti, un altro principio insegnato fin dalla tenera età dovrebbe essere “Lasciate stare gli oggetti maledetti”. Un libro in pelle umana, un antico talismano o una bambola brutta come la morte potrebbero sembrare un bel pezzo da collezione e uno svago per i figli, ma poi vi ritrovereste la casa piena di piante carnivore, di demoni e di bestiacce varie.
Forse era il caso di potare quei gerani.
I manufatti magici hanno un discreto fascino e spesso fungono, nel contesto cinematografico, da motore allo script, influenzando il destino dei personaggi. Abbiamo catalogato per voi i film dove appaiono oggetti peculiari (alcuni di uso quotidiano) che rivelano tutto il loro potere e che dovrebbero stare in un museo, se non direttamente all’inferno. Lanciamo insieme i dadi e vediamo cosa ci riservano le prossime caselle!
IL BOARD GAME DI JUMANJI
JUMANJI (1995)
Prima delle scampagnate virtuali di The Rock in Welcome to the Jungle, Jumanji era un gioco da tavolo, finemente decorato e dalla provenienza ignota. Il film originale, diretto da Joe Johnston, catapultava lo spassoso Robin Williams in un’avventura surreale, dove il destino di diverse persone dipendeva dal lancio di un paio di dadi. Potevano capitarne di tutti i colori: animali selvatici in salotto, arbusti velenosi, sabbie mobili nel pavimento. Una volta posizionate le pedine si è costretti a giocare, e a ogni casella può corrispondere una disgrazia.
Alla stregua dell’Unico Anello, il gioco sembra possedere una volontà propria, ma senza alcun padrone a reclamarlo. Il suo scopo è farsi trovare, in modo che nuovi partecipanti decidano, con scarsa cautela, di usarlo. Basta lanciare i dadi, al resto pensa lui, e la sfiga di turno apparirà in caratteri evanescenti al centro del tabellone. L’unico modo per riportare tutto alla normalità è arrivare alla fine, possibilmente con tutti gli arti al loro posto. Quando è sepolto o rinchiuso da qualche parte, Jumanji emette un suono di tamburi per attirare l’attenzione.
L’ARCA DELL’ALLEANZA
I PREDATORI DELL’ARCA PERDUTA (1981)
Con ogni probabilità stiamo parlando del film di avventura più iconico mai realizzato: uno Steven Spielberg in stato di grazie e un Harrison Ford capace di cucirsi sulla pelle un personaggio immortale, quello del tosto archeologo Indiana Jones. Coraggioso, colto ma anche scanzonato e donnaiolo, Indiana gira per il mondo alla ricerca di preziosi tesori, spesso bramati dai nazisti. Una tipica giornata di Indy prevede diversi trabocchetti, fughe su veicoli presi in prestito, cazzottoni in faccia a un colonnello delle SS e una gran quantità di serpenti.
Il MacGuffin di questa pellicola è la splendida Arca dell’Alleanza, una reliquia dell’Antico Testamento. Secondo il mito, Dio ordinò a Mosè di costruire l’Arca affinché contenesse le Tavole dei Dieci Comandamenti, un sigillo del patto tra l’Onnipotente e le genti di Israele. Un tale oggetto ha una portata simbolica enorme e i nazisti vogliono entrarne in possesso. Nonostante gli sforzi di Indy, i cattivoni riescono a ottenere l’Arca e la aprono… scatenando orde di demoni che li scarnificano uno per uno.
Una prova lampante del fatto che non si può scherzare con i reperti millenari, specie se siete mossi dall’avidità. Cari predatori, era meglio se quell’Arca fosse rimasta perduta. E per rimanere in tema archeologico, vi sconsigliamo di bere dal Santo Graal sbagliato. Anche lì potreste raggiungere la terza età in pochi secondi, per poi attraversare la quarta, la quinta e ridurvi in miseri ossicini, il tutto mentre un antico cavaliere vi guarda sornione.
IL DIARIO DI TOM RIDDLE
HARRY POTTER E LA CAMERA DEI SEGRETI (2002)
La Camera dei Segreti è l’ultimo film della saga diretto da Chris Columbus, amicone di Spielberg, e anche l’ultimo in cui vediamo Richard Harris nei panni di Albus Silente. In questo secondo episodio il giovane Harry (Daniel Radcliffe) deve vedersela con una serie di misteri nel castello di Hogwarts. Strane scritte sui muri, gente pietrificata. Si viene a sapere che un crudele Basilisco di Salazar Serpeverde. Un suo sguardo indiretto tramuta le vittime in pietra, quello diretto le uccide sul colpo. Ma da chi è controllata questa bestia?
L’indiretto artefice della strage è il diario di Tom Riddle, alias Voldemort, la nemesi odi Harry Potter. Più che un semplice volume, è uno degli Horcrux del mago oscuro, ovvero un oggetto dove egli ha frammentato la sua anima in modo da diventare immortale. Il diario, nel quale alberga la coscienza del giovane Riddle, cade nelle mani della giovane Ginny Weasley, che ne verrà soggiogata. Sotto ipnosi, la ragazza libererà il Basilisco e scriverà allegramente slogan xenofobi sui muri. Alla fine Harry, mezzo dissanguato e colmo di veleno, distrugge l’Horcrux pugnalandolo con una delle zanne del serpentone. 1000 punti a Grifondoro! Va da sé che nella saga potteriana esistono un sacco di oggetti dalle proprietà nefaste, ma il diario ha avuto un peso consistente nel secondo film, e contiene perfino un mezzo spirito malmostoso.
IL NECRONOMICON
LA CASA (1981 – 1992)
Il Necronomicon Ex Mortis è il libro maledetto per antonomasia. Partorito dalla fantasia dell’autore Howard Phillips Lovecraft, è comparso in svariate controparti filmiche, omaggi e perfino leggende sulla sua effettiva esistenza. Nell’universo lovecraftiano, è un testo di magia nera scritto nel VIII secolo dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, che qualche anno più tardi sarebbe stato sventrato in pieno giorno da un essere invisibile. Questo pseudobiblion contiene la storia dei Grandi Antichi e i rituali per invocarli. Il suo titolo letterale è Il libro dei nomi dei morti e a quanto pare è stato tradotto anche in greco e in latino.
Nella trilogia di Evil Dead, ideata da Sam Raimi, il Necronomicon ha un ruolo di primo piano. In questa versione fu creato dagli Oscuri, esseri di provenienza ignota. È rilegato in pelle umana e sulla copertina capeggia un volto distorto. Le formule al suo interno sono scritte col sangue nell’antica lingua dei Sumeri e sono molto pericolose. Se pronunciate in modo corretto e ad alta voce, possono evocare i demoni. Meglio lasciarlo sullo scaffale, ne sa qualcosa Bruce Campbell. Nel remake diretto da Fede Alvarez si rivela addirittura ignifugo!
L’UNICO ANELLO
IL SIGNORE DEGLI ANELLI (2001 – 2003)
La trilogia di J. R. R. Tolkien è un caposaldo del fantasy. Avete presente la concezione più ricercata di elfi, nani e orchi? Ecco, la dovete a codesto professore. La trasposizione per il grande schermo di Peter Jackson è ugualmente iconica: i tre film hanno fatto incetta di Oscar, dato vita a un franchise che incassa ancora oggi e ridefinito la costruzione visiva di una battaglia epica al cinema. In soldoni, la storia vede il giovane Frodo Baggins (Elijah Wood), piccolo Hobbit dai piedi villosi, portare l’Unico Anello al Monte Fato per distruggerlo, affinché l’oscuro signore Sauron non risorga per dominare la Terra di Mezzo.
Quello che potrebbe sembrare un normalissimo monile è in realtà il manufatto più pericoloso della Terra di Mezzo. Forgiato in segreto da Sauron, ne amplifica i poteri e gli permette di controllare tutti gli altri anelli affidati a elfi, uomini e nani. L’Anello può essere distrutto solo nel luogo dove è stato creato, cioè in un vulcano incandescente. Anche a una creatura come un Hobbit può tornare utile, perché consente di rendersi invisibili a (quasi) tutti. Questo piccolo oggetto influenza in modo negativo la mente altrui, diventando simile a una droga, e vuole a tutti i costi ritornare dal suo padrone. Se il suo portatore lo indossa, viene subito individuato dai Nazgul, gli Spettri dell’Anello, quindi scambiatelo con un orecchino o pregate di avere le dita troppo grosse.
LA STATUA ZUNI
TRILOGIA DEL TERRORE (1975)
Diretto da Dan Curtis, ideatore della serie culto Dark Shadows, Trilogia del terrore è un film per la televisione suddiviso in tre episodi, come Tre passi nel delirio di Federico Fellini e I tre volti della paura di Mario Bava. Tutti e tre i capitoli sono nati dalle storie brevi dello scrittore Richard Matheson. Nell’ultimo di questi, la protagonista Amelia (Karen Black), è una giovane donna trasferitasi da sola in un appartamento. La ragazza trascorre le giornate tra battibecchi al telefono con la madre scassapalle e la ricerca di un fidanzato che non sia un idiota. La sua nuova fiamma le ha fatto recapitare un regalo: una statuetta di legno dalle chiare origini esotiche.
“Mamma, ho perso l’anima!”
La statuetta, di aspetto poco rassicurante, è l’involucro di uno spietato spirito cacciatore, tenuto prigioniero da un talismano legato al feticcio. Dopo uno scatto d’ira, Amelia sbatte il manufatto sul tavolo con violenza, spezzando la catenella e liberando lo spirito. La statua si anima e dà la caccia alla donna per tutta la casa, provocandole varie ferite. Infine Amelia dà fuoco alla statua, pensando di aver scampato il pericolo. Peccato che lo spirito si sia trasferito nel suo corpo. La ragazza spiritata richiama al telefono la madre per invitarla a casa, dopodiché la aspetta davanti all’ingresso, brandendo un coltello da cucina e sfoggiando un sorriso a 32492305 denti.
LA VIDEOCASSETTA
THE RING (2002)
Efficace remake a stelle e strisce del Ringu di Hideo Nakata, The Ring racconta di una VHS legata a una maledizione. Siamo ancora nell’epoca dei videonoleggi e dell’importanza del supporto fisico per godersi film, ed ecco che la videocassetta si eleva a oggetto mitologico. Chiunque abbia la malaugurata idea di inserirla nel registratore e premere Play, assiste a inquietanti scene in bianco e nero, in un chiaro tributo alle produzioni del circuito underground (prima tra tutte Begotten). Terminata la visione, il telefono della vittima squilla e una voce demoniaca la informa che morirà tra sette giorni.
Dopo aver risposto allo squillo, non resta che attendere una settimana, ed ecco che dal televisore spunterà uno spettro omicida con i lunghi capelli corvini. Trattasi di Samara Morgan, ragazzina morta diversi anni prima in circostanze tragiche, ora assetata di vendetta. Samara è in teoria invincibile e l’unico modo per salvarsi è dirottare la sua furia su qualcun altro. Bisogna duplicare la VHS e diffonderla in segreto, in modo che un nuovo spettatore si goda il filmato. Quando la pirateria è una necessità!
LA BAMBOLA ANNABELLE
ANNABELLE (2014 – 2019)
Ragazzi, Annabelle è brutta. Ma brutta forte. È come se un toy designer drogato avesse deciso di fare una bambola ispirata a Regan de L’Esorcista, per poi vomitarci sopra. Ebbene sappiate che questo giocattolo esiste davvero, anche se ha delle sembianze diverse rispetto al film. Annabelle fa parte del Conjuringverse, il franchise orrorifico ideato da James Wan e basato sulle imprese dei coniugi Warren, due demonologi realmente vissuti. Il loro compito è aiutare le famiglie a sbarazzarsi di spettri molesti. Il luogo più interessante di casa Warren è lo scantinato, un vero e proprio museo delle scienze occulte, dove sono custoditi centinaia di oggetti infestati. Tra questi, rinchiusa in una teca benedetta, c’è proprio Annabelle.
La bambola originale è una Raggedy Ann Doll ed è piuttosto comune in America, infatti compare perfino tra i pupazzi in una scena di E.T. – L’extraterrestre. La Annabelle filmica non ha soltanto un volto inguardabile: è una calamita per i demoni. Non si alzare mai di persona per pugnalarvi come farebbe Chucky, ma è pur sempre un concentrato di energia negativa, quindi è meglio tenerla in vetrina e gettarle secchiate di acqua santa. Il nostro episodio preferito della saga è Annabelle 3, che mostra nel dettaglio il museo sotterraneo.
L’ANELLO DELLA MEDIUM
I TRE VOLTI DELLA PAURA (1963)
Parliamo di nuovo di un’opera horror a struttura episodica, questa volta diretta dal maestro Mario Bava, dietro lo pseudonimo di John Old. Black Sabbath, questo il titolo internazionale del film, evidenzia tutta la bravura di Bava nella gestione delle scenografie, delle luci e dei momenti di tensione. Il regista era anche un maestro degli effetti speciali ed era famoso per l’abilità di arrangiarsi con un budget risicato e attori non proprio all’altezza. Un altro esempio è Terrore nello Spazio, girato a Cinecittà, dove con risorse al minimo sindacale Bava fu in grado di creare la superficie di un pianeta, colma di nebbie avvolgenti e minacce nascoste. La pellicola fu una delle fonti di ispirazione per Alien e perfino Stanley Kubrick chiese aiuto a Bava per gli effetti di 2001: Odissea nello Spazio.
“Ridammi l’anello, mortacci tua!”
Protagonista di questo capitolo (La goccia d’acqua), basato su un racconto di Anton Chekov, è una avvenente infermiera di nome Helen (Jacqueline Pierreux), che viene chiamata in piena notte per vestire il cadavere di una medium. A quanto pare la donna viveva in una tetra magione è deceduta durante una seduta spiritica. Helen nota un bellissimo anello e decide di tenerselo, togliendolo alla salma. Tornata a casa, inizia a essere stalkerata dallo spirito della medium. Una sequenza ad alto tasso di brividi, impreziosita da un uso magistrale del sound design (il lavello che gocciola, le mosche, gli sbalzi elettrici) e delle luci. Helen morirà di paura alla vista dello spettro, ma una vicina curiosa ruberà l’anello, portando la maledizione a ripetersi. Ragazzi, non importa se state facendo gli straordinari, lasciate i gioielli al loro posto!
LA TAVOLA OUIJA
OUIJA (2014)
La tavola Ouija è uno strumento in legno, utilizzato durante le sedute spiritiche per mettersi in contatto con entità ultraterrene e coi fantasmi dei propri cari. È una superficie piatta dove sono incise tutte le lettere dell’alfabeto, i numeri dallo 0 al 9, due caselle del Sì e del No, insieme ad altri simboli. Si usa solitamente in coppia, tenendo una mano a testa sulla planchette, un indicatore mobile che viene mosso per comporre frasi e messaggi. Ci si siede in cerchio intorno a un tavolo e si pongono delle domande allo spirito che si intende evocare. A prescindere dalle credenze personali, è meglio non giocare con un oggetto del genere. Alcune adolescenti non la pensano allo stesso modo.
Prodotto da Jason Blum e Michael Bay, Ouija narra di una coppia di ragazzine che si divertono a fingere di parlare con l’aldilà. Le regole sono di non usare la tavola da soli o in un cimitero, oltre a salutare sempre dopo una conversazione con gli spettri. Una delle due trasgredisce e muore impiccata. L’amica, addolorata, cerca di mettersi in contatto con lei insieme a un gruppo di amici. Il branco di teenager scemi dovrà vedersela con spiriti piuttosto aggressivi. Il film ha avuto un prequel, chiamato Ouija – Le origini del male. Forse era meglio darsi al Monopoli.
IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
DORIAN GRAY (2009)
Il personaggio di Dorian Gray, arrivato al cinema in più occasioni, è tratto da un romanzo di Oscar Wilde. Dorian è un giovane di bell’aspetto, che ha un culto della bellezza alle soglie della paranoia. Vive una vita dissoluta nella Londra vittoriana ed è influenzato in modo negativo dall’amico Lord Henry Wotton. Un suo conoscente, abile pittore, gli dedica un ritratto, che lo ritrae nel pieno della giovinezza. Dorian inizia a provare invidia per quella figura, destinata a essere eterna, mentre lui diventerà vecchio e avvizzito. Tra le versioni filmiche, segnaliamo quella comparsa ne La leggenda degli uomini straordinari, oltre alla pellicola in oggetto, che vede Colin Firth nei panni del mentore Lord Wotton.
Il film segue gli eventi del racconto in modo abbastanza fedele. Dorian stipula un patto col demonio per far invecchiare il ritratto al suo posto, in modo da rimanere giovane per sempre e darsi ai piaceri terreni. Il vizioso protagonista è disgustato dal suo sosia dipinto, che assume sembianze sempre più decrepite, e decide di nasconderlo in soffitta. I lineamenti del quadro ne rispecchiano, oltre all’età che avanza, la corruzione morale. Dopo una serie di eventi, Dorian deciderà di farla finita e trafiggerà il ritratto. Mentre il protagonista invecchia di colpo e muore, il Dorian su tela ritorna il bel giovane di una volta.
L’AUTO CHRISTINE
CHRISTINE: LA MACCHINA INFERNALE (1983)
Le automobili, nelle mani sbagliate, sono uno strumento pericoloso, figuriamoci se fossero animate da un istinto omicida! È questo il caso di Christine, una Plymouth che dimostra una volontà propria e cerca di uccidere i proprietari. Il film, diretto da John Carpenter, è tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King. Due maestri nei rispettivi campi costruiscono il mito di una vettura che darebbe del filo da torcere anche a Dominic Toretto.
Un ragazzo ingenuo e timido, Arnie (Keith Gordon), entra in possesso di una Plymouth Belvedere, dopo il suicidio del proprietario precedente. Svilupperà un attaccamento morboso all’auto, al punto di dedicarle tutte le attenzioni e di ripararla pezzo per pezzo. Christine a quanto pare fa di testa sua e ha vari modi di uccidere: chiudere le persone dentro l’abitacolo, investirle, spaventarle a morte. Serviranno una pressa e un bulldozer per liberarsene. Con un bolide del genere, non basta allacciare la cintura.
LA SCATOLA DI LEMARCHAND
HELLRAISER (1987)
Clive Barker è un autore visionario che si è dimostrato eccellente in più campi: scrittura, illustrazione, regia e game design. Hellraiser, tratto da un suo romanzo breve, ha avviato una saga di ben nove sequel e lanciato il personaggio di Pinhead, interpretato da Doug Bradley. Pinhead è iconico al pari dei colleghi Leatherface, Michael Myers, Freddy Krueger e Jason Voorhees, ma presenta dei tratti differenti. Ha una personalità raffinata, nonostante le apparenze terribili, e non prende mai in giro le sue vittime. Tende anzi alla trattativa, concedendo agli esseri umani meritevoli la possibilità di salvarsi.
L’oggetto per evocarlo è la Scatola di Lemarchand, chiamata anche Scatola del Dolore o Configurazione del Lamento. Risolvendo questo cubo come un rebus, si viene proiettati in una dimensione parallela, abitata da Pinhead e dai suoi Cenobiti (detti anche Supplizianti). Questi demoni torturano le vittime in modo orribile, portandole al confine ultimo tra il piacere e il dolore. Loro stessi hanno il corpo mutilato e sfigurato. A quanto pare la Scatola venne creata nel XVIII secolo da un francese di nome LeMerchant, che voleva solo creare un giocattolo. Se si tenta di distruggere il cubo, appare una figura a difenderlo e portarlo via, nota come Architetto.
VIGO, IL FLAGELLO DEI CARPAZI
GHOSTBUSTERS 2 (1989)
“Dorian Gray mi fa una pippa!”
Dopo il successo del primo film, Ivan Reitman torna con un sequel ricco di idee e sequenza ad alto tasso di ectoplasma. Questa volta Bill Murray e soci devono vedersela con lo spirito di un tiranno degenerato. Costui si chiama Vigo Von Homburg Deutschendorf, condottiero medievale del XVI secolo, celebrato per la sua crudeltà. È anche conosciuto come Il Flagello dei Carpazi, Vigo il Torturatore, Vigo il Crudele, Vigo il Qualunque dispregiativo vi venga in mente. A quanto pare perfino l’attore che lo interpretava, Wilhelm von Homburg (pseudonimo di Norbert Grupe), non era proprio un tipo simpatico. Ex-pugile e wrestler, nella pellicola venne doppiato da Max Von Sydow e lo venne a sapere solo a lavoro terminato. Se ne andò imbestialito dalla première.
Il prossimo testimonial di Head & Shoulders.
Il personaggio di Vigo è ispirato in parte a Vlad l’Impalatore e al mistico russo Rasputin. Il suo spirito è intrappolato in un dipinto nella moderna Manhattan ed è intenzionato a reincarnarsi nel bambino Oscar, che poi è il figlio di Dana Barrett (Sigourney Weaver). Andando incontro a possessioni demoniache ed ettolitri di melma, gli Acchiappafantasmi riusciranno a sconfiggere Vigo colpendo il suo quadro con i loro raggi protonici. Secondo le cronache Vigo era anche un alchimista e visse fino a 105 anni. Tentò di conquistare la Russia con un esercito di non-morti, e dopo la cattura venne avvelenato, squartato, pugnalato e impiccato. Rimase vivo per lunghi giorni dopo l’attacco, promettendo di fare ritorno dalla tomba. Vi sfidiamo ad appendere un suo poster di fronte al vostro letto.
LA MASCHERA DI LOKI
THE MASK (1994)
The Mask è un personaggio fumettistico creato dalla Dark Horse e giunto al successo planetario con l’omonimo film, interpretato da Jim Carrey e da quella sgnappola di Cameron Diaz. La storia ruota intorno a una maschera dalle proprietà magiche, affine a Loki, il dio del caos della mitologia norrena. Chiunque la indossi di notte, ottiene poteri vicini all’onnipotenza, tra cui l’invulnerabilità e la capacità di violare a piacimento le leggi della fisica.
Protagonista della pellicola è Stanley Ipkiss (Carrey), un timido e sfigato impiegato di banca che trova l’antica maschera di legno in un fiume. Dopo averla indossata si trasforma The Mask, personaggio cartoonesco che sembra in grado di fare ed essere qualunque cosa. La sua personalità è altamente instabile, giocosa e può assumere la forma di animali, cambiare consistenza ed evocare armi dal nulla. Sembra inoltre in grado di ipnotizzare le persone con cui entra in contatto. Un ruolo che ha impiegato al meglio il vasto repertorio gestuale ed espressivo del comico canadese.
Dopo aver giocato col fuoco, possiamo chiudere una lista che non soddisferà tutti cinefili, ma avrà fatto innamorare qualcuno del viso angelico di Vigo. Per quanto ci riguarda, speriamo che una casella del Jumanji ci spedisca nella giungla insieme a Cameron Diaz (senza riempirci la redazione di babbuini).